La “JIÀN”
(spada dritta)
L’ideogramma jiàn rappresenta due persone armate e significa:
tutti con il coltello (lama).
Si pronuncia: cièn.
Lo sviluppo delle armi
Nelle
arti marziali cinesi, lo sviluppo del combattimento a mani nude e
delle armi è andato di pari passo fin dai primordi. Sembra infatti
che le prime armi utilizzate in Cina siano state il
bastone (Gun) e la
lancia (Qiang), molto facili de reperire e/o costruire. Fu solo con
la scoperta della metallurgia che si cominciarono a fabbricare armi
ben più sofisticate. Fu così che fecero la loro comparsa le prime e
rudimentali spade e le sciabole.
La lancia cinese (qiang) e la sciabola (dao) erano le armi
comunemente utilizzate dalla fanteria, sebbene considerate meno
"nobili" della spada dritta, poiché questa esigeva un apprendimento
troppo lungo e costoso per un esercito.
La jiàn non fu più usata in guerra fin dal tempo della dinastia
degli Han orientali (25- 220 d.C.) e fu sostituita appunto dal Dâo,
più semplice da maneggiare.
Le armi possono essere suddivise in tre generali categorie:
-
ARMI NOBILI
Sono
le armi vere e proprie, ovvero create con il preciso scopo di
essere usate come tali.
In questa categoria troviamo soprattutto armi con parti di
metallo lavorato e affilato come per esempio le spade, le
sciabole, le lance, le alabarde ecc. ecc.
-
ATTREZZI D'USO COMUNE
Sono in realtà attrezzi che nascono con per scopi diversi
per esempio attrezzi agricoli o attrezzi per lavori artigianali
che all'occorrenza potevano comunque essere una ottima arma
facilmente reperibile. Si pensi ai classici due bastoni legati
da catena che in realtà nascono per battere grano e riso ecc.
ecc.
-
ARMI PARTICOLARI
Una via di mezzo fra le prime due categorie, sono degli
oggetti opportunamente elaborati per essere resi offensivi tipo
oggetti metallici appuntiti, con lame affilate, attrezzi da
lancio ecc. ecc.
Le armi più comuni sono:
- la spada (Jian)
- la sciabola (Dao)
- il bastone (Gun)
- la lancia (Qiang)
Nella simbologia taoista ogni arma (compresa la mano nuda) è
associata ad ognuno dei 5 elementi.
Le
influenze che taoismo e confucianesimo hanno apportato alle arti
marziali hanno fatto sì che la teoria dei cinque elementi si unisse
alla contrapposizione tra le cinque armi fondamentali (compreso
anche il pugno come simbolo del combattimento a mani nude). Le
relazioni sono le seguenti:
- terra - pugno
- legno - bastone
- metallo - sciabola
- fuoco - lancia
- acqua - spada
Come
nella teoria degli elementi per cui un elemento ne distrugge uno, e
a sua volta viene distrutto da un altro, così ogni arma batte la
successiva e viene sconfitta dalla precedente. Poiché tutto nasce
dalla terra, allora si deve sempre partire nell'apprendimento dalle
tecniche a mano nuda. Il legno distrugge la terra, come la zappa
solca il terreno, quindi anche l'arma più semplice come il bastone
può battere un uomo disarmato. Il metallo taglia il legno, perciò la
sciabola batte il bastone. Il fuoco forgia il metallo, così la
lancia vince la sciabola. L'acqua spegne il fuoco, come la spada,
l'arma dai movimenti più fluidi, sconfigge la lancia. Infine, la
terra batte l'acqua, quindi il pugno batte la spada; questo a
simboleggiare il fatto che chi ha compiuto tutto il ciclo
d'istruzione è diventato un maestro ed è in grado di battere a mani
nude anche l'arma più nobile.
Jiàn – la spada dritta. Storia, Caratteristiche e Utilizzo.
Storia
Jian (cinese: 劍; Pinyin: jiàn; Wade-Giles: chien) è una spada
cinese dritta a doppio filo. In Cina, il jian è considerata l'arma
più nobile delle arti marziali, ed è una delle quattro armi
principali, insieme al gun, al qiang e al dao.
L’apprendimento
delle sue tecniche era molto lungo e difficoltoso, perciò non fu mai
un’arma adatta all’esercito proprio a causa degli elevati costi e
dei tempi molto lunghi di allenamento. Per questo la fanteria
utilizzava principalmente la lancia e la sciabola, sebbene
considerate meno "nobili" della spada dritta.
La spada dritta (Jian) è l’acqua e ricopre il ruolo di regina
incontrastata in eccellenza, non solo fra le armi ma anche per ciò
che riguarda la cultura mitologica. Ad essa sono legate leggende
fantastiche di cavalieri erranti che possedevano spade forgiate da
mitologici dei. I grandi imperatori erano legati al culto della
spada, che ne possedevano di forgia accurata affinché avesse
elementi propiziatori e di dominio.
Ancora oggi in Cina, con l'idea di indirizzare il proprio
figliolo alle arti marziali, e quindi a fortificarne lo spirito, gli
si fa dono di una spada.
La capacità di utilizzare la spada non è legata solo all’abilità
del praticante ma è l'estensione del suo corpo, mente e spirito.
Caratteristiche
La
classica spada cinese, Jiàn, usata dai Cinesi da circa 2.500 anni,
è di linea diritta, con una lama a doppio filo della lunghezza
variabile da 45 a 80 cm e con una punta acuminata. Il peso di una
Jiàn di circa 70 cm. può variare da 700 a 900 grammi. E’assieme al
bastone (Gùn), alla sciabola (Dāo) ed alla lancia (Qiāng), una delle
quattro armi utilizzate nelle arti marziali cinesi, in particolare
nella pratica del Tai Ji Quàn, che assume, nel caso della forma con
la spada, il nome di Tai Ji Jiàn.
La lama è formata da tre sezioni: la punta (jiànfeng), la parte
mediana (zhongren) e la parte più vicina all'impugnatura (jiàngren).
La punta, nella maggior parte delle spade, curva dolcemente verso
l'estremità, anche se, durante la dinastia Ming, venivano forgiate
spade con la punta a spigoli vivi. La lama è generalmente di
larghezza leggermente decrescente, ma spesso si osservano anche
spade che si assottigliano verso la punta (fino alla metà dello
spessore vicino all'impugnatura).
Le Jiàn erano fatte originariamente in bronzo, poi in ferro e
quindi in acciaio, con l’evoluzione della tecnologia e dei
materiali. Esistono Jiàn interamente fatte di Giada, probabilmente
per usi cerimoniali. Le lame delle spade più pregiate, sono
tradizionalmente costituite da tre (o cinque) strati (Sanmei).
Una
delle tre tecniche maggiormente usate nella forgiatura delle spade
cinesi è chiamata qiangang, o dell’acciaio inserito.
La parte centrale della lama, forgiata con acciaio più duro (con
più carbonio), ma più fragile, consentiva di mantenere molto a lungo
il filo sulle lame.
Sulla parte centrale venivano poi applicati due o più strati di
acciaio più malleabile (meno carbonioso), in modo da consentire una
maggiore flessibilità della lama, senza però arrivare a coprire i
tagli della parte centrale. Questa tecnica permetteva di avere una
lama flessibile e tagliente allo stesso tempo. I fabbri armaioli più
bravi ed esperti riuscivano a creare, dalla sovrapposizione degli
strati, dei motivi ornamentali di pregevole fattura. Inoltre, sugli
strati esterni, più dolci, potevano essere cesellate iscrizioni ed
immagini.
Un altro aspetto della abilità dei fabbri cinesi è dato dalla
tecnica usata per temprare le lame, alternando il passaggio dalla
fucina al raffreddamento della lama in misture, a base di olii,
spesso tenute segrete. Tecnica ben conosciuta anche da altri popoli,
ma l’abilità dei fabbri armaioli cinesi risiedeva nella capacità di
limitare questo trattamento alla sola parte tagliente. Ciò
incrementava ulteriormente la forza e l’affilatura della lama.
La tecnica dei fabbri cinesi fu esportata in Corea ed in
Giappone, attorno alla metà del VI secolo, dando luogo alla
creazione delle prime spade giapponesi, chiamate Ken, ispirate alla
Jiàn cinese, e successivamente alla forgiatura della celebre Katana,
(basata sul modello del Dāo cinese, con un solo taglio).
L’elsa è generalmente formata da due ali rivolte verso la lama,
un'impugnatura (generalmente ad una mano, ma esistono anche modelli
più pesanti, a due mani), ed un pomello pesante posto alla fine
dell'impugnatura, per il bilanciamento dell’arma ed atto ad evitare
lo scivolamento della spada.
L'elsa
è progettata in modo da proteggere la mano dagli attacchi avversari.
Il manico, in genere, ospita una sola mano, più rari sono i casi di
Jian a due mani o con un'elsa a disco che ricorda quella del Dao
(sciabola).
Alla fine del manico troviamo un "pomello" per l'equilibrio il
cui scopo principale, oltre a favorire il bilanciamento dell'arma, è
quello d'impedire un'eventuale perdita dell'arma a causa
dell'allentamento della mano sul manico.
Così come già accade per il Dao, anche nello Jian troviamo un
fiocco al limitare del manico, il cui scopo non è per nulla estetico
quanto, invece, parte complementare degli attacchi. Può essere
utilizzato per trattenere l'arma, per riportare attacchi offensivi
diretti o per distrarre l'avversario (in principio era formato da
fili di metallo che sfregiavano il viso dell'avversario).
Utilizzo
Come abbiamo visto la lama può essere divisa in tre parti: la
punta, il centro, e la parte vicino all'elsa. La parte più vicina
all'elsa, è solitamente più spessa e utilizzata per la difesa,
mentre la punta della lama è sottile per facilitare l'offesa.
La
punta è la parte più flessibile in quanto dovrà riportare attacchi
veloci e precisi, il centro è leggermente più rinforzato poichè è
utilizzato anche per alcune parate, mentre lo jiangen (parte vicino
all'elsa) è utilizzata principalmente per le parate e quindi sarà in
assoluto la parte più resistente.
Di peso molto minore rispetto alla sciabola (Dao), e con il
baricentro vicino alla guardia viene utilizzata in maniera molto
tecnica ed elegante. La tecnica della Jian si basa sopratutto su
affondi e fendenti mirati principalmente alle parti vulnerabili del
corpo per recidere tendini e fasci muscolari.
Il maneggio della spada differisce considerevolmente dalla
sciabola per la velocità che viene inferta dallo spadaccino alla
lama durante il maneggio. La capacità di insinuarsi, di essere
presente nella copertura del corpo, nel ritrarsi e nell'estendersi,
fanno della spada l'arma più versatile per eccellenza.
Nella difesa, raramente viene opposta con forza la propria lama
contro l'arma che attacca, per non compromettere il filo e perché,
proprio a causa del minor peso e quindi del minor spessore della
lama, risulta più fragile di spade più pesanti.
Anticamente, in guerra veniva utilizzata dalla cavalleria in
quanto l’apprendimento del suo utilizzo era lungo e complesso. Anche
per tale motivo chi padroneggia le tecniche della Jian era, ed è,
ampiamente riverito come maestro. Nel Taijiquan, come già detto, la
spada dritta (Jian) è l’arma principale. Gli stili principali che
utilizzano la spada sono il Chen, lo Yang, il Sun e il Wu, oltre che
il Wudang Taijiquan.
L'energia delle armi
Tutte
le armi possiedono una loro Energia Intrinseca, una sorta di anima
che si può avvertire non appena se ne viene a contatto. E'
necessario trovare la giusta sintonia con questa energia, la giusta
via per imparare non a maneggiare ma a vivere l'arma. Spesso gli
antichi maestri hanno celato nelle principali posizioni delle forme
tradizionali di Kung Fu, i segreti dello stile, sfruttando
simbologie e metafore filosofiche per suggerire al praticante la
giusta impostazione mentale ed energetica.
Bastoni, spade, lance... dardi, forme, usi, materiali e storie
diverse ma tutto legato da una magnifica energia, quella propria
delle armi e di chi le padroneggia. Maneggiarle significa entrare in
contatto con l'immenso passato storico delle arti marziali e non
solo.
Lo studio delle armi negli stili di Kung Fu forgia il praticante
a livello fisico ma, e soprattutto, lo affina a livello energetico e
spirituale. L'arma offre l'opportunità di accorgersi da subito a
quali e quante carenze siamo soggetti: non precisione, velocità
scarsa, movimenti grezzi e non coordinati e, per chi combatte,
tecniche pesanti e poco fluide.
Lo studio delle armi è la chiave per accedere, risvegliare e
perfezionare certe qualità, come il maneggio di una lancia insegna
la precisione e il colpo d'occhio, una spada dritta a due tagli
offre l'eleganza e la grazia nelle tecniche paragonabili ai
movimenti di una fenice, la velocità e la coordinazione saranno date
dall'addestramento nella spada curva usata singola e in coppia, la
forza e la stabilità delle posizioni da una potente
alabarda, così a salire in una spirale di
riscoperta delle potenzialità del proprio corpo e delle sue
caratteristiche.
Sitografia
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