NELLA COMPOSIZIONE DI QUESTO
ARTICOLO, IL MAESTRO KENJI EGAMI (ALLIEVO DIRETTO DEL M° Gichin Funakoshi) SI
INTERROGA SULLA FINALITA’ CONTEMPORANEA DEL KARATE E QUALE SIA LA VIA PIU’
GIUSTA DA PERCORRERE PER LA SUA DIFFUSIONE… MA ANCHE PER TRAMANDARE LA SUA
MILLENARIA TRADIZIONE CULTURALE.
UNA NUOVA STRADA:
LA PAROLA AL M° EGAMI
Tratto da: "La storia del Karate" di Kenji Tokitsu (da
www.irimi.it )
L'interrogativo concerne il metodo delle diverse scuole di
karate, come il Goju ryu e l'Uechi ryu, in cui gli adepti si esercitano alla
forza e alla resistenza fisica e raggiungono effettivamente capacità notevoli.
Come dobbiamo considerarle?
Anche questa domanda resta aperta.
Egami dice:"Dopo questa tappa ho dovuto cominciare io stesso
a dissodare un nuovo sentiero e a seguirlo. La difficoltà e la durezza di questo
lavoro superano ogni difficoltà di esprimerli. Ho avuto più volte voglia di
abbandonare e di deviare da questa via. Si trattava di un lavoro in cui
investivo la mia vita. Ciò che posso fare adesso è rialzarmi, indicare a delle
persone giovani la cima della montagna e mostrare loro come tracciare un
sentiero. Devo ammettere che sono un po' affaticato da questo lavoro. Non posso
più andare all'assalto assieme ai giovani. Mi auguro che loro avanzino e vadano
più lontano di me..."
E ancora:"...uno tsuki diventa uno
tsuki dopo aver toccato il corpo dell'avversario. E' inutile preoccuparsi della
velocità (che è solo uno stato dello tsuki prima di arrivare al bersaglio), ma
occorre domandarsi se lo tsuki sia veramente efficace. Per questo bisogna
allenarsi, esaminando lo stato e il movimento del vostro spirito come quello
dell'avversario".
Egli cerca una soluzione nel modo di realizzare l'unità del
corpo e dello spirito:
"Ho
riflettuto su questo tema, mi sono tormentato, ho sofferto e ho finito per
scoprire che esiste un metodo spirituale, shinpo, mediante il quale la forza
viene concentrata nella tecnica. La vera forza appare solamente quando il corpo
e lo spirito riescono a formare un'unità. Con queste acquisizioni mi sono
reimmerso negli allenamenti, che mi hanno portato a superare la situazione
primaria dell'arte del combattimento - lo stato animale del combattimento - nel
quale cercavo di vincere a tutti i costi, per andare ad una fusione con il mio
avversario. Sono uscito dal mondo conflittuale e mi sono trovato in un mondo di
armonia, e ho capito che era da quella parte che potevo trovare la via, la vera
via del karate. L'idea dell'armonia e della via appariranno fragili e deboli ad
un principiante o a chi valorizza la forza fisica, ma niente è più forte
dell'armonia e della via, poiché esse si situano sulla più alta vetta della
ricerca di un'arte marziale."
Sul piano tecnico, le conseguenze sono il passaggio dalla
durezza alla cedevolezza: "Le mie tecniche sono cambiate, andando dalla
dispersione verso la concentrazione, dalla durezza del corpo verso la forza
nella cedevolezza. Tuttora verso lo stato naturale, cosa che ha per effetto di
ringiovanire il corpo e lo spirito. L'efficacia e il modo di espressione sono
cambiati quando ho seguito il mio metodo di allenamento con tecniche di base,
kata e combattimento. I cambiamenti dovevano rendere la pratica più forte e più
estetica.
Il ritmo dei movimenti tecnici equivale a una musica, i
tracciati disegnati nello spazio sono dipinti su una tela che è l'universo.
Bisogna allenarsi al fine di fondersi con la natura e l'universo. La via del
karate può servire da base a tutti i tipi di arte, ed essa è anche un risultato
ultimo dell'arte marziale..."
Shigeru Egami si interroga a lungo sulla via del karate e sul
suo divenire: "Bisogna dire che la situazione, nell'ambito attuale del karate, è
completamente degradata.
Di fronte a questa situazione sento anch'io una
responsabilità. Nella mia giovinezza, ho pensato e ho agito con l'idea
direttrice di essere efficace in una situazione reale. Ho quindi praticato
principalmente il combattimento libero, che è la forma originale dell'attuale
combattimento da competizione. Per rendere potenti i miei pugni mi sono allenato
al makiwara più rigido. Mi sono così allontanato dall'allenamento essenziale.
Non capisco perché il karate continui, oggi, ad evolversi nella direzione
errata, che era la nostra già molte decine di anni fa, all'opposto della
direzione giusta. Se si definisce il karate come una pura competizione sportiva,
non ho niente da dire. Ma non è tempo di riflettere per ridefinire che cosa deve
essere il karate?"
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