ECCOVI UN’INTERVISTA FATTA NEL 1988 NIENTEPOPODIMENO CHE…
ALLO SCOMPARSO M° MURAKAMI. IL LEGGENDARIO MAESTRO, ALLIEVO DIRETTO DEL M° KENJI
EGAMI (ALLIEVO A SUA VOLTA DEL M° Gichin Funakoshi) CHE HA PORTATO IL KARATE
SHOTOKAI IN EUROPA .
ANDARE OLTRE
Intervista al M° Murakami
tratto da Bulletin du Murakami-Kai - luglio 1988
traduzione di Claudio Vacchi (da
www.irimi.it )
Sono nato il 31 marzo 1927 a Shizuoka (250 Km. da Tokyio).
Ho
cominciato la pratica del Karate nel 1947 con il Maestro Masaji Yamaguchi che
praticava lo Shotokan.
Ho praticato anche Kendo, Aikido e un po' di Iai.
Nel novembre del 1957 sono arrivato in Francia. A partire dal
1959 ho cominciato a tenere corsi all'estero.
All'inizio in Germania, in Inghilterra e in Italia. Un po'
più tardi sono andato in Jugoslavia, Svizzera e Portogallo.
Ho tenuto in seguito il mio primo stage in Marocco ed in
Algeria.
Nella provincia giapponese, prima della seconda guerra
mondiale e subito dopo i club di Karate erano chiusi. Il Karate costituiva
ancora qualche cosa di molto mistico-religioso.
Molte leggende circolavano sul suo conto e soprattutto sulla
sua efficacia nel combattimento. Io ho voluto sapere che cos'era realmente e
sono andato nel club della mia città.
Siccome abitavo lontano da Tokyo non ho mai praticato con il
Maestro Funaskoshi.
Ho avuto due maestri.
Il primo quando ero in Giappone e prima di andare in Francia.
Si tratta del Maestro Masaji Yamaguchi che dirigeva il solo club che in quel
periodo esisteva a Shizuoka.
Il secondo l'ho incontrato al mio ritorno in Giappone dopo 10
anni trascorsi in Europa. Si tratta del Maestro Shigeru Egami che mi ha fatto
scoprire lo Shotokai e che ho seguito dopo questa data.
Il nuovo metodo di allenamento che pratico attualmente è il
NIPPON KARATE-DO SHOTOKAI. Non è, in fin dei conti, che lo sviluppo del Karate
praticato nello Shotokan.
Lo Shotokan era il dojo del Maestro Funakoshi chiamato anche
Hombu Dojo (dojo centrale). Ora è la sede dell'organizzazione Shotokai che è
stata creata dal Maestro Funakoshi.
Io non considero dunque il nostro metodo attuale come
nient'altro che l'insegnamento del Maestro Funakoshi.
Il Maestro Egami ha scritto: "Seguire la via tracciata dal
nostro grande Maestro Funakoshi è certo difficile, ma cercare di andare oltre lo
è molto di più".
Dopo aver soggiornato una decina d'anni in Francia sono
tornato due mesi in Giappone e mi ricordo ancora bene oggi quale fu la mia
sorpresa e il colpo di fulmine che ho percepito davanti al nuovo metodo di
insegnamento che stava sviluppando il Maestro Egami.
Sono stato subito intimamente convinto che esistesse in
questo Karate tutto quello che avevo vagamente cercato e che ricercavo ancora.
Forte di questa convinzione iniziai poco alla volta questo nuovo metodo.
Dopo la morte del Maestro Egami nel 1981 il Maestro Hironishi,
suo amico da quando si allenavano insieme all'Università, continua ad occuparsi
dello Shotokai.
Gi&agrve; dopo la guerra tutti e due erano responsabili
dell'organizzazione Shotokai assieme al Maestro Funakoshi. Nel 1957, alla morte
di Funakoshi, tutti e due sono succeduti nella direzione dell'organizzazione
Shotokai.
Il Maestro Hironishi in qualità di Presidente si occupava
soprattutto della parte amministrativa, mentre il Maestro Egami con il titolo di
istruttore capo era il responsabile tecnico e il vero capo spirituale.
Vista
la grandezza del Maestro Egami al momento non ci sono suoi successori ma diversi
dei suoi anziani assistenti continuano l'insegnamento e l'organizzazione
Shotokai continua la sua attività sotto la Presidenza del Maestro Hironishi.
Io sono il delegato dello Shotokai in Europa, ufficialmente
nominato dall'organizzazione Shotokai del Giappone; riconosciuto come solo
rappresentante Shotokai dalle Federazioni nazionali francesi, italiane e
portoghesi di Karate.
Data la mia età è importante per me curare il rilassamento
del corpo. Dunque quasi tutti i giorni faccio degli scioglimenti al dojo e a
casa. Certo mi capita abbastanza spesso di lavorare anche con i miei allievi e
faccio normalmente del Seiza a casa mia (delle sedute di circa un'ora di seiza).
Non nego la mia voglia di praticare Zen in futuro, ma fino ad
ora non ho mai praticato né lo Zen né il
Tai Chi Chuan. Ci si può domandare
se a partire dallo sviluppo rapido del Karate dopo la seconda guerra mondiale
qualche elemento preciso non sia stato dimenticato.
Poichè se il Karate ha raggiunto un alto livello, grazie agli
sforzi continui dei numerosi maestri del passato, non è detto che non debba
apprendere qualche cosa anche dalle altre tradizioni. Ciò che può mancare al
Karate non esiste altrove. Tutto è dentro al Karate.
Ciascuno deve avere questa nozione in mente e deve cercare di
svilupparla. Esiste in Giappone un'espressione che si può tradurre così:
"Attitudine, disposizione dell'anima e dello spirito".
Noi
tutti dobbiamo, intendo noi che crediamo nel Karate-do, riflettere su questa
disposizione dell'anima e dello spirito con la quale ci impegniamo nel Karate.
Dipende dal nostro cuore, dalla nostra attitudine faccia a faccia col Karate.
Ciò che si chiama Zen ci aiuta a trattare i nostri problemi
spirituali. Non può recare qualche cosa che ai praticanti arrivati a un grande
livello tecnico ed ancora in condizione di praticarlo seriamente.
Quanto agli altri esso non realizza quello che si aspettano
con la pratica dello Zen. Avanzando nella pratica del Karate trascurano il loro
allenamento.
Da un metodo generale, i criteri di cui tengo conto per dare
un giudizio sui karateka sono:
-
il RITMO (per esempio il rispetto della differenza
tra i passaggi lenti e i passaggi veloci in certi Kata);
-
la SCIOLTEZZA. Intendo per scioltezza elasticità del
corpo, cioè la differenza tra la contrazione e la decontrazione;
-
l'ENERGIA. Si deve sentire l'energia in tutte le
tecniche, tanto nell'attacco quanto nella difesa.
Questi criteri sono applicati in tre forme di lavoro: il
KIHON, il KUMITE e il KATA. Certamente la nuova tecnica richiesta per l'oi-tsuki
di un primo Dan non sarà la stessa di quella che si esigerà da un terzo Dan. Ma
spiegarlo con le parole non è facile.
Riassumendo:
-
Un primo Dan deve aver appreso tutte le tecniche elementari
del Karate. Egli dovrà essere capace non solo di applicarle ma anche di
insegnarle. Questo necessita di almeno quattro anni di pratica.
-
un secondo o terzo Dan deve essere capace di eseguire
correttamente gli esercizi più complicati. Deve inoltre essere capace di
adattare le tecniche ai cambiamenti di situazione. Ciò che gli compete inoltre
è di cogliere una sorta di punti in comune dalle differenti tecniche di forma
di ciascuna scuola.
D'altronde si può, qualunque sia lo stile, vedere il livello
di maturità raggiunta dai praticanti.
Ad ogni modo non si è mai troppo attenti durante gli esami
dei praticanti che non appartengono al proprio stile. In generale, il corpo è
troppo rigido e le tecniche troppo limitate.
Per la gara si ha inevitabilmente la tendenza ad accorciare
le tecniche e il movimento del corpo. Vi consiglio quindi di provare, al momento
dell'allenamento, di effettuare dei movimenti più ampi possibili.
Dovete
anche imparare a comportarvi nella maniera più naturale possibile qualunque sia
la situazione nella quale vi trovate. I muscoli devono essere utilizzati per
praticare degli attacchi e delle difese potenti. I muscoli non sono fatti per
essere contratti o tesi. Allenatevi allo scopo di praticare le tecniche più
potenti possibili partendo da movimenti più ampi. Dovete riflettere su quello
che fate.
Potrete così comprendere e scoprire voi stessi ed il perchè
delle tecniche. Se vi chiedo di non essere tesi quando lavorate c'è una ragione.
Interrogatevi su tutti questi punti senza mai perdere di
vista che solo una lunga sperimentazione permette una buona comprensione.
D'altra parte il Kihon e il Kumite sono diventati troppo
meccanici. Nel lavoro a due (esempio ippon kumite) importante è la
concentrazione.
Solo questa vi permette di trovare l'armonia col vostro
partner. Non soffermatevi troppo all'apparenza esteriore. Provate piuttosto ad
armonizzarvi col movimento interiore del Vostro partner.
Comincerete allora a capire l'essenza stessa del Karate.
Importante è il carattere educativo del Karate. L'evoluzione tecnica deve andare
di pari passo con l'evoluzione della personalità altrimenti c'è il rischio di
squilibrio.
D'altronde ci sarà un momento in cui l'evoluzione tecnica non
sarà più possibile se non ci sarà nello stesso tempo un'evoluzione umana.
Perciò si può dire che la pratica del Karate non si ferma
alla soglia del dojo.
Sicuramente l'allenamento è importante, ma il vostro modo di
vivere, che sia in famiglia o nella società, gioca anche un grande ruolo nella
vostra evoluzione personale.
In questa ottica, l'obiettivo del Karate è di aiutarvi a
diventare un uomo degno di questo nome e capace in tutte le circostanze di
pensare ed agire correttamente.
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