Quattro chiacchiere con Adriano Nicchi
Di: Ufficio Stampa RCC Boxe
Grosseto, 26.2.10
Adriano
Nicchi, peso superwelter, è il nuovo acquisto della manager Monia
Cavini. Aretino classe ’80, è allenato dal padre Santi ed è fratello
di Aldo Nicchi, altro peso superwelter che dovette interrompere
quella che prometteva essere una grande carriera per degli importati
problemi di salute. Pugile professionista dal 2006, dopo due
inopinate sconfitte ha risalito la china mettendo insieme ottime
vittorie contro pugili importanti come Merrouchi, Di Fiore e Ciano.
E’ diventato campione internazionale della Wbf dopo una bella
vittoria contro Cristiano Bonacci, e il prossimo 26 marzo contenderà
a Livorno a Lenny Bottai il vacante titolo italiano della sua
categoria.
-Adriano, che tipo di pugile sei?
-Sono un tipo estroverso, non ho una boxe
definita. Di solito mi adatto molto all’avversario che ho di fronte.
Mi alleno nella palestra di famiglia, la Boxe Nicchi, sotto la
direzione di mio babbo. Spesso faccio i guanti con Leonard Bundu.
-Il 26 marzo combatterai per il vacante
titolo italiano dei superwelter contro Bottai. Conosci il tuo
avversario?
-Ho visto alcune immagini su Youtube, ma non mi
faccio mai tanti film in testa prima di un incontro, non faccio
nessuno studio e mi regolo una volta salito sul ring. Credo che ogni
match sia sempre diverso da un altro, e che un avversario possa
sempre modificare le sue caratteristiche in ogni match. Per cui mi
adatto sempre a quello che vedo al momento. L’esperienza,
soprattutto nelle due sconfitte che ho subito, mi ha insegnato che
non si deve mai prendere sottogamba nessuno, e che bisogna sempre
chiudere un match quando si ha la possibilità, senza stare a
giocare.
-Che importanza riveste per te il titolo
italiano?
-Ci
tengo molto a livello personale, perché è un modo di andare oltre la
routine. I campioni veri non ci sono più, anche il titolo italiano
spesso passa velocemente di mano in mano. Però per me è
importantissimo, anche per una promessa che feci a mio fratello
Aldo: eravamo insieme in ambulanza, una delle volte che si è sentito
male, quando stava preparandosi a combattere contro Grilli proprio
per il titolo italiano dei superwelter. Sognavamo di combattere
insieme, di fare delle grandi carriere parallele, ma il sogno era
svanito. Allora Aldo mi disse che se un giorno quel titolo lo avessi
vinto io, sarebbe stata per lui una gioia uguale a come se l’avesse
conquistato lui. A Livorno avrò il modo per adempiere alla promessa
che gli feci quel giorno.
-Sei in grande stato di forma e a un momento
importante di carriera dopo la grande vittoria con Bonacci…
-Sì, quello con Bonacci è stato un grande
incontro, e lo è stato anche per merito suo perché è un ottimo
pugile. Mia piace molto combattere con pugili forti, e non ho mai
apprezzato di farlo con i collaudatori, perché spesso trovi gente
scorretta. I bravi pugili, e Bonacci lo è, sono molto corretti e si
trova sempre il modo di fare incontri importanti. Ma adesso è anche
difficile trovarne, di pugili bravi.
-Come
giudichi il tuo passaggio sotto la manager Monia Cavini?
-Con la famiglia Conti Cavini sono in rapporti
da tanti anni. Quando passai professionista sapevo che c’era Umberto
Cavini che mi voleva, ci parlai, però prevalse la scelta di passare
con la Cotena & Zurlo perché c’era mio fratello. I Conti Cavini sono
persone che ho sempre apprezzato, sono toscani come me e sono sicuro
che ci troveremo molto bene insieme.
-Cosa chiedi dalla tua carriera?
-Non chiedo niente. Tutto ciò che arriverà
dovrà farlo da sé.
Ufficio stampa Rosanna Conti Cavini
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