ASSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISTICA
BEBOXE
Lettera aperta” del tecnico della Be-boxe di Copertino (Le)
Francesco Stifani
Di: Ufficio Stampa Be-boxe
Copertino (Le), 07 agosto 2010
Alla cortese attenzione degli organi di informazione
OGGETTO: ATTENZIONE ALL’USO IMPROPRIATO DEL PUGILE
Da
anni oramai i mass media, continuano ad accostare – ovviamente a
sproposito – la figura del pugile a quella di un orco; o meglio,
anche se un pregiudicato, un pazzo o comunque un soggetto con delle
devianze psicologiche, abbia seppur per un giorno varcato la soglia
di una palestra di pugilato, ecco che viene in qualche modo
giustificato un’azione da censurare.
Capiamo la bramosia di qualche “giornalista” in cerca della
notizia più scottante della giornata ma è davvero inspiegabile
questo fantomatico asse “pugilato-violenza”, specie poi se nessuno
di questi “ricercatori di cronaca” (quanto più nera possibile),
abbia mai visitato una palestra di pugilato o gravitato nel mondo
della boxe. Ma la cosa ancor più grave, è che questo 25enne ragazzo
ucraino (Oleg Fedchenko), era sì tesserato per la “Doria Team Onlus”
di Milano (Senior III Serie kg 75 - matricola 39464) ma non è mai
salito sul ring per disputare un match; quindi definire un semplice
appassionato, “pugile” mi sembra alquanto prematuro.
Ciò che dispiace, è che purtroppo questa visione distorta – da
parte di qualcuno – nei confronti di una disciplina sportiva
olimpica, infanga il lavoro di un’intera Federazione (Fpi), dei
tanti tecnici preparati ma soprattutto dei tesserati che ogni
giorno, tra mille sacrifici – spesso non sempre ripagati
adeguatamente – si allenano a curare il proprio corpo, lo spirito,
il tutto in un ambiente dove in cima ai valori c’è il rispetto
dell’avversario, a prescindere da tutto.
Anche in passato, mi sono ritrovato a scrivere delle
dichiarazioni di protesta per un fatto analogo. In quel caso, uno
dei due presunti autori di uno stupro (difatti l’uomo in questione
era innocente), è stato descritto dai giornalisti “Quell’uomo con la
faccia da pugile”.
Chissà
perché, alla minima occasione, viene mutuata la definizione del
pugile (anche se non è mai salito sul ring) a quella di un
assassino, mentre quando i nostri atleti – impegnati in ambito
nazionale ed internazionale – conquistano importanti riconoscimenti,
non si ha mai la briga di menzionare adeguatamente le gesta sportive
dei nostri ragazzi. A questo punto mi sembra un modo di costruire
l’informazione decisamente un po’ demagogica.
Perché non si evidenziano le iniziative dei pugili verso il
sociale. Io ad esempio mi sono sempre prodigato per combattere
l’abbandono degli animali ma potrei prendere tantissimi altri
esempi, fino ad arrivare in Sardegna, dove c’è un prete che pratica
il pugilato.
Peraltro, nelle palestre alleniamo numerosi ragazzini, i quali
molti di loro sono accompagnati dai loro genitori; a questi giovani
atleti, impariamo ad “affrontare” gli impegni sportivi senza
prescindere dallo studio: molti, riescono addirittura a gravitare
nel giro della nazionale e per alcuni di loro, riusciamo a far
spalancare le porte dell’arruolamento nelle Forze Armate, riuscendo
a coltivare la passione della boxe e al contempo trovare una valida
collocazione lavorativa.
Concludendo, sono solidale con i tecnici della “Doria Team Onlus”
di Milano ma a questo punto, ad essere stati danneggiati ed offesi,
sono tutti i tesserati della Fpi e tutti gli amanti del pugilato.
Infine, l’appello e che la Federazione Pugilistica Italiana, trovi
la strada giusta per difendere il pugilato da questi vili attacchi
ma soprattutto mi rivolgo ai Direttori delle Testate Giornalistiche:
prima di usare a sproposito la definizione di pugile, andate a
visitare una qualsiasi palestra italiana, magari poi possiamo
riparlarne!
Francesco STIFANI
Consigliere Rappresentanti Tecnici del Comitato Regionale Fpi
Puglia-Basilicata
Tecnico della Be-boxe di Copertino (Le)
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