Mario Vincenti il Robin Hood del ring
Mario
Vincenti, 56 anni, è arbitro di pugilato. E’ tesserato con il
Comitato Laziale, ma la sua attività la svolge anche in altri sport
da combattimento. Una passione la sua che è servita ad attenuare il
desiderio di combattere, quando iscritto alla “Santa Croce” di
Pipero Panaccione venne scartato da giovane alla visita medica
perché portava lenti a contatto. Mario, fisico aitante, non si
accontenta di uno sport solo e lo vediamo primeggiare anche in prima
persona, stavolta da agonista, e perché no da protagonista.
La sua specialità è il “Tiro Istintivo”, dove gli archi sono più
spartani e sono rivolti verso bersagli mobili all’interno di boschi
e riserve appropriate. Dall’11 al 16 giugno di quest’anno si sono
svolti nello Stato centrale del South Dakota (Usa) i campionati del
mondo di tiro con l’arco 3d specialità caccia simulata. Questa
disciplina ha avuto quest’anno un palcoscenico di rilievo come
l’antica terra dei Sioux, tribù indigena americana la cui tradizione
con l’arco è giunta a noi attraverso la leggendaria battaglia di
Big Horn dove il generale Custer subì una dura sconfitta; luoghi
conosciuti soprattutto attraverso tutte quelle pellicole sul Far
West oramai divenute leggendarie. E’ in questo contesto che
incontriamo Mario Vincenti, arbitro FPI, appassionato quanto
meticoloso arciere, da tempo abituato a gare di livello
internazionale nella specialità della caccia simulata (è di pochi
anni fa un suo secondo posto ai mondiali svoltisi in Portogallo). La
kermesse dei mondiali si è svolta sulla distanza di quattro
giornate, tutte intense il cui picco poteva anche raggiungere le
otto ore consecutive. A differenza del tiro con l’arco comunemente
inteso, dove vi è un bersaglio fisso a forma di cerchio e vari
livelli di precisione (nonché numerosi mirini e vari comfort) in
questa competizione il bersaglio simula alla perfezione animali
notoriamente prede di battute di caccia. Tali sagome, poste nel
cuore di boschi antichi e ricchi come quelli del South Dakota e di
Sioux City, teatro dell’avvenimento, creano il giusto clima di
realtà ad una battuta di “caccia agonistica.” Inoltre le linee di
tiro di questa specialità non sono mai pratiche e rettilinee come
nel tiro al bersaglio, ma si modellano con il terreno rendendo
movimentato il percorso e l’intera competizione. In questa modalità
di gara, oltre alla consueta mira, rivestono un posto di rilievo
anche una non comune resistenza fisica e mentale, che consente
all’arciere di affrontare al meglio la competizione.
Gli
iscritti alla gara erano oltre 240 e Mario Vincenti, l’arbitro
arciere, ha anche questa volta risposto al meglio a questa sfida
guadagnando un meritatissimo secondo posto. Sin dall’inizio della
gara Mario si è trovato in questa posizione, subito a ridosso di un
giovane ragazzo francese che si è confermato alla fine al primo
posto del podio, ma seguito da agguerriti avversari inglesi e
americani. Alla fine della competizione antiche danze Sioux e
spettacoli tradizionali indiani hanno consacrato e reso ancora più
esaltante la vittoria dei partecipanti al torneo.
Per Mario Vincenti indubbiamente si è trattato di una grande
soddisfazione guadagnandola proprio nella terra del grande mito
della frontiera di quello che fu definito “il sogno americano”. |