Prestigioso riconoscimento a Massimo
Barrovecchio
“Arbitro dell’Anno
2008 WBC”
Di: Ufficio Stampa FPI
Comunicato Stampa 12 novembre 2008
A
sorpresa, a Chengdu, in Cina, in occasione della 46^
convention annuale del World Boxing Council, il primo arbitro
italiano che ha diretto un Campionato Mondiale dei Pesi Massimi -
Klitschko vs. Peter - ha ricevuto dal Presidente WBC José
Sulaiman il più grande riconoscimento a livello mondiale, con grande
orgoglio da parte del movimento pugilistico italiano. Riconoscimenti
anche a Salvatore Cherchi “Promoter dell’Anno 2008” ed all’arbitro
Guido Cavalleri, nominato membro del Ring Officials Commitee.
La 46^ convention annuale del World Boxing
Council, svoltasi a Chengdu, in Cina, la scorsa settimana, è stata
un successo per il pugilato italiano. A cominciare dal mondo degli
organizzatori che ha visto
Salvatore
Cherchi in pole position con il riconoscimento di “Promoter
dell’Anno 2008”, a cui sono seguiti gli elogi di altri due
italiani: il Chairman dei Titoli Internazionali Mauro Betti ed il
Segretario Generale dell’EBU Enza Iacoponi, nonché membro del
Consiglio WBC. Ma il grande exploit l’Italia l’ha fatto nel settore
arbitrale, con la presenza di personaggi di spicco come Guido
Cavalleri, nominato membro del Ring Officials Commitee, Franco
Ciminale, Sergio Silvi, Adrio Zannoni e, non ultimo, Massimo
Barrovecchio, vero protagonista della performance italiana.
Romano
e figlio d’arte, la classe arbitrale è nel suo DNA, dal padre Nello,
che rimase alla storia per aver arbitrato nel ’61 il match Loi vs
Perkins, al fratello Rolando, anche lui arbitro professionista
internazionale, ora responsabile del Gruppo Arbitri/Giudici del
Lazio, Barrovecchio ha scalato la vetta mondiale fino a raggiungere
il massimo traguardo. Con un palmares d’eccezione, che annovera un
centinaio di incontri internazionali, 40 europei e ben 12
mondiali arbitrati, non poteva essere altrimenti. Il primo
riconoscimento che ha inorgoglito il pugilato italiano è arrivato ad
ottobre, quando Barrovecchio è stato scelto per arbitrare il match
valido per il titolo mondiale WBC dei Pesi Massimi Vitali Klitschko
vs Samuel Peter. Una serata, quella dell’11 ottobre nel World Arena
02 di Berlino, in cui il pugile ucraino, dopo quattro anni di
assenza, ha riconquistato l’ambita corona, che ha segnato una tappa
storica anche per il pugilato tricolore. Barrovecchio è stato il
primo arbitro italiano a dirigere un Campionato Mondiale dei Pesi
Massimi, da sempre destinato ai colleghi americani.
Un incarico importante per il referee più conteso
a livello europeo e mondiale, da due anni infatti Barrovecchio è tra
i primi cinque arbitri della classifica WBC, che ha ricevuto subito
i complimenti del Presidente WBC José Sulaiman: “La mia più
grande soddisfazione – dichiara Barrovecchio – è stata
quanto, appena sceso dal ring di Berlino, il Presidente Sulaiman mi
ha detto: ‘Sembrava, nonostante il match sia stato lineare, che
comunque, qualsiasi cosa accedesse, tu fossi presente e pronto a
tutelare l’integrità fisica dei pugili nel rispetto delle regole’.
Solo un uomo esperto come lui, da sedici anni al vertice del World
Boxing Council, avrebbe potuto cogliere in pieno il senso del mio
arbitraggio”.
Dalle
parole ai fatti. In occasione della 46^ convention annuale WBC
Massimo Barrovecchio ha ricevuto dal Presidente Sulaiman il
prestigioso riconoscimento di “Arbitro dell’Anno 2008 WBC”: “Una
grande sorpresa – commenta soddisfatto Barrovecchio - , un premio
inaspettato che mi è stato consegnato venerdì scorso, nell’ultimo
giorno della convention, a cui ho partecipato non solo come arbitro
mondiale WBC ma anche come docente per la parte riservata
all’Europa, sono tra i cinque che intervengono al tavolo dei lavori.
Un traguardo motivato da una lunga carriera e soprattutto dai due
ultimi arbitraggi mondiali, il primo, a maggio, in occasione della
corona dei pesi superleggeri che ha visto la vittoria di Timothy
Bradley su Junior Witter, ed il secondo, ad ottobre scorso, a
Berlino, per il titolo dei Pesi Massimi che ha visto all’opera
Vitali Klitschko, vincitore, e Samuel Peter. Questo riconoscimento
per me rappresenta il corollario di anni di carriera, di una lunga
tradizione familiare. E’ dal 2001 che sono in pista a livello
mondiale con la WBC e dal 1995 a livello europeo con l’EBU. Per me
e per tutto il movimento arbitrale italiano è un anno importante.
L’augurio più grande è che l’anno prossimo il premio venga assegnato
agli altri colleghi italiani che hanno partecipato con me alla
convention, ora tocca a loro. Dal 2002 a livello europeo siamo al
top e nel 2008 siamo riusciti ad esserlo anche in campo mondiale”.
Qualità
indiscusse quelle di Barrovecchio, dallo stile impeccabile che tutti
ci invidiano: “Sul ring non bisogna solo arbitrare – dichiara
l’Arbitro dell’Anno - ma dimostrare di essere all’altezza della
situazione, attraverso un comportamento composto, cercando la
posizione migliore, trasmettendo tranquillità ai pugili e a chi ti
osserva, prendendo decisioni oculate, per tempo, e nel rispetto
delle regole. Rispetto agli arbitri americani, che sono decisamente
più teatrali, noi italiani siamo più composti, svolgiamo il nostro
lavoro con diplomazia, senza salti o interventi inutili. Siamo
attenti ai movimenti, seguiamo i pugili, non amiamo apparire, non ci
atteggiamo. Uno stile, quello prettamente italiano, che appartiene
alla nostra scuola e che ci viene riconosciuto in tutto il mondo. Il
pubblico non deve quasi accorgersi di noi; solo i dirigenti, gli
addetti ai lavori ci devono riconoscere. L’arbitro migliore è quello
che non si vede, che non appare: questa è la prima regola
dell’arbitraggio italiano”.
Un
bagaglio di conoscenze e una testimonianza importante per le future
generazioni di arbitri/giudici a cui Barrovecchio, componente anche
della Commissione per la Formazione ed Aggiornamento degli
Arbitri/Giudici della FPI, consiglia: “Di operare con la massima
tranquillità e nella correttezza, senza eccedere in atteggiamenti
plateali. Bisogna essere presenti qualunque cosa accada sul ring e
saper gestire con determinazione e professionalità gli imprevisti,
ma senza alterare l’andamento di un match o distogliere l’attenzione
dai pugili, che sono i veri attori del quadrato. L’arbitro può
condizionare un buon match solo in negativo ma mai migliorarne uno
brutto. Su ring mondiali, come è successo a me, l’arbitro gestisce
anche un business importante, essendo responsabile della carriera
dei pugili e della borsa in palio. Il segreto è dedicarsi con
passione e devozione al proprio lavoro. Ed io, nonostante mi
suggeriscano di fermarmi, avendo raggiunto il massimo, continuerò a
farlo, perché mi piace e perché ancora mi diverto”.
…E ieri l’ultima performance al Palazzetto dello
Sport di Cagliari, dove Barrovecchio ha arbitrato il match tra il
sardo Luciano Abis, che ha mantenuto la sua cintura, ed il francese
Yacine Chouaou, valido per il titolo del mediterraneo WBC, nella
serata organizzata dalla Opi 2000.
Ufficio Comunicazione FPI
Michela Pellegrini
|