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Pugilato

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Rai Radiotelevisione Italiana

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Il bambino della domenica

Per presentare IL BAMBINO DELLA DOMENICA potremmo prendere in prestito il bell’incipit del film di Rosi, Le mani sulla città , che spiegava: “Personaggi e fatti narrati sono frutto della fantasia, ma autentica è la realtà che li produce”.

In questa autenticità, in una Sicilia volutamente ruvida e rovente, Giuseppe Fiorello (il pugile) e il debuttante Riccardo Nicolosi (il bambino) danno vita ad un duetto d’attori di rara forza espressiva e credibilità dove la boxe,  il ring,  i ganci, i montanti, gli uno-due si alternano al mondo volontariamente chiuso del bambino finché le due strade casualmente convergono e si fondono salvando il primo dall’inferno del pugilato clandestino, dalle scommesse, da una vita ormai allo sbando e il secondo da una solitudine imposta, che rischia di confinarlo sempre di più nell’alienazione e quindi all’abbandono da parte degli adulti.

Leggere e poi mettere in scena questa storia (felicemente scritta da narratori di buon livello come Paolo Logli, Alessandro Pondi e Andrea Purgatori) è stato come rivisitare, giocare con le tracce lasciate dal cinema del neorealismo. Un cinema che sapeva raccontare con grande suggestione, con immagini vere e autentiche, storie che sapevano intrattenere il pubblico, divertirlo e commuoverlo al tempo stesso. Cinema indimenticabile ma anche popolare, che sfuggiva abilmente alle trappole della retorica grazie appunto a copioni caldi e avvolgenti, concentrati sugli attori, sulle loro vicende umane e soprattutto sui luoghi dove essi prendevano corpo.

Nel mettere in scena questo film, nel dirigere gli attori, nell’allestimento delle scene e perfino nei costumi, ho cercato di ripercorrere nella massima semplicità di realizzazione la strada indicata da maestri come Pietro Germi,  Vittorio De Sica , Roberto Rossellini.

Il Ferroviere, Ladri di Biciclette, Paisà sono ancora ineludibili film di riferimento per questo tipo di tematiche dove il mondo degli adulti è costretto a misurarsi, a confrontarsi con il mondo dell’infanzia, dei bambini.

Il piccolo Riccardo Nicolosi, che interpreta Carmine in modo impeccabile per la sua giovanissima età ( 7 anni appena compiuti), diventa così, scena dopo scena, l’arcata portante di tutto il film.

Cercato e trovato dopo un lungo lavoro di casting nella torrida Catania dell’estate scorsa, dove il termometro segnava ben 48 gradi all’ombra, Riccardo non solo ha fatto un toccante provino ma ha saputo poi rendere il suo personaggio memorabile tanto quanto, se mi è concesso l’azzardato paragone, quelli di Edoardo Nevola (Sandrino, ne Il Ferroviere), Enzo Staiola (Bruno, in ladri di Biciclette) e Alfonsino Pasca (Lo scugnizzo di Paisà). A lui e alla sua famiglia va tutta la mia riconoscenza.

Come del resto va a Giuseppe Fiorello che, grazie ad una lunga ed encomiabile  preparazione atletica ( sacrificio quanto mai raro nel panorama del nostro cinema e soprattutto della televisione ) ha saputo rendere Marcello La Spada, boxer ai limiti della legalità ma dal grande cuore, una figura di sicuro impatto visivo ed emotivo.

Infine, tutto il mio ringraziamento va anche a Susanna Bolchi, Aureliano Lalli-Persiani e a Luca Barbareschi per avermi dato la possibilità di allestire complicate scene di boxe e non solo, così come dovevano essere fatte.

Maurizio Zaccaro

Il pensiero del protagonista

Inizio questa grandissima avventura, anche per il piacere di dare al mio mestiere la possibilità di mettere alla prova il mio corpo, che per la prima volta – nella mia carriera – si trasforma totalmente, muscolo dopo muscolo. Ho vissuto con grande passione “l’idea della trasformazione” per regalare al pubblico qualcosa di diverso. La fatica è stata immensa per arrivare a questo risultato. Quasi un anno e mezzo di lavoro con l’obbiettivo di diventare un pugile credibile. I primi sei mesi di training sono stati condotti dal personal trainer Ennio Cibello, che mi ha portato ad avere una condizione fisica in grado da poter sopportare quello che poi è stato l’allenamento successivo. Sono partito per gli Stati Uniti e a Los Angeles ho avuto l’immenso onore di frequentare per due mesi – 4 ore di allenamento quotidiano – la Wild Card Boxe di Freddy Roches – storico allenatore di Mike Tyson, Oscar de la Hoya. Lì ho appreso soprattutto la filosofia di questo sport e l’etica di combattimento, e ho capito quanto il pugilato può essere una bella metafora della vita: rispettare sempre l’avversario e mai screditarlo. Rientrato in Italia ho seguito altri allenamenti specifici con Renato Mura – già preparatore atletico delle fiamme oro – e con lui, invece, ho imparato la tecnica.

Ma il film non è solo questo, è anche una grande storia d’amore, una grande storia d’amicizia, e un tenero e commuovente incontro con il piccolo Carmine, il bambino della domenica.

L’idea nasce una sera, in macchina, sul lungo Tevere a Roma, con l’amico e sceneggiatore Alessandro Pondi. Io gli confidavo il mio sogno di calcare il ring, e lui mi raccontava la voglia di parlare di quei bambini che vivono in orfanotrofio in attesa di un affido temporaneo. Ci è sembrato da subito molto affascinante intrecciare questi due mondi apparentemente lontani, ma umanamente molto vicini. E così, assieme a Paolo Logli e Andrea Purgatori, si dà il via alla sceneggiatura che è stata prodotta dalla Casanova Entertainment e Rai Fiction. Due puntate da 100 minuti in onda su Rai Uno il 18 e il 19 maggio.

Maurizio Zaccaro mi ha diretto in modo insolito, ma efficace. Il film è quasi interamente girato con la macchina da presa a spalla – dove lui stesso era l’operatore - rendendo tutto molto realistico,  naturale e incisivo. Grazie anche all’affascinante fotografia di Fabio Olmi. Spesso, sul set, respiravo la stessa aria e atmosfera che ritrovo in quel vecchio e indimenticabile cinema italiano che si chiama neorealismo. E’ stata una bellissima squadra di lavoro, ho avuto il piacere di condividere questo film con attori che stimo moltissimo. Anita Caprioli, David Coco, Maurizio Marchetti, Vittoria Piancastelli e il piccolo Riccardo Nicolosi, per la prima volta sullo schermo.

Tra questi ho anche il piacere di avere tra gli interpreti un attore non professionista, ma un vero pugile – il prossimo sfidante per il nuovo titolo Europeo dei medi massimi – Mouhamed Alì, che prende il nome di Cassius Clay perché tenuto a battesimo da quest’ultimo. Livido è il ricordo di lui quando abbiamo girato la scena del combattimento. Mi disse che avrei potuto colpirlo con tutte le mie forze perché avrebbe saputo ricevere i colpi. Io, dal canto mio, ho chiesto l’esatto contrario, ma vi assicuro che l’incontro è stato reale (o quasi). Da qui il procuratore di Mouhamed mi propose di pensare seriamente di affrontare un vero incontro. E vi confesso che per un attimo c’ho pensato, ma immediatamente dopo ho capito che è il pugilato è uno sport troppo serio per poterlo affrontare così improvvisamente. Ma la sua proposta mi ha fatto capire che molto probabilmente avevo centrato quel sogno nato quella notte sul lungotevere.

Giuseppe Fiorello

Note di produzione

Le riprese de “Il bambino della domenica” sono iniziate a Catania l’8 ottobre e sono terminate a Casablanca il 5 dicembre 2007 per complessivi 49 giorni di lavorazione.

Sono state utilizzate 41 location tra Italia e Marocco e impiegate 3.475 figurazioni.

Sinossi prima puntata

Marcello e Saro sono due ragazzi sbandati, ma anche due amici inseparabili.

Marcello insegue un sogno: diventare campione di boxe e sposare Anna.

Saro invece cerca una scorciatoia per fare soldi e vuole convincere Marcello a diventare un picciotto agli ordini del Maestro, il boss che manovra gli affari sporchi della città.

Una notte Saro trascina Marcello sulla spiaggia. Il Maestro l’ha incaricato di raccogliere un pugno di clandestini in arrivo dal mare. Durante la fuga, convinto di difendere il suo amico, Saro uccide uno dei clandestini davanti agli occhi del figlio. E per lui si aprono le porte del carcere.

Marcello non gli perdona averlo coinvolto e la loro grande amicizia si trasforma in odio.

Quando Saro esce dal carcere sono passati molti anni, ma ormai nella sua testa c’è un’idea fissa: distruggere l’esistenza dell’amico che l’ha abbandonato.

Intanto Marcello è diventato un pugile famoso e ha sposato Anna. E nell’incontro per il titolo,  soffre e vince. Ma Saro lo incastra facendolo accusare di doping. Fine della carriera, fine del sogno.

Squalificato e abbandonato da Anna, che non sopporta più di vederlo rischiare la vita su un ring, Marcello comincia a sprofondare nella solitudine, nella miseria, nell’alcol.

Un attimo prima di finire nel baratro, Marcello conosce Carmine, uno strano bambino dal passato misterioso, che non parla con nessuno.

Ma una notte muore la donna che ogni domenica lo va a prendere in orfanotrofio, e Carmine decide di aprire bocca per la prima volta proprio con Marcello. Ha scelto lui.

All’inizio per Marcello Carmine è solo un peso di cui vorrebbe liberarsi. Anche perché ha accettato l’offerta di Saro ed è entrato in un giro di incontri clandestini, che muovono denaro e scommesse, e soprattutto interessano molto il Maestro.

Marcello sa combattere, è spietato, vince, diventa il campione della mafia.

Saro gli sta sempre accanto. Finge di essergli tornato amico. In realtà non gli è bastato distruggere la sua carriera di pugile alla luce del sole, adesso vuole costringerlo a sporcarsi le mani.

Ma la presenza di Carmine sta cambiando profondamente Marcello. E la scoperta che i genitori del piccolo sono stati uccisi per ordine del Maestro, che voleva proteggere Carrisi, uno dei suoi uomini più fidati, lo mette di fronte a una scelta: entrare definitivamente nel giro mafioso o mollare tutto per prendersi cura di quel bambino che ormai lo considera come un padre...

Sinossi seconda puntata

Ma mollare non è facile: per richiedere l’affidamento di Carmine, Marcello deve avere la disponibilità economica per mantenerlo, e i soldi arrivano dagli incontri clandestini. E Marcello è determinato. Se per avere Carmine deve rischiare la vita combattendo, è disposto a correre quel rischio. Ma un giorno la vita la rischia davvero. Saro, a sua insaputa e con l’aiuto del Maestro, organizza un incontro all’ultimo sangue a Casablanca. Uno di quegli incontri in cui solo il vincitore rimane vivo. Marcello vince l’incontro e il pubblico gli chiede di finire il suo avversario. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Marcello abbandona gli incontri clandestini e rompe i rapporti con Saro. Cerca un lavoro onesto, ma non sa che il Maestro e Saro gli stanno facendo terra bruciata attorno. Infine, determinato ad avere un lavoro che gli permetta di adottare Carmine, si rassegna ad accettare un posto come uomo di fatica in un autogrill. Le pratiche dell’affidamento, però, non vanno bene: l’assistente sociale dà parere negativo ritenendo Marcello inaffidabile sia moralmente che economicamente. Ma Marcello non si rassegna.

Intanto Anna continua a frequentare un medico dell’ospedale, e Marcello reagisce aggredendolo. Anna lo affronta chiedendogli di sparire dalla sua vita, ma una volta che sono faccia a faccia, la passione riesplode e fanno l’amore. Marcello crede di aver riconquistato la sua donna. Ma Anna lo gela: si è trattato solo di un momento di debolezza. Marcello si getta anima e corpo nella sua risalita sportiva, che nelle sue speranze gli permetterebbe di ottenere l’affidamento di Carmine. Vuole sfidare il campione italiano – Karim al Hassam - e dimostrare a tutti che è pulito. Ma proprio in questo momento arriva la vendetta del Maestro, che gli fa spezzare la mano dai suoi scagnozzi. In ospedale, al capezzale di Marcello, ci sono Anna e Nino. E anche suor Chiara, che però è venuta a dirgli che è costretta a valutare altre possibilità di affidamento per Carmine. E’ il punto più basso dell’esistenza di Marcello, ma diventa il punto di partenza. E’ Carmine a rimetterlo in moto. Il bambino scappa dall’orfanotrofio e corre a casa sua. Vuole che Marcello si rimetta in piedi e vinca per lui. E Marcello così farà, con a fianco Nino, finalmente schierato di nuovo dalla sua parte. La determinazione di Marcello nel prepararsi all’incontro fa breccia anche nella diffidenza di Anna. La sera dell’incontro il Maestro tenta l’ultimo colpo: fa rapire Anna e il bambino e chiede a Marcello di andare al tappeto truccando l’incontro. Ora Marcello sta per salire sul ring. Ha di fronte due alternative: cedere al ricatto del Maestro per amore di Anna e di Carmine, o ribadire che non si piegherà mai e dimostrare alla sua donna e al bambino che è ancora l’uomo pulito e determinato che hanno sempre conosciuto. Ma forse esiste un’altra via d’uscita…


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