Quattro chiacchiere con Luca Tassi
Di: Ufficio Stampa RCC boxe
Grosseto, 21.07.08
Luca Tassi, livornese doc, ragazzo solare e cortese, è da due
anni campione italiano dei pesi supermedi, titolo che nel 2007 ha difeso due
volte. Il 24 aprile scorso, a Cecina, impossibilitato a difendere il tricolore,
ha battuto Vigan Mustafa ai punti dopo una ferita che ha interrotto il match
alla quinta ripresa, conquistando anche il titolo Internazionale Ibf. Il
prossimo 1° agosto, a Roma, Tassi difenderà il suo titolo italiano contro il
pisano-senegalese Mohammed Alì Ndiaye, per quello che si prospetta essere il
match dell’anno.
Senti Luca, prima di entrare nel discorso, mi fai un’analisi
del match con Mustafa?
Quando c’é stata la mia ferita il match stava entrando nel
vivo e lui iniziava a fermarsi un po’ sulle gambe. Entrambi siamo degli
attendisti, ma per quattro riprese ho attaccato solo io, anche se non sono un
fighter. Comunque avevo preventivato un match del genere, quindi all’inizio
avevo badato a prendermi le preferenze ripresa per ripresa, ed è quello che è
successo. Lui alla media distanza aveva la tendenza a girarsi, e veniva fuori
che ero io, portando i colpi, a sembrare scorretto, ma la mia scorrettezza non
era nulla in confronto al fatto che lui si girasse. I colpi di Mustafa non erano
caricati, non facevano male. Certo, anche io non sono un picchiatore, ma i colpi
li carico e li faccio sentire. Sono un po’ amareggiato di come è andato a finire
l’incontro, perché lui iniziava ad accusare la tensione e la stanchezza, e avrei
potuto vincere ai punti molto più nettamente.
Come hai passato il tempo fino a oggi?
Mi
sono curato la ferita. Era brutta, e sono dovuto stare un mese e mezzo senza
fare guanti per non rischiare di riaprirla. Ho fatto questo periodo di
allenamento senza forzare, poi ho iniziato la preparazione più dura.
E arriviamo a oggi, anzi al primo di agosto, a Roma: in
molti dicono che il tuo match con Ndiaye non ci sarà...
E invece il match si fa, e non vedo l’ora! Hanno detto peste
e corna sul mio conto, soprattutto il mio avversario, e non vedo l’ora di fargli
rimangiare tutte quelle cattiverie. Non credo che lui possa parlare di me come
fosse il vero Mohammed Alì... Lui è solo Ndiaye... Sente troppo la rivalità con
me, perché ho più nome e più fama di lui, soprattutto in Toscana. Ho saputo che
ha rinunciato alla rivincita nel titolo per l’Unione Europea, e per me ha fatto
male, malissimo: non si rinuncia mai all’opportunità europea. Ma lui è uno
strano, è uno che non si comporta bene nemmeno con gli allenatori, né a Pisa, né
a Roma. Ha dimostrato di non avere riconoscenza per le persone che lo aiutano, e
lo farà anche in futuro.
Come pensi si svilupperà il match?
Ndiaye si addice benissimo alle mie caratteristiche. Io porto
due-tre colpi in serie, poi faccio il passo indietro. Dal punto di vista del
fondo e del ritmo non avrò problemi, del resto corro almeno 300km a
preparazione. Poi dovrò fare una mezza distanza con attenzione: lui non porta
tantissimi colpi perché li carica tutti, l’unica dote buona l’ha nel grande
fisico e fa male se arriva, con entrambe le mani ma soprattutto con il diretto
destro e il gancio sinistro ritardato.
Agonisticamente
non l’ha mai incrociato prima...
No, però da dilettante ho fatto con lui una sessione di
guanti, e non ne ho un grande ricordo. C’erano le corde lente, e a un certo
punto io mi ci appoggio. Le corde si aprono e io sto per cadere: cerco di
restare in equilibrio e mi aspetto, come succede di solito, che l’avversario mi
aiuti a rimanere sul ring. Invece lui che fa? Mi mette un altro colpo e mi fa
cadere pesantemente fuori dal ring. Mi feci male abbastanza seriamente, dovetti
stare fermo più di un mese e arrivai al Torneo Italia poco allenato, vincendo la
medaglia d’argento. Avrei potuto vincere se non avessi avuto quell’incidente...
Quindi nessun timore verso questo “uomo nero”...
Ci mancherebbe! Nella mia carriera, anche dilettantistica, ho
affrontato di tutto e di più, e non ho mai battuto ciglio. Chiedete a Di Corcia,
a Spada, a Bundu, a Paris se sono uno che ha paura. Non ho temuto di combattere
con certa gente, figuriamoci se ho paura di combattere con Ndiaye!
Finiamo in bellezza: Sanavia ha preso il posto di Ndiaye
come avversario di Mock per l’Unione Europea dei supermedi. Se il veneto
vincesse ti piacerebbe affrontarlo?
Perché no? Ho grande stima di Sanavia, e non sono riuscito a
capire come abbia fatto a perdere contro Murat, certo deve aver avuto una
serataccia. Secondo me Sanavia è tutt’ora il più forte supermedio al mondo dopo
Calzaghe e Bute, è esplosivo, potente e determinato. Trovandogli un punto
debole, forse è anche troppo gentiluomo, a volte. Sicuramente non è Ndiaye...