Il maestro Gerado Falcinelli
INTERVISTA AL MAESTRO
GERARDO FALCINELLI SU MICHELE DI ROCCO
Di: Ufficio Stampa RCC Boxe
Grosseto, 18.11.08
Michele
Di Rocco, passato ai pesi welter dopo aver raccolto ottimi
successi nei pesi superleggeri, è un atleta dall’indubbio talento e
solo all’inizio di quella che può essere una grande carriera. Come
tutti i cavalli di razza è nel suo destino quello di essere
analizzato, studiato e ampiamente discusso. Dopo il match di venerdì
a Carbonia, che Di Rocco ha vinto ai punti sul romeno di passaporto
spagnolo Rafael Chiruta, si è aperto il solito dibattito: alcuni
esperti hanno visto pecche e virtù, ma le hanno analizzate con
cognizione di causa e hanno proposto delle soluzioni per il futuro
che potranno anche essere prese in considerazione; altri, sempre i
soliti, hanno fatto critiche gratuite e strumentali, anche perché
uno come Michele Di Rocco è un bersaglio importate e si fa notizia
se lo si attacca. Detto che negli uffici grossetani di Rosanna Conti
Cavini sono giunti molti complimenti autorevoli via mail e telefono
per la prova del pugile umbro, la più applaudita sul ring sardo che
prevedeva anche la presenza del beniamino di casa Rondelli e di
Simone Maludrottu, abbiamo parlato del match con Gerardo Falcinelli,
che di Michele Di Rocco è il maestro da sempre.
Maestro, come giudica la prova
di Di Rocco di venerdì scorso?
Michele è andato benissimo, anche considerando
che di fronte aveva un avversario scorbutico e molto più pesante di
lui. Abbiamo accettato lo stesso di fare il match perché ci serviva
di combattere. Michele lo avrebbe battuto anche se fosse stato
ancora più pesante, però logica vuole che sarebbe meglio evitare
questo tipo di situazioni, ma tale era la voglia del ragazzo di
salire sul ring che non abbiamo rifiutato. L’avversario non era uno
sprovveduto, e ha fatto il suo match. Noi abbiamo cercato di
iniziare piano, anche per capirne la consistenza, proprio per
eliminare i pericoli di questa situazione anomala. Dal terzo round
Michele è venuto fuori con velocità e tecnica, e problemi non ce ne
sono stati. Devo lamentare solo la troppa usura dei guanti che ci
hanno messo a disposizione, per Michele e per Chiruta, che
risultavano poco imbottiti, quasi da buttare ormai. Michele ha
avvertito dolore alle mani, per questo a un certo punto non ha
affondato troppo i colpi.
Comunque sul ring le virtù di Di
Rocco si sono viste...
Ha
fatto il suo pugilato veloce, evitando lo scontro diretto. Ha preso
una testata al primo round. L’avversario aveva la testa rasata con i
capelli e la barba di tre giorni. I peli, in quella situazione, sono
come piccole lamette e tagliano a ogni contatto, quindi ho impostato
per lui una tattica intelligente con il minor contatto possibile. Le
cose bisogna capirle, e adesso arrivo alle severe critiche di
qualche giornalista anziano ed esperto: non si può giudicare la
prova di un pugile dalla tv e fare apprezzamenti scorretti come ha
fatto il signor Giuliano Orlando. Si deve avere la concretezza delle
cose quando si parla e si giudica. Se prima di scrivere avesse
parlato con me, e io gli avessi potuto spiegare, certo non l’avrebbe
scritto.
La critica
principale, quella più severa, che fa il giornalista Orlando è che
Di Rocco non dovrebbe fare il peso welter, per mancanza di
impostazione fisica, pugno e consistenza generale.
Orlando dovrebbe sapere che l’America è la grande
scuola della boxe mondiale, e in America c’é stato uno come Duran
che, da leggero, è arrivato a combattere con successo fino ai
mediomassimi. Io, da maestro, credo che sia un grave errore far
sacrificare troppo i ragazzi per rientrare in una determinata
categoria di peso. Ciò presuppone spesso degli sforzi notevoli ed è
causa, purtroppo, di guai fisici. La tragedia di De Chiara si può
spiegare anche così. Nel caso specifico di Di Rocco, credo che la
sua categoria ideale è sicuramente quella dei welter. Ci alleniamo
due volte al giorno, l’esercizio fisico, insieme all’alimentazione,
produce massa muscolare, necessaria nel pugilato. Ma la massa
muscolare pesa, e serve non solo per la potenza, ma anche per la
resistenza, per non arrivare alla fine di un match in apnea. Le
componenti che fanno propendere per una categoria sono molte, e non
le si possono giudicare senza conoscerle tutte, e in più
esternamente. Bisogna conoscere la palestra, frequentarla. Di Rocco
è partito da ragazzino, aveva 15 anni e faceva il minimosca. Vinse
un titolo italiano contro ragazzi molto più vecchi di lui. E’ stato
campione italiano dei piuma, poi dei leggeri, da professionista ha
fatto una buona carriera nei superleggeri, conquistando il titolo
mondiale giovani dell’Ibf nel 2005 e nello stesso anno il titolo
italiano difeso poi due volte, nel 2006 ha conquistato anche il
titolo della Comunità Europea, difeso poi con successo in Finlandia
contro Tolppola e poi purtroppo è arrivata la famosa serata di
Livorno contro Lauri che tutti sappiamo come andò a finire, ma
adesso la sua dimensione giusta è quella del welter. Chi critica
questa scelta dovrebbe avere la delicatezza di informarsi prima.
Cosa c’é nel futuro di Di Rocco?
Michele
combatterà di nuovo a Grosseto il 19 dicembre. Dal 2009 inizieremo
con i titoli, perché allora saremo davvero pronti. Per un po’ di
tempo il ragazzo ha pagato lo scotto di una sconfitta incredibile e
ingiusta come quella contro Lauri, ha capito di aver sbagliato,
anche se sicuramente quella sera non sbagliò solo lui. C’é rimasto
male e per parecchio tempo si è portato dietro gli strascichi di
quel giorno. Adesso il problema è stato superato, e lo vedo pieno di
voglia di far bene e di volontà. Poi nel pugilato, non si vive solo
di soddisfazioni, ma c’é una parte economica del discorso che
sicuramente sarà soddisfatta: un pugile ha bisogno di bastone e
carota. Per il bastone ci penso io, che chiedo da Michele molto di
più di quanto non chieda a altri ragazzi, ma per la carota ci deve
pensare certamente qualcun’altro. Per concludere, mi auguro come
prima cosa che Umberto Cavini si rimetta perfettamente in salute:
appena pronto potremo ragionare con lui per impostare un grande 2009
con soddisfazione per tutti. |