Intervista a Giovanni Niro
QUATTRO CHIACCHIERE CON GIOVANNI NIRO, CAMPIONE
ITALIANO DEI PESI LEGGERI.
Di: Ufficio Stampa RCC boxe
Grosseto, 17.04.08
Giovanni
Niro, peso leggero classe ’75, messinese d’origine e grossetano d’adozione, è
professionista dal 2004. Dopo dieci convincenti vittorie, nel luglio 2006, nello
scenario del tutto particolare di Sequals, batte per ko alla sesta ripresa
Corrado Battaglia e si laurea campione italiano dei pesi leggeri, titolo che
difende quattro mesi dopo pareggiando a Grosseto contro Marsili. Nel novembre
scorso, ancora nel ring di casa, batte per decisione tecnica alla quinta ripresa
Massimiliano Chiofalo, 9(1)-2=2, ma il risultato è ribaltato dalla decisione
federale di attribuire un no-contest. Il risultato è che il 30 aprile prossimo,
sul ring di Piacenza, dove Chiofalo vive, Giovanni Niro, 14(8)-0=1, deve quindi
difendere la propria imbattibilità e il proprio titolo in un match tutt’altro
che scontato. Lo abbiamo intervistato per conoscerne propositi ed emozioni.
Giovanni, come stai?
Sono tranquillo, spero di non
deludere tutte le persone che mi sono vicine e che lavorano con me. Per
prepararmi al meglio attualmente mi sto allenando con David Chianella, che
fisicamente e tecnicamente ha le stesse caratteristiche di Chiofalo. Sono
tranquillo, allenato e concentrato.
Quali sono stati i tuoi
errori nel match di novembre?
Ero
poco concentrato, cadevo sui colpi. Forse ero troppo allenato, stressato dal
tanto lavoro fatto e poco reattivo. Però stavolta dovrò stare attento a non
incappare nella sua testa. Le ferite che provocarono lo stop dell’incontro non
sono state provocate da colpi, altrimenti Chiofalo sarebbe un fenomeno. Ho
rivisto il match registrato e, francamente, non so dove i commentatori tv videro
i colpi che mi avrebbero dovuto ferire. Poi non capisco perché nella boxe non ci
sia la possibilità di sbagliare, di prendere e dare colpi. Nel calcio se un
professionista sbaglia un rigore nessuno gli dice niente. Se nella boxe un
pugile prende un colpo deve essere subito criticato. Chi commenta questo sport
lo dovrebbe capire, che su un ring non si gioca a carte, ma ci si prende a
cazzotti, e i cazzotti si prendono e si danno.
Cosa pensi del tuo
avversario?
Chiofalo è un ragazzo umile
come me. Siamo due siciliani immigrati per lavoro, e abbiamo questa grande
passione per la boxe. Entrambi saliremo sul ring per vincere ed entrambi ci
meritiamo grandi soddisfazioni dal pugilato.
Parlando
di corsi e ricorsi storici, a Piacenza contro Chiofalo ha già vinto il tuo
compagno di organizzazione De Vitis, per il titolo italiano superpiuma...
Non bado a queste cose. Quando
combatto penso solo al mio match e non al passato. Il 30 dovrò tenere la guardia
alta, dovrò muovermi sulle gambe e mettere il cuore sul ring. Il pubblico contro
non mi darà fastidio. Certo, sentirò che forse mi fischieranno, ma la cosa fa
parte del gioco. Che il pubblico ci sia o meno, per me, non fa differenza. Penso
di essere una persona umile, mi basta avere l’arbitro, l’avversario e il
maestro.
Cosa chiedi alla tua
carriera?
Voglio lasciare il mio segno in
questo sport, nel mondo del pugilato italiano. Ancora non l’ho fatto. Però resto
con i piedi per terra.
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