A margine della riunione di Savigliano
Di: Ufficio Stampa RCC Boxe
Grosseto, 3.11.08
Si sapeva fin dalla sua organizzazione che la riunione di
Savigliano di giovedì scorso sarebbe stata un grande successo, sia
dal punto di vista dello spettacolo, sia da quello della presenza di
pubblico, sia, soprattutto, da quello dei contenuti tecnici degli
atleti impegnati. Molto del merito, oltre che il solito grande
lavoro della promoter internazionale Rosanna Conti Cavini, è da
attribuire al marito Umberto, che pretese per questo appuntamento la
presenza di diverse “punte” del team di Grosseto: Servidei, Paris,
Pasqua, l’esordiente Di Luisa oltre che il beniamino di casa De
Vitis non hanno tradito le attese e fatto vincere la scommessa allo
stesso Cavini che, in non perfette condizioni fisiche, ha stracciato
i consigli medici che lo avrebbero preferito a riposo, e assicurato
la sua presenza, sempre importante, a bordo ring. Un meritato
periodo di cure e di riposo riporteranno sicuramente presto al mondo
della boxe italiana un Umberto Cavini rigenerato e pronto a nuove
battaglie.
Dal punto di vista tecnico e atletico, a Savigliano si è rivisto
Alberto Servidei, il peso piuma ravennate che aveva un compito non
certo di riposo, al rientro, contro Istvan Nagy, ungherese dal
record positivo che nello scorso luglio aveva messo in serio
imbarazzo Califano. Servidei ha sofferto prevedibilmente nelle prime
due riprese contro l’avversario, poi si è sciolto, ha ascoltato i
consigli all’angolo di Scapecchi e ha dominato la parte centrale del
match. Non ha chiuso in maniera brillantissima, ma non gli si poteva
chiedere anche di fare spettacolo a un anno di assenza dal ring. La
vittoria, anche se di misura, è giunta lieta e meritata e, oltre che
allungare l’imbattibilità a 28 incontri, dà al romagnolo la
consapevolezza di poter migliorare ancora molto e tornare ai livelli
trascorsi quando in palio ci sarà un qualche titolo importante. Sven
Paris, altro “cavallo pazzo” che è tornato in Italia dopo le
esperienze internazionali, ha dimostrato di avere una grande fame
agonistica, smentendo in questo chi lo voleva già come pugile finito
perché sordo alle sollecitazioni e ai sacrifici necessari a questo
sport. Alessandro Scapecchi, che ha iniziato a lavorare da poco
all’angolo del ciociaro, ha avuto modo di saggiare la gagliardìa di
questo ragazzo, la potenza dei suoi colpi e il suo coraggio leonino.
L’avversario, l’ungherese Szekeres, ce l’ha messa tutta e ha
ribattuto colpo su colpo le mazzate di Paris, ma poi è stato
costretto a cedere quando il ciociaro ha colpito pesante alla
figura. Per Paris una vittoria che dà morale e fiducia nei suoi
mezzi. Si è discusso del suo peso: con le cure di Scapecchi e la
voglia di vittoria, perdere due chili e mezzo per rientrare nei pesi
welter sarà una semplice passeggiata. Il supermedio Andrea Di Luisa
era stato sollecitato anche da Alberto Servidei a passare
professionista: a Savigliano, opposto all’altro debuttante Giuseppe
Loffredo, il napoletano con le stellette ha sofferto, forse più per
l’emozione, nel primo round, poi si è sciolto e ha mostrato di che
pasta è fatto: tecnicamente e fisicamente già a ottimi livelli, i
prossimi impegni gli dovranno insegnare anche continuità e dargli un
pizzico di esperienza. Per il resto, molto presto Andrea sarà pronto
a combattere per qualcosa di sostanzioso in palio. All’angolo, oltre
a papà Michele, ha sofferto per lui il fratello Diego, talento della
nazionale dilettanti. Luca Michael Pasqua, nonostante la giovane
età, è sinonimo di spettacolo quando è sul ring. Il suo avversario,
Francesco Di Fiore, lo sovrastava in altezza e in allungo, ma il
torinese non ha battuto ciglio e ha sciorinato una boxe spettacolare
e di tremenda efficacia per cinque round, poi, complice una ferita,
ha chiuso per kot alla sesta. Pasqua termina con una nota lieta un
2008 non certo ricco di soddisfazioni, ma con la certezza che il
ragazzo c’é ed è di nuovo pronto, per lo meno, all’occasione
tricolore quando questa si ripresenterà.
Antonio De Vitis ha fatto poker: dopo il titolo italiano, il
Mediterraneo Wbc e l’Internazionale Ibf, con una prova di forza
incredibile ha portato a casa anche l’Intercontinentale Wbf,
valevole anche come semifinale mondiale. Sul ring, appena letto il
verdetto, il suo clan mostrava tutte le corone del pugliese ormai
trapiantato a Savigliano, ma la collezione, per ciò che si è visto
in quattro minuti e mezzo di match, è tutt’altro che chiusa.
De Vitis ha messo alla frusta il giovane Zsolt Nagy, che è riuscito
tuttavia a mostrare le sue doti per qualche ottima risposta, ha
mostrato evidenti miglioramenti dal punto di vista tecnico e
tattico, oltre che una potenza che si conosceva far parte di già del
suo bagaglio. La chiusura al secondo round, per quel “bozzo” in
fronte dell’ungherese, ha forse risparmiato a Nagy una lezione che,
viste le premesse, era già chiaro di come sarebbe stata estremamente
severa anche se non si sarebbe prolungata per la metà delle dodici
riprese previste. Con il De Vitis di giovedì scorso pochissimi
avversari sarebbero riusciti a chiudere in piedi. Per Antonio
l’Intercontinentale schiude le porte iridate, e poco importa se
l’Ente è il Wbf o il Wba come pareva in origine (l’avversario, Nagy,
sarebbe stato sempre quello!): l’esperienza e le consuetudini della
boxe dimostrano che non sono le sigle a fare i pugili ma, semmai, i
pugili a costruire la bontà delle sigle e la serietà dei titoli in
palio. E in questo Antonio De Vitis è parso essere ottimo profeta.
Rosanna Conti Cavini ha passato tutto il tempo successivo al
termine della riunione a incassare i complimenti della stampa, degli
addetti ai lavori, delle autorità politiche e amministrative
presenti, oltre che dei semplici tifosi che si sono molto divertiti.
Per la promoter internazionale una soddisfazione grande e meritata,
con piccolo portafortuna: lo scorso 30 ottobre finiva undici mesi
d’età la nipotina Desirée... |