Intervista a Sven Paris
QUATTRO CHIACCHIERE
CON SVEN PARIS
Di: Ufficio Stampa RCC boxe
Grosseto,
02.10.08
Sven
Paris, che a dicembre prossimo compirà 28 anni, è professionista
da quando ne aveva poco più di 21, dopo un'ottima carriera da
dilettante. Indiscutibile talento associato a un pugno pesante,
Paris scala velocemente le graduatorie italiane dei pesi welter e
tra il 2003 e il 2004 mette insieme le cinture del Mediterraneo Ibf,
del Mondiale giovanile Ibf, del titolo italiano e
dell'Intercontinentale Wba. Passa nei superwelter e, dopo aver perso
l'imbattibilità, entra nel team della promoter Rosanna Conti Cavini,
che dopo un test gli permette di combattere per il titolo italiano:
a 25 anni Sven diventa campione italiano in due diverse categorie.
Deciso a nuove avventure ed esperienze, Sven parte per l'America, a
Santo Domingo prima, negli Stati Uniti dopo. Il suo talento non
passa inosservato e, con alterna fortuna, il ragazzo partito da
Frosinone si segnala in maniera positiva, soprattutto lo scorso mese
di maggio quando, nella mega-riunione di Carson in California,
distinta dal match tra De La Hoya e Forbes, batte ai punti dopo otto
buone riprese Curiel. Si aprono per lui buone prospettive, ma Sven
avverte nostalgia di casa, ossia la possibilità di combattere per
qualcosa d'importante anche in Italia, e torna all'ovile, dove
Umberto e Rosanna Conti Cavini lo attendono a braccia aperte.
Lo abbiamo beccato al telefono, di ottimo umore e
con grande voglia di raccontarsi, in procinto di partire per
Grosseto dove da oggi giovedì 2 ottobre trascorrerà la preparazione
sotto le cure di Alessandro Scapecchi. Per lui un match di
preparazione a Savigliano il prossimo 30 ottobre, quindi a Frosinone
il 28 novembre l'opportunità di scalzare il danese Bladt dalla
corona Intercontinentale Wbo.
La prima domanda, Sven, credo che sia d'obbligo:
come è stata l'esperienza americana, come la valuti e cosa ti ha
lasciato a livello umano e professionale?
In America ho conosciuto e imparato ad aumentare
il mio bagaglio tecnico. Lì il pugilato è differente dal nostro, è
molto più "tecnico", molto più professionale. Ciò che mi ha
arricchito è stato quello di trovarmi da solo in questa esperienza,
in un paese che non conoscevo. Me la sono sempre vista da solo in
questi due anni, e la cosa mi ha arricchito molto. Una esperienza
che vale per tutte, e che ricorderò per tutta la vita, è l'aver
combattuto in quella grandiosa riunione con De La Hoya, davanti a un
pubblico incredibile e con attori importanti e vip a bordo ring.
Veramente un ricordo indelebile.
A un certo punto, però, il bisogno di tornare a
casa si fa prepotente...
L'America è la terra delle chance, delle
occasioni che passano sicuramente, prima o poi. Ma io mi sono sempre
abituato a prendermele da solo, le mie opportunità, e ho capito che
potevo averle anche in Italia. Non voglio fare la boxe per tutta la
vita, ma voglio comunque arrivare al massimo che sia concesso a un
atleta.
Tornare
in Italia e tornare con Umberto e Rosanna Conti Cavini...
Avevo offerte da tutta Europa, Germania compresa,
ma è stato naturale ritornare con i Cavini. Guarda, non lo dico
perché tu sei il loro addetto stampa, lo direi a qualsiasi persona
mi possa intervistare: con me si sono comportati sempre bene, mi
hanno aiutato e sostenuto, anche quando ero in America. Soprattutto
Umberto Cavini mi ha sempre chiamato, informandosi di come stavo e
di quello che facevo. Non so quanti manager ci siano che si
comportano così con un atleta. Sono stati davvero grandi, mi hanno
coccolato. Con loro mi sembra di essere in famiglia. Per un
professionista credo che la prima cosa sia stare tranquillo, e con
loro lo sono.
Dall'esperienza nei superwelter ritornerai
welter a tutti gli effetti. Perché?
Diciamo che quando ho fatto il superwelter l'ho
fatto per pigrizia! (Ride) Mi sono reso conto che le difficoltà che
trovavo a fare il peso per rientrare nei welter erano soprattutto
mentali, appunto per pigrizia e poi perché sono un grande amante
della buona cucina. Sono un'ottima forchetta! (Ride). Da questo
punto di vista mi ha aiutato molto stare a Santo Domingo e in
America. Rimanere da soli ti arricchisce molto, vedi le cose da una
prospettiva diversa e impari a capire cosa è importante per te.
Da
oggi sarai sotto le cure di Alessandro Scapecchi nella palestra
della Pugilistica Grossetana. Lo conosci?
No, ma ne sento parlare in giro molto bene e
tutti dicono che oltre un grande maestro è un grande uomo. Nella mia
carriera ho avuto ottimi maestri, da Oliva a Zurlo, da Freddy Cruz a
Santo Domingo a Pheal Paolina ed Eddy Levine negli Stati Uniti. Ho
appreso molto da tutti loro.
L'appuntamento importante, dopo il rientro a
Savigliano, sarà quello del 28 novembre quando combatterai con
l'Intercontinentale Wbo. Conosci il tuo avversario?
Non ho mai visto Bladt, ma se è all'undicesima o
dodicesima posizione mondiale una ragione ci sarà. Battendolo,
entrerò nelle prime dieci posizioni, quindi pronto per avere presto
l'occasione di combattere per il mondiale. Non so se riuscirò a
vederlo prima del match in qualche immagine. Da dilettante una volta
avevo studiato un avversario con delle cassette, ma persi
quell'incontro. Mi feci l'idea che guardare un pugile prima di
affrontarlo mi portava sfiga! Adesso questa idea mi è passata, mi
capita di studiare degli avversari in dvd, però non mi faccio mai
condizionare e non mi fossilizzo su ciò che vedo. Ogni incontro a
una storia a sé, e spesso dal dvd all'incontro le cose cambiano.
Preferisco regolarmi sul momento, una volta sul ring.