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La splendida riunione che si è svolta a Livorno lo scorso 21 settembre, organizzata dalla Rosanna Conti Cavini Team, ha suscitato l'interesse del mondo della boxe. Numerosi i giornalisti al seguito dell'evento. Per dare seguito e continuità all'evento vi proponiamo su queste pagine quanto abbiamo raccolto sul web. Questo è il resoconto tratto dal sito www.mondoboxe.com sempre aggiornato su quanto accade nel mondo del pugilato, che ci fa una sintesi, tramite la penna di Giuliano Orlando, di quanto accaduto nella riunione livornese. riteniamo di darne pubblicazione anche su questa rivista web dedicata al pugilato, per contribuire ad una maggiore diffusione e quindi conoscenza del pugilato nel nostro paese.

Livorno:
Di Rocco gira le spalle e Lauri porta a casa due cinture

Di: Giuliano Orlando
(tratto da mondoboxe.com)

A Livorno, sia pure fatte le dovute distanze fra la statura dei due protagonisti, si è ripetuto o quasi il gesto di Roberto Duran, il mito di Panama, il più forte leggero e welter dell’ultimo quarto di secolo passato. Era il 25 novembre 1980, sul ring di New Orleans la velocità e la mobilità di Sugar Leonard stavano mandando fuori giri “Manos de piedras”, incapace di trovare il bersaglio.

           

Il suo avversario, che aveva battuto ai punti con verdetto molto discusso cinque mesi prima per il mondiale welter WBC, aveva il pugno avvelenato e voleva prendersi una clamorosa rivincita. Ci stava riuscendo alla grande. In pancia all’8 round, il gesto che non t’aspetti. Duran, imbattuto con 29 vittorie all'attivo, si ferma e volta le spalle al rivale, scandendo lo storico “No mas”, basta, il gioco non mi piace, mi arrendo. Un gesto clamoroso, che fece il giro del mondo, perché compiuto da un campione considerato il simbolo del coraggio.

A Livorno, in un contesto meno sontuoso ma non per questo meno ribollente di tifo, l’umbro Michele Di Rocco, per la prima volta era assente il suo storico maestro Gerardo Falcinelli, lo ha imitato in modo maldestro e ha rovinato il capolavoro che stava costruendo. Col senno di poi, si sarà dato una botta in testa e ripetuto: cosa ho mai fatto!

In effetti comunque lo rigiri, il suo comportamento, rivisto a freddo (il replay in questi casi è utilissimo), non ha una giustificazione plausibile. Era in netto vantaggio (avevo quattro punti, ma ce ne stavano anche cinque) aveva indovinato la tattica, poteva prendersi qualche pausa visto che il match aveva orzato nella seconda parte e quindi salvo clamorose svolte non correva grandi pericoli.

Giuseppe Lauri il suo avversario era in ripresa, ma a parere personale il disavanzo appariva troppo ampio per poterlo recuperare. Il varesino per metà incontro ha subito troppo la velocità e la varietà dei colpi di Di Rocco, perfetto per sei riprese. Che il match fosse sentito lo sapevano tutti: atleti, tifosi e altri. Ci avevano costruito l’evento, sulla rivalità.

In merito alle testate nessuno dei due, prima della zuffa post match, aveva mostrato intenzioni cattive. Michele era stato sfortunato, essendosi ferito in avvio, ma il match si stava dipanando piacevole e di ottimo livello. L’arbitro conduceva senza problemi, visto che i due erano corretti. Il fattaccio alla settima. Trascorsa fino al momentaccio senza nulla di rilevante e scorretto.

Il campione era addirittura in attacco, ma all’improvviso si staccava e voltava le spalle a Lauri che, vista la situazione - l'arbitro non dava lo stop - lo inseguiva per colpirlo. Di Rocco istintivamente schivava, si rigirava e iniziava una fase convulsa, con l’arbitro che alzando le braccia, indicava la fine del confronto, mentre saliva sul ring il maestro Scapecchi e i due pugili si scambiavano cortesie, addirittura di Rocco tentava una scalciata alla kick.

       

Uno spettacolo poco edificante. Per onestà dei fatti, Lauri e il suo angolo hanno mantenuto un atteggiamento molto corretto e il vincitore si è detto pronto a concedere la rivincita. Non entriamo nel merito delle decisioni dell’organizzazione, essendo personali, ma riteniamo che la decisione dell’arbitro rientri nel regolamento.

Cosa poteva fare di diverso? Di Rocco volta le spalle all’ avversario, il maestro interviene e a quel punto, l’arbitro francese Robin Dolpierre applica l’articolo 62 del regolamento tecnico che scrive nell’ultimo capoverso in merito all’abbandono … “Nel caso eccezionale che non sia in grado di alzare il braccio o di farsi intendere con la voce, potrà abbandonare desistendo dal combattimento e manifestando comunque in modo non equivoco – ad esempio voltando le spalle all’avversario – tale volontà.” L'intervento del maestro confermava la volontà del pugile di abbandonare. Più chiaro di così!

       

Spiace che Di Rocco, sempre corretto e rispettoso, che apprezziamo moltissimo, abbia compiuto un gesto inutile e dannoso. La tesi della testata volontaria non è suffragata dalle immagini televisive in alcun modo, quindi ci pare giusto chiudere una serata storta pensando al futuro. La striscia positiva si è interrotta dopo 17 vittorie e un pari, niente di grave, ha tutto il tempo per recuperare, iniziando magari da dove si è fermato.

Per contro Giuseppe Lauri (43+ 6-), 31 anni, contro i 25 del rivale, che mai in passato era stato fortunato, stavolta si è preso due cinture (UE e internazionale WBC superleggeri) in un colpo. Con un pizzico di fortuna. Adesso dovrà dimostrare di meritare il doppio titolo.

E’ mancato l’atteso confronto per il vacante tricolore superwelter, tra Pasqua e Loriga, avendo la Commissione medica diretta dal professor Ireneo Mario Sturla, riscontrato l’inidoneità a poter combattere da parte di Tobia Loriga, il pugile che milita con la Unicorner.

Non è andata oltre la seconda ripresa la sfida (si fa per dire) tra il campione dei supermedi Luca Tassi (11+), davanti ai tifosi di casa e Antonio Di Feto (12+ 12- 5=), reduce dalla pesante sconfitta dello scorso luglio contro il serbo Ribac. L’arbitro campano Mosella, che ricordiamo buon dilettante nei massimi, ha fermato lo sfidante appena vistolo in difficoltà. Emblematico il suo commento al maestro del pugile pugliese, che riteneva prematuro lo stop. “Io i pugili li rimando all’angolo prima che corrano pericoli”. Parole giuste.

Piuttosto ci si chiede se a nessuno è venuto in mente che si poteva evitare questo confronto. Che Di Feto sia stato dichiarato idoneo dopo le visite mediche, non cambia nulla. Semmai doveva facilitare la situazione. Meglio un ex in perfette condizioni, che un guerriero dopo il disastro.

In apertura la rivincita tra Floriano Pagliara (7+1-) e Giuseppe Lo Faro (0-2+) ha confermato la superiorità del toscano, ma pure il vezzo di farsi pizzicare dagli avversari e pagare scotto. E’ avvento al secondo round, quando il destro del siciliano, guidato dal maestro Melluzzo, ha centrato la mascella e Pagliara si è trovato con le terga al tappeto. Bravo a recuperare e ripagarsi della stessa moneta. Match a volte confuso, ma spettacolare per la generosità dei due.

       

Vittoria meritata, anche se Nino Benvenuti si augurava un pari, per premiare entrambi. A proposito dei due telecronisti, sempre vivaci e in antitesi sull’interpretazione dei match, ancora una volta hanno confermato che in fatto di regolamenti non li hanno mai letti. Evviva.


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