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Traumi da sport

IN QUESTO ARTICOLO INFORMATIVO, PARLIAMO GENERICAMENTE DI ALCUNE PATOLOGIE E TRAUMI RISCONTRABILI IN PALESTRA, DURANTE LA PRATICA DEI NOSTRI SPORT. COGLIAMO ANCHE L’OCCASIONE PER APPROFONDIRE LA NOSTRA CONOSCENZA ANATOMICA E FISIOLOGICA DI QUESTA IMPORTANTISSIMA ARTICOLAZIONE DEL CORPO UMANO.

Lussazione della spalla

di: Federico Fragale  (D.T. Scuola Arti Marziali Fragale)

Tra i traumi che si riscontrano in palestra, spesso e soprattutto nei nostri sport, è la lussazione della spalla. Con il termine “lussazione”, intendiamo la perdita dei rapporti reciproci dei capi articolari di un’articolazione.

Prima di passare ad analizzare, seppur generalmente, le cause, sintomatologie, trattamenti e riabilitazione in palestra, vediamo di fare una breve introduzione a questa importantissima articolazione.

L’articolazione della spalla è formata dall’omero scapola e clavicola, e si congiunge a due articolazioni principali: quella gleno-omerale e quella acromion-claveare.

La prima, è composta dall’estremità sferoidale della testa omerale che ruota sulla glena (una superfice della scapola)'. Questa permette al braccio di compiere una rotazione di 360° .

L'articolazione acromion-claveare è costituita dall’estremità della clavicola e dall’acromion (parte della scapola).

Queste due articolazioni, sono racchiuse in capsule fibrose, e sono rese stabili dai legamenti e dalla massa muscolare dell’arto.

L’insieme dei muscoli che consente i vari gradi di libertà al braccio, sono chiamati cuffia dei rotatori, a cui si allaccia anche il muscolo deltoide.

La spalla, è l’articolazione  più mobile tra le articolazioni del corpo umano. Possiede 3 gradi di libertà e di conseguenza permette al braccio sei movimenti ed è formata dal contatto dell’omero con la scapola e la clavicola.

Il primo grado di libertà permette movimenti sul piano frontale e precisamente l’abduzione e l’adduzione:

l’abduzione (fig 1) permette un movimento di 0-180°;

L’adduzione (fig. 2) è meccanicamente impossibile per la presenza del tronco, ma esiste combinata ad una restroposizione, con adduzione molto debole (A), e una anteposizione, dove l’adduzione raggiunge i 30-45° (B)

Il secondo grado di libertà, permette movimenti sul piano sagittale, e precisamente la flessione e l’estensione del braccio.

La flessione permette un movimento di 0-180° (fig.3);

L’estensione permette un movimento indietro di 50°.

Il terzo grado di libertà permette la rotazione interna ed esterna dell’arto (fig.4)

Nella pratica agonistica del judo e del rugby ad esempio, si verificano più frequentemente che in altri sport, delle cadute sul moncone della spalla che determinano una sollecitazione della stessa in avanti o in dietro in alto o in basso.

Il moncone della spalla è costituito anatomicamente dall’estremutà acromiale della clavicola che poggia sulla superficie articolare dell’acromion con l’interposizione di un disco interarticolare.

I mezzi di unione sono costituiti oltre che dalla capsula, dal legamento acromion-clavicolare rinforzato dalle fibre del trapezio e del deltoide.

Nella caduta sul moncone della spalla le due superfici articolari vengono sollecitate ad allontanarsi e secondo l’entità e la modalità del trauma, si può avere:

  • una distorsione,

  • una sublussazione,

  • una lussazione completa

dell’articolazione acromion-clavicolare.

Nella distorsione non si osserva un’alterazione del profilo della spalla e l’esame radiografico comparativo delle due spalle, eseguito con il soggetto in piedi e con gli arti superiori addotti al tronco, non mette in evidenza una diastasi delle due superfici articolari.

Nella sub-lussazione, nella quale si verifica la lesione del legamento acromion-clavicolare si osserva invece, un’alterazione del profilo della spalla e l’esame radiografico mostra una diastasi tra le due superfici articolari.

Nella lussazione completa, infine, nella quale si ha la lesione non solamente del legamento acromion.clavicolare, ma anche dei legamenti conoide e trapezoide, si mette in evidenza lo spostamento al di spora dell’acromion della clavicola. (vedi fig sotto di esame radiografico). Caratteristico di questa lesione è la ricerca del “segno del tasto di pianoforte” che consiste nella scomparsa della salienza dell’estremita acromiale della clavicola alla pressione digitale ed alla sua ricomparsa non appena viene a cessare la pressione digitale.

L’esame radiografico mette in evidenza una notevole diastasi delle superfici articolari.

La sintomatologia è caratterizzata da dolore più o meno intenso accompagnato da una limitazione funzionale dell’abduzione, dell’antero e retro proiezione della spalla.

I casi di distorsione e di sub lussazione, si legge che è consigliabile il trattamento conservativo, che consiste nell’applicazione di un bendaggio che avvicini l’estremita acromiale della clavicola all’acromion, mantenendole vicini pur consentendo una mobilità dell’arto.

Tale fasciatura andrebbe mantenuta per circa due settimane e successivamente l’atleta dovrebbe effettuare un ciclo di fisiocinesiterapia.

Nella lussazione completa, l’atleta dovrebbe essere sottoposto, trattandosi di uno sportivo, il più rapidamente possibile ad intervento riparativo. Quando si interviene tardi, si legge che il recupero è mediocre.

Esempio di come si esegue una fasciatura

applicazione dei cuscinetti
di protezione

Prima fase del bendaggio

Fase successiva del bendaggio
con cerotto elastico

Fasciatura ultimata vista
di schiena

Fasciatura ultimata vista
di fronte

Per quanto riguarda i traumi dell’articolazione scapolo-omerale, i rapporti articolari che si interrompono, sono quelli tra la testa dell’omero e la cavità glenoide della scapola (lussazione scapolo-omerale). Quest’ultima è quella più frequente,   causata dall’ampiezza dell’arco di movimento, può prodursi in diversi piani (anteriore, posteriore, ascellare…). In realtà nello sportivo il 95% delle lussazioni gleno omerali è anteriore e si produce per un trauma prodotto mentre il braccio è alzato ed extrarotato.

La sintomatologia è quella che si nota nelle lesioni traumatiche della spalla con il soggetto che, per il dolore, inclina il più possibile il capo verso la spalla lussata, in modo da permettere il rilasciamento del muscolo trapezio e contemporaneamente sorregge con la mano il gomito del lato lussato. La diagnostica clinica, tuttavia anche se facile di per sé non è sufficiente. Poiché spesso alla lussazione si associano fratture omerali è imperativo sottoporre il paziente ad esame radiografico prima di intraprendere la manovra di riduzione. In caso di insuccesso di tale manovra, è opportuno sottoporre il traumatizzato ad anestesia generale, grazie alla quale si ha il completo rilassamento delle masse muscolari rendendo così più agevole la riduzione.

Riallacciandomi al discorso introduttivo di lussazione, i rapporti articolari che si interrompono, sono quelli tra la testa dell’omero e la cavità glenoide della scapola (lussazione scapolo-omerale). Quest’ultima è quella più frequente,   causata dall’ampiezza dell’arco di movimento, può prodursi in diversi piani (anteriore, posteriore, ascellare…). In realtà nello sportivo il 95% delle lussazioni gleno omerali è anteriore e si produce per un trauma prodotto mentre il braccio è alzato ed extrarotato.

Esempio di lussazione scapolo-omerale anteriore

Lussazione sottocoracoidea
Lussazione sottocoracoidea
Lussazione sottoglenoidea
Lussazione sottoglenoidea

Esempio di lussazione scapolo-omerale posteriore o sotto acromiale

Aspetto antero-posteriore
Vista antero-posteriore
Aspetto laterale
vista laterale

Le lussazioni, si presentano in un determinato modo:

  • si presenta un abbassamento del profilo della spalla;

  • vi è un’abduzione obbligata del braccio di 20-40°;

  • assenza della testa omerale nel cavo ascellare.

In presenza di questi traumi, dobbiamo prestare molta attenzione, e le manovre per la riduzione della lussazione devono essere eseguite da personale medico, evitando i metodi del “fai da te”, in quanto una manovra non ben riuscita può causare lesioni più o meno serie ai nervi e vasi con pericolo di lesioni permanenti.

Normalmente una volta effettuata la manovra di riduzione, si provvede all’immobilizzazione con una fasciatura per circa 20-30 giorni, per poi iniziare degli esercizi prestabiliti da un fisioterapista, con la consulenza di un apposito preparatore che dovrà seguirci passo passo in palestra.

Quest’ultimo punto, non per questo il meno importante, anzi, ha come fine quello di rieducare al movimento la spalla, il recupero del suo trofismo muscolare (in parte perso, a causa dell’inattività della parte), compensazione della capsula articolare e dei legamenti grazie ad un maggiore tono muscolare e recupero della coordinazione motoria in tutti i suoi gradi di libertà.

Pertanto, visto che l’articolazione della spalla è composta e formata dal cingolo scapolo-omerale, si deduce che gli esercizi da effettuare, non saranno quelli solamente a carico concentrato delle spalle, ma anche dei pettorali gran dorsale e sulla cuffia dei rotatori (molto importanti per garantire stabilità alla spalla).

A volte ci troviamo in presenza di lussazioni ripetute, o recidive dovuti a movimenti anche banali causati dalla ormai lassità dei tessuti coinvolti nella “prima”, vera fase di lussazione. In questi casi, l’unico intervento che ci consigliano solitamente di fare per porre rimedio… è proprio l’intervento chirurgico.


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