ASSENTE DALLE NOSTRE PAGINE DA
LUNGO TEMPO, TORNA A SCRIVERE PER
ILGUERRIERO.IT, UNO DEI NOSTRI ATTIVI COLLABORATORI REDAZIONALI: SALVATORE
COSENTINO. L’ARGOMENTO E’ QUANTO MAI INTERESSANTE O FORSE PER ALCUNI
APPARENTEMENTE SUPERFICIALE… MA LEGGENDOLO BENE E COMPRENDENDONE IL SIGNIFICATO
ED IL MESSAGGIO INTRINSECO… FORSE POTREMMO DIRE CHE POTREBBE SICURAMENTE ESSERE
“SOMMARIO”… MA ALTRETTANTO CERTAMENTE, MOLTO PROFONDO E DAI MOLTI SIGNIFICATI
INTERIORI, ANCHE SE TALVOLTA POTREBBERO APPARIRE LEGGERMENTE CRIPTATI, MA SOLO
PER CHI FORSE NON E’ ANCORA IN GRADO DI COMPRENDERLI.
Il
lavoro “interno” o interiore nella Muay Thai
Di: Salvatore Cosentino
(n.d.r.) Dopo un periodo di assenza dai riflettori,
Salvatore Cosentino noto collaborare de
ilguerriero.it, nonché autorevole tecnico del settore, torna a parlarci di
Muay Thai nella sua essenza…”interiore” e “pura”. Certo l’autore non vuole
sicuramente affermare che il suo modo di intendere la Muay Thai sia l’unica via
originale, ma come al solito si limita ad analizzare le particolari peculiarità
che vanno forse, oltre la sola e mera tecnica. Un lavoro questo, che sicuramente
molti di voi apprezzeranno o criticheranno… ma (come abbiamo detto più volte e
continuiamo a dire) ben vengano le critiche, purchè “costruttive”, cioè motivate
e motivanti, atte quindi a farci crescere e a comprendere sempre di più il
nostro variegato e colorito mondo. Salvatore tiene a precisare che dopo anni di
ricerche, studi e pratica costante, vuole semplicemente mettere a conoscenza
delle sue esperienze, mirando a cercare il filo conduttore delle arti marziali
orientali, ma senza nessuna pretesa di verità oggettive…e… come al solito,
lasciamo poi a voi gentili lettori, le vostre personalissime conclusioni!
(n.d.r.)
Ebbene
si, anche nella Muay Thai (a mio avviso) esiste un lavoro detto “interno”, del
tutto simile alle arti marziali cinesi che fino ad oggi hanno decantato e
detenuto, a detta degli esperti maestri del settore, questo “status quo” di
lavoro, che come vedremo e come cercherò di farvi capire, esiste anche nella
Muay Thai. Di certo non in maniera espilicita e naturalmente… non è che dico che
è così perché vado in giro a raccontare che me lo hanno detto i tailandesi!
Qualcuno potrà pensare alla Ram Muay…vero! Ma torneremo ad esaminare e parlare
della Ram Muay sotto questo aspetto in seguito, per ora vorrei parlarvi solo
dell’aspetto tecnico o meglio dell’anima vera delle tecniche che, a mio
personale avviso, ogni arte marziale detta “tradizionale” dovrebbe contemplare.
Nei libri e nella dottrina moderna, spesso si legge di arti marziali interne ed
esterne. Bene, per voi lettori de ilguerriero.it regalo questa “chicca”. In Cina
stessa, la differenza fra arti marziali esterne ed interne non e’ mai esistita,
questa differenza è nata all’inizio del secolo scorso per segmentare e
differenziare l’aspetto delle varie scuole, o perché (e penso che ciò sia la
tesi più probabile) i maestri contemporanei avevano perso la vera conoscenza
dell’arte stessa… chissà!?
La confusione nel mondo del Kung Fu continua a regnare
sovrana, ma questa e’ un'altra storia, dove ognuno in base alle conoscenze delle
forme inedite si autoproclama grandmaster… fondando cosi la propria branch, la
propria scuola, il proprio marchio e addirittura “registrato”… (!?) pronti a
venderlo in francising, e detenere cosi nelle vostre mani la “vera conoscenza
segreta”… (!?) Ma quale sarà poi lo stile vero… quello della propria scuola?
Polemiche a parte, nella maggior parte delle arti marziali
interne, dal
Tai Chi Chuan al Ba Ji Chuan, dallo Shing Yi al Lan Shou Quan e al Yi
Chuan ecc… solo per citarne i più famosi, si usa questa “forza interna” capace
di sradicare l’avversario dal suolo con una spinta.. e vi posso dire che è vero,
perchè ho provato personalmente su me stesso queste tecniche… ma sapete quale è
il segreto… o meglio, la base di questa forza? L’uso della colonna vertebrale,
il radicamento col terreno, l’uso intelligente dei muscoli.. ovvero fare
lavorare i muscoli interessati senza contrarre gli altri distretti corporei
(..questa opzione da effettivamente un maggiore risparmio energetico) la
rilassatezza muscolare, e dulcis in fundo… imparare ad usare il “colpo di
frusta” (Fa Jing in cinese) ovvero allungare i tendini durante l’esecuzione
tecnica dei colpi di pugno… sarebbe questo il segreto per avere il pugno da k.o.(..notate
bene che l’allungamento dei tendini non si verifica di frequente… rimane questo
il problema! Infatti il pugno da k.o difficilmente si costruisce su un atleta,
questo… o si ha, o non si ha… ragion per cui…) e spero sinceramente che dopo
queste mie rivelazioni (apparentemente blasfeme…ma credetemi, non troppo!) i
maestri tradizionalisti del tradizionale mi lascino ancora in vita!
A questo punto voi mi direte: <<”Ma nella Muay Thai cosa
centrano queste cose?..””>> Bhe, se leggete i miei precedenti articoli forse,
riuscirete a costruirvi da soli il puzzle… per questa volta mi limito
semplicemente ad analizzare alcune peculiarità tecniche.
La prima volta che mi recai in Thailandia, seppur per un
breve periodo di 15 giorni, cominciai a notare la differenza delle facce dei
thai durante le loro esecuzioni tecniche… Mentre in Italia, ricordo che
allenandoci avevamo espressioni sofferenti e da duri, in Thailandia invece si
giocava….. Vedevo i thai ridere e non capivo... ricordo che le tecniche di
calcio circolare (anche se controllate) non si riuscivano a vedere…
impercettibili all’occhio tant’era la velocità di esecuzione! Mi ricordo che un
vecchio maestro tailandese riusciva a prevedere tutte le tecniche che eseguivo
durante la shodow boxing (boxe a vuoto) prendendomi persino in giro ed io non
riuscivo a capire quali esoteriche “facoltà’” avesse sviluppato questo simpatico
vecchio thai.
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tempo capii che questo riusciva a prevedere le mie tecniche, dalla contrazione
muscolare degli arti e dal mio movimento degli occhi.. che unite all’esperienza,
facevano si che il vecchietto prevedesse ogni mia mossa… e non solo lui, ma
anche tutti i thai che si divertivano a giocare con me! Un altra cosa che
all’epoca non capivo, era il perché… quando si lavorava con le ginocchia al
sacco, si dovesse accompagnare la tecnica con un suono di tipo Ohè..! E venivo
addirittura rimproverato perchè non “gridavo bene”....!
Come nelle forme cinesi i suoni, anche nella Muay Thai sono
fondamentali e sapete il perchè? Determinati suoni di tipo addominale, fanno si
che il corpo si scarichi dalle tensioni muscolari… (strano ma vero…) in questo
modo le tecniche, non solo acquistano più potenza, perchè si scaglia il colpo
con tutto il peso del corpo, ma soprattutto durante l’esecuzione non
“telegrafiamo” le nostre intenzioni all’avversario più smaliziato ed esperto. Un
suono di tipo toracico o gutturale, al contrario… fa si che tutta la parte
posteriore e anteriore del corpo si irrigidisca.
A questo proposito anche l’arbitro internazionale Henk
Verschuur, maestro di diverse discipline marziali giapponesi, nonchè Khru di
Muay Thai, vedendomi molto appassionato mi fece lavorare al sacco con lui,
(durante una pausa a settembre per il corso di formazione arbitri) e mi
sottolineò l’importanza dei suoni, quando si lavora al sacco o ai pao, della
necessaria rilassatezza del corpo e sul come colpire… Anche se dal punto di
vista biomeccanico eseguivo le tecniche in maniera corretta, mi ha sottolineato
di non trascurare questi piccoli, ma importantissimi particolari per ottenere
una maggiore potenza nei colpi… e per questo lo ringrazio sentitamente.
Un'altra cosa fondamentale che si rifà al lavoro detto
interno o interiore, è l’atteggiamento mentale che si dovrebbe avere ed
utilizzare durante l’esecuzione tecnica. Come detto sopra, i thai quando
eseguono le tecniche col compagno ridono come se giocassero…. quel ridere fa si
che la mente non faccia irrigidire il corpo e favorisce lo scarico dello stress
e la tensione muscolare, ancor prima di eseguire una azione combinata o una
singola tecnica. Favorendo cosi anche la necessaria velocità d’esecuzione, che
aumenta in maniera incredibile! Infine, il ridere favorisce l’atteggiamento
mentale al combattimento, spiazzando la forza psicologica antagonista
dell’avversario e facendoci capire che il combattimento non si deve combattere
ma accettare…
Ma come al solito, lascio a voi gentili lettori le vostre
conclusioni… al lavoro!
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