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Conoscere l’arte marziale filippina."Rompere il dente al serpente" si sente dire durante le lezioni di kali. Ma perché mai colpire la mano armata quando posso raggiungere direttamente la testa? Tutto nasce dall'esperienza sui campi di battaglia di cento guerre che hanno attraversato la storia delle Filippine. In uno scontro con il bolo (nome generico per indicare vari tipi di machete locali) se colpisco il "bersaglio grosso", cioé il corpo, non è detto che fermerò istantaneamente l'azione del mio avversario. Questo significa che, nonostante lo abbia colpito per primo, la sua arma potrebbe proseguire la traiettoria, anche se deviata, e comunque ferirmi a morte. Ecco perché per il praticante di kali è prioritario eliminare il braccio armato. Questo può essere trasferito al combattimento a mani nude, ma l'azione di "distruzione" delle estremità dell'aggressore diventa solo una necessità legata alla differenza d'altezza, quindi all'impossibilità di raggiungere il "computer", dato che tutti gli arti hanno eguale pericolosità. Nonostante questo principio, a seconda dello stile di kali, esistono anche tecniche sulla corta distanza dove la "mano viva" controlla il braccio armato e il bastone o bolo raggiunge direttamente il corpo. Tutti i sistemi che impiegano armi da fuoco o da taglio definiscono "mano debole" quella che non impugna l'arma. Per il kali è invece la "mano viva". Questo perché mentre il bastone para o deflette l'attacco avversario, la mano disarmata intrappola il braccio armato per disarmare o mettere in leva, controlla e ostruisce le traiettorie di un secondo attacco, funge da ultima difesa prima che venga raggiunto il corpo, e cerca anche di colpire di pugno o con la punta delle dita se la distanza lo permette. Proprio per il fatto che nelle arti marziali filippine vengono impiegate insieme mano armata e disarmata, se ne tiene conto anche nella strategia difensiva. Cioé se pariamo un attacco di bastone senza considerare altra minaccia potremmo ricevere un colpo con la sinistra che potrebbe rovesciare la situazione o, peggio ancora, potremmo avere la sorpresa che in questa mano celava un coltello. Ecco perché nel kali si parla di "posizionamento sicuro" cioé di spostare il corpo durante la difesa in una zona lontana dalla traiettoria d'azione di un secondo attacco, oppure ottenere una posizione dalla quale sia controllabile o facilmente neutralizzabile l'azione della mano sinistra. Sicuramente bizzarro vedere un "esperto" di kali o escrima eseguire complicatissimi intrappolamenti e poi non essere in grado di colpire con potenza, precisione e giusta scelta di tempo. Ultimo, ma solo per ordine, il principio del colpire, colpire e colpire ancora. Con il bastone si possono effettuare leve articolari, strangolamenti, si può anche lottare a terra... ma la priorità di un arma è quella di colpire, tutto il resto è collaterale. Per un approfondimento rimandiamo alla lettura del libro "Kali, il combattimento con e senza armi" di Roberto Bonomelli, De Vecchi Editore (per ordinarlo scrivere a impactinfo@libero.it), oltre all’invito a visitare il sito www.akea.it , il punto di riferimento italiano, per i praticanti di Arti marziali filippine e non solo… Mabuhay a tutti i nuovi praticanti di kali-escrima-arnis. Roberto BonomelliFOTO E DIDASCALIE. |