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Psicologia

LA “PSICOLOGIA DELLA SALUTE"  IN AMBITO SPORTIVO

Una notizia di questi giorni apparsa sul  boxingbar recita: (16/07/2004)“Continua lo scandalo doping in Svizzera, dopo Maksutay trovato positivo e sospeso dalla Lega Svizzera per un anno, ora squalificato per 2 anni anche Petar Majstorovic”.  Evidentemente, divenendo  tutto lo sport (anche il nostro) progressivamente sempre più una pratica di massa, crediamo che il suo ambiente possa riflettere sempre maggiormente lo stato della società più ampia in cui questo è immerso e di cui risulta inevitabilmente intriso, con cui deve continuamente confrontarsi e necessariamente fare i conti. A tal proposito vi proponiamo questo articolo informativo sull’argomento, frutto della ricerca commissionata dalla redazione alla nostra giovanissima collaboratrice sul tema della psicologia sportiva. Gustiamoci anche questa sua interessante relazione e informazioni, su ricerche condotte ed ancora in attuazione, in ambito sportivo e sociale.

Di: Beatrice Guardati

Passati e conclusisi  tempi  in cui forse, la pratica sportiva sembrava apparire ai più, solo una semplice e raccomandabile pratica ludica per la dissipazione energetica e dell’aggressività giovanile… O forse utile e necessaria solo per una sana metamorfosi fisica nell’ età e fasi evolutive pre e post adolescenziali… Dopo un lungo e faticoso periodo di promozione e divulgazione della sua pratica anche e soprattutto a fini salutari e di prevenzione, oltre che educativi e formativi… Sembra finalmente che tutti gli ambienti sportivi stiano ormai riscuotendone i primi e tanto a lungo attesi frutti.  Le condizioni economiche forse raggiunte dal nostro Paese, si legge da più parti che ci inducano adesso ad essere “in forma” anche  per rispettare addirittura canoni estetici, assunti ultimamente come “modello” e reputati forse necessari, per una migliore e completa nostra accettazione sociale. Finalmente la pratica sportiva sembra forse essere divenuta, anche per il pensiero collettivo, una componente essenziale per la corretta abitudine di vita a cui ognuno di noi dovrebbe tendere ed aspirare di condurre. Assistiamo felicemente all’esistenza di  pratiche sportive proposte e “confezionate” per tutti, allo scopo di colmare e rispondere adeguatamente alla crescente richiesta esponenziale di attività sportive, da parte di chiunque voglia sentirsi forse e persino “congruo” con il tempo e società in cui vive. Che la pratica sportiva sia potuta divenire anche apparentemente una moda, non può che farci piacere sotto certi aspetti, perché la sua diffusione potrebbe sicuramente  esportare all’esterno e nella società gli educativi e umani valori sportivi di cui ogni specialità è portatrice. Ma nel consueto e inevitabile scambio interrelazionale tra i diversi ambienti, leggiamo si teme che possa avvenire anche una importazione comportamentale di quelli che solitamente e sommariamente, amiamo definire come i difetti più diffusi della “società moderna” in cui continuamente ci formiamo e viviamo. Si legge e si osserva infatti, che il rischio risiede nel fatto si possa forse iniziare  a “sentire”  dai giovani come un qualcosa di assolutamente necessario,  potersi affermare ed eccellere soprattutto nello sport, per sentirsi necessariamente e fin da subito, realizzati e “vincenti” nella società.   Adesso che finalmente la  pratica sportiva è divenuta realtà potenziale per tutte le tipologie di persone  e con griglie trasversali tra ceti e status, ecco che forse l’ambito della pratica sportiva, potrebbe divenire anche un ambiente per le ricerche psicologiche e sociali, così come è possibile forse, osservare  e vedervisi riflettere,  i risultati di quelle condotte in altri ambienti. Ecco che allora, anche  la ricerca scientifica entra sempre maggiormente nelle sue problematiche, ricercandone le cause e concause in tutti gli ambiti di ricerca e naturalmente anche in quella psicologica. Mi auguro conosciamo tutti e già da tempo la comparsa della psicologia sportiva attraverso corsi federali e ricerche, o dovuti e augurabili approfondimenti personali … e sappiamo quindi, quante problematiche possa aver aiutato a comprendere, a evitare o a scioglierne i complicati e stretti nodi. Apprendiamo adesso, ricercando sul web in www.sportpro.it, dell’esistenza e nascita della “Psicologia della salute”. Cerchiamo quindi di capire (anche attraverso le notizie riportate su quel sito) che cosa è, di cosa si occupa e quali sono i risultati delle sue momentaneamente, ancora correnti ricerche. Scorrendo le pagine del sito sopra menzionato (ed a cui rimandiamo per una maggiore e corretta informazione, anche se più formale e “forbita”) appare che un ambito di azione della Psicologia dello Sport, è anche la cosiddetta: “Psicologia della Salute”. Vi si legge inoltre, che lo scopo specifico della “psicologia della salute”, è quello di contribuire alla comprensione degli stati di salute o malattia attraverso ricerche cliniche e di base. Contribuendo inoltre all'informazione biomedica sulla salute e sulla malattia. Integrandole naturalmente con conoscenze psicologiche, indirizzate a promuovere l'educazione e i servizi, ad informare la comunità psicologica e  il pubblico in generale, sui risultati delle ultime, correnti ricerche e momentanei risultati. Le molteplici aree e campi di ricerca in cui possiamo osservare la sua azione, ci fanno comprendere la vastità del  campo potenzialmente riguardante la Psicologia della Salute. Vi si legge inoltre che un rapporto dell'Ufficio Generale Americano della Chirurgia, fa notare ed evidenzia come le maggiori cause di mortalità negli U.S.A. hanno importanti componenti comportamentali. Si arguisce conseguenzialmente quindi, che questo rapporto evidenzia e forse certifica, che i fattori comportamentali di rischio (per esempio uso di sostanze stupefacenti, doping, alcool,  fumo, dieta senza controllo medico, stress, e quindi sostanzialmente uno stile di vita sbagliato) potrebbero essere eventualmente, il principale elemento su cui concentrare gli  sforzi per  la prevenzione della salute. Sappiamo bene come nell'ambiente sportivo sia fondamentale considerare come importante e necessario, uno stile di vita che assume come principio fondante e principale, il rispetto soprattutto del valore "salute". Questo sicuramente dovrebbe significare che l'atleta, per necessità e per scelta di vita, deve evitare l’alcool, il tabagismo etc… ma soprattutto credo significhi che dovrebbe allontanarsi e prendere le giuste distanze da quella che nel sito viene definita dal ricercatore come: "la cultura del doping". A questo proposito leggiamo  che secondo una indagine - vedi il sito del Centro Regionale di Psicologia dello Sport del Friuli V.G., http://cerpsfriulivg.supereva.it, condotta sui ragazzi di un'età tra i 16 e i 19 anni, delle scuole superiori in Udine e provincia, che questi considerano il concetto di “Vittoria” come un concetto assoluto da raggiungere e perseguire ad ogni scopo. Possiamo quindi comprendere il pericolo di come in questa ottica forse, tutto possa divenire lecito al conseguimento del risultato. Forse anche arrivando all’utilizzo di sostanze pericolose per il nostro organismo? Forse arrivare perfino a rischiare di morire… per vincere? Si conclude dicendo che: sappiamo bene quanto il senso di competizione sia interiormente e naturalmente compreso nell'animo umano, ma crediamo che forse, la competizione vada vissuta e praticata entro alcuni e fermi limiti. Ma soprattutto ci auguriamo: senza ignorare o far finta di non comprendere la realtà e pericolosità di quello che forse, ci potremmo apprestare a compiere o che altri potrebbero consigliarci o spingerci a  fare e rischiare così di oltrepassare la linea della legalità, ma soprattutto ed in particolare… quella ancora più importante e educativa della “lealtà sportiva”. Leggiamo e vi rendiamo partecipi infine, di una notizia che potremmo reputare  quantomeno “preoccupante”- pare infatti che dai risultati provenienti  da ricerche condotte  in ambito sportivo ed in  campo agonistico,  emergerebbe che valori come: solidarietà, rispetto per se' e per gli avversari, lealtà nei confronti dello sport sentito come sport pulito…  vadano lentamente, ma purtroppo progressivamente, quasi svuotandosi di significato (o assumere forse nel giovanile immaginario collettivo, significato di valori “intralcianti” obsoleti e sorpassati?) per lasciare il posto ad una spietata corsa verso un successo più facile e la notorietà,  dettati crediamo da una fortissima ed eccessiva ambizione, notoriamente bisognosa di successo. Leggiamo infine, che le problematiche fino a questo punto esposte, sono purtroppo solo le prime impressioni che è stato possibile ricavare dalla sua ricerca che è momentaneamente ancora in fase di attuazione. Ci crea però sollievo, poter evincere dall’articolo stesso, che fortunatamente questi primi segnali negativi, hanno già suscitato parecchie preoccupazioni in chi si occupa scientificamente di queste tematiche. Non possiamo quindi concludere la nostra evidenziazione informativa, senza dichiarare di essergliene grati, ma augurandoci intimamente però, si tratti solo di una eccessiva ma necessaria e oculata attenzione nei riguardi dello sport, per la salvaguardia del suo ambiente e degli appassionati praticanti a tutti i livelli.


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