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Anatomia

ECCOVI UN ARTICOLO SU UN ARGOMENTO, CHE POTREBBE INTERESSARE MOLTISSIMO GLI ISTRUTTORI E MAESTRI… (ma che dovrebbero tuttavia, già conoscerlo) MA ANCHE E SOPRATTUTTO CHI ASPIRA A DIVENIRLO (il quale dovrebbe studiarlo approfonditamente) E SICURAMENTE ANCHE OGNI PRATICANTE CHE VOLESSE CONOSCERE ANCORA PIU’ APPROFONDITAMENTE IL PROPRIO CORPO, PER MEGLIO GESTIRLO E PRESERVARLO DA EVENTUALI INFORTUNI… O PER MEGLIO COMPRENDERE I TERMINI (in caso gli fossero purtroppo già avvenuti) CONTENUTI NELLE PROPRIE DIAGNOSI MEDICHE E REFERTI PRESENTATIGLI (spesso a loro incomprensibili). MA ANCHE PIU’ SEMPLICEMENTE PER ALLARGARE LE NOSTRE CONOSCENZE GENERALI SUL CORPO UMANO E SUL SUO FUNZIONAMENTO.

GENERALITÁ SULLE OSSA E ARTICOLAZIONI

Di: Dott. Francesco Pellegrino

GENERALITA’ SULLE OSSA

Le ossa, sono organi di varia forma e volume, di solida consistenza e dotate di grande resistenza meccanica. Numerosissime (piú di 200), sono adatte ad essere composte, mediante giunzioni articolate, per costituire lo scheletro di sostegno del corpo e per fornire inserzione agli organi muscolari che le spostano. Le ossa peraltro, non rispondono soltanto a necessitá di statica e locomozione; esse rappresentano anche un deposito di sali minerali e sono la sede dell’ “emopoiesi”.

Per la loro forma, le ossa  si distinguono:

  1. ossa lunghe, caratterizzate dalla prevalenza di un diametro sugli altri due; 

  2. ossa piatte, a due diametri prevalenti sul terzo;

  3. ossa brevi o corte a diametri all’incirca tutti equivalenti.

Le ossa lunghe presentano un corpo allungato o diafisi e due estremitá terminali piú o meno ingrossate, le epifisi;

le ossa piatte sono larghe e lunghe, ma sottili;

le ossa corte si presentano come blocchetti di varia forma.

Nelle diafisi delle ossa lunghe, esiste un rapporto fisso, ottimale ai fini della resistenza meccanica, fra diametro esterno ed interno; questo rapporto si altera nel vecchio e comunque in condizioni di inattivitá, con grave diminuzione della resistenza.

Nel descrivere le ossa, si fa ricorso ad una terminologia che ne contrassegna le diverse parti:

  1. Epifisi sono le estremitá terminali delle ossa lunghe;

  2. apofisi o processi sono tozze sporgenze e cosí, meno circoscritte le tuberositá; piú circoscritti sono i rilievi detti tubercoli e appuntite sono le spine.

  3. Solchi, fosse e docce sono impressioni dell’osso rispettivamente sottili, arrotondate o allungate.

Tutte le ossa sono avvolte in superficie da una membrana fibrosa, densa e scollabile, il periostio. Questo involucro manca sul contorno, delle aree impegnate nelle giunzioni articolari, che sono invece rivestite da cartilagine. Le ossa, viste in sezione presentano cavitá interne rivestite da una sottile membrana detta endostio, che contengono il midollo osseo. Le ossa sono formate per la maggior parte da tessuto osseo; partecipano alla loro costituzione anche tessuto cartilagineo e tessuto connettivo fibroso e sono presenti infrastrutture vascolari e nervose.

Tessuto osseo

É costituito di cellule e di sostanza intercellulare. Nella sostanza intercellulare si trovano fibre collagene, sostanza amorfa e sali minerali.

Le cellule sono di tre tipi:

  1. Gli osteoblasti sono elementi che sintetizzano la sostanza intercellulare organica e intervengono nella calcificazione. Sono presenti ovunque abbia luogo la formazione di tessuto osseo.

  2. Gli osteociti sono le cellule incluse negli strati ossei depositati. Derivano da osteoblasti che hanno ultimato il loro lavoro di sintesi. Sono disposti, uno per uno, entro lacune e canalicoli scavati nello spessore del tessuto osseo. Tali cavitá continuano l’una nell’altra e formano un sistema intercomunicante, entro tutta la massa del tessuto.

  3. Gli osteoclasti sono le cellule del riassorbimento osseo massivo. Hanno cioè, la capacitá di disciogliere i sali minerali e di dissociare e distruggere le fibre collagene. Queste cellule, contribuiscono allo scambio di calcio tra il sangue e l’osso. Collaborano inoltre con gli osteoblasti a rimodellare di continuo la forma, la massa e la struttura interna degli organi scheletrici (rimaneggiamento osseo).

Nella sostanza intercellulare, le fibre collagene si presentano come fasci di filamenti, sono molto elastiche resistenti alla rottura. Rappresentano circa il 95% del peso secco dell’osso decalcificato.

I costituenti minerali della sostanza intercellulare, sono rappresentati da:

  1. calcio (99% del calcio dell’organismo, il 26% del peso secco dell’osso)

  2. fosforo (90% del fosforo dell’organismo, il 12% del peso secco dell’osso)

  3. sodio (25% del sodio dell’organismo)

  4. cloro e fluoro.

Struttura del tessuto osseo

Vi sono piú varietá di tessuto osseo; due sono i tipi macroscopicamente apprezzabili:

  1. il tessuto osseo compatto;

  2. il tessuto osseo spugnoso.

Il primo si presenta come un blocco solido continuo, nel secondo il tessuto osseo si dispone in trabecole che delimitano piccole cellette.

Periostio

La superficie esterna delle ossa, é ricoperta da una membrana di natura fibrosa, il periostio, che manca soltanto nella zona di attacco, di alcuni legamenti e tendini e nelle aree coperte da cartilagine articolare. Una membrana fibrosa sottilissima, l’endostio riveste le cavitá interne della sostanza ossea compatta e spugnosa. Nel periostio si distinguono uno strato esterno: ricco di fasci fibrosi; e uno strato interno: ricco di fibroblasti e osteoblasti; quest’ultimo é osteogenico, ossia in grado di apporre osso durante l’accrescimento o nel corso di processi riparativi. Il periostio é ricco di vasi che si spingono in profonditá nell’osso sottostante; é ricco anche di fibre nervose sensitive.

Tessuto cartilagineo

Il tessuto cartilagineo é un componente diffuso nello scheletro ed é caratterizzato dall’elevata resistenza alla pressione. Nella vita fetale, esso forma la quasi totalitá dello scheletro. Nel periodo dell’accrescimento, si reperisce soltanto in corrispondenza delle epifisi e nelle cartilagini di coniugazione. Nell’adulto si localizza nelle superfici articolari e nella porzione cartilaginea delle coste.

Vascolarizzazione e innervazione delle ossa

La sostanza compatta delle ossa lunghe, possiede una rete vascolare molto fitta. I vasi del tessuto osseo compatto, provengono dal canale midollare e dal periostio. Nel primo caso, una o piú arterie nutritizie, penetrano da uno o piú fori nutritizi, nello spessore dell’astuccio osseo e raggiungono attraverso un canale nutritizio, il canale midollare. Qui si dividono in rami a decorso longitudinale, che in parte irrorano il midollo osseo, in parte rientrano nella sostanza compatta (vedi fig. 1). Altri vasi passano direttamente nella sostanza compatta dal periostio, attraverso sottili forellini. Le epifisi delle ossa lunghe sono vascolarizzate dai rami diafisari stessi e inoltre da arterie di origine periostale, che si portano in profonditá a livello delle epifisi. Una irrorazione di questo tipo é presente nelle ossa piatte e brevi. Il periostio é riccamente innervato; alcune delle fibre si spingono in profonditá, decorrendo insieme ai vasi.

Fig. 1   Organizzazione vascolare di un osso lungo. L’osso riceve sangue da un’arteria nutritizia principale che, attraversata la struttura compatta diafisaria, penetra nel canale midollare e si biforca in due rami che si dirigono verso le epifisi

Fattori di accrescimento

L’accresscimento delle ossa, come di tutti gli organi, risente innanzi tutto di fattori genetici; grande importanza assumono peró anche i fattori ormonali. L’accrescimento osseo risente inoltre delle condizioni di nutrizione, in particolare, dell’apporto di fosforo, calcio e di vitamine A, C e D. Infine, hanno importanza i fattori meccanici quali le forze gravitarie e le forze muscolari.

GENERALITÁ SULLE ARTICOLAZIONI

Le articolazioni, sono dispositivi giunzionali che riuniscono le ossa in quel complesso architettonico che é lo scheletro.

Le giunzioni che si effettuano tra i capi scheletrici a mezzo di tessuti connettivi interposti a riempire lo spazio tra le estremitá articolari, quasi a farle continuare l’una nell’altra, prendono il nome di sinartrosi. Le diartrosi sono invece caratterizzate dalla discontinuitá e dal contatto tra le cartilagini di incrostazione dei capi articolari; questo contatto é mantenuto da complessi legamentosi non interposti ma avvolgenti a manicotto le estremitá ossee (mezzi di unione).

Sinartrosi

Nella classificazione delle sinartrosi si distinguono:

  1. suture;

  2. sicondrosi;

  3. sinfisi.

Nelle suture, l’intermediario tra i capi articolari é un tessuto connettivo denso. I capi articolari sono solitamente i margini di ossa piatte. Sono suture, ad esempio, le giunzioni che si stabiliscono tra le ossa piatte del cranio.

Nelle sicondrosi l’intermediario tra i capi articolari é un tessuto cartilagineo. Esempio di sicondrosi é l’articolazione fra lo sterno e la 1a costa.

Nelle sinfisi, fra i capi articolari rivestiti di cartilagine é interposto un tessuto fibro-cartilagineo più o meno compatto. Esempi di sinfisi sono dati dalle articolazioni tra i corpi delle vertebre e tra le parti pubiche delle due ossa dell’anca.

Tutte le sinartrosi sono: virtualmente immobili o semimobili.

Diartrosi

Nelle diartrosi si debbono considerare la forma e la grandezza dei capi articolari, le superfici articolari e le cartilagini d’incrostazione, la capsula articolare con gli strati fibroso e sinoviale, i legamenti di rinforzo, i limiti articolari e i menischi, la cavitá articolare e la sinovia.

Forma delle superfici articolari

I capi articolari presentano una grande varietá di forma, estensione e orientamento delle superfici che vengono in contatto. Le varietá morfologiche raggiungono rilievo determinante ai fini della specializzazione funzionale, cioé del tipo di movimento e del grado di libertá che l’articolazione consente. Tenendo conto delle caratteristiche delle superfici articolari si distinguono:

I)- artrodie (fig. 2-1)in cui le superfici articolari contrapposte sono piane. Vincolate dai mezzi di unione, queste superfici stanno a contatto e scivolano su un piano; esse non consentono, pertanto, l’esecuzione di movimenti angolari;

II)- enartrosi (fig.2-2) in cui le superfici contrapposte sono a forma di segmenti di sfera, piena e rispettivamente cava. I capi articolari, sempre a contatto ruotano reciprocamente e cosí le relative diafisi compiono movimenti angolari su tutti i piani;

III)- condiloartrosi (fig.2-3) che presentano superfici articolari contrapposte a contorno ellissoidale, l’una concava (cavitá glenoidea) e l’altra convessa (condilo). I movimenti sono angolari, limitatamente ai due piani ortogonali corrispondenti ai due assi principali;

IV)- articolazioni a sella (fig. 2-4) in cui le superfici articolari sono, anche in questo caso, biassiali, convesse in una direzione e concave in quella ortogonale. Le superfici articolari si contrappongono, creando un incastro reciproco. I movimenti sono biassiali, accompagnati da un certo grado di rotazione assiale;

V)- ginglimi in cui le superfici contrapposte, rappresentano un segmento di cilindro cavo e uno pieno. Se l’asse dei cilindri contrapposti é parallelo all’asse longitudinale delle due ossa, il movimento delle ossa é rotatorio sul proprio asse (ginglimo laterale o trocoide) (fig. 2-5). Se l’asse dei due cilindri é perpendicolare all’asse longitudinale delle due ossa il movimento é angolare e si svolge su di un piano perpendicolare all’asse dei cilindri stessi (ginglimo angolare o troclea) (fig.2-6).

Fig. 2  principali tipi di diartrosi: 1 artrodia; 2 enartrosi; 3 condilartrosi; 4 articolazione a sella; 5 ginglimo laterale o trocoide; 6 ginglimo angolare o troclea

In genere le superfici articolari concordano e combaciano in tutta la loro estensione. Quando le superfici articolari affrontate sono disarmoniche, le cartilagini articolari non vengono in contatto in tutti i loro punti. Entrano allora a far parte dell’articolazione una o piú formazioni fibrocartilaginee, i menischi, che costituiscono spessori interposti tra le superfici articolari. I menischi permettono il reciproco scarico gravitazionale dei capi articolari; ottenendo cosí una piú vantaggiosa distribuzione delle sollecitazioni meccaniche con una minore usura.

Cartilagine articolare

La superficie articolare é rivestita di cartilagine, una formazione di colore bianco ceruleo, opalina, spessa da alcuni mm fino a 1- 1,5 cm . La compressibilitá cartilaginea sotto carico, raggiunge il millimetro.  Il ritorno é elastico, ma le compressioni molto durature e molto intense, sono lesive per la cartilagine. Gli scambi nutritizi nel contesto articolare avvengono per diffusione sia dal liquido sinoviale che bagna le superfici, sia dalla zona d’attacco dell’epifisi ossea, sia dal circolo arterioso che raggiunge il perimetro della cartilagine. Il movimento, con effetti utili di compressione e decompressione, favorisce la diffusione dei liquidi all’interno della cartilagine.

Capsula articolare

La capsula articolare é un manicotto fibroso, che avvolge i due capi articolari inserendosi di regola, dall’una e dall’altra parte,sui margini delle cartilagini di incrostazione, dove continua nel periostio. La capsula é costituita da tessuto connettivo denso a fasci intrecciati; spesso é infiltrata di grasso.

In profonditá allo strato fibroso della capsula, si addossa uno strato o membrana sinoviale , di natura anch’essa connettiva, la quale mostra due aspetti strutturali diversi. In alcuni settori si presenta come un esile strato connetivale; in altri settori , invece, lo strato sinoviale é piú spesso.

Legamenti articolari

La capsula articolare é rinforzata da legamenti articolari fibrosi, distinti in perferici e a distanza. I primi sono aderenti o addirittura incorporati nella capsula; i secondi passano a distanza, anche notevole, dall’articolazione.

Cavitá articolare e liquido sinoviale

La cavitá articolare é lo spazio compreso fra i capi articolari e la capsula articolare. Presenta ampiezza variabile, secondo le diartrosi che si considerano.

Il liquido sinoviale é un liquido dializzato dal plasma sanguigno e arricchito di prodotti secreti dalle cellule della membrana sinoviale; é limpido, giallo pallido, viscoso ed é ricco di complessi glicoproteici. Il liquido sinoviale si distende a formare un velo sottile sulle superfici cartilaginee; ha funzioni lubrificanti e nutritizie per le cartilagini stesse.

Bibliografia

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  • Cremaschi D. (1991) - “Fisiologia generale, principi”. Edi - Ermes, Milano. pp.621 - 642.
  • Curtis H., N. S. Barnes (2003) - “Invito alla biologia”. Zanichelli, Bologna. pp.337 - 346 e pp. 477 - 481. Voet D. Voet J.G. (1993) - “Biochimica”. Zanichelli, Bologna. pp. 1290 - 1302.
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