VEDIAMO ADESSO, CON QUESTO BREVE ARTICOLO DEL DOTT. FRANCESCO
PELLEGRINO, LA COMPOSIZIONE ANATOMICA DELL’ARTO INFERIORE E LA SUA
FUNZIONALITA’. COMPRENDIAMO COME LA SECONDA E’ RESA POSSIBILE DALLA PRIMA E
COME QUESTA ABBIA RAGIONE DI ESSERE. CONTINUIAMO INOLTRE, A PRENDERE COSCIENZA
DEI TERMINI SPECIFICI DELLE VARIE PARTI CHE COMPONGONO LE ARTICOLAZIONI DELL’ARTO
INFERIORE E TANTE ALTRE INTERESSANTI NOZIONI, CHE CI PERMETTONO DI APPROFONDIRE
MAGGIORMENTE LE NOSTRE CONOSCENZE SULL’ARGOMENTO.
ANATOMIA FUNZIONALE DELL’ARTO
INFERIORE
Di: Dott.
Francesco Pellegrino
Articolazione
dell’anca
L’articolazione
coxofemorale assume notevole importanza, sia nei confronti della statica
corporea, sia nella dinamica della marcia e della corsa. La pelvi appoggia
bilateralmente sulle teste femorali; la funzionalitá dell’appoggio é legata
direttamente al perfetto centraggio dell’articolazione, ossia a un’esatta
geometria architettonica dei capi articolari. Come tutte le enartrosi, la
coxofemorale é un’articolazione molto mobile, sebbene in misura minore
rispetto alla scapolomerale. L’articolazione dell’anca opera infatti
principalmente a sostegno del tronco, durante i movimenti della deambulazione.
I movimenti del femore sono:
a)-
di estensione e flessione su un asse trasversale.
-
L’asse
trasversale del movimento di flessoestensione sfiora l’apice del grande
trocantere e attraversa l’inserzione laterale del legamento rotondo. Quando il
ginocchio é flesso a meno di 90o, l’ampiezza dell’escursione flessoria
corrisponde ad un angolo di 120o; l’estensione é assai piú limitata e
corrisponde ad un angolo di circa 15o. Il movimento di estensione é arrestato
dai legamenti ileofemorale e pubofemorale.
b)-
di abduzione e adduzione su un asse anteroposteriore.
c)-
di rotazione interna ed esterna su un asse verticale.
-
Il
movimento di rotazione si svolge intorno ad un asse che passa per il centro
della testa del femore raggiungendo il punto centrale dell’epifisi inferiore,
tra icondili. L’escursione totale di questo movimento in stazione eretta
corrisponde a 50-60o; é maggiore quando l’anca é in atteggiamento di
flessione. La rotazione interna e quella esterna sono arrestate rispettivamente
dai legamenti ischiofemorale e ileofemorale.
Puó
inoltre, anche essere compiuto un movimento composito di circunduzione.
Articolazione
del ginocchio
Dovremmo innanzitutto ricordare che, a ginocchio esteso, l’asse
del femore forma con l’asse della gamba un angolo aperto lateralmente di 175o
(valgismo fisiologico del ginocchio).
L’articolazione del ginocchio svolge movimenti di:
1)- flesso-estensione;
il
suo movimento principale è quello di flessoestensione, secondo un asse
trasversale che passa per i condili femorali. L’escursione da un’estensione
massima ad una flessione massima, ottenuta con le sole forze muscolari, si
aggira sui 120-140o ed é condizionata dalla posizione dell’anca. Se la
flessione viene forzata tramite l’applicazione di forze esterne si possono
guadagnare ancora circa 30o. Durante il movimento di flessione i condili
femorali ruotano e scivolano contemporaneamente sulla superficie tibiale anzi,
inizialmente, ruotano quasi esclusivamente mentre alla fine della flessione
quasi esclusivamente scivolano. Fra i due condili é l’esterno quello che
ruota di piú.
2)- rotazione;
Sono
inoltre possibili modesti movimenti di rotazione, secondo un asse verticale e di
inclinazione laterale; questi movimenti sono possibili unicamente a ginocchio
flesso. Nel movimento di rotazione, va in primo luogo ricordata la rotazione
esterna automatica; durante l’estensione la gamba ruota automaticamente all’esterno
di circa 20o. Inoltre, passivamente, é possibile, a ginocchio flesso a 90o,
indurre una rotazione interna massima di 30-35o e una rotazione esterna massima
di 40-45o. I movimenti di rotazione sono limitati dai legamenti crociati, dai
collaterali e dai menischi. Nel ginocchio in estensione, i legamenti crociati si
oppongono alla rotazione interna; i legamenti collaterali e i menischi,
specialmente quello laterale, limitano l’extrarotazione.
Articolazione tibiotarsica
L’articolazione tibiotarsica ha innanzitutto il ruolo
di scaricare il peso del corpo sulle arcate plantari. La stabilitá dell’equilibrio
che, in altre articolazioni, é mantenuta in primo luogo da resistenze
legamentose, necessita quindi del continuo impegno dei muscoli gastrocnemio e
soleo.
Nell’articolazione sono possibili movimenti di:
-
flessoestensione intorno ad un asse trasversale tracciato tra i due
malleoli; il movimento realizza una flessione dorsale di 20o e una flessione
plantare o estensione di 30o. Nell’articolazione tibioastragalica sono
completamente bloccati i movimenti di altra natura essendo l’astragalo
fermato nella pinza tibiofibulare con l’aiuto di un robusto complesso
legamentoso. La pinza puó modicamente allargarsi o restringersi grazie all’elasticitá
dell’articolazione tibiofibulare; cosí essa si adatta al volume d’incastro
dell’astragalo che ruota nella pinza stessa durante i movimenti articolari.
Eventuali violenti spostamenti passivi rotatori e trasversali dell’astragalo
provocano la rottura della giunzione fibroelastica tibiofibulare, la rottura dei
legamenti collaterali, oppure la fratura dei malleoli.
Articolazioni del piede
Il
piede, come gli altri segmenti dell’arto inferiore, svolge compiti sia statici
che dinamici.
Gli appoggi del piede
Nella stazione eretta, il piede poggia sul suolo con tre
punti scheletrici e cioé:
-
un
appoggio anterointerno che corrisponde alla testa del 10 osso metatarsale
e alle sue ossa sesamoidi;
-
un
appoggio anteroesterno che corrisponde alla testa del 40 e 50 metatarsale;
-
un
appoggio posteriore , sulla tuberositá posteriore del calcagno.
Gli archi plantari
Da
questo appoggio posteriore, il piú caricato, all’appoggio anteroesterno, il
meno caricato, decorre un arco plantare laterale quasi parallelo al piano del
terreno; dallo stesso appoggio posteriore a quello anterointerno decorre un arco
plantare mediale molto piú scavato. Cooperano a mantenere gli archi plantari
formazioni legamentose e muscolari; tutti gli archi peró, tendono ad
appiattirsi in quanto, sia il sostegno fibroso sia quello muscolare, sono spesso
insufficienti di fronte ai carichi gravitazionali.
Nel piede sono possibili movimenti:
-
Di
inversione (adduzione, supinazione e modica flessione)
-
Di
eversione (abduzione, pronazione e modica estensione).
Le
articolazioni metatarsofalangee e interefalangee intervengono nella
flessoestensione delle dita.
Nei movimenti del passo e della
corsa, gli archi plantari subiscono importanti modificazioni.
Nella marcia:
-
nel primo tempo di
appoggio del piede sul tallone, non si ha variazione alcuna;
-
nel secondo tempo di
appoggio totale del piede, la volta si appiana sotto il carico gravitazionale;
-
nel terzo tempo mentre si
solleva il tallone e si sposta l’appoggio sull’avampiede, la volta plantare
viene schiacciata dal peso del corpo.
Bibliografia:
Cremaschi D. (1991) - “Fisiologia generale, principi”. Edi - Ermes, Milano.
pp.621 - 642.
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