Psicologia dello
sport: dalla prevenzione alla performance
Di:
Dott. Matteo Simone
Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
“L’Organizzazione
mondiale della sanità (OMS) raccomanda un minimo di 30 minuti di
attività fisica moderata (che include ma non si limita allo sport)
al giorno per gli adulti e di 60 minuti per i bambini.” Molti
sono intenzionati ad iniziare a praticare una forma di esercizio
fisico per diversi motivi quali il dimagrire, il rispondere ad una
richiesta di un medico, ecc., ma dall’intenzione al voler iniziare
c’è tanta strada da fare, molti intenzionati non hanno ancora
iniziato e non inizieranno mai seppur ne abbiano l’intenzione o la
necessità. Questo è dovuto da diversi fattori, ad esempio la persona
pur avendo compreso che per star meglio o comunque per non star
peggio deve ricorrere alla pratica di un esercizio fisico potrebbe
comunque ritenere che tale pratica consista in uno sport non alla
sua portata e quindi potrebbe non sentirsi in grado di cimentarsi.
Come fare per uscire da questo
blocco mentale?
Innanzitutto la persona può
intraprendere un percorso di autoconsapevolezza che possa agevolare
la progressione nei sotto elencati stadi teorizzati con il modello
transteoretico Di Clemente e Prochaska: Nella prima fase, chiamata
precontemplativa, i soggetti non sono consapevoli o
interessati alle conseguenze del proprio comportamento nocivo e
quindi non esprimono alcuna intenzione di cambiare nell’immediato
futuro. Il comportamento nocivo potrebbe riferirsi ad
un’alimentazione eccessiva o non equilibrata, o ad una scarsa
attività fisica considerata indispensabile ed essenziale per la
prevenzione di diverse patologie mediche e psichiche. In questo caso
sono inutili i suggerimenti degli amici, parenti, colleghi perché la
persona che non vuol sentire non sente ma continua la sua vita con
le sue modalità perché è lui che conduce il carro che conosce i suoi
bisogni e non accetta intrusi, in questo caso è indicata una
psicoeducazione e cioè un esperto che illustri alla persona la sua
situazione in una maniera diversa dal comune, ad esempio con
metafore, con paradossi, con visualizzazioni?
Nella fase contemplativa si
trovano le persone che dichiarano di aver pensato di cambiare il
comportamento ma senza assumersi ancora impegni precisi verso una
modifica. Questa può essere una fase di stallo, la persona è
consapevole del proprio disagio, ha deciso di porre rimedio ma non
ha ancora iniziato. Qui c’è da lavorare con la persona per
permettergli una spinta proplusiva verso l’inizio della pratica
dell’esercizio fisico. Si può chiedere alla persona innanzitutto di
individuare inizialmente un giorno della settimana in cui può essere
più propenso a dedicarsi all’esercizio fisico, l’ora, il luogo, il
tipo di esercizio fisico e le modalità, ed assieme si può cercare di
fare una programmazione mentale di quello che potrebbe avvenire quel
giorno a partire dalla vestizione di abbigliamenti sportivi,
procedendo con il percorso che si farà, quello che si incontrerà, le
sensazioni che potrebbe sperimentare, ad esempio di stanchezza
fisica, di piacevolezza di autoefficacia per essere riuscito
nell’obiettivo preposto, ecc..
La
fase di preparazione indica l’intenzione di agire nel futuro
prossimo e la presenza di tentativi di cambiare il proprio
comportamento in passato. Dopo aver deciso la giornata giusta e
valutato i diversi dettagli, si può dire che si è a buon punto in
quanto è tutto organizzato e stabilito e bisogna solo aspettare il
giorno stabilito per cimentarsi in questa nuova avventura. La
persona non vedrà l’ora di sperimentare quanto programmato e
verificare se era come aveva programmato mentalmente, se vi erano
imprevisti che non aveva considerato o sorprese che aveva
sottovalutato.
La fase di azione è
caratterizzata da processi di liberazione, di rivalutazione di sé,
attraverso i quali il soggetto si convince di essere capace di
cambiare e si impegna nel modificare il proprio comportamento per un
certo periodo. Eccoci arrivati al giorno e all’ora stabilita, la
persona è pronta all’azione, a partire e questo gli permetterà di
sentirsi capace di portare a termine un obiettivo, di sentirsi in
grado di prendersi cura di se stesso, durante questa fase farà
attenzione a quello che accade in quel momento, alle sue sensazioni,
valuterà se è una cosa fattibile e da ripetere se può cambiare
qualcosa la prossima volta.
Quando l’azione si mantiene per un
tempo superiore, si dice che la persona ha raggiunto lo stadio
del mantenimento. Da quel giorno in poi la persona può decidere
se continuare nell’impegno intrapreso o valutare che è qualcosa
troppo grande per lui e quindi gettare la spugna e rassegarsi a
soccombere, nel primo caso ci sarà comunque da lavorare in quanto
sarà importantissimo l’esercizio fisico praticato quel giorno ma non
sarà sufficiente e questo sarà la persona stessa a rendersene conto
e si adatterà gradualmente a quell’esercizio che di volta in volta
sperimenterà la voglia di superarsi e di voler fare un’esercizio
sempre più impegnativo o con più frequenza.
Alcuni consigli per iniziare:
E’ consigliabile iniziare
dall’attività più semplice e naturale, il camminare. Camminare
rappresenta un’attività motoria indicata per ogni categoria di
persone, senza preclusione di sesso o di età, è un’attività che
svolge un ruolo importante sia nella prevenzione primaria che
secondaria delle malattie cardio-vascolari, può rappresentare un
modo per riscoprire il valore del dialogo, dell’amicizia, della
compagnia degli altri.
-
Scegliete
giorno, orario che ritenete poter dedicare all’esercizio;
-
Decidete un luogo, esempio un
parco;
-
Avvisate chi frequentate
dell’impegno preso con voi stessi;
-
Procuratevi l’abbigliamento
adatto;
-
Decidete l’attività da svolgere
ed il percorso;
-
Valutate un eventuale
coinvolgimento o compagnia;
-
Esempi di attività: passeggiata a
piedi, in bicicletta, una nuotata, un corso di ballo, ecc.;
-
Dopo averlo fatto per un pò di
volte potete provare a variare qualcosa in modo che sia sempre
stimolante;
-
Potete variare la velocità,
esempio 10’ camminata lenta, 10’ veloce e ultimi 10’ lenta;
-
Potete variare il percorso,
esempio 10’ camminata in piano, 10’ salita e discesa e 10’
lenta;
-
Potete includere scalinate,
esempio 10’ camminata in piano, 10’ scalinate e 10’ lenta;
-
Potete cambiare luogo, esempio
mare, lago, montagna;
-
Potete cercare compagnia o
coinvolgere altri, esempio amici, parenti, conoscenti, colleghi;
-
Con il passare dei giorni potete
diminuire i minuti di camminata ed aumentare quelli di corsa
fino ad arrivare ad iniziare a correre per una mezz’ora;
L’aver sperimentato la pratica di un
esercizio fisico senza particolari problemi e con una minima parte
di piacere potrebbe permettervi un cambiamento nella vostra vita
perché vi è una distorsione percettiva positiva per quanto riguarda
ad esempio le distanze, un tratto di 1km diventerà una passeggiata
di 10-15 minuti e non un tratto da percorrere in auto, il 3° piano
in un appartamento diventerà un occasione per fare un esercizio in
salita anziché una routine consistente nel pigiare il pulsante,
aspettare, entrare, salire, uscire, salutare, ecc..
Provate a percorrere queste fasi,
non costa, può anche essere divertente, un’occasione per
sperimentarsi, per conoscere gente, ecc.. “L’inattività fisica
incide notevolmente sui costi diretti e indiretti dell’assistenza
sanitaria e ha un impatto significativo sulla produttività e sugli
anni di vita in buona salute. Le politiche e le azioni che
favoriscono lo svolgimento dell’attività fisica rappresentano un
forte investimento per la prevenzione delle malattie croniche e per
il miglioramento della salute, per le relazioni sociali e la qualità
della vita.”
Incremento della performance
sportiva
Incremento dell’autoefficacia
L’autoefficacia
è la convinzione della propria capacità di fare una certa cosa, o in
altre parole, di raggiungere un certo livello di prestazione.
L’autoefficacia viene definita dallo psicologo Albert Bandura come “la
fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare
un compito specifico”. Importanti dati di ricerca sottolineano
come le persone con forti convinzioni di autoefficacia sono sicure
di potersi esprimere al meglio delle proprie potenzialità, hanno
aspirazioni ambiziose, si impegnano nelle attività che fanno e si
riprendono rapidamente dagli insuccessi; tutti questi sono elementi
importanti per una prestazione di successo. L’autoefficacia per un
certo compito è resistente quando una persona resta convinta delle
sue capacità anche di fronte a insuccessi e difficoltà di vari tipo;
non lo è invece quando difficoltà e insuccessi portano a sentirsi
meno capaci. La persona che avrà sviluppato un forte senso
d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è più motivata, usa
le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa,
gestisce meglio i fallimenti, è più tenace e ottiene risultati più
soddisfacenti di chi invece ha una percezione negativa delle proprie
possibilità. L’auspicabile intervento può espletarsi
nell’applicazione delle tecniche della psicologia dello sport tra le
quali:
-
esercizi di visualizzazione al
fine di rievocare le sensazioni provate in occasione di una gara
andata particolarmente bene;
-
elevazione
della consapevolezza delle emozioni attraverso la descrizione
di gare precedenti;
-
lavoro di concentrazione sulla
prestazione attraverso l’immaginazione su quello che si dovrà
fare: un’azione fluida, coordinata e sicura;
-
fissare obiettivi limitati,
raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi
migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta;
-
ulteriore elemento che può
consolidare la convinzione di efficacia è la persuasione verbale
da parte di altri, dei quali si hanno fiducia e stima attraverso
gli incoraggiamenti verbali che tendono a sottolineare gli
elementi positivi di un gesto o una azione.
Gestione psicologica degli
infortuni
L’infortunio rappresenta un evento
destabilizzante l’equilibrio psicologico dello sportivo; un cattivo
adattamento all’infortunio può comportare la comparsa di sensazioni
di rabbia e impotenza, sbalzi di umore, sensi di colpa, pensieri
depressivi, con la conseguente compromissione delle relazioni
famigliari, interpersonali, dell’andamento scolastico o lavorativo.
L’auspicabile intervento può
espletarsi nell’aiutare l’atleta infortunato:
-
a ridefinire le priorità che si
era prefissato prima dell’incidente;
-
ad allargare i suoi interessi
anche ad ambiti non sportivi, continuando, contestualmente a
mantenere i contatti con il suo mondo sportivo, l’allenatore e
la squadra;
-
ad accettare le emozioni negative
legate all’infortunio, in attesa di riprendersi la sua identità
di sportivo;
-
a sentirsi soggetto attivo nel
processo di riabilitazione;
-
a ripetere mentalmente il gesto
motorio dato che l’immagery consentirebbe di rimanere
tecnicamente e muscolarmente allenati anche in stato fisico di
effettivo riposo.
Prestazione Ottimale con l’EMDR
L’Eye
Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR ) è stato
strutturato come metodo terapeutico nel 1989 da Francine Shapiro.
Nel 1995 l’EMDR uscì dal campo sperimentale per diventare un metodo
terapeutico standard, strutturato in otto fasi. E’ un approccio
psicoterapeutico che si focalizza sulla risoluzione delle
problematiche, conflitti, disagi attuali considerando che ciò che
accade ora deriva dalle informazioni, ricordi del passato, antichi
che sono stati congelati nella memoria, quindi la focalizzazione
dell’EMDR è sul ricordo dell’esperienza traumatica per elaborarla a
livello emotivo, cognitivo e a livello delle sensazioni corporee. L’EMDR
agisce sulle difficoltà del presente andando all’origine, nel
passato ed operando nel futuro, l’obiettivo dell’EMDR è di
riprendere l’informazione, l’immagine, il ricordo originale e
permettere al paziente di rielaborarlo in modo che l’informazione
congelata diventi adattiva nel presente. Attraverso il lavoro con
l’EMDR, i ricordi, le informazioni, le immagini vengono rielaborate
dal paziente con l’aiuto di appropriate stimolazioni bilaterali che
possono essere visive, uditive o tattili (tapping) con lo scopo, a
seconda della fase, di agevolare l’elaborazionie dell’informazione o
facilitare l’instaurarsi di una cognizione positiva per poi passare
a valutare le sensazoini corpore prima di passare ad un lavoro sul
futuro, su come il paziente vorrebbe affrontare le prossime
situazioni considerate difficili invitando la persona ad immaginare
vividamente come potrebbe sperimentarsi nel futuro prossimo adesso
che le sue convinzioni, le sue credenze sono cambiate e suggerire di
notare cosa potrebbe esserci adesso di diverso in quelle situazioni.
L’EMDR può essere usato anche con
professionisti per affrontare un impegno imminente, in questo
caso è indispensabile, innanzitutto, aiutare la persona a sviluppare
una fiducia in se stesso e a questo scopo il terapeuta può aiutare
la persona a valutare quello che già sa fare ai fini di quella
Prestazione Ottimale e, in questo caso, non lavora su eventi passati
ma rimane focalizzato sulla prestazione imminente. A tal fine è
opportuno invitare la persona a mettere da parte qualsiasi cosa che
vada al di fuori del compito attuale, comprese le distrazioni
interne, quali dubbi su se stessi o preoccupazioni spiegando che si
lavorerà sui temi del passato quando si avrà più tempo, ora è
opportuno focalizzarsi sull’evento imminente, quindi concentrarsi
sulla prestazione imminente e rinforzare quello che sa già fare.
L’auspicabile intervento può
essere utilizzato per aiutare la persona a:
-
sviluppare risorse interne allo
scopo di aiutare a stabilire un senso di efficacia e di
possibilità per il Futuro: aiutare la persona a concentrarsi
sulle sensazioni positive legate a ogni risorsa e a localizzare
la sensazione corporea positiva;
-
creare
un suo Consigliere Interiore o un “Allenatore Interiore”: far
immaginare una persona vera o immaginaria che possa costituire
una risorsa interiore, la sua voce mentre dà suggerimenti o
ricorda i punti di forza, le sue qualità positive;
-
creare una “Squadra Interiore” di
aiutanti o di sostenitori, ognuno in grado di apportare
un’influenza positiva;
-
sviluppare un piano per un’azione
futura efficace: far descrivere la situazione impegnativa da
superare, far esprimere le sue qualità che servono per gestire
la situazione, far immaginare cos’altro ancora gli serve per
gestire, affrontare la situazione e far elaborare un piano dove
stabilisca come acquisire tali nuove capacità.
-
Fare in modo che la persona
immagini l’intera prestazione dall’inizio alla fine facendo
attenzione a sentire l’intero corpo, le sensazioni muscolari
mentre fa questo, muovendosi all’interno dell’esperienza il più
vividamente possibile e se c’è qualche distrazione suggerirgli
che la può mettere in un contenitore e riprenderla in un secondo
momento.
Attenzione: si precisa che
l’approccio EMDR non si improvvisa ma bisogna apprenderlo attraverso
dei corsi appositi che permettono di non incorrere in gravi errori
ai danni delle persone che si fidano della professionalità del
terapeuta.
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Libro bianco sullo
sport, Commissione delle Comunità Europee, Bruxelles, 11.07.2007.
www.globalpa.org.uk |
20 MAGGIO 2010.
Shapiro, F., (1995a). Eye Movement Desensitization and Reprocessing:
Basic Principles, Protocols and Procedures. New York: Guilford
Press. |