Preghiera per il Grande Spirito
Di:
Daniele Trevisani
(www.danieletrevisani.com)
esperto in Potenziale Umano e Formazione per le Arti Marziali e di
Combattimento
…e tu a cosa stai dedicando la vita? un approccio Marziale alla
vita quotidiana
Tatanka Mani (“Bisonte che Cammina”, 1871-1967) era un grande
Capo Indiano. Nella sua “Preghiera per il Grande Spirito” – che puoi
leggere alla fine di questo brano – ci chiede se siamo pronti ad
arrivare ad incontrare il Grande Spirito, nel momento della morte,
con le mani pulite, lo sguardo alto, e senza vergogna. Vediamo di
approfondire qualche concetto utile per chi pratica Arti Marziali e
Sport di Combattimento.
Si è fighter o praticanti non solo nelle ore in cui ci si allena.
Un approccio marziale permea la vita. Il vero obiettivo è diventarlo
sempre, e tenere sempre alta la capacità di discernere vero e falso,
amore e odio, bene e male, in ogni parte della vita. E questo
significa anche apprendere a distinguere il momento della tensione
dal momento del rilassamento, la carica di energie e la scarica, il
pieno e il vuoto. È il gesto quotidiano dell’alzarsi con il quale
iniziamo a rendere omaggio ad un viaggio che a noi è stato permesso,
e a tanti è stato negato. Di questo omaggio, la vita, dobbiamo
essere fieri. Il vero nemico contro combattere assieme, il collante
dei valori, è la lotta alle divisioni, o il considerarsi i migliori,
o non rispettare il lavoro che fanno gli altri sport, altre
discipline.
Guardiamo
a cosa ci unisce, alla passione per lo sport, per le arti, alla
passione per la parte ancestrale e pulsionale dell'essere umano che
si esprime in una lotta sana, pulita, in un gesto atletico o
marziale, in onore e rispetto, ...in amore per la vita e sudore in
palestra e nel Dojo, sul ring o sul tatami che sia. Esatto contrario
della violenza vera, dell'arroganza, della prepotenza, della
vigliaccheria, dell'apatia e della mancanza di senso nella vita.
Diffondiamo questo messaggio e stiamo uniti nel rispetto di ciascuna
differenza, di ciascuna identità, di ogni pratica, uniti nel sapere
che nelle arti marziali e negli sport da ring c'è una forma di
emancipazione fondamentale dell'essere umano. E riflettiamo davvero
su chi siamo. Siamo persone che vogliono aiutare gli altri a
raggiungere obiettivi di vita, e non solo sportivi. Energie e
capacità mettono le persone in grado di dirigersi verso i propri
obiettivi o scopi, siano essi già inquadrati come progetti con un
output preciso, o semplici idee ispiratrici, ancora non definite o
ben focalizzate. I tre grandi piani di lavoro (energie personali,
competenze, obiettivi), sono variabili tecniche, ma dietro ad esse
si trova uno sfondo umanistico enorme, dalle grandi implicazioni,
che vogliamo esaminare. Ottenere risultati e tagliare i propri
traguardi è un tema importante per l’individuo, per un gruppo (team
sportivo, team aziendale), e per un’intera organizzazione o azienda,
persino per una nazione o l’intera umanità. La quantità di
implicazioni psicologiche che si ritrovano dietro ai risultati,
tuttavia, è impressionante. Solo chi li ha faticati in prima persona
è consapevole dello sforzo, delle energie mentali e motivazionali
spese per attività che apparivano, a prima vista, banali o puramente
tecniche.
A
volte non sono gli obiettivi ad essere difficili, ma le persone. Ad
esempio, la prestazione in un esame dipende sia dalla conoscenza
della materia (aspetto tecnico) ma anche dalla capacità di gestire
emozioni, ansia e attesa, essere comunicativi e mentalmente presenti
(componente psicologica), e questa è ben più difficile da affrontare
che non lo studio di una materia. Anche nello sport, vincere una
partita prevede la capacità di creare un team vincente, lavorare ai
climi psicologici del gruppo, sostenere le individualità, creare uno
spirito di squadra. Chi dimentica questo perde. Lo sanno bene le
nazionali forti che possono subire sconfitte pesanti e umilianti
anche da squadre di paesi semisconosciuti, se affrontano l’impegno
con “sufficienza”, o si trovano nella condizione psicologica
sbagliata, mentre gli avversari sono iper-motivati e affamati di
vittoria. Anche in azienda il fuoco della motivazione e della
passione, e le qualità mentali, fanno la differenza: un progetto
davvero innovativo prima si pensa, poi vi si investe. La qualità del
pensiero viene prima. Una distinzione fondamentale consiste nel
riconoscere che esiste una matrice di obiettivi, e questa parte da
risultati molto focalizzati (micro-goal, come rimanere positivi nei
vari momenti di un’attività, anche se impegnativa), passa per
obiettivi più ampi (es.: gestire bene un progetto cui teniamo), sino
a salire agli obiettivi esistenziali (Life Objectives), come il
bisogno di vivere a pieno la vita, e la ricerca della felicità. In
ciascuno di questi stadi vi sono catene da spezzare e cose da
imparare. Secondo questa visione, vivere pienamente significa ben
più che esistere. Questo ha ripercussioni non piccole sul concetto
stesso di performance e di potenziale umano. Come sostiene Oscar
Wilde: La cosa più difficile a questo mondo? Vivere! Molta gente
esiste, ecco tutto (Oscar Wilde). Quindi, fissiamo immediatamente un
concetto: si possono ottenere performance senza lavorare sul
potenziale umano seriamente (es.: doping, o comprare un risultato)
ma questo non ci interessa, non è il nostro fine. Anzi, questi
pseudo-risultati sono il polo negativo, il male, le bugie, le false
promesse, ciò da cui vogliamo stare lontani. Il lavoro che ci
apprestiamo a fare infatti è quello allenante, preparatorio,
formativo, costruttivo, il dare forma (Modeling) al potenziale e
alle prestazioni tramite un lavoro serio, fatto di continuità,
tecnica, strategia, sudore. Due elementi fondamentali di una
prestazione umana sono: (1) gli scopi (obiettivi) e (2) il loro
grado di raggiungimento (nullo, intermedio, totale). Rispetto agli
scopi, ci concentriamo soprattutto su quelle prestazioni o
performance che hanno un senso di contributo, di liberazione, di
espressione, di emancipazione. In altre parole, le prestazioni non
solo meccaniche. Rispetto al grado di raggiungimento, consideriamo
che esso sia una funzione strettamente dipendente dal tipo di
potenziale raggiunto (dalla persona, dal team, dall’organizzazione),
e che per l’eccellenza bisogna lavorare sulla crescita strutturale
più che sui risultati immediati. È la nostra visione. È più
importante insegnare ad un atleta a gestirsi, a non bruciarsi, ad
avere una carriera e una vita, a trovare equilibri, che non
spremerlo e gettarlo per una singola gara o stagione. Lo stesso per
avere manager e professionisti preparati in azienda: stiamo o no
creando un sistema che li formi, una palestra di formazione
aziendale? Se non abbiamo un programma serio in merito, non
lamentiamoci se dovremo richiamare i pensionati. In ogni squadra
seria si coltiva un vivaio e un settore giovanile, e questo vale
anche in azienda. Molti vogliono risultati senza investire, e
spremono l’azienda, ma non fanno crescere le persone.
Ancora
una volta, vogliamo lavorare alle condizioni che permettono di
ottenere i risultati quando li desideriamo, senza attendere manna
dal cielo o la fortuna. Nelle arti marziali e sporto di
combattimento vale lo stesso principio. Il nostro approccio
considera le performance vere non solo come atti tecnici, ma
espressioni di libertà, applicazioni di una volontà emancipata di
andare oltre, di scegliere (Free Will), un concetto che sta entrando
finalmente nella letteratura anche manageriale: La libera volontà è
l’abilità di un agente di selezionare un’opzione (comportamento,
oggetto, etc.) da una serie di alternative[1].
Non dimentichiamo lo spirito di fondo, che è sempre quello di un
messaggio positivo, ciò che un padre vuole trasmettere ad una
figlia, o figlio, o al prossimo, rispetto alle energie e alla vita:
ogni volta che ti svegli, pensa positivamente a cosa fare di buono
oggi. Ogni volta che vai a dormire, rivedi le cose buone accadute,
sensazioni positive che avresti dato per scontato. Poi, pensa a cosa
ti piacerebbe fare di buono domani, cosa ti renderà felice, che
contributo puoi dare a te e agli altri, in cosa puoi applicarti
bene. Fai cose che ti daranno energie, riduci quelle che ti
impoveriranno spiritualmente e fisicamente.
Non lasciarti spegnere. Ogni volta che sei triste chiediti se la
tristezza ti merita o se puoi dirottare le tue energie verso
qualcosa di positivo. Ogni volta che guardi avanti cerca il bene, e
quando ti guarderai indietro sarai orgogliosa di te. Questo è
rendere omaggio al dono di esistere.
Agire, provarci, in modo da potersi guardare indietro con senso
dell’onore, è luce, un bisogno che traspare in ogni storia vera, in
ogni cultura umanistica e spirituale, come si intravede bene in
questa testimonianza dagli Indiani d’America:
“Oh Grande Spirito, la cui voce
ascolto nel vento, il cui respiro dà vita a
tutte le cose.
Ascoltami; io ho bisogno della tua forza e della
tua saggezza,
lasciami camminare nella bellezza,
e fa che i miei occhi sempre guardino il rosso e
purpureo tramonto.
Fa che le mie mani rispettino la natura in ogni
sua forma
e che le mie orecchie rapidamente ascoltino la tua
voce.
Fa che sia saggio e che possa capire le cose che
hai pensato per il mio popolo.
Aiutami a rimanere calmo e forte di fronte a tutti
quelli che verranno contro di me.
Lasciami imparare le lezioni che hai nascosto in
ogni foglia ed in ogni roccia.
Aiutami a trovare azioni e pensieri puri per poter
aiutare gli altri.
Aiutami a trovare la compassione
senza la opprimente contemplazione di me stesso.
Io cerco la forza, non per essere più grande del
mio fratello,
ma per combattere il mio più grande nemico: Me
stesso.
Fammi sempre essere pronto a venire da te con mani
pulite e sguardo alto.
Così quando la vita appassisce, come appassisce il
tramonto,
il mio spirito possa venire a te senza
vergogna”. |
Preghiera per il Grande Spirito,
Tatanka Mani (Bisonte che Cammina) (1871-1967)
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© Articolo elaborato dall’autore, con
modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele
Trevisani, Franco Angeli editore, Milano.
Approfondimenti del volume originario sono disponibili
anche al link
www.studiotrevisani.it |
Note sull’autore: il dott. Daniele
Trevisani (www.danieletrevisani.com),
praticante di oltre 10 diverse discipline, è inoltre
Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido),
formatore di atleti e istruttori di Muay Thai,
Kickboxing e MMA, Formatore e ricercatore in Psicologia
e Potenziale Umano, è consulente NATO e dell’Esercito
Italiano, Master of Arts in Mass Communication,
University of Florida. Insignito dal governo USA del
premio Fulbright per i propri studi sulla comunicazione
e potenziale umano. Ha realizzato docenze in oltre 10
Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali
esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano,
nella formazione di istruttori e trainer per le
discipline marziali e di combattimento. |
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