Vivere ogni allenamento come esperienza unica
Dalla perfezione impossibile ai segmenti di soddisfazione:
capsule spaziotemporali
Di:
Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com)
esperto in Potenziale Umano e Formazione per le Arti Marziali e di
Combattimento
Per accrescere il proprio potenziale bisogna apprendere nuove
abilità, e si tratta spesso di abilità sottili, sfuggenti,
impalpabili. Ogni allenamento ci aiuta a cogliere una sfumatura
nuova. Anche se dovessimo ripetere 1000 volte lo stesso gesto, alla
999° volta potremmo ancora imparare qualcosa. Questo ragionamento,
di per sé, genera il valore intrinseco di ogni singolo allenamento.
Ma c’è qualcosa di più. Non possiamo veramente fermarci qui. Se c’è
qualcosa che vale la pena di apprezzare nelle Arti Marziali e (per
pochi veri Maestri, negli sport di combattimento), è la sacralità
dell’allenamento stesso. Spesso si tende a pensare all’allenamento
come qualcosa che debba “produrre” (un “output” materiale,
tangibile), si pensa ad altro e non all’esperienza in sé. Spostare
il focus dal quello che si “ottiene” al valore del “vivere” un
allenamento è compito essenziale di un Maestro vero. Imparare ad
apprezzare le “capsule spaziotemporali” è una delle aree di
apprendimento del metodo HPM (Human Potential Modeling[1]),
centrale sia nei piani di crescita personale, che nello sviluppo
delle prestazioni. Una capsula spaziotemporale è un segmento del
tempo e dello spazio dotato di significato proprio. Può trattarsi di
pochi minuti di un incontro, o del segmento di tempo di un
allenamento, o di un qualsiasi brano di vita. La vita è piena di
stupende “capsule” non viste. In una capsula o frame (finestra,
brano di esistenza) possono trovarsi esperienze meditative o
fisiche, riflessive, o invece molto attive e dinamiche, valori e
significati, da vivere soli o in compagnia. I sensation seekers
(cercatori di sensazioni) sono alla continua ricerca di capsule
spaziotemporali positive e ne traggono energie. La matematica non è
opinione. Se vivi 2 momenti positivi la mattina, 1 al pomeriggio, e
1 alla sera, avrai avuto 4 momenti positivi nella giornata, al di là
del loro contenuto. Se questo si ripete per almeno 5 o 6 giorni,
avrai una settimana in cui prevalgono sensazioni positive. Se invece
nella giornata hai avuto 1 evento negativo la mattina, 1 il
pomeriggio, il vuoto esistenziale la sera, e nessun momento positivo
di ricarica, avremo una sequenza di giornate che scaricano.
Alla
fine della settimana, del mese, dell’anno, e della vita, saremo
sempre più scarichi e rintanati in un guscio sempre più stretto. Al
punto di non aver nemmeno più la voglia di guardare fuori, o peggio,
la forza di cercare. Uno degli effetti più trascurati
dell’allenamento marziale è la sua capacità di dare senso ad una
giornata e riempirla di sensazioni. L’anticipazione stessa
dell’allenamento è in grado, da sola, di far sopportare qualsiasi
cosa, anche le esperienze peggiori, sapendo che poi avremo un luogo
dello spazio-tempo dedicato alla nostra via di crescita nelle Arti
Marziali o nel combattimento. Non si tratta solo di un effetto di
distensione o di rilassamento indotti dall’allenamento. Si tratta
della sua capacità di generare valore per l’individuo e per la sua
giornata. Ancora una volta, stiamo attenti a non confondere le
capacità di rilassamento (un fatto in sé positivo, da apprendere e
coltivare) con stasi, apatia e abulia, la perdita di voglia di
vivere. Le capsule non sono pastiglie da digerire per “tirare
avanti”, ma momenti dotati di significato in sé e per sé. Hanno
valore per come attivano le nostre sensazioni ed emozioni, e non
come anestetico di altro che non va. Se ne hanno la proprietà, non è
comunque questa la loro funzione. Una capsula per qualcuno può
essere un momento di allenamento in palestra o sul campo, “sentendo”
un’attività intensa o che piace, una cena, la scrittura, la lettura
di una lettera, o di un passaggio che colpisce in un libro, un
momento di solitudine guardando il tramonto, una preghiera, un
gioco, un dialogo profondo tra persone, o qualsiasi altro brano di
vita dotato di significato proprio, persino uno sguardo. Il semplice
fatto che un momento di esperienza sia dotato di significati
dovrebbe farci rizzare le antenne, visto che senza significati la
vita muore e le energie mentali si annullano. Le capsule sono
contenitori di significati. Spesso si ricerca il senso compiuto
all’interno della perfezione.
Capsule
di durata eterna, anziché di durata limitata e praticabile. Questa è
una delle più grandi bestialità che un essere umano possa
apprendere, e se gli capita di incamerare questo virus, farà bene a
disfarsene prima possibile. Il contrario è saper cogliere il dono
limitato. Per dono limitato si intende nel metodo HMP una finestra
di sensazioni (Sensation Window – SW), ad esempio la sensazione
positiva che si prova quando siamo in presenza di persone che ci
piacciono, in quel preciso momento, anche non potendo possedere
illimitatamente il tutto, tutto il suo tempo, tutte le sue ore o
minuti. O la sensazione di un singolo gesto, o di una combinazione
di movimenti che il corpo riesce a generare in quel preciso momento.
O ancora, la sensazione che può dare un allenamento puramente
fisico, persino un brano di un allenamento (training experience),
senza per forza dover vincere qualcosa, e dover diventare campioni
per forza. Apprezzare il training, oltre che il risultato che ne può
derivare, persino indipendentemente da esso, è una nuova forma di
competenza. Di fatto, siamo poco allenati a riconoscere e generare
finestre di sensazioni positive, e ben allenati verso quelle
negative. Questo produce danni psicologici e fisiologici. Tra i
fattori determinanti del lavoro sul potenziale umano sui quali
riflettere per poter essere veramente Maestri, Coach e Trainer:
1) far apprezzare alla persona i frames esperienziali di cui si
compone un’esperienza allenante o formativa,
2) scoprire sensazioni nascoste anche nei momenti più piccoli o
apparentemente insignificanti,
3) aumentare la capacità di cogliere, percepire e assaporare il
fluire di sensazioni,
4) diminuire le passività e aumentare la capacità di costruire
esperienze positive e di crescita.
Se riusciamo in questo, avremo fatto agli allievi un dono enorme:
la capacità di sentire la vita fluire in ogni gesto, in ogni
istante, e di gioirne. Il Dojo e la palestra – se condotte in questo
modo - allenano, in sostanza, l’anima.
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© Articolo elaborato dall’autore, con
modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele
Trevisani, Franco Angeli editore, Milano.
Approfondimenti del volume originario sono disponibili
anche al link
www.studiotrevisani.it |
Note sull’autore: il dott. Daniele
Trevisani (www.danieletrevisani.com),
praticante di oltre 10 diverse discipline, è inoltre
Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido),
formatore di atleti e istruttori di Muay Thai,
Kickboxing e MMA, Formatore e ricercatore in Psicologia
e Potenziale Umano, è consulente NATO e dell’Esercito
Italiano, Master of Arts in Mass Communication,
University of Florida. Insignito dal governo USA del
premio Fulbright per i propri studi sulla comunicazione
e potenziale umano. Ha realizzato docenze in oltre 10
Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali
esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano,
nella formazione di istruttori e trainer per le
discipline marziali e di combattimento. |
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