Analisi esistenziale: meaninglessness
(mancanza di senso) vs. ricerca dei significati.
Di: Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com)
Esperto in Potenziale Umano e Formazione per le Arti Marziali e di
Combattimento
E
tutto quello che devi fare è metterti le cuffie, sdraiarti e
ascoltare il cd della tua vita, traccia dopo traccia, nessuna è
andata persa. Tutte sono state vissute e tutte, in un modo o
nell’altro, servono ad andare avanti. Non pentirti non giudicarti,
sei quello che sei e non c’è niente di meglio al mondo. Pause,
rewind, play e ancora, ancora, ancora. Non spegnere mai il tuo
campionatore, continua a registrare e a mettere insieme nuovi suoni
per riempire il caos che hai dentro, e se scenderà una lacrima
quando lo ascolti, beh, non aver paura: è come la lacrima di un fan
che ascolta la sua canzone preferita.
(Dal film: Tre metri sopra il cielo / 3MSC, di Luca Lucini) Prima
di entrare nei dettagli del perché ciascuno di noi fa ciò che fa
(sia esso Karate, Muay Thai, aikido,l Ju Jitsu, MMA, Boxe… non
importa davvero cosa… in questo momento), vogliamo spendere qualche
parola sul problema motivazionale di fondo delle performance e del
potenziale: il “perché” facciamo le cose. Un gruppo di ricercatori
che operano nella sfera della Psicologia Umanistica ha condotto uno
studio per confrontare i diversi punti di vista sul senso della
vita, analizzando sia persone comuni che personaggi eminenti
(cultura, scienza, politica)[1].
Il senso fondamentale che emerge da questa ricerca è che l’essere
umano ha bisogno di significati. Ha bisogno di ancorare la propria
esistenza a qualcosa, ha la necessità di trovare una spiegazione. Il
contrario è una “crisi di senso”: non sapere più cosa facciamo, non
credere più a niente. Quante volte nella mia vita la palestra mi ha
salvato? Quante volte lo sa solo lei… Lo sa solo il Dojo, il ring,
il sacco, le bende, i guanti… i compagni silenziosi di allenamento
che mi sono stati vicini, mentre gli anni passavano. Lo sanno solo
loro quante volte ho scaricato li le mie tensioni anziché lasciarle
dentro a tormentare o peggio scaricarle sotto forma di frustrazione
sulla famiglia o gli amici, o sul lavoro. Lo sanno solo loro quante
volte l’endorfina di un allenamento mi ha permesso di guardare alla
giornata come una “buona giornata”, finita bene, e magari partita
male. A volte nella vita quando tutto sembra devastato e perso,
sapere di avere una palestra dove andare è un’ancora fondamentale
che permette di non andare alla deriva. E di tempeste, nella vita,
ce ne sono, anche di quelle brutte. Ecco allora che emerge una
spiegazione superiore. Un senso più profondo di quello che significa
fare arti marziali o sport-
La spiegazione per il nostro agire può essere assurda, logica,
razionale, mistica, scientifica, morale. Ciò che conta è comprendere
che la mancanza di una motivazione del fare, dell’essere, e
dell’esistere, porta ad un profondo disagio esistenziale. Questo lo
evidenziano importanti autori: Albert Camus (1955),Viktor Frankl
(1992), e Lev Tolstoj (1980), tutti credevano che, se la vita
avesse o meno un significato in sè, fosse la domanda più importante
della vita stessa. Per loro, tutti gli sforzi e imprese umane si
confrontano con la questione del significato – senza significati,
niente ha più importanza. Frankl (1978) vedeva la mancanza di senso
(meaninglessness) come la neurosi primaria dei nostri tempi (p. 2),
e Carl Jung (1933) sosteneva che tutti i suoi clienti, visti in
oltre 35 anni di terapia, avevano problemi che si collegavano alla
questione dei significati (meaning). Negli studi empirici,
l’esperienza soggettiva della meaninglessness (mancanza di senso) è
stata collegata alla depressione (Beck, 1967; Seligman, 1990)
all’abuso di sostanze e al suicidio (Harlow, Newcomb, & Bentler,
1986), così come ad altre psicopatologie (Yalom, 1980)[2].
In sintesi, se non percepiamo un significato nelle cose, andiamo in
crisi. La mancanza di significato porta a disturbi, o neurosi, e
disagio esistenziale. Ogni azione connessa al potenziale umano deve
quindi andare alla ricerca di significati profondi cui ancorarsi,
siano essi in azienda, nello sport, nella vita, o in campo sociale e
personale. La psicoenergetica, nel metodo HMP, è una disciplina che
deve analizzare, attaccare e aggredire la meaninglessness (mancanza
di senso o caduta di significati della vita), e affrontare il senso
di una prospettiva umana. I fronti per cui applicarsi e le cause per
cui impegnarsi possono veramente essere molte, dalla fame, alla
protezione dei deboli, dei bambini, degli anziani, ma anche credere
in un progetto aziendale importante, o impegnarsi in un percorso
spirituale. O formare dei ragazzi all’interno delle nostre
discipline. Il venire meno dei significati della vita o senso della
vita generale distrugge qualsiasi volontà di affrontare un progetto
o di impegnarsi in un’azione. Il nostro fine profondo è recuperare
il senso, in ogni brano della vita: senso della giornata, senso di
una settimana, senso di un trimestre, senso dell’anno in corso, o
senso della vita, ma anche senso di un incontro (perché questo
incontro?), senso di una relazione (perché questa relazione?), senso
di un progetto (perché questo progetto?), senso di una sfida (perché
questa sfida? Chi o cosa sto sfidando veramente?). Lo scopo
penetrante è di accrescere l’ancoraggio delle persone a obiettivi
significativi, costruendoli e rinforzandoli (da un lato) e
rimuovendo i blocchi (dall’altro) che impediscono a queste energie
di manifestarsi.
[1] Kinnier, Richard
T., Kernes, Jerry L., Tribbensee, Nancy, Van Puymbroeck,
Christina M.
(2003), What Eminent People Have Said About The Meaning
Of Life, Journal of Humanistic Psychology, Vol. 43, No.
1, Winter 2003. |
[2]
Camus, A. (1955), The myth of Sisyphus, Alfred A. Knopf,
New York.
Frankl, V. (1978), The unheard cry for
meaning, Simon & Schuster, New York.
Frankl, V. (1992),
Man’s search for meaning (4th ed.), Beacon Press,
Boston.
Tolstoy, L. (1980),
My confession, in S. Sanders & D. R. Cheney (Eds.), The
meaning of life, Prentice-Hall, Englewood Cliffs, NJ.
Jung, C. G. (1933),
Modern man in search of a soul (W. S. Dell & C. F.
Baynes, Trans.), Harcourt, Brace & World, New York.
Seligman, M. E. P.
(1990), Why is there so much depression today?, in R. E.
Ingram (Ed.), Contemporary psychoanalytical approaches
to depression (pp. 1-9), Plenum, New York.
Harlow, L. L.,
Newcomb, M. D., Bentler, P. M. (1986), Depression, self
derogation, substance abuse, and suicidal ideation: Lack
of purpose in life as a mediational factor, Journal of
Clinical Psychology, 42, 5-21.
Yalom, Y. D.
(1980), Existential psychotherapy, Basic Books, New
York. |
© Articolo elaborato dall’autore, con
modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele
Trevisani, Franco Angeli editore, Milano.
Approfondimenti del volume originario sono disponibili
anche al link
www.studiotrevisani.it |
Note sull’autore: il dott. Daniele
Trevisani (www.danieletrevisani.com),
praticante di oltre 10 diverse discipline, è inoltre
Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido),
formatore di atleti e istruttori di Muay Thai,
Kickboxing e MMA, Formatore e ricercatore in Psicologia
e Potenziale Umano, è consulente NATO e dell’Esercito
Italiano, Master of Arts in Mass Communication,
University of Florida. Insignito dal governo USA del
premio Fulbright per i propri studi sulla comunicazione
e potenziale umano. Ha realizzato docenze in oltre 10
Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali
esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano,
nella formazione di istruttori e trainer per le
discipline marziali e di combattimento. |
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