Difficoltà di uno sportivo prima o durante la competizione
Di:
Dott. Matteo SIMONE
"Se desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto
visualizzate voi stessi mentre riuscite a compierla." (Arnold
Lazarus)
Può succedere che prima dell’inizio di una competizione sportiva
o durante la competizione in un momento decisivo come può essere un
canestro o un rigore, l’atleta possa avere delle sensazioni che
ritiene negative: spiacevoli, disturbanti, di ansia eccessiva, di
troppa tensione, di paura, di blocco. Queste sensazioni possono
derivare da diverse cause consce o inconsce. Ad esempio, l’atleta
può competere con atleti ritenuti più forti di lui, può competere
dopo un periodo di infortunio e non sentirsi sicuro di esprimersi in
una prestazione eccellente, può sentire le pressioni di alcune
figure del suo staff o di persone per lui ritenute importanti.
Cosa può fare lo psicologo in questi casi?
Certo non ha la bacchetta magica, non ha la medicina giusta, può
attuare degli interventi che comunque devono essere personalizzati e
seguire un percorso graduale che si può definire allenamento
mentale. Può iniziare a fare colloqui individuali con l’atleta ed
esplorare il suo vissuto ad ampio raggio, cioè riguardante sia lo
sport che altri aspetti della sua vita che potrebbero contribuire
alla difficoltà esperita dall’atleta.
Attraverso i colloqui l’atleta e lo psicologo vivono uno spazio
ed un tempo loro, riservato, esclusivo, derivato dal fidarsi da
parte dell’atleta e dall’interesse dello psicologo a mettere a
disposizione se stesso e la sua professionalità a disposizione
dell’atleta. In contemporanea lo psicologo può proporre delle
metodologie o tecniche acquisite nel corso della sua formazione ed
esperienza lavorativa. Lo psicologo può invitare l’atleta
innanzitutto a prestare attenzione alle sue sensazioni sia in gara
che in quel momento in seduta, sia in altre occasioni della sua
vita, ad esempio considerato che la paura blocca provvisoriamente la
respirazione, l’atleta può prestare attenzione a come è la sua
respirazione e dopo essersi accorto di essere in apnea può provare
piccoli cambiamenti, ad esempio può provare a fare una respirazione
profonda abbinando una visualizzazione che possa aiutarlo ad
ottenere un po’ più di sicurezza e a mandar via parte di ansia non
funzionale ma in eccesso e quindi disturbante. La visualizzazione
potrebbe riguardare una prestazione del passato che l’abbia dato un
senso di benessere derivante da una vittoria, piazzamento, record
personale, ecc., oppure può visualizzare qualcuno che l’abbia
incoraggiato in passato dicendogli delle parole o una frase che gli
ha scatenato sicurezza, voglia di stravincere. La giusta modulazione
tra respirazione e visualizzazione può far parte dell’allenamento
mentale da provare durante il colloquio o durante gli allenamenti e
tutto ciò alla ricerca di un attivazione pre gara ottimale che possa
proiettare l’atleta in una esperienza di flusso per ottenere una
peak performance. L’atleta può ottenere una maggior sicurezza di sé
e quindi di una sua prestazione anche solamente per il fatto di
essersi rivolto ad uno psicologo dello sport, anche solo per il
fatto di aver avuto il coraggio di chiedere aiuto, perché ciò
significa che è determinato a fare meglio, a riuscire, a superare
una difficoltà, q raggiungere i suoi obiettivi, e questo è già
terapeutico per lui, gli dà forza, sa che adesso sarà più forte con
l’aiuto dello psicologo, avrà un arma in più rispetto ai suoi rivali
che invece lo temeranno, certo sta poi allo psicologo confermare le
sue aspettative e contribuire alla sua eccellenza. Altra tecnica che
lo psicologo può avere a disposizione è la costituzione di un gruppo
esperienziale di approccio alla gara. Gli atleti facenti parte del
gruppo avrebbero a disposizione uno spazio, un tempo dove potersi
confrontare, esprimere difficoltà, sensazioni, emozioni, insomma un
laboratorio dove lo psicologo può far sperimentare ad ognuno con i
propri tempi e modalità l’espressione verbale e non verbale delle
loro difficoltà e provare a sperimentare assieme possibilità di
soluzioni attraverso simulazioni e metafore. Inoltre, lo psicologo
può osservare l’atleta durante l’allenamento e l’interazione con
l’allenatore o compagni di allenamento per cogliere aspetti quali la
mimica facciale, i gesti, le interazioni con allenatore o compagni
di allenamento che servono ad una maggior conoscenza della persona
che vuol aiutare ed avere anche colloqui informali con le altre
figure che gravitano intorno all’atleta quali allenatori, dirigenza,
staff medico, famigliari, ecc., per supportare i loro vissuti che
possono essere di colpa, di impotenza, di insoddisfazione, ecc., ed
un loro star meglio potrebbe sicuramente influire positivamente
sulla prestazione dello sportivo. Prima di affrontare una
competizione, il consiglio è di provare ad immaginare le maggiori
parti possibili che possano contribuire al meglio alla riuscita
della prestazione, iniziando a visualizzare, ad esempio, il sangue
che circola e affluisce ossigeno e sostanze nutritive e vitali a
tutti i muscoli e organi, visualizzare il proprio cuore,
organo/muscolo vitale, ed il resto degli organi e muscoli, e fare
quasi un patto con essi, incoraggiarli a lavorare bene durante la
competizione, si tratta soltanto di una visualizzazione, non costa
niente, non fa male, potrebbe soltanto servire ad avere una maggiore
consapevolezza di se stessi, ad avere a disposizione una nuova
modalità di affrontare le cose, che si possa trattare di una
competizione, o anche può essere utilizzato per affrontare una
malattia, un problema esistenziale. Altro suggerimento è il credere
in quello che si fa, essere convinti di quello che si fa, e ancora
più importante mostrare di essere convinti quando si parla con gli
altri, è importante trasmettere sicurezza di se stessi anche agli
altri, perché se, per scaramanzia o per abitudine o per pararsi in
caso di fallimento, agli altri viene detto di non essere in forma,
di non aver potuto fare il massimo nella preparazione, si rischia di
far credere a se stessi di questo ed è più facile il fallimento.
Inoltre, considerare di più le parti di tutto il proprio organismo e
cercare di instaurare un dialogo con loro, trovare dei compromessi,
fare dei patti, proporre degli scambi, per esempio alle proprie
gambe e piedi si potrebbe provare a chiedere di fare uno sforzo
estremo per quella giornata importante promettendo un meritato
riposo o un massaggio successivamente. Questi suggerimenti non
costano niente, sono semplicemente delle proposte di piccoli
cambiamenti che a qualcuno potrebbe essere utile, potrebbe fruttare
una migliore prestazione o una qualsiasi altra decisione con una
maggiore consapevolezza, al limite anche decidere di rinunciare alla
competizione. Potrebbe essere anche una semplice occasione per
divertirsi con se stessi e si potrebbe estendere questa modalità
anche ad altre occasioni in cui si affrontano situazioni difficili.
Certo andrebbero personalizzate per ottenere il massimo risultato
possibile.
Dott. Matteo SIMONE
3336955250 -
21163@tiscali.it
www.psicologiadellosport.net Psicologo –
Indirizzo Psicologia Clinica e di Comunità; Master di 2°
livello in Psicologia dello sport presso l’Università di
Roma del “Foro Italico” ex IUSM; Autorizzato
all’applicazione del metodo Eye Movement
Desensitization and Reprocessing (EMDR); L’EMDR è un
metodo psicologico per il trattamento delle difficoltà
emotive causate da esperienze di vita disturbanti, con
una gamma che va dagli eventi traumatici quali
combattimenti, aggressioni personali e disastri
naturali, ad eventi disturbanti dell’infanzia. L’EMDR
viene anche usato per risolvere l’ansia da prestazione e
per migliorare il funzionamento delle persone sul
lavoro, in ambito atletico ed artistico.Psicoterapeuta
della Gestalt, Istituto Gestalt Firenze – sede di Roma;
Tecnico della salute globale e migrazione. |
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