Un interessante articolo
di opinioni sul corretto comportamento genitoriale degli sportivi
più piccoli e che ben si adatta a qualunque tipo di disciplina
sportiva essi pratichino. Non fa certo eccezione la kickboxing o
altri sport da combattimento, o arti marziali… e chi più ne ha, più
ne metta.
Genitori e Sport
(Liberamente ispirato da testi di psicologia dello sport e da
esperienza quotidiana sul campo e pubblicata da:
Semplicemente Danza)
Di: Marino Dotta
Consigliere CONI Savona
PREMESSA
I genitori devono incoraggiare i figli che scelgono di dedicarsi
ad uno Sport, ma prima di tutto devono capire che lo Sport è una
forma di socializzazione e un divertimento. Devono evitare di cedere
a gelosie e ambizioni che il più delle volte sono la causa di
sgradevoli problemi che ostacolano una serena e promettente attività
sportiva dei figli.
I figli, invece, sanno farsi una ragione dei propri limiti, degli
errori e delle sconfitte in gara, e l’unica cosa di cui molti si
rammaricano è l’idea delle prediche fatte dai genitori che li
aspettano sugli spalti, fatte con la convinzione che "Lo si fa per
il loro bene". Queste indebite pressioni rischiano di condizionare
negativamente il rendimento agonistico dei giovani e, fatto ancora
più grave, di danneggiarne lo sviluppo psicologico ed emotivo.
Invece, se ben supportata, l’attività sportiva è uno dei mezzi
più potenti per aiutare i figli a crescere e maturare, perché lo
Sport li spinge ad impegnarsi, a migliorare, a mettersi alla prova,
a stringere rapporti sociali, a comprendere i sacrifici e l’umiltà,
ad assumersi delle responsabilità e a diventare membri di una
società nella quale valgono diritti e doveri.
SPORT E GIOCO
I genitori devono aver presente che, anche nell'ambito sportivo,
il gioco è un’attività motoria fondamentale per svolgere funzioni
psicofisiche di:
- Crescita intellettiva, mediante l'osservazione e la conoscenza
dell'ambiente in relazione al proprio corpo.
- Crescita della personalità, tramite lo sviluppo del senso di
sicurezza e di autostima.
- Fortificazione, mediante il potenziamento di abilità fisiche
generali attraverso esercizi equilibrati, piacevoli e non
necessariamente ripetitivi e sgradevoli.
- Socializzazione, attraverso il rapporto continuo con gli altri
ponendo la propria personalità in una scala gerarchicamente adeguata
alle personalità dei compagni di gioco.
SPORT E TALENTO
I genitori devono aver presente che con il talento non si va da
nessuna parte se questo non è supportato da un lavoro costante,
completo e faticoso. Genitori e tecnici che basano il successo di un
giovane atleta solo sul suo talento saranno presto delusi.
DECALOGO DEL GENITORE NELLO SPORT
Ecco alcuni suggerimenti che aiuteranno a tenere un modello di
comportamento positivo nei riguardi dei propri figli; modello che
non deve essere preso come verità indiscussa, ma solo come una
corretta e schietta traccia di riflessione.
IN AMBITO AMATORIALE ( PER CHI INIZIA )
I genitori devono stimolare e incoraggiare la pratica sportiva,
lasciando che le scelte ed i ritmi dell’attività siano condivisi dai
figli.
I genitori devono cercare di non sottolineare più del dovuto una
gara mal riuscita, evitando nel modo più assoluto rimproveri
perché producono solo ansia da prestazione. Tantomeno non devono
porre ricatti morali del tipo "se tu... allora io...".
I genitori devono incitare i figli a migliorare facendo capire
che l’impegno alle lezioni e agli allenamenti sarà in futuro fonte
di soddisfazioni, così come avviene per l'impegno a scuola. Devono
dimostrarsi interessati alle competizioni dei figli mettendo in
evidenza i miglioramenti. Devono sdrammatizzare i momenti di
difficoltà e incoraggiare gli aspetti positivi per salvaguardare la
soddisfazione psicologica dei figli.
I genitori devono avere un atteggiamento positivo ed equilibrato
in rapporto ai risultati. Devono capire che "saper perdere" è
difficile, ma è più importante che saper vincere. Devono capire che
nello sport, come nella vita, il più delle volte non si vince, ma
che dopo una caduta è solo necessario rialzarsi.
I genitori devono aiutare i figli a stabilire tappe e
obiettivi realistici e prospettive adeguate alle loro possibilità.
I genitori devono offrire le opportunità per un’educazione
globale. In altri termini devono trasmettere i concetti di rispetto:
delle regole, dei compagni, degli impegni, delle priorità, degli
orari, degli indumenti e dell’igiene personale e collaborare al
raggiungimento degli obbiettivi stabiliti dagli istruttori.
I genitori devono tener conto che l’attività sportiva è svolta da
bambini e non da adulti e che i compagni e gli avversari dei propri
figli sono anche loro bambini da rispettare e, come tali, non
si devono offendere, anche indirettamente, con paragoni o giudizi di
qualsiasi genere. Si eviteranno in tal modo situazioni incresciose
sia per i piccoli che per gli adulti.
I genitori devono stimolare la crescita dell'individuo che dimora
nei propri figli attraverso lo sviluppo della loro indipendenza,
evitando di essere sempre onnipresenti a tutti i costi e in tutte le
situazioni. Devono evitare di decidere sempre e su tutto per loro,
per paura che possano sbagliare. Devono evitare di assisterli in
tutte le azioni che possono svolgere tranquillamente da soli.
IN AMBITO AGONISTICO
I genitori non devono limitare l'attività sportiva dei figli per
punizione (o per ripicche), anche se per cause esterne allo sport,
perchè la punizione ricade anche sui compagni di Gruppo/Squadra o
di Coppia. Questo atteggiamento è decisamente mal sopportato da
tutti i componenti coinvolti, istruttori in testa, ed è fonte di
problemi non indifferenti soprattutto in quegli sport dove non
esiste la "panchina"
I genitori devono cercare di non interferire nelle scelte
tecniche e nelle decisioni degli Istruttori. Prima di criticare
l’operato degli istruttori (e/o della società),
devono chiedere chiarimenti ai responsabili diretti che saranno ben
contenti di ascoltare e di spiegare. Devono evitare di dare giudizi
in pubblico sull'operato degli stessi. Questi atteggiamenti, se
pesanti e recidivi, sono sanzionabili con l'espulsione dalla Società
Sportiva. In altri termini, se un genitore non ha fiducia nei
tecnici e nell'operato della società è inutile che ci rimanga!
I genitori devono rispettare le votazioni dei giudici che sono
insindacabili. Devono altresì tenere conto che molte volte alcuni
giudici sono alle prime armi, soprattutto nel settore amatoriale,
e che sono esseri umani soggetti ad errori e non macchine perfette.
(Atteggiamenti di contestazione verso i giudici di gara sono
sanzionabili con pesanti ammende alle Società sportive, le quali
possono rivalersi sui diretti responsabili in più modi, compresa
l'espulsione).
I genitori devono capire che le manifestazioni sportive non
sempre sono una entità "mordi e fuggi" in cui il bambino entra,
esce, viene premiato e subito dopo "tutti alla spiaggia !" Gli
incontri sportivi, soprattutto per gli sport di massa, non sono per
loro natura comprimibili a un'ora di impegno, ma devono essere presi
per quello che sono , cioè "una giornata dedicata ai figli". La cosa
peggiore che un genitore possa fare è quella di entrare in un
palazzetto, accorgersi che deve attendere un paio di ore (per
ricompensare mesi di fatica dei figli) e mettersi a protestare
davanti a loro o peggio ancora andarsene.
CONCLUSIONI
I genitori devono avere presente che l'attività sportiva permette
di esprimere in modo positivo la natura competitiva dell'essere
umano in un ambiente sano, in cui esistono regole e certezze, senza
che ne consegua la distruzione dell’avversario e quindi senza
violenza.
I genitori devono avere presente che l'attività sportiva insegna
a gestire la delusione di una "non vittoria", accettandola come
l’altra faccia della medaglia. In questa prospettiva la sconfitta
diviene il mezzo per progredire, nello sport e nella vita, con un
consolidamento dell’autostima e dell' autodisciplina, tramite gli
esercizi, gli allenamenti e gli sforzi per crescere in funzione di
un obiettivo, cioè la riuscita in gara, atteggiamento che si
rifletterà anche sullo svolgimento delle attività scolastiche e più
tardi di quelle lavorative.
Compito dell’istruttore è di abituare l’allievo e i genitori a
vivere lo sport in modo tranquillo e non traumatico, rendendo
l’agonismo un oggetto interessante e piacevole, ricordando che si
tratta sempre e comunque di un gioco, anche se diverso.
I bambini competono e vogliono vincere per natura, perché senza
questo stimolo non evolvono in adulto, ma è il modo in cui gli
adulto alle loro spalle interpretano la vittoria e la sconfitta, che
è lontano dalla loro mente. I bambini giocano una partita per volta
e, che vada come vada, la terminano per cominciarne un’altra, senza
perdere la misura dei loro limiti.
Tutto questo deve essere ben compreso dai genitori.
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