Allenatori leader
Di: Maria Luisa Cabiddu e Matteo
Simone
(Psicologi dello Sport)
A
cosa serve lo sport: conoscenza di se stessi e del mondo, controllo
emotivo, adattabilità, socializzazione, tolleranza alle
frustrazioni, auto-efficacia: “Sì, io posso farcela”. Allenare non è
un compito semplice, occorre che il tecnico sia in grado di
miscelare qualità tecniche, tattiche, educative, e comunicative.
Un obiettivo importante per gli allenatori è quello di
conoscere le motivazioni che hanno determinato e che continuano a
mantenere elevato il coinvolgimento degli atleti.
Fattori motivazionali (presenti in giovani praticanti discipline
sportive individuali o di squadra): competere, acquisire e
migliorare le abilità, sentirsi in forma, far parte di una squadra,.
stare con gli amici e farsene di nuovi, divertirsi, spendere
energia.
L’allenatore sportivo dovrebbe essere organizzato in modo da
soddisfare il maggior numero delle motivazioni espresse dagli
atleti. Compito del tecnico è dare un obiettivo all’atleta che sia
impegnativo e nel contempo raggiungibile. L’identificazione degli
obiettivi è uno dei punti chiave per stimolare la motivazione e
migliorare le prestazioni.
REQUISITI E QUALITA’ FONDAMENTALI DELL’ALLENATORE:
Passione, Capacità di relazionarsi, Personalità equilibrata,
Sufficiente autostima.
ASCOLTO: UNA GRANDE QUALITA’. Saper ascoltare significa
poter rispondere a queste domande: Che cosa mi sta comunicando,
Quali sentimenti sta provando, Che cosa vorrebbe.
COME SI COMPORTA UN BUON ALLENATORE
Interessamento e vicinanza, apprezzamento, fiducia e
incoraggiamento, aiuto per risolvere le difficoltà, concorrere alla
formazione di un buon senso di auto-efficacia e di autostima.
IL BRAVO TECNICO arriva all’allenamento carico di
entusiasmo; trasmette sicurezza, affetto, accoglienza, serenità, è
munito di enorme pazienza; non rimprovera ma, al contrario,
incoraggia e motiva; rinforza i comportamenti positivi.
E’una figura sbagliata quando: ha bisogno di far vedere
chi è che comanda; possiede tutte le idee e le soluzioni e rifiuta
quelle degli atleti, perché ha paura che intacchino la sua autorità.
Quali sono gli allenatori preferiti: Quelli che
trasmettono sensazioni positive; Rinforzano la prestazione;
Incoraggiano dopo un errore; Danno indicazioni tecniche dopo un
errore; Sono organizzati, preparati e competenti; Utilizzano uno
stile autorevole (né autoritario né del lasciar fare).
E’ importante: Sottolineare i comportamenti positivi con i
rinforzi come la propria approvazione: "Bravo”, "Bene"; Valorizzare
ogni progresso per aumentare l’autostima.
L’AUTOMONITORAGGIO DEL TECNICO
Tenere un diario nel quale annotare le proprie riflessioni sugli
allenamenti, risulterà un valido strumento per trattenere per
iscritto quanto è stato svolto.
DOPO OGNI SEDUTA DI ALLENAMENTO: Come l'ho programmata?
Gli obiettivi sono stati raggiunti? Come erano i miei presupposti
personali (serenità, voglia di allenare) prima di iniziare? Che cosa
mi ha messo in difficoltà? Come ho affrontato i problemi che si sono
presentati? Quanto positivi sono stati i miei interventi? Quanto ho
contribuito al miglioramento della vita di gruppo e dei rapporti
interpersonali? Note individuali da ricordare per il futuro.
L’allenatore ha una grande importanza nello sviluppare le
motivazioni giuste: Graduando le prove con le quali l’atleta
deve cimentarsi, Trovare le ragioni convincenti per mettere l’atleta
ogni volta alla prova, Negoziando il raggiungimento di mete
sufficientemente (ma non esageratamente) difficili, Monitorando i
progressi dell’atleta, Insegnando a trarre lezioni dagli insuccessi.
Allenatore = Leader
E’ colui che guida gli individui e il gruppo da essi composto
fino al raggiungimento degli obiettivi. Deve dimostrare non solo di
essere dotato di una serie di competenze tecniche e tattiche, ma
anche di saper gestire lo stress causato da situazioni a volte
difficili da gestire. “Allenare è guidare insieme persone con
diverse esperienze, talenti, interessi, incoraggiandole ad assumere
la responsabilità del loro ruolo, portandole ad un continuo
miglioramento...”(Tom Peters e Nancy Austin)
Per
essere un buon allenatore è importante sviluppare abilità
relazionali. Il leader è capace di influenzare gli altri, di far sì
che le sue superiori conoscenze vengano riconosciute. L’allenatore è
il punto di riferimento, è lui che prende le decisioni, che si
assume le responsabilità di eventuali errori, risponde dei risultati
conseguiti: quando una stagione sta andando male, il primo a pagare
è il mister che viene esonerato. Essere leader formalmente non
basta. Dovrebbero essere gli atleti a riconoscergli tale autorità.
Il primo passo da compiere allora sarà proprio cercare di
conquistarsi la stima ed il rispetto dei suoi atleti. Senza una
forte coesione e una totale collaborazione tra i membri della
squadra, non si potrà mai ottenere alcun risultato importante.
Rapportarsi a giocatori professionisti o a ragazzi che coltivano lo
sport in quanto hobby è sicuramente diverso. E’ fondamentale che
l’allenatore analizzi con la massima obiettività le prestazioni
fornite dai singoli e dal gruppo, senza dimostrare di avere
preferenze o al contrario antipatie personali per qualcuno. Capacità
di mantenere sempre la calma, il contatto con la realtà, la lucidità
per esaminare problemi e cercare possibili soluzioni così egli
trasmetterà la stessa tranquillità anche alla sua squadra che sarà
capace di non esaltarsi oltremisura nelle vittorie e di non perdere
la fiducia nei momenti di affanno. Il mister non è solo colui che
insegna, affinché egli possa rimanere sempre aggiornato e in
costante progresso deve avere la voglia di apprendere. Essere
consapevoli del fatto che c’è sempre qualcosa da imparare da ogni
persona e da ogni situazione è il punto di partenza per chi vuole
toccare l’eccellenza.
Stili di leadership
L’allenatore nel guidare la sua squadra ha a che fare con
caratteri diversi e si trova a contatto con situazioni differenti da
gestire. Non sempre può adottare il medesimo comportamento e neppure
rapportarsi a tutti con lo stesso tipo di comunicazione.
Modalità di condurre un gruppo: stile autoritario, stile
cooperativo.
Stile autoritario: è caratterizzato da un atteggiamento di
chiusura del mister in rapporto alle decisioni da prendere; conduce
il gruppo senza tener conto delle opinioni né degli atleti né dei
suoi collaboratori; si sente l’unico responsabile nella direzione
della squadra.
Stile cooperativo: tiene conto anche delle idee dei suoi
atleti e dei suoi collaboratori, pur naturalmente arrivando a
decidere in modo autonomo.
L’allenatore autoritario punta solo alla vittoria, che viene
prima di qualunque altra cosa e che è l’unico obiettivo di cui
tenere conto; non ha alcuna importanza comprendere quale possa
essere la psicologia dei suoi atleti, quali le loro motivazioni;
preferisce atleti mossi da spinte estrinseche perché più facilmente
manipolabili. L’allenatore autoritario crede che il suo compito si
esaurisca nel far vincere la sua squadra; creare un atleta vincente
per chi adotta questo approccio significa solo curare l’ambito
sportivo. Il leader autoritario adotta uno stile centrato sulla
vittoria, esercitando il proprio comando sui suoi atleti e
orientandoli unicamente al raggiungimento del risultato richiesto.
L’allenatore collaborativo cerca di capire i suoi atleti, di
conoscere i loro processi psicologici e le loro motivazioni; per
questo motivo predilige giocatori motivati intrinsecamente, perché
ha più fiducia nella loro volontà di migliorarsi al fine di ottenere
l’obiettivo. Sua caratteristica fondamentale sapersi mettere in
discussione, potendo così modificare in corsa alcuni atteggiamenti,
sia personali che tecnico-tattici, se si rende conto di aver
commesso degli errori
Il leader democratico “collaborativo” si concentra prima di tutto
sull’atleta, le sue motivazioni ed i suoi bisogni, adotta uno stile
cooperativo nella gestione della vita della squadra ed è orientato
prima di tutto all’individuo.
Un tratto della personalità particolare dal quale non si può
prescindere se si deve guidare un gruppo è l’empatia: la capacità di
assumere come proprio il punto di vista di altri individui, per
capire come ognuno percepisce e vive eventi ed emozioni; è quella
risorsa alla quale l’allenatore può attingere per comprendere
interessi e bisogni dei suoi atleti.
Maria Luisa Cabiddu
Psicologa dello Sport
Cell. 348/0668056
e-mail:
malucab@hotmail.it
Matteo Simone
Psicologo dello Sport
Cell. 333/6955250
e-mail:
21163@tiscali.it
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