La Psicologia nello Sport e le Psicodinamiche
nei Gruppi
Il “Succo” della Conferenza
Di: Dr. Giulio Socci
Nell’immaginario popolare e collettivo, credo tuttora molto
diffuso trasversalmente in alcune frange sociali di ogni ceto e
tipologia, l’atleta di sport da combattimento è forse percepito
anche come un violento, una persona aggressiva che forse và in
palestra per picchiarsi e basta, ma questo è a dir poco fuorviante e
lo stereotipo che ancora persiste in alcuni, andrebbe sicuramente
abbattuto una volta per tutte.
Un modo per abbattere gli stereotipi, credo sia quello di dare la
giusta informazione usando i giusti canali, dimostrando che gli
Atleti di sport da combattimento non hanno solo il fine di
confrontarsi con l’avversario, benché lo facciano rispettando le
regole, ma dobbiamo mostrare che questi abbiano anche intrapreso
percorsi formativi basati sulla consapevolezza dei propri limiti
fisici e prestazionali, nonché indirizzati anche alla loro crescita
mentale e psicosociale.
Proprio per tentare di dimostrare tutto questo, l’organizzazione
de ilguerriero.it ha promosso un seminario formativo, inserito nel
più grande progetto “incontrarsi per crescere insieme”, rivolto a
tutti gli operatori e dirigenti dei vari settori sportivi Pisani e
non solo. La cornice del seminario formativo, intitolato “la
Psicologia nello Sport e dinamiche dei Gruppi” è stata la storica
Abbazia di S. Zeno nel centro di Pisa, con il patrocinio del Comune,
Assessorato allo Sport e Coni, segno che questa Città, dopo varie
iniziative positive riscontrate in questa direzione, sta
contribuendo ad abbattere gli stereotipi sugli sport da
combattimento.
L’incontro formativo di Pisa, tenuto dal Dott. Paolo Bernardini
“Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni”, allievo ed ex
combattente della Scuola Arti Marziali Fragale, ha affrontato il
tema della Psicologia come scienza applicata nello sport, capace di
misurare i vari costrutti psicologici che si sviluppano in quei
contesti, sia prima, che durante e dopo… l’attività sportiva.
L’argomento si è sviluppato partendo dal fatto che la Psicologia è
una sola e può essere trasferita nei vari contesti con le
appropriate metodologie e strumenti di ricerca, dandoci la
possibilità di individuare e valutare quegli indicatori cognitivi,
emozionali e fisiologici, che possono fornire spiegazioni alle
nostre ipotesi, tenendo comunque conto delle variabili individuali
che interagiscono con le pressioni ambientali.
Dopo avere fatto una distinzione tra le varie figure
professionali ed aver chiarito che lo Psicologo non “cura” ma
“facilita” una crescita interiore dell’atleta, è stato presentato un
caso pratico di “contratto psicologico”, relativo a un ragazzo che
non riusciva ad eseguire le trazioni alla sbarra per superare un
concorso pubblico nei Vigili del Fuoco, un esempio di come ognuno
soggettivamente ha bisogno di motivazioni e come possiamo agire
affinché queste non solo vadano nella direzione giusta, ma che
soprattutto perdurino nel tempo.
Sono poi stati presentati alcuni metodi di ricerca ed i possibili
strumenti per la misurazione dei Costrutti Psicologici in diverse
aree interessanti l’ambiente sportivo in generale, spiegando le
differenze e le esigenze tra sport diversi, approfondendo poi
relativamente agli sport da combattimento i processi motivazionali,
emozionali, cognitivi, di abilità mentali, prestazionali e
comunicativi nel Gruppo.
Per quanto riguarda le dinamiche di Gruppo, il Dott. Bernardini
ha spiegato i vari concetti teorici di Gruppo, le varie strutture,
le varie tipologie gruppali ed i processi legati alla loro
formazione usando, per meglio far comprendere tutto questo, analogie
sia con la chimica che di stampo filosofico, ma anche e soprattutto…
legate alla pratica.
Quello che infatti credo abbia più colpito l’attenzione delle
tante persone presenti in sala, è stata ad un certo punto una
dimostrazione pratica effettuata con la collaborazione di una decina
di volontari presi dal pubblico intervenuto, con la quale il
Dott.Bernardini ha voluto dimostrare nella pratica, come un
qualsiasi Gruppo… per raggiungere un qualsiasi obiettivo, ha sempre
bisogno di un Leader che lo guidi ed assegni compiti.
Mi soffermo su questo caso ed esempio esplicativo pratico, perché
è facilmente riproducibile da tutti e potrebbe risultare utile per
far ben comprendere il bisogno fisiologico del leader in ogni gruppo
o squadra, per ottenere il risultato prefissato attraverso
l’organizzazione del compito.
Una leggera asta di plastica sorretta da una decina di ragazzi
sul proprio dito indice all’altezza del petto, con l’ordine di non
interrompere mai il contatto tra il dito e l’asta… e con il compito
di far abbassare l’asta sino alle ginocchia. Un compito sicuramente
giudicato possibile ed oltretutto anche apparentemente semplice, ma
incredibilmente l’asta anziché abbassarsi si solleva… si susseguono
i tentativi tra lo stupore di tutti, ma ogni volta abbiamo sempre lo
stesso esito.
Vista e testata l’incredibile impossibilità di portare a termine
il compito… il Dott. Bernardini suggerisce di “organizzarsi”… cioè…
ad un componente del gruppo (forse da lui osservato ed individuato
in quel breve periodo come un possibile leader emozionale del
gruppo) viene ordinato di prendere la direzione della squadra e
dirigere verbalmente il compito assegnato alla squadra, guidando le
azioni dei singoli.
Ancora una volta ed incredibilmente per tutti i presenti… adesso
l’asta riesce ad abbassarsi sino al livello richiesto. Questa è
stata anche l’occasione per il Dott. Paolo Bernardini di illustrare
e far comprendere la differenza tra Gruppo e squadra… e se il gruppo
ha bisogno di uno o più leader con i quali si può discutere e
disquisire forse per determinarne la direzione da intraprendere o
mantenere, la squadra non solo ha bisogno di un leader, ma pare che
al suo interno non possa esserci disquisizione personale sui compiti
da eseguire, ma forse solo precisi compiti da svolgere il più
pedissequamente vicino alle indicazioni ricevute dal leader…
affinché il compito assegnato possa essere svolto in economia
energetica e quindi in maniera ottimale.
Dietro a questo esempio pratico ed avendo ridestato l’interesse
dei più giovani, Bernardini è tornato poi a spiegare le varie
tipologie di Leaderschip, Memberschip e Groupship, ossia i processi
di guida nel gruppo, per un migliore equilibrio tra i bisogni
dell’individuo e quelli del gruppo stesso, spostando poi
l’attenzione sui processi dinamici all’interno di una squadra
sportiva, su di un possibile modello lineare sequenziale che segue
gli stadi della formazione, conflitto, normativa, prestazione e
aggiornamento, utile per gli allenatori come strumento di conoscenza
e prevenzione verso i disagi del Gruppo.
L’ultima parte si è conclusa con uno sguardo alle Organizzazioni
in generale, sui loro fattori tangibili e misurabili direttamente,
ma anche su quei fattori intangibili e latenti, propri di tutti i
Gruppi organizzati, i quali vanno indirettamente misurati attraverso
una valutazione globale del Clima interno, un clima psicologico,
organizzativo e culturale, legato alla percezione dell’individuo,
del Gruppo e verso l’Organizzazione.
Tanti gli interventi chiarificatori e le domande ufficiali dei
partecipanti, che sono poi continuate anche in separata sede dopo la
conclusione della conferenza con lo stesso Bernardini
e persino tra i partecipanti stessi durante l’opportuno rinfresco
aperitivo, che si è mostrato utile per terminare in maniera alquanto
coinvolgente ed informale per i più introversi e timorosi a parlare
pubblicamente durante il seminario.
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