UNA INTERVISTA DEL GIORNALISTA
SPORTIVO LUCA DE FRANCO AL DOTT. MARCO CERIANI (nutrizionista dei
Campioni Azzurri ai Mondiali di Muay Thai a Bangkok) SULLA
DIFFERENZA TRA INTEGRATORI E FARMACI, OLTRE CHE SULLA PERICOLOSITA’
DEL DOPING NELLO SPORT.
Il doping non trasforma i brocchi in campioni
Marco Ceriani ad
Affaritaliani.it
"Il
doping non può fare miracoli, campioni si nasce". Parola di Marco
Ceriani, nutrizionista che ha avuto tra i suoi clienti il grande
Marco Pantani. E ora rivela ad Affaritaliani.it i segreti di
medicine e integratori nel mondo dello sport. E ammonisce: "Certe
sostanze possono fare molte vittime tra le persone comuni che
prendono qualche pillola per giocare la partitella settimanale"
L’uso degli integratori alimentari
nello sport è un argomento di cui si parla per 365 giorni all’anno.
Di recente, su un importante quotidiano nazionale un ex atleta
sconsigliava l’uso degli integratori perchè sarebbero il primo passo
verso i farmaci. Un’opinione autorevole e utile per chiarire molti
dubbi è quella di Marco Ceriani. Nato a Tradate il 3 dicembre 1963,
laureato in Scienze delle preparazioni alimentari all’Università
Statale di Milano, Ceriani è esperto in nutrizione, benessere e
allenamento. E’ consulente per la nutrizione e la supplementazione
di numerose aziende, oltre che di atleti e team professionistici. Il
più famoso dei suoi clienti è stato il grande campione di ciclismo
Marco Pantani, con cui ha lavorato per cinque anni. Ceriani ha anche
descritto la sua esperienza con il compianto “Pirata” nel libro “I
diari della borraccia” (edito dalla Liberia dello Sport). Ceriani
non è solo uno stimato consulente, ma anche un ricercatore che ha
creato numerosi prodotti per l’integrazione.
Luca De Franco: Ceriani, gli
integratori sono davvero il primo passo verso i farmaci?
Marco Ceriani: “Anch’io ho letto quell’articolo e sono rimasto
pietrificato... Io sono un tecnologo alimentare, ho creato più di
cento supplementi notificati al ministero della Sanità e posso
affermare che non c’è alcuna relazione tra integratori e farmaci.
Anzi, chi produce integratori non può produrre farmaci. Per
definizione, gli integratori non possono fare male o creare
dipendenza. Sono prodotti a base di sostanze naturali che servono ad
integrare la corretta alimentazione. Se un alimento dà energia dopo
quaranta minuti, l’integratore entra in circolo in due minuti.
Questo è lo scopo dell’integrazione. Punto e basta. L’integrazione
è utile anche alla gente comune a causa del ritmo frenetico della
vita. I medici consigliano di mangiare cinque porzioni di frutta e
verdura al giorno: sfido chiunque a farlo, considerando che a
mezzogiorno ci si nutre di panini e di cibi precotti. Inoltre,
alcuni prodotti che compriamo al supermercato sono poveri di
vitamine e proteine. Quando qualche presunto esperto dice in
televisione che gli integratori non servono perchè le vitamine sono
contenute nella frutta, non sa di cosa parla”.
Luca De Franco:Allora,
a cosa è dovuta la cattiva informazione riguardo agli integratori?
Marco Ceriani: “Ad alcuni episodi negativi. Ne cito due: in
America c’è stato il ritrovamento di ormoni all’interno di alcuni
integratori (sono stati aggiunti per rendere più potente e più
costoso il prodotto) e l’elevato grado di impurezza della creatina
cinese. Ma questi sono casi isolati dovuti a produttori
irresponsabili. Non si può fare di tutta l’erba un fascio”.
Luca De Franco: La creatina è
demonizzata perchè se ne è parlato nell’ambito dell’inchiesta sul
doping alla Juventus. Nel 1998 Alessandro Del Piero disse: “Alla
Juve prendiamo tutti creatina. Abbiamo cominciato due anni fa, mica
è doping”
Marco Ceriani: “Ecco un altro esempio di disinformazione. Che
alla Juventus venisse data la creatina ai giocatori non significa
proprio nulla. Non è un prodotto dopante, ma un integratore. Certo,
esistono diversi tipi di creatina. Alcuni sono da sconsigliare
perchè prodotti in paesi in cui non ci sono controlli adeguati
oppure è diffusa la contraffazione. Come lo è nel campo
farmaceutico. In Thailandia, ad esempio, vendono pillole blu a base
di zucchero e le fanno passare per Viagra. Tra l’altro, all’epoca
dell’inchiesta sulla Juve ero proprietario di un’azienda di
integratori e pensavo che le vendite della creatina sarebbero
crollate. Invece, sono aumentate in modo esponenziale: gli atleti di
tutti gli sport hanno scoperto che la creatina era utile proprio
perchè la usavano i giocatori della Juventus”.
Luca De Franco: Parliamo di
doping. Alcuni atleti trovati positivi si sono difesi dicendo che
non sapevano cosa stessero prendendo. E’ credibile questa
affermazione?
Marco Ceriani: “Si perchè gli atleti, in genere, hanno fiducia
nel loro medico e in quelli della società per cui lavorano. Gli
atleti non chiedono se i farmaci che assumono hanno delle
controindicazioni. Anzi, fa parte dei doveri del medico chiedere
all’atleta se prende altri farmaci e dirgli se contengono sostanze
che possono farlo risultare positivo al controllo antidoping”.
Luca De Franco: Nel mondo dello
sport si è sempre pensato che i media enfatizzino l’importanza del
doping perchè nessun brocco può diventare un campione assumendo
sostanze illecite. Concorda con questa teoria?
Marco Ceriani: “Ovviamente si. Basta ragionarci per capire che
il doping non può fare miracoli. Se li facesse, tutti correrebbero i
100 metri in 9 secondi. Ogni gara importante sarebbe vinta da un
atleta diverso. Invece, vincono sempre gli stessi. Questo perchè
campioni si nasce. La prima qualità del campione è la genetica. Se
il campione sente la necessità di migliorare la sua prestazione
agonistica, gli basta una quantità infinetesimale di principio
attivo. Il brocco tende a prendere più sostanze del necessario
mettendo in pericolo la propria salute. Lo stesso vale per gli
amatori. Il doping può fare molte vittime tra le persone comuni che
prendono qualche pillola per giocare la partitella settimanale con i
colleghi, senza sapere quali siano gli effetti negativi ed eventuali
incompatibilità con altri farmaci. Quando si parla di doping, non
bisogna limitarsi al mondo dello sport, ma tirare in ballo anche le
persone comuni”. |