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Alimentazione

PRENDIAMO INTEGRALMENTE DAL SITO DELLA WTKA INTERNATIONAL E VI RIPROPONIAMO, UN INTERESSANTE ARTICOLO SCIENTIFICO, INERENTE I RISCHI A CUI ANDIAMO INCONTRO NELL’ALIMENTAZIONE, A CAUSA DELLA PROGRESSIVA CONTAMINAZIONE INDUSTRIALE DELLA NATURA.

Inquinanti: dall’ambiente, alla tavola, ai nostri ormoni?

Da: Sara Virgilio
Di: Alberto Mantovani
Tossicologia Alimentare e Veterinaria Dip. di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare Istituto Superiore di Sanità: alberto@iss.it

 

In questi giorni si parla molto di inquinamento ambientale, legato a gravi emergenze.

Le evidenze scientifiche, prodotte anche dall’ISS, dimostrano che vivere accanto a siti inquinati non è solo socialmente degradante ma è anche un fattore di rischio per la salute.

Ma cosa succede per gli inquinamenti più “silenziosi” che però possono interessare tutta la popolazione, ed in primo luogo le persone più vulnerabili come anziani e bambini ?

Va ricordato che gli animali e le piante produttori di alimenti, sono in primo luogo organismi viventi e che la qualità nutrizionale e sicurezza delle componenti della nostra tavola, dipende in gran parte dal contesto ambientale in cui tali organismi vivono.

Grazie anche al lavoro dell’Authority Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), si sta sviluppando una nuova visione in cui la valutazione del rischio è la base per innovare la normativa e indirizzare programmi di monitoraggio non più “a tappeto” ma mirati.

Possiamo identificare tre grandi gruppi di xenobiotici di interesse:

  • Sostanze autorizzate in seguito alla valutazione di un corposo dossier: pesticidi, farmaci veterinari, additivi dei mangimi, etc.

Questo non vuol dire che l’uso di una sostanza autorizzata sia “sicuro” per definizione. In primo luogo occorre un sistema che assicuri il rispetto delle modalità d’uso (dosi, tempi, modi..), attraverso l’interazione fra la vigilanza pubblica ed i sistemi di autocontrollo. Inoltre, nuove conoscenze scientifiche possono portare a riconsiderare valutazioni consolidate, ad es. gli studi sugli effetti antagonisti di alcuni pesticidi nei confronti di componenti del sistema endocrino (Ipotalamo, Tiroide, Fegato, Pancreas, Ghiandole surrenali) come gli ormoni androgeni e tiroidei.

Infine, occorre considerarne le ricadute ambientali dell’uso intensivo di pesticidi o farmaci, anche e soprattutto la sicurezza dei consumatori: ad esempio, il “riciclaggio” di sostanze sparse nell’ambiente nei corpi idrici e/o nei pascoli. Quindi, la valutazione e gestione dell’uso sicuro di sostanze chimiche necessita di un approccio “dai campi alla tavola)

  • Contaminanti ambientali per i quali sono definiti limiti negli alimenti e sono in atto programmi di controllo;

Nel caso di “allarmi” le conoscenze permettono di indirizzare gli interventi di prevenzione con una certa tempestività. Queste sostanze (DDT, PCB, metalli pesanti, diossine) sono un “lascito” alle generazioni future di attività industriali o ambientali (ad es., la gestione dei rifiuti) portate avanti senza riguardo per la sostenibilità nei confronti delle generazioni future. Sono contaminanti dotati di persistenza ambientale e di tossicità cronica per i sistemi endocrino, nervoso ed immunitario: pertanto, si tratta di problemi noti, ma su cui occorre tuttavia tenere ancora alta la guardia. Infatti, vengono periodicamente rilevate aree a rischio, soprattutto nel caso di prolungati ed incontrollati smaltimenti di rifiuti tossici: la capacità di bioaccumulo fa sì che desti preoccupazione, anche a livello EFSA, la contaminazione dei mangimi per il possibile trasferimento al consumatore.

  • Il caso più preoccupante rimangono quei contaminanti ambientali per i quali le conoscenze scientifiche indicano potenziali preoccupazioni ma che ancora non vengono considerati nei programmi di controllo.

Questo sia per una insufficienza di dati sia –in taluni casi- per una persistente lentezza di adeguamento delle normative. L’esempio principale sono gli interferenti endocrini (IE) (http://www.iss.it/inte).  Si tratta di un eterogeneo gruppo di composti in grado di alterare l’equilibrio endocrino e di porre rischi specifici per fasce di consumatori vulnerabili come i bambini e le donne in gravidanza. Come accennato sopra, alcuni pesticidi, antiparassitari e contaminanti persistenti (PCB, DDT, diossine) sono riconosciuti IE. Tuttavia, gli IE che destano maggiore preoccupazione per la scarsità di dati utilizzabili per il controllo degli alimenti e per la vasta diffusione sono sostanze presenti, ad es., in materie plastiche (PFOS, ftalati), detergenti (alchilfenoli), biocidi (organostannici) o prodotti ignifughi (PBDE).

Tutte queste sostanze hanno un qualche potere di bioconcentrazione negli organisi viventi, ed alcune (ad es., PBDE, PFOS) bioaccumulano come i ben più noti PCB. Purtroppo, i dati analitici che rilevano la presenza di diffusa di tracce di IE negli alimenti restano di scarsa utilità per la tutela del consumatore in mancanza di valori guida , quali le concentrazioni massime tollerabili in specifici alimenti. E’invece importante ed urgente valutazione degli IE dal punto di vista della sicurezza alimentare: dal momento che l’informazione dell’opinione pubblica sugli IE aumenta, è verosimile che nel prossimo futuro insorgano “allarmi” cui le autorità comunitarie e nazionali dovranno fornire risposte adeguate.


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