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Mondiale W.A.K.O. 2003

14°  Mondiale WAKO a Yalta (Crimea) CHE SPETTACOLO !

Velocità d’esecuzione impressionante, splendida tecnica, determinazione, potenza: questi gli ingredienti del cocktail ucraino offerto dai fantastici atleti Wako che hanno preso parte ai Campionati.

di Ennio Falsoni

Ennio FalsoniDopo essere diventata universalmente nota per l’ incontro che ebbe luogo nell’Ottobre del 1944 tra i tre grandi capi delle nazioni uscite vincenti dal secondo conflitto mondiale, ( Stalin, Roosevelt e Churchill) e che portò poi alla spartizione del mondo in zone d’influenza , Yalta è entrata anche nella storia della kickboxing Wako. Infatti ha recentemente ospitato ( 26-30 settembre) la 14° edizione dei Mondiali di Low-kick, Thai/kickboxing e Forme Musicali che hanno attirato nella ridente cittadina sul Mar Nero – non senza qualche difficoltà nei collegamenti -  286 atleti in rappresentanza di 31 nazioni, davvero la “creme de la creme” di queste discipline .

Per la prima volta poi, in mancanza di un vero e proprio palazzetto dello sport in questa cittadina di 70.000 anime ( ma che è visitata da quasi un milione di turisti l’anno) , gli organizzatori ( la PAMA dell’amico Andrei Chistov di Kiev )  hanno guardato agli Stati Uniti per cercare di ovviare all’inconveniente  promuovendo i Campionati in un’enorme  ex sala ristorante  del faraonico albergo che domina tutta la baia, lo Yalta Intourist, costruito dagli yugoslavi di Tito negli anni ’60 e che è ancora un vanto della Crimea. 2 ring e un grande tatami le attrezzature allestite  per l’occorrenza di questi Mondiali e che hanno permesso  una perfetta  organizzazione di tutta la manifestazione, gestita interamente dall’ormai collaudato staff della Wako e dai suoi numerosi arbitri.

Confortati anche da un clima eccellente per tutta la durata della manifestazione, questi Mondiali hanno sancito la crescita costante sia della low-kick che della Thai/kick di marca Wako perché si sono dati battaglia veramente le più grandi nazioni al mondo  in queste discipline ( tolta la Tailandia): ossia la Bielorussia, l’Ucraina, la Russia e il Marocco su tutte le altre , nazioni che appunto emergono sempre anche nei vari mondiali di Muay Thai, siano essi di marca IFMA che IAMTF.

fase del mondialeQuesto basti per dire dello spessore tecnico-atletico dei Mondiali Wako che ancora una volta sono stati uno spettacolo incredibile per velocità d’esecuzione, per   qualità tecnica espressa, per grinta, determinazione, potenza: un cocktail di prima grandezza. E questo ovviamente non lo dico soltanto io ( che sono anche parte interessata), lo dicono proprio tutti coloro che vi hanno preso parte, azzurri compresi. Umberto Lucci, per esempio, della società Yama Team di Roma, è stato campione del mondo Iaksa di full contact, ha gareggiato  in diverse altre organizzazioni, Cisco compresa ( ha preso parte all’ultima selezione del K-1 di Roma), prima di approdare in Fikeda ed entrare a far parte nel giro di un anno ( avendo vinto le selezioni) della nazionale italiana a Yalta. Ebbene, seduto vicino a me sull’aereo di ritorno,  Umberto ( 86 chili, specialità low-kick) si è lasciato andare a qualche confidenza. E Lucci ,  al quale al primo turno è riuscita l’impresa di rimontare contro un atleta marocchino da un atterramento  subito a freddo  nel primo round ad una vittoria sofferta e strappata coi denti e l’anima alla fine del terzo e  che è arrivato ad agguantare un bronzo pur perdendo per k.o. contro l’ucraino Pavlo Zhuravliov in semifinale, mi  ha detto :” Quando ho raccontato ad un amico che avevo perso per k.o. non ci credeva. Io non ero mai stato atterrato prima da nessuno, neanche quando ho tirato con atleti di oltre 100 chili come a Bassano del Grappa.L’ucraino che mi ha  battuto è uno da paura. Ha due magli al posto delle mani. Io non ho mai visto un livello tecnico più alto di  quello ammirato a questi Mondiali  in tutta la mia vita. E’ stata un’esperienza fantastica!”.

E i tre siculi di Mauro Samperi a questi Campionati, Abate, Granata e Saoca : “ Tutti gli incontri, ma soprattutto le finalissime, sono stati uno più bello dell’altro. Davvero una cosa mai vista da parte nostra. Del livello tecnico della Wako non avevamo sentito parlare, ma non pensavamo che fosse a questi livelli. Impressionante, bellissimo!”.

Ma andiamo allora con ordine.

L’Italia dunque, che in queste due discipline da ring ha presentato 6 atleti nella Thai/kick ( Carico Giorgio nei chilogrammi  63.5, Cappai Ivo – 67,  Saoca Filippo – 71 , Abate Salvatore – 81, Lorenzo Borgomeo –91, Angelo  Granata +91) , e 7 nella low-kick ( Gianpietro Marceddu –nei 51 chili, Francesco de Luca – 54 , Luca Carta nei –60, Marsiglia Daniel –63, Stefano Paone –75, Mario Capobianco –81, Umberto Lucci -86  ) , ha  raggranellato in tutto 4 bronzi che apparentemente sono poca cosa, ma che invece, tenuto conto del livello generale dei Mondiali, è stata una vera e propria impresa.

I bronzi sono venuti nella Thai/kick grazie al cuore di Abate che  nei quarti di finale  è riuscito a battere il serbo Vladimir Dorevic e al romano Lorenzo Borgomeo, al quale  invece a mio avviso  è stata sottratta una medaglia di valore più pregiato. Lorenzo Borgomeo è atleta validissimo, certamente il migliore che avevamo in squadra anche per la sua esperienza nel settore “pro” e per aver già gareggiato contro avversari quotatissimi come Aurelien Duarte a Milano. L’italiano , passato il primo turno per sorteggio , essendo campione d’Europa uscente, ha incontrato nella semifinale  il bielorusso Alexander Pantuknov – della nota scuola di Evgeni Kotelnikov – e lo aveva chiaramente battuto , specie nella terza ripresa. Ma i giudici , per “split” decision ( 2-1) sono stati di avviso contrario al mio. Toppa clamorosa che ha sicuramente danneggiati, ma contro la quale non abbiamo potuto fare nulla. Per tutti gli altri invece, nulla da fare sia per sorteggio davvero sfortunati (Cappai e Carico hanno incontrato al primo turno quelli che poi saranno i vincitori finali), o perché – come Saoca- sono stati centrati da colpi a freddo che hanno poi compromesso la prosecuzione dell’incontro.Angelo Granata invece- atleta su cui Mauro Samperi faceva grande affidamento – è mancato sul piano prettamente psicologico.

Gli azzurri di low-kick , sempre ottimamente diretti e allenati da Massimo Rizzoli, non hanno potuto fare di meglio: anche per loro 2 bronzi, rispettivamente con Mario Capobianco negli 81 chili e con Umberto Lucci negli 86 . Erano infatti  ben 140 gli atleti in gara , ma quando incappavi nei formidabili atleti russi, ucraini, o marocchini o kyrgystani, erano veramente quasi imbattibili. Tutti fuori al primo turno gli altri nostri atleti, vuoi per merito degli avversari che per demerito dei nostri.

Francesco De Luca e Stefano Paone ammettono di non essere mai stati nel match,di essersi sentiti vuoti. Le ragioni non si conoscono, ovviamente. Per Marceddu ( che ha incontrato una sua vecchia conoscenza, il serbo Sinisa Marinkovic) c’è qualche rimpianto: ha certamente combattuto sullo stesso piano dell’avversario, ma forse la sua abilità nello schivare gli attacchi dell’avversario è passata per timore o titubanza. Insomma avrebbe potuto fare di più, ma ha perso pur non prendendo colpi.

Capobianco, pur essendo un atleta ancora un po’ acerbo tecnicamente, è generoso e ha cuore da vendere. Contro il bulgaro Drago Izavinovic ha veramente dato tutto quello che aveva al primo turno, ma al secondo nulla  ha potuto  contro il russo Oleg  Utenin, un pugile fenomenale potentissimo che lo ha atterrato ben due volte prima che dall’angolo italiano volasse l’asciugamano.

fase del mondialeLo stesso Utenin però in finale ha affrontato il fuoriclasse serbo Ninc Drazenko ed è stato lui a doversi inchinare alla miglior tecnica  dell’avversario che lo ha nettamente battuto dall’alto d’una classe  immensa.

Le altre 2 medaglie per l’Italia sono venute dalle Forme Musicali dove in Italia abbiamo ormai un vero e proprio punto di riferimento: il maestro Remigio Ruzzante di Rovigo che in pochi anni, animato da una grande passione  per questa nuova , per lui, specialità  ( infatti lui ha cominciato col karate Goju Ryu, quindi è diventato maestro di pugilato, ha forgiato ottimi campioni come Mirko Greppo nel light e nel full contact) , ha puntato da un po’ di tempo a questa parte sulle Forme e ha avuto la fortuna di trovare un eccellente allievo in Massimiliano Castellacci. Studiando gli avversari e le loro tecniche, mixando Capoerira con Shaolin Kung Fu  e acrobazie degne di una ginnasta, Maassimiliano si è laureato vice-campione del mondo negli stili Soft , e medaglia di bronzo nelle Armi Soft. Andrea Leonardi , che ha gareggiato negli stili Hard, è finito invece per il momento solo settimo, ma  ha ampi margini di miglioramento. Quello di Yalta rappresenta un  grande successo davvero, perché anche qui la concorrenza di canadesi, americani, tedeschi, russi, bielorussi (bravissime le loro ragazze!) è davvero eccezionale.

Nello speciale medagliere, l’Italia dunque è finita ottava nella Thai/kick, undicesima  nella low-kick, e   quarta nelle Forme. Quasi una grande nazione. Ma ora c’è Parigi che incombe per semi, light, full contact e aero/kickboxing. Alla prossima puntata.


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