14°
Mondiale WAKO a Yalta (Crimea) CHE
SPETTACOLO !
Velocità d’esecuzione impressionante, splendida tecnica,
determinazione, potenza: questi gli ingredienti del cocktail ucraino offerto dai
fantastici atleti Wako che hanno preso parte ai Campionati.
di Ennio Falsoni
Dopo
essere diventata universalmente nota per l’ incontro che ebbe luogo nell’Ottobre
del 1944 tra i tre grandi capi delle nazioni uscite vincenti dal secondo
conflitto mondiale, ( Stalin, Roosevelt e Churchill) e che portò poi alla
spartizione del mondo in zone d’influenza , Yalta è entrata anche nella
storia della kickboxing Wako. Infatti ha recentemente ospitato ( 26-30
settembre) la 14° edizione dei Mondiali di Low-kick, Thai/kickboxing e Forme
Musicali che hanno attirato nella ridente cittadina sul Mar Nero – non senza
qualche difficoltà nei collegamenti - 286 atleti in rappresentanza di 31
nazioni, davvero la “creme de la creme” di queste discipline .
Per la prima volta poi, in
mancanza di un vero e proprio palazzetto dello sport in questa cittadina di
70.000 anime ( ma che è visitata da quasi un milione di turisti l’anno) , gli
organizzatori ( la PAMA dell’amico Andrei Chistov di Kiev ) hanno
guardato agli Stati Uniti per cercare di ovviare all’inconveniente
promuovendo i Campionati in un’enorme ex sala ristorante del
faraonico albergo che domina tutta la baia, lo Yalta Intourist, costruito dagli
yugoslavi di Tito negli anni ’60 e che è ancora un vanto della Crimea. 2 ring
e un grande tatami le attrezzature allestite per l’occorrenza di questi
Mondiali e che hanno permesso una perfetta organizzazione di tutta
la manifestazione, gestita interamente dall’ormai collaudato staff della Wako
e dai suoi numerosi arbitri.
Confortati anche da un clima
eccellente per tutta la durata della manifestazione, questi Mondiali hanno
sancito la crescita costante sia della low-kick che della Thai/kick di marca
Wako perché si sono dati battaglia veramente le più grandi nazioni al
mondo in queste discipline ( tolta la Tailandia): ossia la Bielorussia, l’Ucraina,
la Russia e il Marocco su tutte le altre , nazioni che appunto emergono sempre
anche nei vari mondiali di Muay Thai, siano essi di marca IFMA che IAMTF.
Questo basti per dire dello
spessore tecnico-atletico dei Mondiali Wako che ancora una volta sono stati uno
spettacolo incredibile per velocità d’esecuzione, per qualità
tecnica espressa, per grinta, determinazione, potenza: un cocktail di prima
grandezza. E questo ovviamente non lo dico soltanto io ( che sono anche parte
interessata), lo dicono proprio tutti coloro che vi hanno preso parte, azzurri
compresi. Umberto Lucci, per esempio, della società Yama Team di Roma, è stato
campione del mondo Iaksa di full contact, ha gareggiato in diverse altre
organizzazioni, Cisco compresa ( ha preso parte all’ultima selezione del K-1
di Roma), prima di approdare in Fikeda ed entrare a far parte nel giro di un
anno ( avendo vinto le selezioni) della nazionale italiana a Yalta. Ebbene,
seduto vicino a me sull’aereo di ritorno, Umberto ( 86 chili,
specialità low-kick) si è lasciato andare a qualche confidenza. E Lucci
, al quale al primo turno è riuscita l’impresa di rimontare contro un
atleta marocchino da un atterramento subito a freddo nel primo round
ad una vittoria sofferta e strappata coi denti e l’anima alla fine del terzo
e che è arrivato ad agguantare un bronzo pur perdendo per k.o. contro l’ucraino
Pavlo Zhuravliov in semifinale, mi ha detto :” Quando ho raccontato ad
un amico che avevo perso per k.o. non ci credeva. Io non ero mai stato atterrato
prima da nessuno, neanche quando ho tirato con atleti di oltre 100 chili come a
Bassano del Grappa.L’ucraino che mi ha battuto è uno da paura. Ha due
magli al posto delle mani. Io non ho mai visto un livello tecnico più alto
di quello ammirato a questi Mondiali in tutta la mia vita. E’
stata un’esperienza fantastica!”.
E i tre siculi di Mauro Samperi
a questi Campionati, Abate, Granata e Saoca : “ Tutti gli incontri, ma
soprattutto le finalissime, sono stati uno più bello dell’altro. Davvero una
cosa mai vista da parte nostra. Del livello tecnico della Wako non avevamo
sentito parlare, ma non pensavamo che fosse a questi livelli. Impressionante,
bellissimo!”.
Ma andiamo allora con ordine.
L’Italia dunque, che in queste
due discipline da ring ha presentato 6 atleti nella Thai/kick ( Carico Giorgio
nei chilogrammi 63.5, Cappai Ivo – 67, Saoca Filippo – 71 ,
Abate Salvatore – 81, Lorenzo Borgomeo –91, Angelo Granata +91) , e 7
nella low-kick ( Gianpietro Marceddu –nei 51 chili, Francesco de Luca – 54 ,
Luca Carta nei –60, Marsiglia Daniel –63, Stefano Paone –75, Mario
Capobianco –81, Umberto Lucci -86 ) , ha raggranellato in tutto 4
bronzi che apparentemente sono poca cosa, ma che invece, tenuto conto del
livello generale dei Mondiali, è stata una vera e propria impresa.
I bronzi sono venuti nella Thai/kick
grazie al cuore di Abate che nei quarti di finale è riuscito a
battere il serbo Vladimir Dorevic e al romano Lorenzo Borgomeo, al quale
invece a mio avviso è stata sottratta una medaglia di valore più
pregiato. Lorenzo Borgomeo è atleta validissimo, certamente il migliore che
avevamo in squadra anche per la sua esperienza nel settore “pro” e per aver
già gareggiato contro avversari quotatissimi come Aurelien Duarte a Milano. L’italiano
, passato il primo turno per sorteggio , essendo campione d’Europa uscente, ha
incontrato nella semifinale il bielorusso Alexander Pantuknov – della
nota scuola di Evgeni Kotelnikov – e lo aveva chiaramente battuto , specie
nella terza ripresa. Ma i giudici , per “split” decision ( 2-1) sono stati
di avviso contrario al mio. Toppa clamorosa che ha sicuramente danneggiati, ma
contro la quale non abbiamo potuto fare nulla. Per tutti gli altri invece, nulla
da fare sia per sorteggio davvero sfortunati (Cappai e Carico hanno incontrato
al primo turno quelli che poi saranno i vincitori finali), o perché – come
Saoca- sono stati centrati da colpi a freddo che hanno poi compromesso la
prosecuzione dell’incontro.Angelo Granata invece- atleta su cui Mauro Samperi
faceva grande affidamento – è mancato sul piano prettamente psicologico.
Gli azzurri di low-kick , sempre
ottimamente diretti e allenati da Massimo Rizzoli, non hanno potuto fare di
meglio: anche per loro 2 bronzi, rispettivamente con Mario Capobianco negli 81
chili e con Umberto Lucci negli 86 . Erano infatti ben 140 gli atleti in
gara , ma quando incappavi nei formidabili atleti russi, ucraini, o marocchini o
kyrgystani, erano veramente quasi imbattibili. Tutti fuori al primo turno gli
altri nostri atleti, vuoi per merito degli avversari che per demerito dei
nostri.
Francesco De Luca e Stefano
Paone ammettono di non essere mai stati nel match,di essersi sentiti vuoti. Le
ragioni non si conoscono, ovviamente. Per Marceddu ( che ha incontrato una sua
vecchia conoscenza, il serbo Sinisa Marinkovic) c’è qualche rimpianto: ha
certamente combattuto sullo stesso piano dell’avversario, ma forse la sua
abilità nello schivare gli attacchi dell’avversario è passata per timore o
titubanza. Insomma avrebbe potuto fare di più, ma ha perso pur non prendendo
colpi.
Capobianco, pur essendo un
atleta ancora un po’ acerbo tecnicamente, è generoso e ha cuore da vendere.
Contro il bulgaro Drago Izavinovic ha veramente dato tutto quello che aveva al
primo turno, ma al secondo nulla ha potuto contro il russo Oleg
Utenin, un pugile fenomenale potentissimo che lo ha atterrato ben due volte
prima che dall’angolo italiano volasse l’asciugamano.
Lo stesso Utenin però in finale
ha affrontato il fuoriclasse serbo Ninc Drazenko ed è stato lui a doversi
inchinare alla miglior tecnica dell’avversario che lo ha nettamente
battuto dall’alto d’una classe immensa.
Le altre 2 medaglie per l’Italia
sono venute dalle Forme Musicali dove in Italia abbiamo ormai un vero e
proprio punto di riferimento: il maestro Remigio Ruzzante di Rovigo che in
pochi anni, animato da una grande passione per questa nuova , per
lui, specialità ( infatti lui ha cominciato col karate Goju Ryu,
quindi è diventato maestro di pugilato, ha forgiato ottimi campioni come
Mirko Greppo nel light e nel full contact) , ha puntato da un po’ di
tempo a questa parte sulle Forme e ha avuto la fortuna di trovare un
eccellente allievo in Massimiliano Castellacci. Studiando gli avversari e
le loro tecniche, mixando Capoerira con Shaolin Kung Fu e acrobazie
degne di una ginnasta, Maassimiliano si è laureato vice-campione del
mondo negli stili Soft , e medaglia di bronzo nelle Armi Soft. Andrea
Leonardi , che ha gareggiato negli stili Hard, è finito invece per il
momento solo settimo, ma ha ampi margini di miglioramento. Quello di
Yalta rappresenta un grande successo davvero, perché anche qui la
concorrenza di canadesi, americani, tedeschi, russi, bielorussi
(bravissime le loro ragazze!) è davvero eccezionale.
Nello speciale medagliere, l’Italia
dunque è finita ottava nella Thai/kick, undicesima nella low-kick,
e quarta nelle Forme. Quasi una grande nazione. Ma ora c’è Parigi
che incombe per semi, light, full contact e aero/kickboxing. Alla prossima
puntata.
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