| MMA: aperta la caccia alle streghe…?Con commento ed opinioni di Roberto Fragale e Carlo Di BlasiDi: La RedazioneUltimamente sono arrivate in redazione numerose segnalazioni 
			circa un servizio televisivo giudicato dai lettori fuorviante sulle 
			MMA ed un articolo apparso sul quotidiano LA REPUBBLICA che a loro 
			dire non farebbe certo onore ai praticanti. Abbiamo chiesto al 
			nostro più autorevole collaboratore di commentare e darci una sua 
			personale opinione sull’accaduto. Giuntaci anche una comunicazione 
			sullo stesso tema del dott. Carlo Di Blasi, la uniamo in coda a 
			quest’ultima dopo avervi mostrato l’articolo in questione. 
			 
			 Commento e opinione di: Roberto Fragale (Presidente 
			settore Muay Thai F.I.KB.M.S.) Sicuramente dobbiamo preoccuparci, ma a mio avviso è da 
			interpretare anche come il segno tangibile che alla fine e come 
			predetto, a quanto pare i tempi maturano anche per le MMA… La stessa 
			cosa ricordo accadde per la Muay Thai qualche anno fa su importanti 
			quotidiani, come prima era accaduto per la Kickboxing e ancora ai 
			tempi degli esordi nel Full Contact, ricordo che apparve un articolo 
			sul quotidiano del tempo “l’occhiello” firmato addirittura da 
			Maurizio Costanzo, che titolava definendo questa disciplina come 
			essere “lo sport dei killers”. Abbiamo poi visto come è andata 
			piacevolmente a finire per tutti gli esempi citati e forse quindi, 
			per i più superficiali o distratti fatalisti di noi, questo potrebbe 
			significare che non dobbiamo preoccuparci o che addirittura tutto 
			questo possa essere di buon auspicio, ma a mio avviso non è proprio 
			esattamente così! Sempre le discipline da combattimento hanno 
			spaventato chi ne ignora il significato interiore per l’essere umano 
			che le pratica ed il costruttivo messaggio intrinseco che si cela a 
			chi non ne approfondisce la conoscenza. Uno per tutti: Si dice per 
			esempio che lo sport in generale serva anche a scaricare le tensioni 
			accumulate dalle frustrazioni quotidiane a cui i ritmi di vita 
			impostici ci sottopongono. Tensioni che se non scaricate rischiano 
			di somatizzare in disturbi organici e psicologici vari o che possono 
			portare addirittura ad un eccessivo accumulo di aggressività e di 
			cui purtroppo spesso vediamo gli incomprensibili risultati nella  
			cronaca nera dei vari quotidiani o notiziari dei TG. Confesso che 
			siamo un po’ stupiti nel dover notare l’enorme ignoranza dei 
			giornalisti (sportivi?) fosse anche per l’assoluta superficialità o 
			parzialità con la quale si informano e da cui traggono le fonti. Ma 
			forse sono anch’essi le prime vittime e al tempo stesso grandi ed 
			autorevoli amplificatori  “untori” di generici pregiudizi. 
			Scuramente un articolo del genere richiama l’attenzione e stimola le 
			vendite… non so se pensano veramente di fare informazione, ma credo 
			dovrebbero sicuramente  sapere quanti danni può provocare la 
			disinformazione, di quanto l’opinione pubblica possa risentire nel 
			leggere articoli del genere. Un primo danno possiamo intravederlo 
			sicuramente come azione scontata e  concreta dell’articolo stesso, 
			nella risultante tendenza a convogliare proprio quel tipo di persone 
			di cui parlano… in una qualunque seria ASD in cui si pratichino MMA, 
			contribuendo con questo proprio loro forse… a formare quel 
			particolare terreno fertile sul quale erigere poi quell’immensa 
			ignoranza nel settore e di cui si  nota la presenza nell’articolo 
			stesso. Voglio pensare e credere infatti che tutto l’articolo sia 
			dovuto esclusivamente all’ignoranza superficiale di queste 
			discipline per chi lo ha scritto o commissionato.  Tutto questo e 
			tanto altro, portano sicuramente alla creazione di stereotipi di 
			pensiero negativo o preconcetti negativi verso gli sport da 
			combattimento e la tipologia dei suoi praticanti, contro cui da 
			sempre mi sono battuto con forza e determinazione e che poi sebbene 
			con estrema difficoltà, ma con notevole dispendio energetico e 
			risorse, sono arrivato a scardinare completamente almeno nella città 
			in cui vivo e svolgo la mia attività. Ecco che adesso si riparte 
			daccapo… cambiano i tempi, la disciplina incriminata ed i 
			giornalisti forse, ma l’attacco è sempre lo stesso, come la stessa 
			sembra essere la causa: il pregiudizio e l’ignoranza! Ma come dico 
			sempre io… Sicuramente se un pregiudizio esiste… sarà pure 
			sbagliato… ma se indaghiamo bene scopriamo ogni volta che una 
			ragione c’è! E quindi, se altri hanno lavorato e presentato molto 
			male le nostre discipline in passato, anziché ostinarci a combattere 
			contro i malpensanti… a mio avviso e per esperienza personale, 
			bisogna dare noi per primi l’esempio positivo e costruttivo, 
			dobbiamo essere noi a mostrare le nostre discipline come degne di 
			rispetto, con piena e pari dignità di tutte le altre. Sbaglia quindi 
			a mio avviso, chi presenta queste discipline da combattimento come 
			una sorta di sport estremi… discipline solo per uomini duri, 
			destinate e riservate a pochi eletti… gente di un “certo tipo” in 
			definitiva! Non dovremmo cercare di escludere, ma al contrario di 
			includere, mostrando che gli sport da combattimento sono sport per 
			tutti e soprattutto sono discipline formative della personalità e 
			educazione al rispetto per i nostri giovani! Non dobbiamo temere di 
			mostrare e soprattutto spiegare agli spettatori quali siano le reali 
			costruttive motivazioni che spingono gli atleti a misurarsi tra 
			loro, quale sia il rispetto che hanno tra loro dopo l’incontro, 
			quali e quante siano le accortezze dei dirigenti ed organizzatori 
			per salvaguardare l’integrità fisica degli atleti, quali prove ed 
			esami medici di idoneità bisogna superare e quanto sudore e 
			sacrifici occorrano prima di essere in grado di poter entrare dentro 
			il ring o la gabbia. Non dovremmo cedere o accarezzare il “comodo” 
			pensiero di accontentare sul momento gli spettatori più scalmanati e 
			che pensano di assistere a sfide all’ultimo sangue, perché tutto 
			questo potrà forse essere anche stimolante per alcuni che 
			solitamente “olano” e rumoreggiano nel palasport, ma assolutamente 
			deleterio per i tantissimi altri che,  sebbene in silenzio, 
			sicuramente disapprovano. A mio modesto avviso sono proprio anche 
			tutti questi atteggiamenti che contribuiscono a creare (a ragion 
			veduta in questi casi) quei preconcetti di cui tanto ci lamentiamo e 
			di cui quest’ultimo articolo, secondo me non è che la logica 
			conseguenza. Ma prima di puntare il dito e ricercare gli eventuali 
			colpevoli su cui scaricare tutta la frustrazione generataci… è mia 
			abitudine ricercare eventuali ragioni, mancanze o colpe proprio ed 
			in primo luogo su di noi. Perché è certo che dobbiamo anche 
			considerare una cosa… se fosse vero che il preconcetto è figlio 
			dell’ignoranza…. A chi imputiamo  la colpa dell’ignoranza? A chi non 
			si informa, a chi disinforma oppure a chi avendone oltretutto il 
			dovere, oltre che l’interesse, non informa correttamente e 
			sufficientemente?Proviamo quindi a pensare chi dovrebbe fare in modo 
			che l’opinione pubblica fosse informata? Chi ha il compito di 
			promuovere e far conoscere le attività sportive da combattimento in 
			Italia? Credo di poter dire con sufficiente sicurezza… che siano 
			tante le persone ed istituzioni, ma sopratutto credo proprio che 
			siano le federazioni… anzi… “LA” Federazione a maggior ragione, 
			visto che pare solo chi è riconosciuto dal CONI abbia il pregio di 
			potersi definire “Federazione” e tutte le altre solo come 
			“organizzazioni” collaterali o complementari nella democratica 
			gestione nazionale della disciplina, visto che in Italia (almeno per 
			ora sembra…) c’è libero associazionismo. Una volta tanto prendiamoci 
			gli onori, ma anche gli oneri e responsabilità derivanti. 
			Personalmente devo però dire che non amo spassionatamente le MMA, se 
			ci penso bene non so neanche darmene una ragione, ma intimamente 
			sento che non mi piacciono. Forse o sicuramente perché non ho mai 
			praticato judo o jujitsu o lotta… anzi credo proprio sia così e 
			proprio per questa mia mancanza forse non le comprendo, ma non per 
			questo non le rispetto e tantomeno non considero i suoi praticanti 
			come degni atleti al pari di ogni altro. Anzi, a Pisa ho collaborato 
			sempre attivamente al loro lancio all’interno delle 4 edizioni del 
			Dangerous dell’amico Giannessi Stefano, ma sempre consigliando e 
			proponendo attenzione estrema al contenimento dello spettacolo 
			violento ed i risultati sono stati sempre esaltanti sotto questo 
			punto di vista. Atleti correttissimi, coach impeccabili, e pubblico 
			esuberante, ma educato e soprattutto sportivo! L’ultima edizione del 
			Dangerous Storm organizzata in un hotel****  ed ospitata all’interno 
			di PisaabbraccialoSport 2010 (VEDI:
			
			ilguerriero.it promuove lo sport a Pisa) che ha avuto patrocini 
			del Comune, Provincia e Regione, assieme a quello del Comitato 
			Olimpico Provinciale e  addirittura di Panathlon International… ha 
			ricevuto ottime critiche da parte di tutti e persino della direzione 
			dell’hotel che ci ha invitato a riorganizzare eventi simili. (VEDI:
			
			PisaabbraccialoSport 2010: Dangerous Storm) Nell’edizione 
			precedente addirittura Panathlon International (organismo deputato 
			al controllo e promozione del Fair Play con compiti nel CIO e 
			persino all’ONU) ha inviato apposite commissioni osservatrici per 
			decretare e consegnare il premio Fair Play ad un atleta degli sport 
			da combattimento che si fosse distinto per un comportamento 
			corretto… ebbene… il premio non si è potuto assegnare! Ma sapete 
			qual è stata la motivazione addotta dall’allora Presidente del 
			Comitato Provinciale di Pisa, il Gen. Salvatore Duca? <<Non è che 
			non ci siano stati bellissimi gesti di Fair Play sig. Fragale… ma è 
			mancato un gesto eclatante ed isolato che potesse essere 
			particolarmente notato dalle commissioni… perché queste mi hanno 
			riferito ed ho potuto notare io stesso che l’intera manifestazione è 
			stata tutta… un continuo Fair Play degli atleti e dirigenti, per cui 
			non possiamo certo darlo a tutti i partecipanti ma eventualmente 
			vedremo se sarà il caso forse di fare una premiazione o 
			riconoscimento  alla disciplina e dirigenti.>> Insomma per farla 
			breve (sebbene io sia già stato troppo prolisso, ma evidentemente 
			amo  disquisire argomenti a me cari) a mio avviso non esistono 
			discipline sportive violente o diseducatrici che incitino alla 
			maleducazione o al non rispetto altrui… esistono però persone 
			sbagliate che fraintendono gli scopi dello sport… insegnanti che 
			ignorano i doveri e soprattutto la grande responsabilità che deriva 
			dal loro status di “educatore” nei confronti dei giovani allievi. 
			Solitamente sono insegnanti competenti nel combattimento forse, ma 
			NON formati all’interno della Federazione di appartenenza e quindi 
			non conformati alle regole principali e basilari dello sport. Uno 
			dei primi compiti e importantissimi doveri della Federazione 
			Ufficiale di riferimento, è quindi a mio avviso di tenere ben 
			lontani certi personaggi, dato non fanno altro che danneggiare 
			l’immagine stessa della disciplina che dicono voler promuovere. Una 
			volta tanto e finalmente spero si comprenda che la “Qualità” delle 
			persone è molto più importante della “Quantità” degli iscritti. 
			Spero quindi che la Federazione non esiti MAI (e per nessuna ragione 
			di supposta convenienza) a sanzionare esemplarmente chiunque si 
			renda reo di comportamenti che arrechino danno all’immagine delle 
			discipline da combattimento. Certo non basterà questo a fermare i 
			personaggi in questione… molto probabilmente esisteranno sempre i 
			combattimenti clandestini, così come ci sono quelli tra animali, le 
			corse clandestine o le scommesse clandestine… ma servirà informare 
			allora che il circuito della Federazione è l’unico che assicura il 
			pieno rispetto di determinati valori legati allo sport e che ne 
			esaltano la spettacolarità, oltre alla qualità e sicurezza della 
			pratica. Proviamo quindi a pensare che forse negli sport da 
			combattimento, più che la scontata violenza ed aggressività che ci 
			si aspetta di vedere… forse fa più spettacolo il fair play, l’ordine 
			e l’educazione! Per voler finire con una nota e pensiero positivo, 
			vi invito a pensare che questa prima nota dolente potrebbe invece 
			rappresentare solo l’inizio di una melodia positiva sulle nostre 
			discipline da combattimento… ma solo se tutti noi (oltre la 
			Federazione… perché proprio tutti noi siamo la federazione) abbiamo 
			la forza, la voglia, il coraggio e la determinazione di farci 
			“sentire” dai direttori dei quotidiani, scrivendo loro “educate” e 
			rammaricate richieste di rettifica, affinchè i giornalisti sportivi 
			in primis comincino a rendersi conto che non è esattamente come 
			pensavano fosse e magari comincino persino ad interessarsi 
			maggiormente delle discipline da combattimento vedendole però sotto 
			un’ottica diversa e cominciando a parlarne e scriverne con molta più 
			cognizione di causa. Noi non dobbiamo essere il pubblico silente che 
			disapprova… ma quello che scrive e spiega educatamente le proprie 
			ragioni e magari mostrando pure che al palasport fa la “ola” per 
			chiunque dei due contendenti mostri una migliore preparazione 
			tecnico-fisica, sebbene sia l’avversario del nostro compagno di 
			corso e al quale non certo per questo toglieremo la nostra stima ed 
			amicizia. Non so quanti di voi conoscano il detto “prima ti 
			ignorano, poi di deridono, dopo ti denigrano, quindi ti combattono e 
			infine….. e infine se continui ancora a crederci… alla fine vinci!” 
			(M. Gandi) bene… dato che vediamo hanno smesso di ignorarci… mi 
			piacerebbe pensare sia cominciato il processo che infine ci porterà 
			alla vittoria. Commento e opinione di Carlo Di Blasi (Presidente 
			commissione comunicazione marketing media tv F.I.KB.M.S.) 
			 Era 
			da un po’ di tempo che non avveniva e ne sentivamo un po’ la 
			mancanza. Forse si sono dimenticati di noi, ci dicevamo. E un po’ 
			eravamo preoccupati. Ma proprio quando ce ne eravamo fatti una 
			ragione, ecco rompere il silenzio l’articolo di Repubblica di oggi 
			(13 Ottobre 2011) a pag 47 a firma di Paolo Berizzi. L’articolo 
			riapre la caccia al mostro. E il mostro siamo noi….  I praticanti di 
			arti marziali e sport da combattimento nella sua ultima versione: le 
			MMA. Devo dire che onestamente certi personaggi legati alla MMA, 
			fanno onestamente rabbrividire noi appassionati per primi, per 
			atteggiamenti, tatuaggi imbarazzanti e gestualità. Ma non è cosi in 
			tutti gli sport? Forse che nel calcio non ci siamo abituati a vedere 
			saluti del ventennio, testate in campo, motorini lanciati sul 
			pubblico e aggressioni verbali? Questo non giustifica, ma inquadra 
			il fenomeno sportivo nella natura umana che a volte tende alla 
			devianza. Ciò detto, torniamo all’oggetto dell’ultimo articolo che 
			demonizza le ultime arrivate nella comune casa marziale: le MMA. Il 
			quadro dell’articolo è come sempre devastante, il tono catastrofico. 
			Insomma il cronista ci ammannisce la sua verità in cui gli MMA 
			fighters sono divisi tra combattimenti clandestini o i super show 
			dell’UFC. Insomma i pezzenti da suburra o le superstars criminali. 
			Come al solito la normalità non fa notizia. Si dimentica tutti quei 
			praticanti che sudano sui tatami divertendosi in prese, leve 
			articolari, proiezioni, strangolamenti (oddio, l’ho detto: 
			“strangolamenti”, che però battendo la mano per terra in segno di 
			resa viene subito interrotto). E poi in piedi ancora per riprendere 
			l’allenamento invece con le tecniche di calcio e pugno. Si dimentica 
			le donne che imparano la vera difesa personale, o i bambini che con 
			le arti marziali socializzano e imparano a trattare con i “bulli”! 
			Insomma il combattimento globale ci insegna la miglior difesa 
			personale al mondo. Ora tutto questo sforzarsi in palestra diventa, 
			con un articolo, brutale e violento. D’altronde la notizia per 
			essere lanciata sulle pagine nazionali di un quotidiano importante 
			come Repubblica necessita di elementi brutali. Ricordo nel passato 
			(anni 90) un bellissimo pezzo di Antonio Di Pollina dal titolo 
			“Aiuto, arriva il kickboxing!”. Con Di Pollina parlammo e da persona 
			intelligente riscrisse un articolo che sostanzialmente ripeteva le 
			sue tesi ma si diceva stupito in positivo dal garbo delle mie parole 
			e dagli argomenti che portavo per spiegare che i kickboxers sono 
			sportivi e non hooligans. Ora però sono un po’ stanco. Chiamerò il 
			giornalista e argomenterò, con educazione come mi è solito fare, per 
			difendere le nostre ragioni. Le MMA NON SONO combattimenti 
			clandestini o super show. Sarebbe come dire che le corse 
			automobilistiche sono o clandestine o la Formula 1. Io chiamerò il 
			giornalista, certo è che se per una volta la “maggioranza silenziosa 
			marziale” non fosse più tale e scrivesse a Repubblica non farebbe 
			certo male… Comunque vi farò sapere… |