In Montenegro, nella
capitale Podgoriça. In un palazzo dello sport stracolmo, il campione
montenegrino mette k.o. nella quarta ripresa il suo acerrimo
avversario e ritorna in possesso della corona dei massimi leggeri.
Strugar - Zdldizic: la vendetta!
Di: Ennio Falsoni
In pochi altri posti al mondo mi sento fiero di essere presidente
una federazione mondiale come nei Balcani. In quasi tutti i paesi di
questa regione, la kickboxing è uno sport popolare,amato e seguito
attentamente dai media come altri grandi sport molto più ricchi e
conosciuti del nostro. Le conferenze stampa sono sempre molto
gremite, i telegiornali mandano delle brevi notizie con i relativi
filmati, ho frequenti e garantiti incontri con le massime autorità
sportive e politiche di quei paesi. Insomma, mi fanno sentire un
personaggio importante. E ciò non mi dispiace, ovviamente.
E’ successo ancora in Montenegro. Arrivo nel primo pomeriggio
di lunedì 25 maggio a Podgoriça, capitale del Montenegro. Mi
prelevano all’aeroporto, mi portano in albergo e, il tempo di
cambiarmi, che alle ore 17 ho l’incontro con Milo Djukanovic, primo
ministro del paese che solo due settimane prima aveva ospitato,
nella sua residenza, nientemeno che Silvio Berlusconi. La
ragione,oltre al fatto che Djukanovic sostiene Ivan Strugar che è
un eroe sportivo locale,è che questo piccolo paese sta faticosamente
cercando di entrare nella comunità europea e utilizza anche lo sport
come vetrina del paese, come veicolo pubblicitario, come
dimostrazione delle loro capacità organizzative e tecniche, e
pertanto vorrebbe poter ospitare un campionato europeo o mondiale
della WAKO nei prossimi anni. Il primo ministro Djukanovic, oltre a
garantirmi il suo personale appoggio all’iniziativa, ha altresì
confermato che si sta operando perché arrivino in Montenegro nei
prossimi anni qualche compagnia aerea low-cost che faciliterebbe
l’afflusso di turisti e quindi anche di sportivi nel paese.
L’indomani mattina, giorno dell’incontro della terza sfida tra
il detentore del titolo mondiale di low-kick al limite di 85 chili,
il bosniaco Salko Dzildzic e l’ex campione Ivan Strugar, alle 10.00
sono ricevuto dal sindaco di Podgoriça stessa Marco Mugasha insieme
ai dirigenti della Federazione montenegrina e alle 11.00 siamo in
conferenza stampa con tanto di interviste alle radio e alle
televisioni locali.
Il tempo di riprendermi e mi trovo al palazzo dello sport di
Podgoriça per quella che rischiava di essere una giornata
indimenticabile per qualcuno.
Ivan Strugar, 34 anni suonati, con una carriera lunghissima alle
spalle costellata di successi incredibili (detiene il record di
titoli mondiali vinti in diverse categorie, dalla 75 chili – in cui
militava ai tempi d’oro del nostro Daniele Petroni di Livorno con
cui ha combattuto tre volte agli 85 chili, titolo che poi perse e
per K.O. proprio a Tuzla, la città di Dzildzic, l’anno scorso -),
era certamente al “turning point” della sua carriera. Avesse
nuovamente perso contro il più giovane avversario, penso francamente
che avrebbe appeso i guantoni al classico chiodo. Ma evidentemente
Strugar non ci pensava nemmeno di poter perdere quella sera, perché
anche in conferenza stampa aveva pronosticato che avrebbe riportato
a casa il titolo che già gli era appartenuto. E quando parlava,
aveva il volto teso, lo sguardo fisso dell’ atleta super
concentrato. Salko è un ragazzo d’oro, tranquillo, sempre
sorridente. Si era allenato moltissimo, stava bene, e anche lui era
“confident” che avrebbe mantenuto il titolo e avrebbe rimesso
Strugar K.O. Come sempre succede, il ring avrebbe dato il suo
inappellabile giudizio di lì a poche ore. E l’ha dato, puntualmente.
Il primo incontro tra i due si era svolto tre anni fa nel
bellissimo albergo “Splendid” di Budva, la Montecarlo del Montenegro
com’è stata ribattezzata. Fu una serata riservata ad un pubblico
selezionatissimo di 600 spettatori durante la quale il match fu
sempre nelle mani di Strugar che rintuzzò l’attacco di Dzildzic
vincendo chiaramente ai punti. Ma Salko non stava bene, mi dissero,
quella sera. Infatti nel secondo incontro, che avvenne a Tuzla
tra 8000 spettatori, il loro beniamino mise K.O. il campione del
mondo e il pubblico letteralmente impazzì dalla gioia per quella
vittoria. Podgoriça quindi, quella sera avrebbe sancito chi dei due
era il migliore. E non aspettavamo altro. Dopo 5 incontri, alcuni
dei quali tra giovanissimi veramente inguardabili (tanto che mi
chiedevo chi diavolo avesse mai fatto quel match-making!) e 2 buoni
incontri (mi sono piaciuti il bosniaco Emkic che ha vinto ai punti
sul croato Bozic, e il croato di origini kosovare Preteni che ha
battuto il bosniaco Tufekcic), finalmente fanno il loro ingresso i
due contendenti tra musiche assordanti, fuochi d’artificio, fumo e
luci. Il pubblico montenegrino è veramente campanilista e poco
sportivo e quando Dzildzic sale sul ring è ricevuto con una selva di
fischi e booo! Ma né lui, né i suoi corner-men ci fanno caso.
Evidentemente erano preparati a quell’inciviltà sportiva. Noto che
Strugar, quando sale sul ring, indossa la stessa t-shirt con la
scritta Yugoslavia sulla schiena che usava quando era un membro di
quella nazionale. Era un vero e proprio reperto storico ed
evidentemente la indossava perché benaugurante.
L’arbitro centrale dell’incontro è stato il serbo Simurina ,
mentre i giudici erano il croato Igor Beziak, l’italiano Flavio
Brivio e l’ungherese Laszlo Gregor: un quartetto di persone
assolutamente neutrali. Beh, devo dire che l’incontro è stato
splendido, all’altezza delle grandi aspettative, pieno di tensioni,
di tecniche di grande potenza e velocità d’esecuzione, di grande
determinazione da parte di entrambi gli atleti che hanno offerto uno
spettacolo che da solo valeva il prezzo del biglietto ( “ E’ per
questo che abbiamo offerto dei match scadenti: la gente voleva
vedere solo questo!” – mi ha detto poi Boban Nikic l’organizzatore
montenegrino-“).
Salko , più flessibile di Strugar, metteva in mostra ottime
tecniche di calcio di cui uno splendido calcio diretto al viso di
Strugar che lo ha fatto volare all’indietro nel corso della terza
ripresa. Avendolo già messo K.Ol. di pugno, cercava sempre il
colpaccio ma le sue pesanti bordate sono state tutte schivate da
un attentissimo Strugar. Per contro l’idolo locale piazzava
pesantissimi calci circolari sulle braccia del bosniaco e a più
riprese era andato a segno al tronco, tanto che Salko aveva il
costato tutto arrossato a sinistra. Ma nella quarta ripresa, ecco il
capolavoro. Dopo una serie di calcioni lanciati ancora al tronco (
tra cui un paio di laterali andati a segno), Ivan lancia il suo
circolare destro. Salko è convinto che arrivi ancora al tronco e
inspiegabilmente (forse perché erano calci veramente pesanti)
abbassa per una frazione di secondo entrambe le braccia per
bloccare l’azione. Ma il calcio di Strugar va a stamparsi
perfettamente sulla parte sinistra della testa di Salko che, come
colpito da una mazza da baseball, crolla pesantemente al suolo.
Strugar è velocissimo ad andare all’angolo neutro dando la
possibilità all’arbitro centrale di cominciare il conteggio che
appare subito impietoso, mentre il pubblico va in visibilio. 8-9-10
scandisce Simurina: è K.O.! Salko, che aveva tentato di rialzarsi,
ondeggia sulle gambe, ha lo sguardo un po’ fisso e probabilmente si
stava chiedendo come diavolo recuperare in pochi secondi. Stava
richiamando tutte le sue energie su quella possibilità, ma si
vedeva chiaramente che non poteva farcela a continuare.
Entrano sul ring i secondi di Dzildzic e lo fanno sedere
all’angolo mentre Strugar non sta più nella pelle dalla gioia. Come
spesso succede, salta sulle corde agli angoli del ring e riceve il
meritatissimo tripudio della sua gente. Che gioia che dev’essere
stata per lui, che sollievo per il suo futuro! (Si parla già di
provare a vincere il titolo mondiale anche nella categoria
superiore degli 88,200 chili). Due ore dopo la manifestazione,
arriva al party coi suoi amici intimi che gli fanno da corte. Ci
salutiamo affettuosamente mentre mi congratulo con lui, ha ancora lo
sguardo fisso e i muscoli del viso tirati che già gli avevo visto
alla conferenza stampa. Non mangia, beve solo un succo di frutta. E
mentre lo guardo penso tra me che Ivan, quella notte, sicuramente
non riuscirà a dormire. |