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RACCOGLIAMO DAL SITO DI MASSIMO RIZZOLI www.rendoki.it UN BELLISSIMO ARTICOLO DEL TECNICO SUI CAMPIONATI EUROPEI DI OPORTO. AVEVAMO GIA’ PUBBLICATO UN ARTICOLO SULL’ARGOMENTO, A FIRMA DI ENNIO FALSONI… MA SIAMO DELL’AVVISO CHE QUESTO HA SICURAMENTE PIU’ CUORE  E TRASMETTE PERCIO’ UN MAGGIOR PHATOS. UNA PERFETTA ED AUTOREVOLE RELAZIONE TECNICA SUGLI INCONTRI DEL NOSTRO TEAM NAZIONALE DI LOW KICK, CHE SI CLASSIFICA ADDIRITTURA AL 2° POSTO SU 31 NAZIONI!

European Championship Low/Kick

Di: Massimo Rizzoli
Tratto da www.rendoki.it

Non c’è che dire, stavolta siamo stati più grandi che mai. Sei preziosissime medaglie. Tre bronzi, un argento e due ori. E con soli nove atleti su diciannove categorie di peso. E dico siamo perché abbiamo lavorato tutti con una gran passione, tecnici e atleti in un insieme forte e compatto che ha saputo dare una spinta in più alla squadra italiana.

Ma i veri eroi sono loro, i combattenti. Lavorano tutto il giorno, oppure studiano, tutto il giorno, oppure entrambe le cose, e poi vanno in palestra e si allenano. Sudano e soffrono. Fanno diete e si privano dei normali divertimenti dei ragazzi che hanno la loro età, guardano e aspettano sognando una medaglia. Magari del colore più pregiato. Qualcuno ce la fa, qualcuno no, ma tutti sono eroi. Affrontano atleti fortissimi e con un’esperienza di ring che paragonata alla loro fa spavento. I serbi, per esempio, hanno una scala di valori per i quali lo stato assegna dei premi alla specialità sportiva. Questo anno 250.000 euro. La federazione assegna delle borse sportive agli atleti più bravi – badate bene, non ho detto medagliati – che si aggirano attorno ai 650 euro mensili. In più trova loro un lavoro part time di due tre ore il giorno e si adopera – questo si per i più medagliati – per trovare anche degli sponsor che permettano agli atleti di allenarsi in Thailandia e in Olanda. I russi, i fortissimi russi, si allenano e basta. Sono stipendiati per allenarsi e portare medaglie a casa. E se per caso – ma non avviene mai per caso – ne vincono qualcuna, percepiscono un premio di diverse migliaia di euro. Senza contare che gli atleti di cui sopra combattono almeno una quindicina di volte l’anno. Allora viene da chiedersi “ma come possono competere i nostri ragazzi contro queste macchine da guerra?”. Eppure non solo li affrontano, li battono pure. E, come in questi ultimi campionati, se non li battono è per un soffio.

 

I nostri ragazzi sono bravi e sanno combattere. Lo hanno dimostrato ampiamente, vincitori e sconfitti, nessuno escluso.

Ivan Sciolla, cuneese di 22 anni si è trovato senza palestra e senza allenatore da un secondo all’altro. Campione del mondo Juniores ha conquistato un bellissimo secondo posto ai mondiali di Belgrado lo scorso anno. Disputò quattro incontri e perse di poco la finale perché stremato dallo stress della gara e delle 23 ore di pullman del viaggio. Quest’anno ha dovuto superare le difficoltà oggettive dell’allenamento. Tutto il lavoro con il partner e gli esercizi a coppia se li è trasformati sul sacco ed è venuto a Livorno due o tre volte per fare sparring. Non è facile prepararsi ad un campionato europeo in questo modo. Eppure Ivan ha vinto una bella semifinale contro l’atleta di casa, il portoghese Pedro Matos, basando il match sulla velocità e reagendo all’aggressività di Matos con la continuità. In finale è andata male, col russo mancino Dmitri Aizatulov, perché è mancato proprio il lavoro col partner. Ivan non è riuscito a mettere in pratica la tattica che gli chiedevamo dall’angolo e il russo ha meritatamente portato a casa l’oro. Ma Sciolla ci darà altre soddisfazioni in futuro, è sicuro.

Cristian Liverani, categoria superleggerei al limite dei 63,500 kg, della scuola Akiyama di Livorno, ha potuto ben poco contro il turco Gunyadin. Ha commesso l’errore di accettare lo scambio di braccia ed ha pagato lo scotto. Tre conteggi hanno imposto la chiusura dell’incontro e la fine del torneo per Liverani che ha però dimostrato un grande coraggio con Gunyadin, che perderà la finale a sua volta per KO contro il “Marziano” russo” Artur Magadov.

Nei 71 kg, categoria superwelter, abbiamo inserito in squadra Daniele Perla, milanese, che ha vinto i campionati assoluti di Rimini. Daniele ha superato lottando coi denti gli ottavi di finale, contro il mancino ungherese Csaba Bata, in virtù di una maggiore continuità e chiusura delle azioni, ma ha dovuto poi cedere il passo al croato Frane Radnic, atleta con oltre 80 incontri. Daniele si è comunque ben comportato ed ha guadagnato la convocazione al prossimo collegiale di Lowkick.

Nei 75 kg, categoria pesi medi, Andrea Andrenacci di Pescara regalava a tutta la nazionale un torneo al tempo stesso durissimo e intelligente. Ha saputo gestire la sua irruenza, trasformandola i colpi precisi e capacità difensive come con l’austriaco Sevket negli ottavi di finale, ma ha anche potuto ritornare alla sua metodica preferita, quella dello scontro, nei quarti di finale dove ha schiantato il picchiatore svedese Nordh, dimostrando che a picchiare erano in due, ma uno sapeva farlo meglio. Nella semifinale passa il turno per abbandono del serbo Micic e in finale affronta il gioiellino francese Bakari, già campione del mondo a Belgrado. Nessuno punta un euro su Andrea, solo io e Riccardo Bergamini, collega insostituibile (messaggio per Giorgio Iannelli..) abbiamo la sicurezza che Andrea farà un grande match. E così è stato. Tre riprese in attacco a scambiare colpi con il colored francese senza risparmiare un secondo. Alla fine sappiamo che tutto è sul filo del rasoio, ma abbiamo anche visto come nella terza e ultima ripresa il transalpino ha ceduto abbondantemente all’italiano che ha invece finito in crescendo. Tutti col fiato sospeso e poi un boato alla proclamazione dell’oro per Andrenacci. Bravo Andrea!!!!!!!

 Ultimo rappresentante degli uomini è stato Luciano Nubile. Luciano è un atleta in forte crescita, con una solidità mentale invidiabile. L’unico problema che si porta sul ring è di non aver fiducia sufficiente nella parte di braccia. Ha colpi potenti di gambe e lo ha potuto constatare il portoghese Leonildo Domingos che lo ha affrontato nell’ottavo di finale. Luciano ha attaccato per il 90% del match portando dei potentissimi low kicks, ai quali rispondeva Domingos con un lavoro di braccia corto, ma preciso. Tutto il match è stato seguito da tutti i presenti nel palasport, per l’intensità e la durezza dei colpi che i due si scambiavano. Alla fine dell’incontro siamo fiduciosi, ma la nostra fiducia si infrange sul verdetto di sconfitta. Forse se non gli avessero tolto, a mio giudizio troppo affrettatamente, un punto nella prima ripresa, Luciano avrebbe portato a casa una bella medaglia. Domingos perderà poi in finale con l’ukraino Anatoly Dyakov.

E passiamo al gentil sesso, con la prima delle “guerriere” sul ring: Eleonora Leprini, romana, al limite dei 48 kg. Eleonora non è riuscita, purtroppo, a mettere in atto una tattica semplice in teoria, ma difficilissima in pratica. Quella di muoversi costantemente a sinistra con un’avversaria mancina. La croata Zelian Pitesa proviene dal Taekwondo ed ha una preparazione pugilistica veramente scarsa. Però si sposta bene, è mancina e al momento opportuno sa legare l’avversaria per impedire lo scambio di pugni. Qui voglio sottolineare che i referee che lavoravano sul ring due hanno permesso alle atlete di fare un gioco un po’ sporco, spesso portando i match ad un livello di “sporcizia” inguardabile. Le nostre atlete, inutile dirlo, prediligono la parte pugilistica – sanno calciare benissimo, sia chiaro, è solo una questione di gusto – e si sono trovate in difficoltà di fronte ad un tale lassismo arbitrale. Incassare il primo calcio per accorciare la distanza era la tattica da adottare per la Leprini, che una volta dentro la corta distanza avrebbe dato una lezioncina alla Pitesa, ma il referee non è stato d’accordo. Esce quindi in semifinale, Eleonora, che ho visto sottotono e molto più agitata della volta scorsa, ai campionati del mondo.

 

Tocca adesso a Rita De Angelis, atleta solida e affidabile, che ci ha già dato belle soddisfazioni in passato. “ Rita, aspetta a cercare lo scambio di pugni, prima cerca di boxarla e portiamo nell’angolo un po’ di punti”. Queste cose ho detto a Rita, passato il quarto di finale,dopo aver visto la sua avversaria nel turno precedente. Una ucraina, Oksana Zarudriak, anomala per tradizione. A differenza delle sue colleghe di team, Oksana si muoveva molto, sparando  bei calci all’indietro ogni volta che l’avversaria dei quarti di finale si fermava, tanto che aveva vinto prima del limite proprio con due knockdown nel secondo round inflitti con quei maledetti calci. Parte il match e Rita si muove, come da nostra richiesta, cercando di rimettere colpi, ma la cosa si fa più difficile del previsto. La Zarudriak si muove bene e non permette le rimessa alla De Angelis  che dopo un minuto non ha messo a segno neanche un colpo degno di fare scoring. Allora le urliamo di cambiare tattica “cambia Rita, vai dentro con i pugni, come piace a te” e lei non se lo fa chiedere due volte. Gli occhi si accendono e per l’ukraina inizia il calvario. Rita martella per due round e mezzo e passa meritatamente, anche se di stretto margine, in semifinale. Tutto questo avveniva sul ring uno. Per la semifinale ci ritroviamo sul ring due….. Come da copione, l’avversaria turca Seda Aygun, porta calci di prima e si sposta – i pugni di Rita sono conosciuti – e Rita cerca di accorciare per colpirla con i pugni. Il referee ci mette del suo e l’incontro diventa brutto. Più Submission Wrestling che Kickboxing. Devo dire però che Rita ha combattuto al di sotto delle sue capacità, faticando a inquadrare la brava e giovane atleta turca che ha dato invece il 100%.

Fuori De Angelis, che comunque guadagna un bronzo, è il turno di Barbara Plazzoli. Barbara è una campionessa che conosce bene il mestiere, ma nella semifinale portoghese – ha passato un turno come testa di serie – era un po’ spenta ed ha rischiato veramente di uscire dal torneo contro un’avversaria, la turca Elif Sari, meno valida di lei, ma molto decisa e precisa nel costruire l’incontro.

  

Dopo due riprese in parità, per fortuna Barbara si è svegliata e ha dominato la terza con belle combinazioni calcio pugno, ma soprattutto sciorinando una classe che è sua e aveva tardato a uscire. Spesso la turca ha tirato colpi nel vuoto per riceverne di concreti in risposta. Arriviamo quindi in finale e dalla parte opposta, manco a dirlo, c’è la russa Fatima Bokova. Barbara parte decisamente meglio, ma anche la russa è li per vincere e io sento che alla Plazzoli manca ancora una ,marcia da esprimere. Si equivalgono per due riprese, belle e tirate, con la Bokova che infila bei dritti destri e la Plazzoli che schiva e chiude con potenti ganci e lowkick. All’angolo, alla fine della seconda ripresa, Dico a Barbara che il verdetto non è in mano di nessuno e occorre fare un pochino di più per garantirci l’oro.  Barbara capisce l’antifona e incalza la russa per tutto il round, ma è a trenta secondi dalla fine che compie l’opera. Invece di entrare, come sta facendo da cinque minuti e mezzo, finta l’entrata e lascia che la Bokova porti il suo destro d’incontro, rapida si sposta indietro mandandola a vuoto e rientra con un diretto destro preciso al mento che chiude gi occhi stupefatti di Fatima. Cade pesantemente a terra e l’arbitro corre a contare. A otto è di nuovo in piedi, ma ormai l’oro è di Barbara Plazzoli. Occorre precisare che nei dilettanti non esiste il punto automatico in caso di knockdown. È vero però che in caso di parità il conteggio va ad influire, giustamente, nel giudizio finale. Grande gioia per la nostra “Bergamasca/Livornese” (Barbara si prepara sotto la mia direzione e viene al Rendoki a fare sparring), che conquista il suo quarto oro internazionale.

 

Tocca a Mimma Mandolini, - 65 kg. Anche Mimma ha una grand’esperienza e puntare su di lei sarebbe stato facile, ma purtroppo non era la giornata giusta. Mimma ha tardato a trovare l’orecchio per ascoltare l’angolo e anche se nella terza ripresa ha devastato la faccia della russa Kondrateva, il punteggio perso nei primi due round non è stato recuperato. Avrei giurato che potevano darlo vinto all’italiana, perché ho visto due round pari e il terzo nostro, ma la differenza era evidentemente sottile e gli arbitri non l’hanno notata come me. Tutto questo, ovvia,mente, sul ring due. Anche per Mandolini la prima esperienza di Submission…. E a lei non si possono legare le braccia. A Mimma un abbraccio e un “Stai tranquilla, era solo una giornata storta” che spero la sollevi di morale.

La gara si chiude e dopo le premiazioni per categoria e specialità si passa alla premiazione per nazione. Noi siamo già sul bus per l’hotel, quando Clod Alberton, uno dei due tecnici del K-1 insieme a Giorgio Iannelli, ci porta il premio che ha appena ritirato. Secondi. La Low Kickboxing è arrivata seconda su trentuno paesi dietro alla Russia. Prima però di Croazia, Portogallo, Bielorussia, Spagna e tanti altri…. Che soddisfazione!!! Grazie ragazzi, siete grandi.

  

Voglio, in chiusura, sottolineare la perfetta organizzazione della WAKO Portugal. Una sala polisportiva bellissima, quella di Guimaraes, con ampio spazio per le gare, e spazi altrettanto ampi per il riscaldamento. Numerosi spogliatoi che venivano puliti ogni ora, due bar interni e un ristorante convenzionato molto bello dove con dieci euro era previsto un pasto completo. Sembrano banalità ma per un atleta in fase di campionato sono essenzialità. Appuntamento ad Ottobre 2009 in Austria, per i campionati del mondo. Chissà…

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