Attualmente è davvero
difficile andare in medaglia per gli uomini, ma meno male che
abbiamo le donne. E che donne!
ALTRO STRAORDINARIO SUCCESSO FIKB!
Esaltante mondiale WAKO a Villach in Austria
Di: Ennio Falsoni
LE DONNE SEMPRE PIU’ DETERMINANTI…
Lo avevamo già scritto da qualche parte che in moltissimi sport,
l’Italia ottiene più risultati con le donne che con gli uomini. E’
così nel tennis, nella pallavolo, nella scherma, nello sci e in
tanti altri sport, per esempio. Ed è la stessa cosa che sta
capitando alla Kickboxing.
La conferma è avvenuta a Villach, una piccola ma linda cittadina
austriaca, alle porte dell’Italia (a soli 98 chilometri da Udine),
dove recentemente si è svolta la prima parte dei Mondiali WAKO 2009
per le specialità Light Contact, Low-Kick e K1 Rules, città che ha
visto 604 atleti ai nastri di partenza, in rappresentanza di 52
nazioni al mondo dai quattro continenti. Niente male davvero se si
pensa che ogni nazione può portare 1 solo atleta per categoria di
peso e che la situazione economica, in generale, è davvero
deprimente , per non parlare del fatto che l’Europa è ormai come
un Forte Knox dove per entrarvi occorre essere passati al
setaccio e ottenere dei visti sportivi non è facile per nulla. Ne
sanno qualcosa le forti squadre del Kazahkstan e del Marocco (oltre
a Nigeria, Moldavia, Georgia, Sierra Leone, Gana ecc.) che non hanno
ottenuto manco 1 visto!
Anche se molti (russi e italiani in particolare) non ne erano
affatto dispiaciuti, lo eravamo noi come organizzatori perché
sappiamo della correttezza di quelle Federazioni.
Sono appena tornato da Villach e prima ancora che mi accingessi a
buttare giù questo pezzo, ho ricevuto gli entusiasti complimenti di
molti, tra cui quelli del vecchio amico Franz Haller. E se uno come
“Konig” Franz ti fa i complimenti, significa che sono sinceri e
meritati. Perciò non comincerò con le solite sviolinate sulla
“perfetta organizzazione” e “sull’eccellente livello degli atleti”.
Ragazzi, vi garantisco che ormai è così nella WAKO. Il livello di
promozione che abbiamo raggiunto ovunque (perché impongo degli
standard) è rimarchevole e il livello degli atleti è straordinario!
Ma la cosa che sorprende di più è il fatto che dopo ogni campionato
diciamo sempre le stesse cose, tra cui: “il livello tecnico continua
ad aumentare, è incredibile, dove andremo di questo passo”? A chi
non conosce la WAKO e i suoi atleti dico sempre: venite a vedere con
i vostri occhi e dopo ne parliamo. E’ inutile che vi dica quanto
siamo bravi e belli. Verificatelo di persona: vale molto di più. E
così sia.
Oggi sono un presidente felice più che mai di come le cose
stanno andando sia a livello italiano che mondiale. La kickboxing
sta letteralmente esplodendo e sta dilagando a macchia d’olio nel
mondo. Sono appena tgornato dalla Corea e sabato riparto per il
Vietnam (per gli Asian Indoor Games dell’Olympic Council of Asia).
Finiti i Mondiali di Lignano Sabbiadoro dal 23 al 29 novembre,
riparto per il Paraguai. Insomma è un andirivieni da un paese
all’altro, da un continente all’altro. Vorrà pur dir qualcosa!
Sono dunque contento dell’andamento della kickboxing, ma sono
altrettanto contento delle prestazioni dei nostri azzurri, del loro
comportamento, del loro affiatamento coi tecnici. E’ bello vedere
come si rapportano tra di loro, è bello stare insieme a loro. Un
gruppo di amici che si incita, che si supporta in tutte le maniere.
Spero solo che tutto ciò duri.
Nel Mondiale di Villach eravamo partiti male. I nostri atleti ,
pur combattendo bene, pur tenendo testa agli avversari, finivano
sempre col perdere, tanto che alla fine del primo giorno di gare
contavamo coi tecnici delle tre discipline le perdite sul campo,
come fanno i generali dopo una battaglia, e ci siamo lasciati
dicendo: ma domani caliamo qualche asso e poi abbiamo le donne!
Il giorno dopo abbiamo infilato dei begli incontri e abbiamo
portato uomini e donne in zona medaglia, e nel terzo e quarto mi
sono goduto i successi che sono venuti , alcune vittorie dei nostri
alfieri che mi sono rimaste nel cuore. Su tutte, spicca quella di
una giovane 27enne (appena compiuti) di Milano, Silvia La Notte che
attualmente è seguita dal maestro Giorgio Castoldi allo Sport Club
Sesto, un frugolino di donna – 48 chili -, che appare sempre calma e
tranquilla, ma quando è sul ring si trasforma, manco fosse un Dottor
Jackil in gonnella, diventa un’altra: una flessibile pantera,
un’attrice (sa di essere guardata e quindi di essere in uno show) ,
una bomba, un concentrato di energia, di forza fisica e mentale, di
determinazione, di rabbia, di ferocia quasi . Nella finale contro la
russa Elskaya , l’unico match in cui l’ho seguita (dopo aver battuto
un’atleta bulgara in semifinale) ha letteralmente dominato la scena.
Aveva di fronte un’atleta che la sovrastava di almeno 10
centimetri, un’atleta forte e potente come lo sono tutti i russi.
Ebbene, l’ha annichilita con la sua agilità, coi suoi continui
spostamenti, girandole sia a destra che a sinistra, anticipandone
l’azione, colpendola con tecniche di calcio al viso, calci saltati,
pugni d’incontro e in combinazione, insomma mettendo in mostra un
arsenale tecnico e una grinta di prim’ordine. Ha veramente dato
spettacolo Silvia e credo che il suo incontro andrebbe fatto vedere
perché in futuro altri si possano ispirare alle sue prestazioni.
Ovviamente ha vinto per 3 a 0, dominando l’avversaria, che – lo
voglio ribadire – era un’atleta forte, ma contro Silvia non ci ha
capito più niente. Brava Silvia, ricorderò sempre questo tuo
incontro.
Dopo di lei, mi è veramente piaciuto il match di finale della
sassarese Donatella Panu (sempre nel K1 Rules) nei 56 chilogrammi,
della società Real Sport del maestro Damasconi che, dopo aver
regolato in semifinale la ceca Alena Hola, ha messo K.O. la sua
avversaria , la polacca Marta Ckojnoska, con un fantastico colpo di
ginocchio (per scelta di tempo ed esecuzione) nella seconda
ripresa che ha letteralmente piegato in due l’avversaria.
Delle donne, seguivo con particolare trepidazione le prestazioni
della bergamasca Barbara Plazzoli. Di gran lunga la donna con la
carriera più lunga e di successo, Barbara era a Villach anche per
cercare di staccare il biglietto per i primi World Combat Games in
programma a Beijing nel 2010 (27 agosto-4 settembre). Ha centrato
l’obiettivo, ma purtroppo non ha centrato la vittoria. Vinto
l’incontro negli ottavi di finale mettendo k.o. la turca Fatma Gul
e battendo ai punti la polacca Kinga Sina in semifinale, Barbara si
è trovata di fronte la russa Fatima Bokova in finale ed ha perso
nettamente. Purtroppo l’ho vista un po’ ferma sulle gambe e in
qusti casi, quando trovi di fronte un’atleta più potente di te nei
calci e nei pugni, perdi inevitabilmente se la metti sul piano
fisico.
Probabilmente non ha assorbito il match duro contro la polacca e
ne ha pagato le conseguenze. Ma Beijing è ormai assicurata e chissà
che non si prenda una rivincita, visto che vanno in Cina i primi
quattro atleti in ciascuna categoria che abbiamo scelto per
quell’avvenimento.
Per concludere la mia carrellata sugli incontri femminili che
più mi sono piaciuti, devo francamente dire che Mimma Mandolini,
allieva di Riccardo Bergamini, avrebbe meritato anche lei l’oro nei
65 chili. E’ stata quasi sempre in vantaggio (per la prima volta si
poteva seguire l’andamento dell’incontro osservando lo schermo del
televisore posto ai bordi del quadrato su cui compariva il giudizio
di ciascun arbitro, un sistema che ha evitato le inevitabili
rimostranze o le proteste dei vari coach che non erano d’accordo sul
giudizio espresso dai giudici al termine di ogni incontro), e solo
allo scadere del tempo, per un solo colpo, il giudizio _ ch’era al
limite -, è girato a favore dell’avversaria. Una bella iattura,
perché devo ammettere che non l’avevo mai vista così in forma, così
precisa e determinata, presente. Peccato davvero.
Negli sport da ring, contavamo cu due piccoli grandi uomini che
vanno sotto il nome di Gianpiero Marceddu (un veterano ormai di
mille battaglie) nel K1 Rules a 51 chili, e nella stessa categoria,
ma nella low-kick,sul cuneese Ivan Sciolla. Non hanno deluso.
Marceddu, atleta esperto, ha esordito con una padronanza del
ring, una sicurezza nei suoi mezzi davvero impressionanti.
Avanzava sempre sui suoi avversari, toglieva sempre loro la distanza
(essendo anche lui piccolo di statura), anticipava, picchiava a due
mani, insomma era una goduria vederlo in azione. Peccato però che
proprio nel finire della sua azione sia incappato in una sventola
del suo avversario, il bielorusso Skiba Siarhei, che lo ha messo al
tappeto. E’ stato un attimo. Come una molla, ha toccato il
tappeto ed è rimbalzato in piedi, troppo in fretta, e per un attimo
ha barcollato, tanto che temevo che l’arbitro centrale fermasse
l’incontro per decretarlo k.o. Invece ha portato a termine il
conteggio, ha ridato l’ordine di combattere, ma è arrivata la
provvidenziale campana a decretare la fine delle ostilità e la
vittoria di Marceddu. Cacchio, che batticuore!
Ivan è un ragazzo simpatico, un po’ mattacchione, che non ha
certo paura di fare a botte con chiunque. Ma i suoi comportamenti a
volte un po’ guasconi, dopo aver battuto nell’ordine Sivawngum
Ramasubbu delle Mauritius e Artem Vityegov dell’Ucraina, non sono
bastati contro il russo Dmitry Aizatulov. Sciolla è stato un po’
evanescente in questo incontro, andando un po’ per farfalle,
dimostrandosi poco preciso ed efficace. E ha ovviamente perduto, ma
portando a casa una prestigiosa medaglia d’argento. Detto di
Low-kick e K1 Rules, ho ovviamente seguito le gare dei nostri
principali atleti anche di Light Contact, una specialità in grosse
difficoltà sino agli Europei dello scorso anno e che non riusciva
più a trovare la via della vittoria.
Ebbene ci ha pensato l’ottimo lavoro dei tecnici Riccardo Wagner
e Federico Milani (a cui è stato affiancato il sardo Massimo
Casula), a far rinascere, come un’Araba Fenice, la specialità che a
Villach ha conquistato ben 2 ori con Valeria Calabrese e Simone
Concu e 1 argento con Gianluca Stitzer, e sfiorando il colpaccio
anche col bergamasco Andrea Patelli che ha perso di un soffio
l’ingresso in medaglia contro il campione del mondo uscente, il
russo Zhukov Sergey.
Valeria Calabrese e Gianluca Stitzer , allievi di Riccardo
Wagner, sono stati fantastici. Anche Valeria pesa solo 48 chili, ma
è pure bassa di statura il che crea sempre delle difficoltà perché
affronta sempre avversarie molto più alte di lei. Ma è troppo brava,
ha troppo colpo d’occhio la siciliana, sa rientrare troppo bene
per chiunque e ha vinto un oro che mancava da tempo , lei che è
atleta di full contact, nel nostro medagliere.
Stitzer, 20 anni, già campione d’Europa e del Mondo juniores di
full contact, in pratica era in preparazione per i Mondiali di
Lignano Sabbiadoro ed è entrato a Villach in una categoria- quella
degli 89 chili – che non è la sua naturale (farà gli 81 chili).
Aveva di fronte atleti molto più grossi e alti di lui e dopo aver
battuto lo svizzero Gruber Franz nel primo incontro, quindi il
tedesco Fabian Fingerhut e l’inglese Gavin Williamson nei
successivi, ha purtroppo perduto contro il russo Ildar Gabbasov che
era un piccolo armadio.
Ho anche seguito, seppur da lontano a volte, anche molti altri
incontri degli italiani in gara (ne avevamo ben 41), e se i più non
sono riusciti ad arrivare nella zona medaglia, vanno comunque
elogiati per l’impegno profuso. Tutti hanno dato il massimo e se
hanno perduto è perché…hanno trovato atleti un po’ più forti di
loro. Per molti dei nostri ragazzi e ragazze, era la prima
esperienza internazionale. Visto il livello, fatta l’esperienza, non
c’è ora altro da fare che darci dentro e prepararsi di più e meglio
per la prossima sfida. Ragazzi, mi siete proprio piaciuti. |