Carlo Dipaola: l’emozione di un cuore impavido
Di: Franco Piccirilli
Sono stati dieci gli atleti italiani che si sono avvicendati sul
ring del National Stadium di Bangkok in occasione dei mondiali di
Muay Thai organizzati dal WMF. Questi atleti sono il risultato del
lavoro svolto dal Settore Muay Thai della FIKB, l’unica federazione
italiana ad essere riconosciuta dal CONI per la pratica e la
diffusione della KickBoxing e della Muay Thai.
Dei vari match sostenuti dalla squadra italiana alcuni hanno
forse lasciato un segno profondo, un ricordo, un’impronta in più,
rispetto a tutti gli altri, che comunque, in ogni caso hanno saputo
dimostrare in generale l’ottima preparazione del team azzurro.
Salire sul ring e dare battaglia con tutte le energie che si ha a
disposizione, senza risparmiarsi, ma piuttosto spendendo anche oltre
ogni risorsa per dimostrare il proprio valore e quello del proprio
team, la nazionale italiana di Muay Thai FIKB.
Uno di questi incontri è stata la finale di Carlo Dipaola con il
rappresentante inglese.
Dipaola aveva sostenuto qualche giorno prima una combattutissima
semifinale che lo aveva segnato duramente ed anche soprattutto
fisicamente… alla coscia sinistra. Aveva vinto la semifinale, ma il
prezzo che aveva pagato era stato alto pregiudicando forse un
recupero totale delle proprie energie per la finale.
Appena sceso da quel ring infatti, il Direttore Tecnico Diego
Calzolari lo aveva preso sotto le sue premurose cure, intervenendo
subito con un massaggio alla coscia infortunata e applicandogli poi
una borsa del ghiaccio per fermare l’eventuale ematoma dovuto ai
numerosi colpi ricevuti sull’arto inferiore.
Il giorno successivo, quello antecedente la finale, Carlo Dipaola
era visibilmente preoccupato per le sue condizioni fisiche, le quali
avrebbero potuto influire anche sul suo stato psicologico. Ma c’era
tutto il giorno per stare a riposo e recuperare il più possibile
prima della finale.
E così, mentre gli altri azzurri si sottoponevano alle sessioni
di allenamento mattutina e pomeridiana, il Direttore Tecnico aveva
preferito lasciare Diapola ancora fermo, per poterlo avere a
disposizione il giorno dopo nelle migliori condizioni fisiche per
lui.
Il giorno delle finali, gli atleti della nazionale italiana sono
partiti tutti insieme con la navetta dell’Hotel per l’ultimo viaggio
alla volta del Nimibuth National Stadium di Bangkok, sede dei
mondiali di Muay Thai WMF.
Poco più tardi, insieme a Fragale avevamo raggiunto il gruppo
allo stadio, mentre gli atleti azzurri che avevano avuto accesso
alla finale si stanno già scaldando. Giampietro Marceddu sarà
infatti il primo in assoluto a salire sul ring e quindi ad aprire
quest’ultima giornata dei Campionati Mondiali di Muay Thai.
Quando tocca a Dipaola sono già tre gli italiani che hanno
combattuto, e dopo i primi due argenti di Giampietro Marceddu e
Edoardo Tocci, era arrivato anche l’oro di Angelo Campoli. I
compagni di squadra di Carlo Diapola gli si sono quindi stretti
attorno sapendo in che condizioni avrebbe affrontato l’incontro… per
comunicargli in questo semplice modo… che anche loro sarebbero stato
con lui sul ring, sostenendolo con la loro calorosa presenza.
Dipaola avrebbe incrociato i guanti sul ring con un atleta della
nazionale inglese, sicuramente temibile, per il fatto che essere
anche lui arrivato in finale, salvo il fatto che forse, le
condizioni fisiche dei due atleti erano diverse.
Dipaola appare concentrato sul match, il suo sguardo è sicuro,
determinato a fare la sua parte, a spendere ogni briciolo delle
proprie energie per dare battaglia, non solo per la sua finale, ma
sicuramente anche per la finale della nazione che rappresenta in
questo momento sul ring.
Dopo la Ram Muay l’arbitro centrale chiama i due atleti al centro
del ring e quindi il suono della campana da l’avvio al primo round.
Dopo uno studio iniziale, i due thaiboxer si scambiano una serie di
colpi, diversi dei quali arrivano a segno, anche sulla coscia
dell’atleta italiano che pare avvertire le condizioni fisiche non
perfette.
La seconda ripresa mette in evidenza la precarietà della
condizione dell’arto inferiore di Dipaola sul quale sembra si
accanisca la tattica dell’inglese. L’italiano appare visibilmente in
difficoltà mentre la squadra azzurra che fin dall’inizio non gli ha
fatto mancare il proprio sostegno con il proprio tifo, in questo
momento sembra essere ancora più incisivo, caloroso e determinante.
Un incoraggiamento, una partecipazione che mi è parso di non aver
fino a quel momento sentito in modo così intenso, pregno di emozione
che infondeva coraggio e forse più di tutto… ammirazione per il loro
compagno! Ogni colpo che entrava nella guardia dell’italiano era
come se lo avessero preso anche i suoi compagni, che sembrava
reagissero a quella situazione e non potendo certo salire sul ring e
combattere al posto di Didpaola, con il loro orgoglioso
incoraggiamento lo incitavano a continuare a battersi.
Ma se la squadra incitava il proprio compagno, saliva invece la
preoccupazione del Dirigente della nazionale Roberto Fragale e del
direttore Tecnico Diego Calzolari per le condizioni in cui il match
stava svoltando a pericolosissimo sfavore dell’italiano, tanto che
vedevo i due dirigenti consultarsi sicuramente in merito all’esito
dell’incontro.
Fragale infatti, vedendo l’atleta che iniziava ad essere in
difficoltà con la gamba, zoppicando anche visibilmente, raccomanda a
Calzolari di fare attenzione ed eventualmente non titubare sul
richiamarlo e far sospendere l’incontro, in quanto ormai il match
era deciso ed era quindi inutile far subire a Dipaola eventuali
ulteriori danni fisici. Calzolari invece era, seppur perplesso,
ancora fiducioso per il proprio atleta. Evidentemente proprio per
averne seguito la preparazione ne conosceva anche le qualità non
solo fisiche, ma anche psichiche.
Terminata la seconda ripresa Dipaola non sembra intenzionato ad
arrendersi e quindi Calzolari si prodiga a dargli le indicazioni
strategico-tattiche per proseguire al meglio il confronto agonistico
con l’inglese, che peraltro, non è riuscito ad incidere in maniera
evidente verso la conclusione dell’incontro.
Il terzo e il quarto round sono incredibilmente entusiasmanti...
Dipaola replica all’inglese colpo su colpo e addirittura prende lui
stesso l’iniziativa inseguendo l’avversario sul ring, cercandolo e
imponendo il suo ritmo. Sembra che l’italiano voglia ogni costo
quell’incontro, con una inimmaginabile forza di volontà e ferrea
determinazione nel cercare di ottenere quello che stava adesso
inseguendo sul ring.
Vedere Dipaola il round prima in difficoltà e adesso tenere testa
e addirittura prendere possesso dell’area del quadrato, aveva dato
ai sui compagni l’energia necessaria per continuare a sostenerlo
come non avevo ancora sentito e visto fare, con un continuo tifo,
sempre più forte!
L’emozione che il combattimento dava in quel momento si tagliava
a fette, tanto era forte. Anche dal pubblico presente allo stadio si
alzano sempre più alte le voci di plauso e compiacimento per le
gesta del nostro connazionale. Ogni suo colpo veniva rimarcato a
gran voce da tutti i presenti, mentre Carlo Dipaola continuava ad
andare avanti e mettere a segno i suoi colpi come evidentemente gli
aveva suggerito il suo direttore tecnico.
Nella quarta ripresa la situazione si era totalmente invertita,
l’inglese era in grave difficoltà, non riusciva ad arginare
l’impeto, l’energia dell’italiano. Sembrava come una diga avesse
rotto l’argine. Dava l’impressione che niente potesse adesso
fermarlo, Carlo aveva preso possesso del ring, quell’area adesso era
il suo territorio e nessuno glielo avrebbe strappato. Voleva e stava
rimarcando che su quel ring il re era lui! L’ultima campana suona e
termina uno dei più spettacolari incontri che si siano visti in
questa edizione del mondiale di Muay Thai WMF.
Aveva acquisito un gran bel vantaggio nelle ultime due riprese,
ma aveva anche attraversato momenti di seria difficoltà nelle prime
due e per i quali adesso i giudici avrebbero dovuto dare la propria
valutazione.
Comunque vada Dipaola ha dimostrato di aver dato tutto quello che
aveva dentro in energie fisiche, ma anche e soprattutto mentali,
riuscendo a fare il combattimento come lui voleva e già solo per
questo credo si possa ritenere il vincente, come del resto chi lo ha
visto… non dubito che possa aver pensato esattamente questo.
In attesa del verdetto vedevo il sorriso sui volti della squadra
italiana, sapevano che Carlo Dipaola aveva appena terminato uno dei
migliori combattimenti e che proprio per averlo condotto in quel
modo… per loro aveva comunque vinto. Adesso erano tutti sotto il
ring in attesa che l’annunciatrice pronunciasse il colore
dell’angolo vincitore ed infatti… “the winner is… blue”.
I giudici avevano decretato la vittoria al nostro rappresentante,
Carlo Dipaola aveva vinto l’incontro e con esso anche la finale e
quindi era lui il campione mondiale di categoria. Aveva appena
guadagnato l’oro dopo uno scontro epico per come lo aveva
affrontato. Un combattente completo, là dove non poteva arrivare con
la tecnica ci è arrivato con la sua voglia di ottenere quello per
cui si trovata al National Stadium di Bangkok: vincere il mondiale
di categoria per il team azzurro.
L’angolo italiano esplode in urla di gioia per l’impresa del loro
compagno, quando scende dalla scaletta viene preso letteralmente
d’assalto, circondato quasi soffocato. Sono tutti visibilmente
contenti del risultato e allo stesso tempo orgogliosi di far parte
di quella nazionale… espressione del combattimento appena concluso
da Carlo Dipaola.
Ci ha regalato uno spettacolo unico, di un combattente indomito,
tatticamente intelligente, che ha saputo sfruttare al meglio le sue
risorse, mostrando determinazione nel voler conquistare il suo
sogno, ma che proprio in quella determinazione, forse era già insito
il campione che abbiamo visto.
Un guerriero... combatte, altrimenti sarebbe in un altro posto.
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