IL NOSTRO COLLABORATORE FRANCO PICCIRILLI
ESAMINA LA NUOVA DISPOSIZIONE SANITARIA DEL COMITATO OLIMPICO NAZIONALE E CI
RAGGUAGLIA SULLE SUE INEVITABILI RIPERCUSSIONI NEL NUOVO MODO DI INTENDERE E
PRESENTARE I NOSTRI SPORT DA COMBATTIMENTO. COMPLETAMENTE IN LINEA CON GLI
INTENDIMENTI DI QUESTA REDAZIONE E DEL MOVIMENTO SPORTIVO CHE GUIDA E CHE
ABBIAMO DA SEMPRE MANIFESTATO SU QUESTE NOSTRE PAGINE ELETTRONICHE. MA ANCHE LA
FEDERAZIONE CHE LE ADOTTA, RISULTA ESSERE QUINDI ALL’AVANGUARDIA NELLA TUTELA
SANITARIA.
Una Federazioni all’avanguardia
Di: Franco Piccirilli
La crescita di una disciplina sportiva e quindi
di una federazione… è forse anche, ma non solo, in relazione all’importanza che
questa pone verso la tutela dei propri associati che svolgono attività sportiva
e soprattutto quella agonistica, ed in particolare nel nostro caso, per gli
atleti nel contatto pieno. Qui infatti vi potrebbero essere maggiori probabilità
di quei traumi dovuti ai molti e diversi colpi portati a pieno contatto,
compromettendo eventualmente si dice, l’integrità fisica e mentale dell’atleta.
Già da tempo nella
Federazione Pugilistica Italiana
(FPI) è in vigore una norma per la quale i pugili non possono effettuare più di
un incontro al giorno, quella stessa disposizione che adesso il
CONI ha deciso di estendere anche agli altri
sport a contatto pieno, riconosciuti dal suo Comitato Olimpico Nazionale
Italiano.
Evidentemente le conseguenze degli scontri sul
ring, hanno indirizzato gli organi preposti alla tutela degli atleti, ad
orientarsi verso l’adozione di maggiori precauzioni per consentire al meglio,
l’incolumità fisica e mentale dell’atleta. Tale decisione, oltre che tutelare
dal punto di vista sanitario l’atleta, consente anche la salvaguardia della sua
carriera agonistica, consentendogli quel naturale e fisiologico ripristino
ormonale e recupero di energie, prima di poter affrontare nuovamente le scalette
del ring, con rinnovata determinazione.
Crediamo che anche questo fatto, abbia dato
maggior fiducia e una luce diversa agli organi di controllo sull’attività
agonistica, non facendo sentire abbandonati gli atleti, seguendoli invece ancora
più da vicino nel loro percorso di crescita agonistica, potendo forse meglio
sviluppare le loro capacità agonistiche e atletiche. Infatti, un eventuale
prematuro incidente a causa di colpi che non hanno avuto modo di essere
metabolizzati dall’organismo, potrebbero precludere la carriera dell’atleta, se
non addirittura la salute.
Per questo, quando si parla di salute sportiva,
dovremmo tutti noi fare molta attenzione, senza dover arrivare a nessun
conclusione, ma solo comprendere cosa sia meglio prima di tutto per l’atleta,
prima ancora che per lo sport. Questo infatti, per poter essere definito tale,
dovrebbe essere perfettamente funzionale alla crescita e mantenimento della
salute psicofisica del suo praticante.
Sulla pericolosità degli incontri a contatto
pieno, si sono espresse molte autorità sanitarie, ma altrettante hanno
contribuito a rendere tali scontri meno cruenti, ma altrettanto spettacolari. Lo
scontro sul ring è forse un’attività rivolta al controllo di quella istintiva
aggressività che l’uomo da sempre mostra di avere, risultato dipendente da vari
e diversi motivi, che portano ad esplosioni incontrollate di questa
aggressività, trasformandola spesso in rabbia. E’ proprio la mancanza di
controllo che provoca l’esplosione di tale aggressività in maniera pericolosa,
per se e per gli altri.
Sul ring, con regole appropriate e che tengano
conto della tutela degli atleti, è invece possibile convogliare questa istintiva
aggressività, evitando quei danni altrimenti controproducenti per una tale
pratica sportiva o quantomeno minimizzandone l’eventuale insorgere.
Le federazioni dove questa attenzione verso i
propri associati è maggiormente presa in avveduta considerazione, si pongono
certamente all’avanguardia nel panorama sportivo degli sport a contatto
pieno, mostrando di essere e divenendo perfino il riferimento per tutti gli
atleti di questi sport.
Tuttavia, spesso anche gli atleti non ne
comprendono l’importanza, in quanto chi è preposto alla loro preparazione e
tutela, molte volte purtroppo ignora la rilevanza di una simile e salutare
salvaguardia, mettendo forse a rischio, più di quanto loro stessi potrebbero
pensare, gli atleti che si affidano alle loro competenze, che in tal caso
sembrerebbero essere piuttosto… incompetenze.
Forse inaspettata una simile disposizione, in un
momento in cui la kickboxing stava crescendo come attività sportiva conosciuta e
praticata da tantissimi ragazzi, riscuotendo sempre maggiori successi là dove
queste vengono presentate degnamente, come noi de ilguerriero.it abbiamo potuto
constatare, ovunque siamo stati coinvolti nelle diverse organizzazioni di queste
riunioni.
La decisione del CONI, che la FIKB dovrà
necessariamente raccogliere, potrebbe sembrare una imposizione discriminante, se
confrontata con le altre realtà sportive che si occupano di sport da ring.
Queste infatti, al momento, parrebbero invece poter continuare a svolgere la
loro attività concentrando in una sola giornata anche i ripetuti combattimenti
del solito atleta!
In Redazione ne abbiamo invece colto lo spirito
di crescita di questo sport, non più marcatamente violento, ma di uno sport
completo, praticato per la crescita integrale dell’atleta e della persona, anche
attraverso la sua tutela fisica e mentale, teso al benessere della persona, al
quale ogni sport dovrebbe tendere per potersi fregiare di questo nome.
Troppo spesso assistiamo ad eventi, in cui gli
atleti non hanno avuto il benché minimo riscontro medico… ad episodi che per
loro natura avrebbero avuto bisogno di essere approfonditi anche clinicamente.
Non vogliamo in questa sede andare ad individuare “chi” si sia comportato e
continui a comportarsi in modo così leggero e poco attento nei confronti degli
atleti, ma comunicare che anche senza dover obbligatoriamente adempiere a norme
del genere… sarebbe quantomeno opportuno per la crescita di questi sport e
dell’intero movimento della kickboxing, comprendere il messaggio innovativo di
un modo di vedere queste discipline… oltre il mero scontro fisico o addirittura
per taluni… come uno scontro di scuole.
Questa nuova attitudine potrebbe contribuire
invece a minimizzare quei pregiudizi, che talvolta o troppo spesso sino adesso,
hanno intralciato la sua esibizione e promozione pubblica, al pari di tanti
altri sport. Gli atleti stessi, i vari coaches, se prima ne ignoravano
l’importanza… adesso hanno modo di sapere e conoscere meglio come operano le
diverse federazioni. Oltretutto affrancanti dal più autorevole organo sportivo
nazionale, per cui se una tale decisione è stata presa… non è certo per
avvantaggiare chi non presta attenzione a queste elementari tutele sanitarie,
quanto quella di proteggere meglio chi pratica sport seriamente.
Adesso, ci era data l’occasione per dare un
nostro autorevole contributo attraverso una altrettanto autorevole presenza,
quella collaborazione con Roberto Fragale, cui spesso i nostri comuni modi di
vedere, oltre lo stretto e immediato utilitarismo, ci portano ad affiancarci
nelle nostre comuni avventure.
Ed una di queste è proprio quella di cercare di
far comprendere come una decisione apparentemente e superficialmente inibitoria
per l’attività sportiva fino ad ora condotta, possa invece essere e dare nuova
energia per una stagione nuova, rinnovando quelle energie che da sempre gli
organizzatori di manifestazioni mettono in campo, per dare lustro alla propria
attività ed a tutto il movimento della kickboxing.
Forse la soluzione non è cercare di fare come
sempre si è fatto, ma fare al meglio quello che ci è consentito fare…
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