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A Gand, capitale delle Fiandre, la World Conference on the Panathlon Delacration. C’è tanto bisogno di comportamenti etici a tutti i livelli, figuriamoci tra i giovani. E   tra non molto ci saranno le prime Olimpiadi loro dedicate!

L’etica nello sport giovanile

Di: Ennio Falsoni
(Tratto da www.fikb.it)

Gand , capitale delle Fiandre belghe, una splendida città fiamminga con un centro storico superbo, la città natale del presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge, ha recentemente ospitato un’importante conferenza mondiale organizzata dal Panathlon International sotto l’egida del GAISF e del CIO, cui ho partecipato come presidente di una Federazione Internazionale (la WAKO appunto). La conferenza ha avuto come tema  “l’Etica nello Sport Giovanile”,un problema di non facile soluzione.

Innanzitutto va ricordato che la dichiarazione del Panathlon sull’Etica nello Sport Giovanile nasce proprio a Gand, ma fu presentata per la prima volta il 24 Settembre del 2004 dopo ampi dibattiti portati avanti da insigni personalità del mondo dello sport che si rifacevano alla Convenzione delle Nazioni Unite su “I diritti del Bambino, del 20 Novembre 1989; sulla Carta Dei Diritti del Bambino nello Sport, del Cantone di Ginevra in Svizzera; sulle Risoluzioni dei Congressi di Avignone (1995) e di Vienna (1997) sugli stessi argomenti.

L’apparizione della Dichiarazione del Panathlon sull’Etica nello Sport Giovanile  ha subito suscitato ampi consensi   nel  Movimento Olimpico  stesso e in tante federazioni internazionali che subito l’hanno sottoscritta.

L’italiano Enrico Prandi (con passato di presidente della Lega professionistica di basket), attuale presidente del Panathlon International, ha orgogliosamente  tratteggiato   lo sviluppo della Dichiarazione e ha delineato l’obbiettivo principe della Conferenza Mondiale di Gand: passare dalle parole ai fatti, cercare di rendere attuabile il progetto. E questo è stato il tema centrale dei numerosi relatori di questa Conferenza Mondiale. Ma il compito, come molti lettori potranno immaginare, non è di così semplice attuazione perché inculcare dei valori etici a dei giovanissimi, a mio avviso, è ancora più difficile che inculcarlo agli adulti. Ma non solo: richiede un intervento coordinato di tanti componenti la nostra società. Occorre  l’aiuto della famiglia innanzitutto, e quindi della società che circonda i giovani, ossia i governanti, gli amministratori, gli educatori sociali, gli insegnanti, i maestri, i coach, gli allenatori.

Il Panathlon, che ovviamente appoggia il Movimento Olimpico e che ha come scopo primario la divulgazione degli ideali sportivi e dei suoi valori culturali e morali , altro non ha fatto dunque  che enfatizzarne un aspetto – l’etica nello sport giovanile – che tra poco diventerà di grande attualità  perché si avvicina a grandi passi il momento dell’Olimpiade per i Giovani.

Proprio ad Atene, in Grecia, nacquero le grandi opere sull’Etica di Platone e di Aristotile. Parlare di “Etica”, significa parlare di valori morali, significa vivere “virtuosamente”, significa ricercare la “felicità”  dell’anima. Tutte cose fuori del tempo? Tutte balle? Non direi proprio.

Viviamo in tempi davvero turbolenti, di grandi cambiamenti.

Per oltre 60 anni siamo stati bombardati  e condizionati ad avere successo nella vita, che il successo era sinonimo di denaro, fama, che tutto quello (i beni materiali) era anche sinonimo di “felicità”…

Con la recessione in atto, con il fallimento di banche e grandi istituti finanziari , con la crisi del mondo del lavoro, mi pare si vada verso la riscoperta  di valori che sembravano sorpassati, sopiti nelle abitudini della gente. Si va verso una riscoperta di valori soprattutto comportamentali che stanno alla base di una sana società.

Se non si hanno abitudini comportamentali corrette, se non si rispettano le “regole”, se si continua a mentire spudoratamente, se si continua a falsificare la verità, a diffondere informazioni sbagliate, si arriva prima o poi a quanto è avvenuto: allo sgonfiamento della bolla con le conseguenze che sono ormai sotto gli occhi di tutti.

C’è quindi   un grande bisogno di tornare al rispetto delle regole, a comportamenti un po’ più virtuosi, morali, a tutti i livelli. Quindi, da dove si deve cominciare se si vuole cercare di risolvere   prima o poi il problema?

Ovviamente, dai giovani.

I giovani sono proprio quelli più indifesi da certi attacchi e da certe manipolazioni. Sono gli adulti che devono pensare a difenderli, perché loro non possono difendere se stessi da soli. Il processo educativo , come tutti sanno, comincia nella famiglia. Se i genitori sono di un certo tipo, in genere si ottengono certi risultati. Se invece  i genitori sono a loro volta dei cattivi esempi per i loro figli, questi cresceranno con valori ed obbiettivi completamente   sbagliati.

Nello sport giovanile, il ruolo degli insegnanti, dei maestri, dei coach, è di fondamentale importanza. Nell’ambito marziale, il maestro che sta di fronte all’allievo è il suo specchio. L’allievo che ascolta e guarda attentamente , assorbe ogni cosa con una facilità incredibile. Grande è quindi la responsabilità dell’insegnante proprio per questo. Se il rispetto del luogo di pratica, il rispetto del compagno di allenamenti, dell’avversario in competizione, il rispetto delle regole, sono instillate nel giovane, è chiaro che questi le farà proprie e le ritrasmetterà in modo quasi naturale.  Se si insegna che vincere o perdere , che gioire per un vittoria o restare delusi per una sconfitta,  sono la faccia della stessa medaglia, avremo contribuito a creare dei giovani atleti moralmente sani, eticamente a posto e domani, essi diventeranno certamente dei cittadini migliori.

Non a caso, dunque, in un tipo di mondo che sta rapidamente cambiando, la dichiarazione   del Panathlon   è stata accolta da grandi consensi. Con l’arrivo della Olimpiade dei Giovani,che certamente visto l’enorme impatto che essa ha sull’opinione pubblica e sui media in generale, ci sarà un’accelerazione in questa direzione. Ma siamo di fronte a questa nuova sfida: passare dalle parole ai fatti appunto. Che ci si riesca, è un discorso diverso. Ma almeno proviamoci, nell’interesse di tutti e soprattutto dei nostri figli.

 

Nella foto, da sinistra Paul Hoglund, presidente della IJJF e membero del Board del GAISF; il sottoscritto, Hilde Bruggeman della Provincia delle Fiandre; il Segretario Generale del Comitato Olimpico Belga, il Sig. Guido De Bondt .

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