UTILIZZANDO LE NOSTRE PREZIOSE COLLABORAZIONI
CON ALTRI AUTOREVOLI SITI SPECIALIZZATI, CONTINUIAMO LA DIVULGAZIONE
DELL’AFFASCINANTE CULTURA ORIENTALE CON LA PRESENTAZIONE DI QUESTO INTERESSANTE
ARTICOLO DEL DOTT. ERMANNO VISINTAINER SULLA TEORIA DEI 10 SEN; DI CUI ABBIAMO
TRATTATO ANCHE IN ALTRI PRECEDENTI ARTICOLI.
La teoria dei 10 Sen e la S'iva Samhita
Sen-เส้น,
è voce che, all’interno della terminologia tecnica, propria di
quell’orientamento epistemologico, su cui si fonda il pensiero della medicina
orientale e conseguentemente una delle sue branche, ovvero il Massaggio
Tradizionale Thailandese o นวดโบราณ-Nuad Börarn in lingua
thai, designa quelle linee o quei percorsi, equiparabili ai meridiani cinesi,
che costituiscono delle aree pseudo-anatomiche in cui affiorano le energie
sottili entro la compagine somatica.
Dal punto di vista semantico la parola copre una
considerevole varietà di significati, sinonimi ed eteronimi, come ad esempio:
linea, striscia, nastro, vaso, filamento, filo, fune, corda, eccetera.
Da un approfondimento etimologico circa la genesi
del fonema sen-เส้น,
traspare manifesta l’assonanza del termine in questione con la parola cinese:
xiàn (pron. sien) rettificata in tempi recenti dal “Grande Timoniere”
Máo Zédōng, con l’imposizione dei caratteri semplificati, la cui variante
classico-allografa, è, a sua volta omografa quantunque omofona alla pronuncia
“on” di “sen” del giapponese.
Quanto detto fin qui, risulterebbe già essere un
dato degno d’attenzione, essendo, ipso facto, un prodromo della presenza di
loanword cinesi nella terminologia del Massaggio Thailandese, risalenti
verosimilmente, a quell’epoca leggendaria in cui esso non era stato
completamente standardizzato.
A dispetto di ciò e soprattutto del modus
operandi dello stesso, emerge, tuttavia, quella che sembra essere un’ulteriore
aporia: l’inconfutabilità circa la genesi indiana del sistema
speculativo-epistemologico su cui si fonda il massaggio in questione.
Gli appellativi stessi con cui sono designati i
tre più importanti sen sono degli esempi la cui apoditticità risuona anche
all’orecchio meno avvezzo: Sumana, Ittha, Pingkhala, infatti, in virtù
dell’omofonia diretta con le rispettive Sušumnā nādī, Idā nādī e Pingalā nādī,
piuttosto che all’omologa tradizione cinese dei meridiani, rimandano
inequivocabilmente allo Yoga medico e tantrico, della specie hatha e laya,
appartenenti quasi certamente all’ambito del Śaivasiddhanta, ed alla Śiva
Samhitā, descritti nelle opere di P.Filippani Ronconi, M.Eliade e A.Avalon.
Nādī,
il cui significato letterale è quello di fiume, è, infatti, la parola che in
sanscrito indica i succitati percorsi in cui circola il prāna, l’energia
sottile. Non essendo legati necessariamente ad una fisiologia meccanicistica, li
abbiamo definiti aree pseudo-anatomiche di risonanza energetica.
La speculazione indiana dello Yoga concepisce
detto prāna secondo due polarità dinamiche, quella “solare”, rossastra ed ignea
o Pingalā e quella “lunare”, pallida e tellurica: Idā, oltre che secondo altre
otto forme differenti, che analizzeremo più avanti. Le due polarità, la cui
alternanza permette il sorgere dei fenomeni vitali, si avviluppano attorno alla
colonna vertebrale, che è la sede di Sušumnā, la terza nādī ubicata all’interno
dell’asse cerebro-spinale, mitologicamente assimilata all’Axis Mundi, al monte
Meru o Sumeru della tradizione induista, sede delle trentatré divinità vediche,
nel cui nome M.Eliade ravvisa un innesto di complessi mitologici d’origine
mesopotamica.
Tali nādī, dette anche sirā, sebbene quest’ultimo
termine possieda un’accezione maggiormente iletica, altro non sarebbero se non
dei “dotti metasomatici”, che veicolano il flusso dell’energia cosmica e divina
dall’interno degli organi soprasensibili di quella fisiologia mistica, detti in
sanscrito, cakra, “cerchi” e kamala “fiori di loto”, verso i marmam che sono i
“punti sensibili”, quelli che lo shiatsu chiama tsubo e la M.T.C hsueh o xue (穴-cavità-
in cinese) e viceversa. Parafrasando quest’ultimo riferimento ai marmam,
integriamo una definizione del prof. F.Ronconi: “Questi topoi d’inserzione delle
energie sottili entro la compagine fisica, le aree in cui l’ojas, la cui
esperienza è propria agli stati più profondi della coscienza (sogno, sonno
profondo), affiora nel soma.
Pertanto essi corrispondono ai plessi noti alla
fisiologia occidentale, cioè ai grossi pacchi vasculo-nervosi, sia a quelle zone
di risonanza armonica descritti dalla medicina cinese, nelle branche
terapeutiche come il tui na (-Tuina) e dalle sezioni curative di alcune arti
marziali estremo-orientali, note come il kwatzu (kuatsu).
Questi marmam, in ogni caso, appartengono ancora
a quella che potremmo definire
una
fisiologia somatica, in senso stretto o esteriore . In merito a ciò ci appare
sintomatico il fatto che lo studioso, pur menzionando il tradizionale kuatsu,
non abbia fatto alcun riferimento - non sappiamo quanto intenzionalmente - allo
shiatsu, questa neotecnica nippo-americana, d’ampia diffusione da qualche
decennio a questa parte, una singolare miscellanea dall’origine alquanto spuria
e rocambolesca. M.Eliade e A.Avalon, citando il summenzionato testo della Śiva
Samhitā, descrivono le rimanenti nādī, specificandone l’esistenza di un numero
considerevole, il che - per inciso - spiega altresì l’apparente contraddizione
circa la diversificazione dei loro percorsi all’interno delle varie tradizioni.
In alcuni testi si parla di 300.000 nādī, indi di
200.000, di 80.000, soprattutto di 72.000, fra cui 72 aventi una particolare
importanza, e ancora fra queste A.Avalon ne enumera 14, mentre M.Eliade ne
sintetizza 10, che, a nostro avviso sono assimilabili ai dieci sen.
Esse sono: Idā, Pingalā, Sušumnā, Gānadhārī,
Hastijihvā, Pūsā, Yasasvinī, Ālambusā, Kūhūc e Camkhinī, le quali, benché non
trovino una precisa assonanza con i sen thailandesi, Ittha, Pingkhala, Sumana,
Sahatsarangsi, Thawari, Ulangka, Lawusang, Kalathari, Kitchanna, Nanthakrawat,
riscontrano altresì una precisa corrispondenza nell’ubicazione dei rispettivi
punti di partenza, nonché nella disposizione destrorsa o levogira rispetto all’assialità
somatica.
“Queste nādī, continua M.Eliade, sboccano
rispettivamente nella narice sinistra, nella narice destra, nel brahmarandhra
(asse cerebro-spinale), nell’occhio sinistro e nell’occhio destro, nell’orecchio
destro e nell’orecchio sinistro, nella bocca, nell’organo genitale e nell’ano;
ma esistono delle varianti: alcune nādī raggiungono, secondo altri testi, i
talloni.
L’unico dubbio può sorgere in riferimento alla
corrispondenza con il sen Kalathari, che tuttavia non approfondiremo in questa
sede essendo nota la sua atipicità. Tralasciando anche i raffronti con i
meridiani cinesi, peraltro già abbondantemente evidenziati in un articolo di
Cristina Radivo, prediligeremmo qui puntualizzare,
piuttosto,
le funzioni soteriologiche possedute dagli stessi (non in senso fideistico
ovviamente) con particolare riguardo a quell’orientamento epistemologico, su cui
si fonda il pensiero orientale citato all’inizio. Tale pensiero costituisce la
realtà a priori dell’arte medica, sia indiana che cinese, ma non solo, e
determina altresì la “condizione spirituale” del terapeuta.
P.Filippani Ronconi, in un articolo, ci rammenta
che, in oriente, l’esistenza stessa è di per sé una “malattia”o rogya, in thai
โรค-rohk, sia fisica che metafisica, attuandosi in essa
quell’illusione esistenziale che gli indù chiamano maya, da cui scaturisce
l’afflato per la conquista dell’immortalità e della libertà, mukti o moksa o
utilizzando una categoria buddhista nirvana, dalla catena infinita delle
esistenze detta samsāra. Per cui, scrive: “La guarigione è di per sé l’inizio di
un movimento che conduce all’immortalità” la quale è postulata come scopo
pratico dello Ayurveda.
Anche il massaggio, perciò, in tale contesto -
aggiungeremmo noi – riveste un ruolo, per quanto marginale, di disciplina
soteriologica rivolta alla reintegrazione del Sé umano alla sua realtà cosmica,
che è la condizione primordiale dell’essere.
I testi ripetono che, nel non-iniziato, le nādī
sono divenute “impure”, che sono “ostruite” e che perciò è necessario
“purificarle” con gli āsana, con il prānayāma e le mudrā, ovvero altresì con il
Massaggio Thailandese, che ne rappresenta un valido succedaneo, il cui fine è –
ricordiamo- quello di condurre la suaccennata polarità energetica, Idā e Pingalā,
sempre in quest’ottica tantrica che transunstanzia il corpo, a realizzare un
maithuna o un’unio mystica interiore nell’interciglio, tra epifisi ed ipofisi,
sede delle funzioni psichiche e noetiche, onde cristallizzare un embrione di
arogya, la condizione di non-malattia pre-esistenziale, e conseguentemente, di
extrasamsarica consapevolezza.
Ribadendo la verificabilità delle radici storiche
indiane del Massaggio Thailandese, legate alla mitica figura di Moo Shivago
Komarpaj o Jīvaka-Komārabhacca, esaurientemente sviscerate in propri articoli da
Cristina Radivo, relativamente ad eventuali influenze reciproche tra Cina e
India abbozzate all’inizio, ci preme qui allegare un ulteriore dato, riportato
sempre da P.Filippani Ronconi, il quale citando lo studioso J.Fillozat, nella
cui memoria, pubblicata nel Journal Asiatique del 1970, cerca di ricostruire la
storia dei prestiti del taoismo allo Yoga, a partire dal 646 d.C, allorché
“Kumāra Bhaskaravarman, re dell’Assam, ricevette dall’Imperatore della Cina la
traduzione del Dàodé jīng di Lăozĭ.
Affermando l’autore, che sebbene i principi sui
quali è fondato lo Yoga appartengano alla civiltà indiana, pur tuttavia
nell’evoluzione del sistema e nelle tecniche si riconosce un innegabile influsso
cinese , tanto da giustificare in seguito una via spirituale denominata
cīna-cara o via-cinese.
Simultaneamente ci fu una missione dei singhalesi:
Vajrabodhi, Amoghavajra e Subhākarasimha che portarono all’introduzione in Cina
delle specie più raffinate di Tantra. Ampliando ulteriormente il campo
d’indagine, unitamente ad un raffronto con il nostro proposito euristico di
individuare un archetipo paleoasiatico di massaggio che sottenda tutti gli
esistenti stili orientali, menzioneremo ancora una volta il pregiatissimo
articolo del prof. P.Filippani Ronconi, il quale in questo scambio vicendevole
di due correnti spirituali – l’indiana e la cinese – ravvisa il riverbero di un
remoto retaggio sibiro-sciamanico a noi particolarmente caro.
L’AUTORE: Chi è Ermanno Visintainer?
Asokananda's
Authorized Teacher senior della scuola: “The Sunshine Network”
vd.
http://thaiyogamassage.infothai.com/thaimassage.html
Nato in Italia nel 1961, laureato in
Lingue Orientali all'Università di Venezia, con il massimo dei voti, è
un’orientalista eclettico ed appassionato, con un’autorevole formazione
universitaria alle spalle. Dal 1981 pratica Kung-Fu, Aikidō, Tai Chi
Chuan, Chi Kung e attinenti tecniche di meditazione. Nel 1986,
analogamente alle arti marziali, si interessa alle varie tecniche del
massaggio. Durante un viaggio in Thailandia, si accosta, per la prima
volta, al massaggio tradizionale thailandese, il Nuad Borarn, verso il
quale avverte un immediato e profondo coinvolgimento. In Italia,
intraprende il percorso di formazione e di studio riguardante varie
tecniche inerenti sia al massaggio che alla medicina naturale, che porta
a termine nell'anno 1991, con il conseguimento del Diploma triennale in
medicina naturale ed iridologia, presso l'”Accademia Galileo Galilei”, a
Trento. Nello stesso anno ritorna in Thailandia dove, non dimentico del
fascino, nonché dell'originalità, del massaggio thailandese, si dedica
allo studio del Nuad Borarn e all’approfondimento dei segreti di
quest’antica arte. Segue i programmi di varie scuole ed alla “Foundation
of Shivago Komarpaj” presso l'Old Medical Hospital di Chiang Mai, nel
nord della Thailandia, consegue il diploma.
Al
suo ritorno in Italia comincia a praticare il massaggio Nuad Borarn e
nel 1994 diviene allievo ed amico di
Asokananda (Harald Brust), l'esponente di maggior rilievo a livello
internazionale di questa disciplina e autore di vari libri
sull'argomento, precursore e leader del Thai Yoga Massage in Occidente.
Nel 1997 consegue il “Certificate of Achievement” per il livello di
Istruttore autorizzato della scuola di Asokananda, la “International
Society for Traditional Yoga And Thai Massage”, con sede a Chiang Mai,
in Thailandia, e insegna il Nuad Borarn in numerosi corsi di formazione,
sia in Austria che in Croazia e in Italia. Nel 2003 su invito di
Asokananda, trascorre un lungo periodo in Nuova Zelanda, presso la
TYMANZ - “Thai Yoga Massage Association of New Zealand” di cui è membro,
e nelle città di Auckland e di Rotorua, dirige l'attività di
insegnamento per conto della succursale neozelandese. Attualmente
risiede tra Italia e Mongolia, paesi in cui pratica ed insegna il Nuad
Borarn. È Vice presidente e Direttore Tecnico nonché socio fondatore di
A.T.T.Y.M.I. l’Associazione di Thai Yoga-Massage Tradizionale Italia
Sul nuovo sito di Ermanno
www.al-thai.com
mailto:ermanno@al-thai.com troverai altre informazioni interessanti.
Dott. Ermanno Visintainer - Pergine
Valsugana, Trento -
erenvis@yahoo.it
Asokananda's
Authorized Teacher senior
ermanvis@al-thai.com -
tel: 00393407667936 |
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