Io
credo che una rivoluzione può cominciare da
questo filo di paglia solo. A prima vista,
questa paglia di riso può sembrare leggera e
insignificante. Nessuno penserebbe che
abbia il potere di scatenare una
rivoluzione. Ma io ho cominciato a capire il
peso e potere di questa paglia. Per me,
questa rivoluzione è molto concreta.
Questo metodo contraddice completamente
le moderne tecniche agricole: butta tutte le
conoscenze scientifiche e l’agricoltura
tradizionale direttamente fuori della
finestra. Con questo modo di coltivare che
non usa né macchine né alcun concime
preparato e nessun prodotto chimico, è
possibile ottenere una produzione uguale o
superiore a quella della media azienda
moderna.
Far crescere dei raccolti in un campo non
arato può sembrare, a prima vista, una
regressione all'agricoltura primitiva, ma
col passare degli anni è stato dimostrato
nei laboratori universitari e nei centri di
sperimentazione agricola, da un capo
all'altro del paese, che questo metodo è il
più semplice, efficiente ed avanzato di
tutti.
L'umanità non sa assolutamente nulla. La
scienza è servita soltanto a mostrare quanto
scarso sia l'umano sapere.
Il mio metodo agricolo si domanda: “e
se si provasse a non fare questo? E se si
provasse a non fare quest'altro?”. Alla
fine, si arriva alla conclusione che non c'è
alcun bisogno di arare, alcun bisogno di
dare fertilizzanti, alcun bisogno di fare il
composto, alcun bisogno di usare
insetticidi.
A ben guardare, sono poche le pratiche
agricole veramente necessarie.
Il riso, principale prodotto della mia
fattoria, viene coltivato in alternanza con
cereali invernali, in modo semplice e
rilassante: si getta il seme a spaglio e si
sparge la paglia. Si raccoglie usando un
falcetto. Nient’altro. Questo è l’ecosistema
del campo di riso in equilibrio. Le
popolazioni di piante ed insetti qui
mantengono fra loro dei rapporti stabili.
Non è raro che qualche malattia delle piante
venga a devastare questa regione, lasciando
intatti i raccolti dei miei campi. Mi ci
sono voluti più di trent’anni per arrivare a
questa semplicità.
Gli
esseri umani con le loro manomissioni fanno
il danno, non riparano l'errore e quando i
risultati negativi si accumulano, lavorano
con tutte le energie per correggerli.
Allo scienziato succede questo: sta
immerso nei suoi libri notte e giorno,
sforzando gli occhi e diventando miope e se
domandiamo che lavoro ha fatto in tutto quel
tempo, ha inventato degli occhiali per
correggere la miopia ...
La strada che ho seguito, questa maniera
naturale di coltivare che colpisce la
maggior parte della gente per la sua
stranezza, da principio fu considerata una
reazione contro il progresso e
l'indiscriminato sviluppo della scienza. Ma
io non ho fatto altro, stando a coltivare
qua fuori in campagna, che cercare di
mostrare che l'umanità non sa nulla.
Nella misura in cui la gente si allontana
dalla natura, ruota sempre più lontano dal
centro. Contemporaneamente si afferma una
reazione centripeta e cresce il desiderio di
tornare alla natura. Ma se le persone si
fanno prendere unicamente dalla reazione,
muovendosi a sinistra o a destra secondo le
circostanze, il risultato è solo più
attivismo. L'immobile punto di origine, che
risiede fuori dal regno della relatività,
viene oltrepassato, senza che lo si noti.
Credo che anche le attività di “ritorno alla
natura” e contro gli inquinamenti, per
quanto lodevoli, non si muovono verso una
vera soluzione se vengono portate avanti
unicamente come reazioni all'iper-sviluppo
dell'Era presente.
La natura non cambia, anche se la maniera
di vedere la natura invariabilmente, cambia
da un'epoca all'altra. Prescindendo
dall'epoca, la coltivazione naturale resta
sempre la fonte perenne dell'agricoltura.
Perché è impossibile conoscere la natura?
Ciò che viene concepito come natura è solo
l'idea della natura che nasce nella mente di
ognuno. Quelli che vedono la natura vera
sono fanciulli. Vedono senza pensare,
direttamente e chiaramente. Basta che i nomi
delle piante siano noti, un albero di
mandarini della famiglia degli agrumi o un
pino della famiglia delle conifere, e la
natura non viene più vista nella sua forma.
Un oggetto visto isolato dal tutto non è
una cosa reale.
I quattro pilastri dell'agricoltura
naturale sono:
-
nessuna
lavorazione (cioè niente aratura né
capovolgimento del terreno; la terra si
lavora da sola per natura, con la
penetrazione delle radici delle piante e
l'attività di microrganismi, di piccoli
animali e dei lombrichi);
- nessun concime chimico né
composto preparato (come fertilizzante
si utilizzano leguminose in copertura
del terreno ...);
- nessun diserbo (né con
l'erpice né con i diserbanti; le erbacce
hanno il loro ruolo nella costruzione
della fertilità del suolo e
nell'equilibrare la comunità biologica.
Le erbacce dovrebbero solo essere
controllate ...);
- nessuna dipendenza da
prodotti chimici.
Il contadino che tenta di controllare le
erbacce lavorando il terreno, semina –
piuttosto letteralmente – i semi della
propria disgrazia.
I Consumatori generalmente danno per
scontato di non avere nulla a che fare con
chi provoca l'inquinamento agricolo. Molti
di loro chiedono alimenti che non abbiano
subito trattamenti chimici. Ma i cibi
trattati chimicamente vengono
commercializzati principalmente per venire
incontro alle richieste dei Consumatori, che
preferiscono prodotti grandi, scintillanti,
senza macchia e di forma regolare. Per
soddisfare questi desideri, sono entrate
rapidamente in uso delle sostanze chimiche
che pochi anni fa non erano mai state
utilizzate ...
Dato che gli alimenti naturali possono
essere prodotti col minimo di spesa e
fatica, essi dovrebbero essere venduti al
prezzo più basso di tutti.
Il Consumatore deve adattarsi all'idea
che i prezzi bassi non vogliono dire che gli
alimenti non sono naturali, ma locali ...
Chi
pensa che la verdura commercializzata faccia
parte della natura, è sulla via di grosse
sorprese. Queste verdure sono un intruglio
acquoso di azoto, fosforo e potassio con un
leggero aiuto da parte del seme. Ed è
proprio questo il sapore che hanno. E le
uova di gallina che si trovano sul mercato
(si possono chiamare uova se fa piacere ...)
sono solo una combinazione di mangimi
sintetici, sostanze chimiche e ormoni;
queste uova non sono un alimento naturale ma
un prodotto sintetico artificiale che ha
solo la forma dell'uovo. L'agricoltore che
produce verdura e uova di questo genere, io
lo chiamo un industriale.
Gli ortaggi coltivati in serre sono
estremamente insipidi ... Le melanzane
d'inverno non hanno vitamine e i cetrioli
sono senza sapore, ciò in quanto i raggi
solari non possono penetrare attraverso le
serre.
La domanda fondamentale allora è: è
necessario o meno per degli esseri umani
mangiare melanzane e cetrioli durante
l'inverno?
La sola ragione per cui essi vengono
coltivati, è perché si possono vendere a
buon prezzo ...
Qualcuno
sviluppa una tecnica per coltivarli e dopo
un po' di tempo si scopre che questa verdura
non ha alcun valore nutritivo. Allora il
tecnico pensa che se c'è una perdita in
sostanze nutritive ci deve pur essere una
maniera per evitare questa perdita. Siccome
si crede che il problema sia nel sistema
d'illuminazione delle serre, si cominciano a
fare ricerche sulla rifrazione della luce.
Si pensa che tutto andrà a posto se si
riuscirà a produrre una melanzana in serra
con le vitamine dentro. Mi è stato detto che
ci sono dei tecnici che dedicano la propria
vita intera a questo tipo di ricerche ...
Se davvero avremo una crisi alimentare,
non sarà provocata dall'insufficienza delle
capacità produttive della natura ma dalla
stravaganza dei desideri umani.
L'agricoltura deve passare dalle grandi
attività meccanizzate a piccoli poderi
basati soltanto sulla vita stessa.
All'esistenza materiale e alla dieta
alimentare si dovrebbe dare un posto
semplice.
Più un contadino ingrandisce la scala
delle sue attività e più il suo corpo e
spirito si disperdono.
Preoccuparsi di far soldi, espandersi,
sviluppare, coltivare prodotti per il
mercato e spedirli lontano non è un modo di
comportarsi degno di un contadino.
Secondo
me l'ideale sarebbe che il 100 % della
popolazione coltivasse la terra. Ci sono
mille metri quadrati di terra arabile per
ogni persona in Giappone. Se ad ogni persona
venissero dati mille metri quadrati, ciò
sarebbe più che sufficiente al suo
sostentamento per tutto l'anno. Se poi
venisse praticata l'agricoltura naturale, un
contadino avrebbe anche un sacco di tempo
per la libertà e le attività sociali nella
comunità di villaggio. Io credo che questa
sia la strada più diretta per rendere questo
paese una terra felice da viverci.
Gli esseri umani sono i soli animali che
devono lavorare e penso che questa sia la
cosa più ridicola che esista al mondo ...
Gli altri animali si guadagnano la vita
vivendo, ma la gente lavora come matta
pensando di doverlo fare per sopravvivere.
Una comunità che non riesce a produrre il
proprio cibo, non durerà a lungo ...
Lo scopo
vero dell'agricoltura non è coltivare piante
ma la coltivazione e il perfezionamento
degli esseri umani. |