IL PRESIDENTE ENNIO FALSONI, CI INVIA UN
ARTICOLO SU UNA SERATA WAKO Pro. CHE HA VISTO UNA DELLE SFIDE PIU’ AVVINCENTI
DEL MOMENTO. DI FRONTE A 8000 FANS, IN UN MATCH DRAMMATICO, IL BOSNIACO SZALKO
SZIDIC METTE KO IVAN STRUGAR ALLA 4° RIPRESA E RIENTRA IN POSSESSO DEL SUO
TITOLO.
CHE RIVINCITA!
A Tuzla, in Bosnia Erzegovina…
Di: Ennio Falsoni
Tuzla,
nel nord della Bosnia Erzegovina , insieme a Sebreniça, Mostar, Banja Luka e la
stessa Sarajevo (la capitale) hanno vissuto gli orrori della guerra fratricida
coi serbi negli anni 90 e vi garantisco che le ferite di quei cinque terribili
anni sono ancora ben visibili sulle facciate di molte costruzioni. E’ una
cittadina rinomata in tutta la vecchia Yugoslavia per le sue saline, un
commercio che l’aveva vista ricca e fiorente da oltre 5 secoli. E’ una cittadina
vivace e piena di giovani studenti perché sede di importanti università del
paese.
Proprio qui vive dall’età di 10 anni, Szlako
Szildzic, un giovane bosniaco di 27 anni che in questo paese è stato nominato
sportivo dell’anno nel 2007 e che è diventato un’icona popolarissima grazie ai
suoi straordinari successi nella kickboxing.
La sua specialità è la “kick”, in cui ha vinto,
da dilettante, praticamente tutto. Dai campionati mondiali giovanili a quelli
juniores e infine a quelli seniores. L’ultima medaglia d’oro in Mondiali WAKO
la vinse ad Agadir in occasione della tappa africana nel 2005. Da allora è
passato al professionismo, vincendo il titolo mondiale nel 2006. Nel 2007 (lo
scorso 14 dicembre) Szalko difese il titolo in Montenegro contro un altro grande
eroe di questi paesi balcanici: Ivan Strugar, leggenda vivente dello sport in
Montenegro, che a Budva, nell’Hotel Splendid, batté ai punti proprio Szalko
strappandogli la corona mondiale. Scrissi anche un articolo su quell’esperienza.
In quella notte montenegrina, il bosniaco non era
proprio in palla. Aveva sofferto di un’influenza e risultava un po’ fiacco e
privo di energie. Strugar non fu mai messo in difficoltà una volta e vinse
meritatamente, conquistando così un record difficilmente superabile: quello di
aver conquistato ben 4 titoli mondiali in 4 categorie diverse in 10 anni ( dai
75 agli 85 chili ha regnato incontrastato)!
A 33 anni, Ivan Strugar è ancora un atleta
integro, forte, molto forte. Venendo in Bosnia e sapendo che ci sarebbe stata
una grande folla intorno al ring, francamente pensavo che avremmo potuto avere
qualche difficoltà nel caso il montenegrino avesse rivinto. Invece è andata in
modo diametralmente opposto alle aspettative. Szalko aveva dichiarato alla
stampa : “ Salirò sul ring determinato a riportare a casa la mia cintura, il
posto che le compete”. E’ stato di parola.
E pensare che io ho addirittura scommesso che
Ivan Strugar non avrebbe mai potuto perdere per K.O., come invece l’addetto
alla Security dell’albergo Tuzla in cui ero alloggiato invece garantiva e
“sentiva”, come adoratore e fan di Szalko. Del resto, Strugar non è mai finito
K.O. in carriera, almeno sotto i miei occhi. E io avevo seguito tutta la sua
carriera: dai duelli con il livornese Daniele Petroni quand’era 75 chili, a
quelli nei Mondiali ed Europei Wako e nei suoi vittoriosi incontri da atleta
professionista. Nel mio ruolo di presidente sia di Wako che di Wako-Pro
ovviamente cerco sempre di essere al di sopra delle parti, un giudice neutrale
di ciò che accade sotto i miei occhi, nel rispetto delle regole fissate. Ma
francamente dicevo a chi mi chiedeva un parere sulla vittoria dell’uno o
dell’altro, che se Szalko avesse ripetuto la scialba prova di Budva, avrebbe
perso nuovamente. Tra l’altro, allora non mi era sembrato nemmeno tanto potente
di pugno. Sicché davo poche chances al bosniaco.
Ma sono stato smentito clamorosamente.
Tuzla, che si raggiunge in macchina in poco più
di 2 ore a causa della strada davvero pericolosa e impervia che la congiunge
con Sarajevo e che si snoda tra i verdi Balcani di questa stagione, era
tappezzata di manifesti del grande evento. Ma in verità, tutto il paese era a
conoscenza del tentativo di Szalko di rientrare in possesso del suo titolo. La
televisione nazionale, le radio, tutti insomma rendevano questo incontro come
l’evento da non perdere. Da segnalare che Szalko è molto amato da tutti in
Bosnia perché innanzitutto è un ragazzo molto intelligente (sta finendo i suoi
studi universitari per conseguire una seconda laurea ), ma poi perché tutti
conoscono la sua storia di rifugiato, povero e disperato, senza più una casa,
mezzi di sostentamento e che piano piano, grazie al suo valore, al suo lavoro e
alla sua umanità, è diventato uno sportivo eccezionale. Szalko, in più, è
musulmano e da queste parti c’è l’enclave più numerosa di tutta la Bosnia, un
paese dove essi sono il 30% della popolazione, seguita dai serbi e dai croati.
Szalko è fervente musulmano, senza essere ovviamente un mujaheddin. Sa parlare,
è gentile, disponibile, buono. E’ diventato davvero un eroe popolare per la sua
gente che lo adora.
Ne ho avuto una prova al palazzo dello sport di
Tuzla, riempito come una bomboniera da 8000 fans.
Televisione nazionale (anche quella montenegrina)
in diretta e immagini che sono state mandate anche sul satellite per la gioia
degli appassionati. A Tuzla, ancora una volta (e basterebbe pensare ai 4000
spettatori di Milano o ai 20.000 dell’arena di Amsterdam, o ai soliti 30-40
mila ai tornei K1 Grand Prix in Giappone) ho avuto proprio la conferma
tangibile che la kickboxing, oggi, è di gran lunga lo sport di maggior successo
tra tutte le arti marziali, tra tutti gli sport da ring della terra. Ho avuto e
provato sensazioni fantastiche, ero letteralmente affascinato da quello
straordinario successo di pubblico! Il palasport ha offerto una coreografia
degna di una tappa del K1 Grand Prix a cui si è sicuramente ispirato. Gli atleti
che scendono una scala dall’alto, giochi di luci e laser, fumi e musica ritmata
accompagnavano i protagonisti sul ring, l’attesa per i loro ingressi,
l’annuncio alla Buffler del presentatore, insomma tutto dava un’idea di grande
show e di grandi aspettative. Il pubblico, in delirio sin dall’ingresso di
Szalko nella sala, lo ha accompagnato sul ring dove già lo attendeva Ivan
Strugar che, nonostante il campione in carica fosse lui, ha giustamente lasciato
tutti gli onori della ribalta al suo avversario. I due si conoscevano benissimo
e sono anche cordiali amici fuori del ring. Ma quella sera c’era in palio
qualcosa di speciale e i due lo sapevano.
1° Round: Parte il match e dopo qualche
fase di studio, è Strugar che prende il centro del ring e lancia una pesante
bordata alla coscia destra di Szalko. Questi sembra più rilassato, più sciolto.
Bel guizzo di circolare all’indietro su Strugar, qualche tentativo di scambio di
pugni alla corta distanza, gancioni che vanno a vuoto perché pregevolmente
evitati. Ripresa sostanzialmente pari.
2° Round: Strugar parte bene dall’angolo
nella seconda ripresa, pressa subito l’avversario, lo attacca con grande
veemenza, belle combinazioni di calcio e di pugno. Szalko incassa, sembra
sorridere quasi. Sul finire della ripresa però è lui a raggiungere le gambe e
il volto del montenegrino, ma la ripresa è di Strugar.
3° Round: Nella terza ripresa, il refrain
non cambia. Strugar è proteso all’attacco, E’ teso, e lo si vede. La sua azione
non è fluida, perché è basata sulla potenza dei colpi, alla ricerca del colpo
risolutore. Vi sono ottimi scambi tra i due che si fronteggiano a viso aperto.
Szalko è più flessibile e sa calciare meglio di Strugar, in particolare usa il
calcio circolare e il diretto, ma è pericoloso anche con quello tirato in
rotazione all’indietro. Il pubblico segue con grande tensione l’incontro e
sottolinea con grandi boati le fasi positive del match. Strugar mi sembra
quello di Budva: solido, attento, in controllo dell’incontro, anche se Szalko
appare più vivace, più energico, migliore certamente di Budva. Anche la terza
ripresa va a Ivan Strugar e mi pareva che tutto fosse un “dejà vu”.
4° Round: Parte la quarta, Strugar sembra
veramente intenzionato a spingere sull’acceleratore. Tiene il centro del ring e
cerca l’avversario per tutto il ring. Szalko abbassa la guardia, scrolla le
spalle come per liberarsi da tutte le tensioni. Ad un certo punto, su un attacco
di calcio, il bosniaco va a terra. Non capisco se è scivolato o per la forza
del calcio. Fatto è che Szalko fa una cosa che non dovrebbe fare: si alza, gira
la schiena all’avversario e sta per avviarsi al suo angolo. L’arbitro
centrale, a quel punto, dovrebbe contarlo… Invece lo richiama all’ordine, e fa
continuare l’incontro. Questo fatto mi sarà rimproverato dall’angolo di Strugar
successivamente, ma di fatto non cambia la soluzione finale.
Szalko ha la bocca un po’ aperta, come di uno
che cerca aria. Mi sembra improvvisamente stanco. Che il match si avvii verso la
sua logica conclusione?
Manco per sogno.
“L’ho fatto apposta – mi dirà poi Szalko
-, ho provato a tirarlo nella mia trappola. Si dev’essere sentito sicuro.
Si è scoperto e ho piazzato il mio colpo vincente.”
Quando insomma pensavo che Strugar fosse in
completo controllo dell’incontro, quel diavolo di bosniaco, partendo da una
situazione di mani basse, ha tirato un destro fenomenale che ha centrato in
pieno volto il campione del mondo. Gli ha anche fratturato leggermente il naso,
tanto il colpo è stato violento. Strugar è finito al tappeto a gambe levate, la
faccia contratta, gli occhi un po’ stralunati come per chiedersi : “ Ma che
cavolo mi è successo? Cosa ci faccio a terra?”.
Ha cercato di alzarsi quasi subito e a mio avviso
perché gli è mancata la lucidità per cercare invece di recuperare un po’. Si è
alzato, ma ha barcollato vistosamente, il sangue gli colava dal naso. L’arbitro
centrale, il croato Romeo Desa, lo stava contando (anche sin troppo lentamente,
devo dire) e nel contempo lo fissava negli occhi . (“Aveva la pupilla
dilatata in modo impressionante”- mi dirà dopo). Strugar era in piedi, ma
visibilmente groggy. Il pubblico in piedi, in delirio, Szalko, calmissimo, era
al suo angolo neutro. Arrivato agli 8 secondi, l’arbitro centrale ha
improvvisamente alzato e incrociato le mani. Era finita. Strugar era finito
K.O., incredibile, e Szalko era rientrato in possesso del suo titolo.
Dall’angolo di Strugar entrano sul ring 4-5
persone del suo entourage. Lo circondano e lo assistono. Vola, purtroppo, anche
una bottiglietta di aranciata sul ring, colpa di uno stupido ragazzino. Il
bosniaco viene abbracciato, baciato dai suoi, si levano grida, urla di gioia. Il
pubblico è in piedi. Sotto il ring c’è anche un’animata discussione tra gente
della sicurezza e il genitore del ragazzino che aveva lanciato la bottiglia.
Pochi attimi di tensione. Mi chiamano sul ring. Mentre sto per salire sulla
scaletta, il sindaco della città di Tuzla che avevo visitato lo stesso
pomeriggio, mi chiede: “ ma chi ha vinto?”- “Szalko Szildzic – gli ho risposto.
Allora mi ha avvinghiato per la vita e lanciando un urlo di gioia e con mia
grande sorpresa, mi ha letteralmente sollevato per aria. Non sapevo francamente
più cosa fare per svincolarmi. Monto sul ring, vado ad accertarmi delle
condizioni di Strugar che è ancora appoggiato alle corde. Ha il volto
contratto in una smorfia, gli occhi ancora un po’ annebbiati. Parlo ai secondi:
il K.O. è regolare come la vittoria dell’avversario.
Confermo la versione ai secondi di Szalko.
L’arbitro centrale chiama allora gli atleti al centro. Strugar ci metterà
qualche secondo in più ad arrivare. Lo speaker fa il suo lavoro e l’arbitro
centrale solleva inequivocabilmente il braccio al nuovo campione del mondo:
Szlako Szildzic. E’ tripudio. Lentamente la gente lascia il palasport.
Hanno assistito ad un incontro storico.
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