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UNO DEGLI SPETTACOLI SERALI CHE HA RISCOSSO IL MAGGIOR SUCCESSO A GIUDICARE DAGLI APLLAUSI DEL PUBBLICO… E’ STATO PROPRIO IL NUMERO PREPARATO DAL NOSTRO  FRANCO PICCIRILLI E LA BRAVISSIMA GINNASTA ELISA TOCCAFONDO. UNA AZZECCATA COMMISTIONE DI KUNG FU E GINNASTICA RITMICA, RESA POSSIBILE DALLA COLLABORAZIONE DI DUE DIVERSE SCUOLE SI… MA CON LA STESSA PASSIONE SPERIMENTALE. DOPO LA BELLISSIMA RELAZIONE INVIATACI DA ROBERTA CERRUTI, CE NE PARLA ADESSO PIU’ AUTOREVOLMENTE UNO DEI SUOI PROTAGONISTI E IDEATORI.

Due scuole un'unica emozione

Di: Franco Piccirilli

Anche in questo gala serale abbiamo assistito all’insolita esibizione di due arti apparentemente diverse, ma che forse sono molto più affini di quanto apparentemente potrebbe sembrare ai più superficiali e disattenti.

Mi riferisco naturalmente all’esibizione di kung fu della “Scuola Arti Marziali Fragale” e di ginnastica ritmica della “Scuola  Liliana Coulon”. Al di là del fatto che sono stato coinvolto personalmente, volevo comunque raccontarvi qualcosa di su questa attesa esperienza…

    

Sia io che Elisa, la ragazza con la quale ho affrontato questa nuova sfida, abbiamo alle spalle diversi anni di pratica, ognuno nella propria disciplina. Entrambi conosciamo ciò che pratichiamo e la passione che mettiamo sempre in gioco quando proviamo e riproviamo i movimenti, che per il solo fatto di farlo è ciò che forse ci da una particolare emozione del sentire il corpo muoversi esattamente come la mente chiede e come il corpo sente la mente, ottenendo quell’intima unione di movimento e sentimento, così che il movimento è il sentimento che in quel momento stiamo esprimendo.

    

Non era certo la prima volta che qualcosa del genere accadeva, cioè una esibizione di arte marziale e ginnastica ritmica insieme nello stesso posto, sullo stesso palcoscenico, davanti al pubblico. La “Scuola Arti Marziali Fragale” e la “Scuola di Ginnastica Ritmica Liliana Coulon” da tempo ormai collaborano sperimentando e provando ogni volta a far incontrare arte marziale e ginnastica ritmica in ciò che evidentemente, considerati i gratificanti risultati, sembra dare ogni volta conferma del lavoro che stiamo portando avanti.

    

Così come ogni anno, in occasione di questo evento pisano, i Campionati Nazionali di Kickboxing FIKB, nella speciale serata di gala a questo conseguentemente legato, cerchiamo di proporre le nostre discipline in una forma credo più spettacolare, facendo così conoscere al pubblico che solitamente segue solo una delle due discipline, anche l’altra. Un punto di vista diverso da quello che solitamente e per vari motivi si è portati a vedere, per cui l’arte dell’altro non è poi proprio come evidentemente la si immaginava, ma che può diventare qualcosa che in qualche modo è più vicina ad ognuno, di quanto si potrebbe genericamente pensare.

    

Ecco allora che sul palco della serata “ilGuerriero.it sotto la Torre” non si sono esibite due distinte discipline, ma forse qualcosa che in quel momento pareva essere unico nei suoi diversi generi. Quello che ci ponevamo di voler “tendere” era proprio riuscire ad unire ciò che spesso si è soliti dividere, classificare in quanto ritenuto differente, attraverso il continuo nostro paragonare, confrontare. Le due Scuole e nel caso specifico attraverso me ed Elisa, cercavamo costantemente l’unicità che queste discipline insieme… riteniamo possano esprimere. Con le capacità di Elisa e la mia 30ennale esperienza marziale abbiamo cercato, per quanto possibile, di parlare e raccontare qualcosa al pubblico sugli spalti e nel parterre che assisteva a questa presentazione tra le varie presentate nella serata di gala “ilGuerriero.it sotto la Torre”.

    

La presentazione di Roberto Fragale ci ha elegantemente introdotto in scena, presentando questa esibizione come la ricerca di fusione di due autorevoli Scuole, il cui prodotto si stava introducendo sul palco. Le parole di Fragale hanno convogliato l’attenzione e la curiosità del pubblico verso il palco dal quale avrebbero assistito alla performance. Ma naturalmente il “presidente – presentatore” ha saputo anche “richiamare” il pubblico ad applaudire questa ulteriore sorpresa, mentre io ed Elisa salivamo sul palco, datoci il benvenuto in sala, come se le parole di Fragale gli avessero già fatto intendere che sarebbe stato un gran bello spettacolo, come del resto tutta la serata è stata… fantastica!

    

Qualche istante dopo è partita la base musicale con la quale i nostri movimenti si sarebbero poi sposati. Abbiamo così iniziato a muoverci con gesti che non erano singoli movimenti di ognuno, ma piuttosto le gesta che componevano il movimento di ognuno era simile, se non addirittura, piuttosto ad un dialogo di entrambi. Quel dialogo che non è contrapposizione di pregiudizi per cui mentre uno parla l’altro non ascolta ma, libero e scevro da preconcetti, i nostri gesti parevano esprimersi liberamente parlando ognuno di ciò che in quel momento sentiva di essere.

     

Questa libertà credo abbia dato modo di disporsi all’apertura verso l’altro, accettandolo per come si esprimeva perché, anche se il movimento poteva sembrare diverso, quei movimenti separati esprimevano forse le stesse emozioni.

Ecco quindi che liberi da pregiudizi, i nostri corpi in quel momento sembravano comprendere l’energia che l’altro esprimeva ed a questa rispondevano quasi fossero in armonica assonanza.

     

Il ritmo di ognuno si fondeva quindi nel movimento dell’altra, esprimendo insieme qualcosa che forse non era arte marziale e neanche ginnastica ritmica se lo si guardava complessivamente, senza cercare di seguire solo l’uno o solo l’altra, ma godendosi l’esibizione nel suo insieme per come è stata presentata sul quel palco.

Ho sentito il pubblico calare nel silenzio all’entrata della musica, al suono del gong iniziale che annunciava il passaggio dall’ immobilità al movimento, come l’onda prima di erompere sulla battigia.

Per gran parte della durata della esibizione il pubblico ha seguito con rispettoso silenzio quanto Elisa e me avevamo preparato per i loro occhi e per il nostro… piacere.

    

Nonostante le lunghe ore di preparazione, quella sera non è stato ciò che avevamo preparato, perché ogni volta che proviamo insieme è sempre diverso. Un conto è provare davanti a chi ti ha sempre visto, nell’ambiente che è familiare, altra cosa è farlo davanti ad un pubblico al quale in quel momento ci rivolgevamo con le parole dei nostri corpi, per come volevamo che sentissero. E quello che sentivamo era il piacere di essere su quel palco, in mezzo a quel pubblico, comunicando con il pubblico come un'unica persona: la forma che stavamo eseguendo.

    

La coreografia ha naturalmente contribuito ad esaltare le emozioni suscitate dai movimenti che venivano proposti, l’illuminazione ben allestita, il suono della colonna sonora che enfatizzava ogni singolo movimento, e naturalmente l’allestimento dell’intero palazzetto dello sporti di Pisa. Tutto questo credo abbia avvolto e rapito quanti erano presenti, almeno per come ho creduto di percepire, come anche di sentire.

    

Infatti ad un certo punto dell’esibizione, prima del suo termine il pubblico non ha trattenuto il suo entusiasmo facendosi sentire, come per rispondere a qualcosa che non era stato detto, ma che probabilmente hanno sentito. Un applauso partito spontaneamente prima che terminassimo la nostra presentazione, mentre ancora i nostri corpi si stavano muovendo, accompagnandoci così come a sollevarci da terra, fino al termine di questa nostra esibizione.

    

Un consenso non sguaiato, rumoroso, ma piuttosto direi composto, come rispettoso verso qualcosa non certo di “sacro”, comunque di diverso, forse perché ciò che io ed Elisa gli stavano raccontando aveva toccato qualcosa di intimo nel quale forse ognuno potrebbe anche essersi riconosciuto. Infatti ciò che noi in quel momento stavamo esprimendo non era diverso da quello che ognuno di noi è nella vita, nelle nostre continue relazioni: i modi erano forse diversi, ma non certo… l’essenza.

    

Al temine della forma che abbiamo presentato siamo rimasti fermi nelle nostre posizioni, come a darci il tempo di rientrare dentro un mondo da cui eravamo momentaneamente usciti per poter parlare ed esprimerci nel modo con cui ci siamo esibiti.

    

Intanto il pubblico continuava ad applaudire, mentre i nostri video e foto operatori cercavano di cogliere nelle nostre immagini qualcosa che ne potesse esprimere l’emozione, per come anche loro certamente avranno sentito in quel momento.

Se attraverso il video si può vedere il processo del movimento, attraverso l’immagine ferma si può forse coglierne… l’emozione?

    

Può essere fermata un’emozione? O forse l’emozione è un processo in… movimento? Se questa si esprime attraverso il movimento nell’attimo in cui la si ferma essa… non esiste. Ciò che forse esiste in quel momento è l’emozione che si prova rivedendo quell’immagine, ma che probabilmente non è più quella di allora in quanto adesso non è allora.

Per come Elisa ed io abbiamo sentito i presenti rispondere alla nostra prova, ai nostri movimenti, quando ci siamo congedati dal palco eravamo visibilmente soddisfatti ed entusiasti di come il pubblico attraverso quell’appaluso, ci ha fatto sapere di aver apprezzato quanto avevano appena visto.

    

Colgo l’occasione quindi per ringraziare i presenti ma anche chi sta in questo momento leggendo queste parole, per cui se è arrivato fino a questo punto, confido che in parte sia stato in qualche modo coinvolto.

Insieme ad Elisa quindi vi riproponiamo attraverso queste immagini, le parole che non possono essere scritte, quelle  non dette… ma che esistono.

GUARDA ANCHE TU LO SPETTACOLO ESIBIZIONE “SPADA E NASTRO

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