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Conclusi i Mondiali cadetti e juniores della Wako a Napoli… 1350 atleti, oltre 2000  persone coinvolte provenienti da  49 nazioni dai 5 continenti, qualità dell’organizzazione eccellente. Un’edizione  da incorniciare.

Il Mondiale WAKO a Napoli:
“Na bbellezza”!

Di: Ennio Falsoni
(tratto da www.fikb.it)

 

Il colpo d’occhio del Palatrincone a Monterusciello era di quelli che lasciano il segno, come guardare  la baia di Punta Tragara e i Faraglioni  di Capri, una roba da mozzafiato. Entravi in questa struttura quadrata dall’alto  e andavi a sbattere immediatamente  sulla fila delle  tendopoli degli sponsor tecnici della Wako. E  la loro  mercanzia era già un bel vedere.

 

Poi  avevi l’impatto di 2000 persone vestite di tute sgargianti dei colori  delle bandiere delle nazioni di provenienza che riempivano gli spalti. Quindi  guardavi in basso e venivi investito da un’ondata di gemiti degli atleti, dai consigli urlati di coach , dai comandi degli arbitri, dalle urla di fans e parenti, vociare che ti   entrava nelle orecchie e ti ci restava per ore, come quando esci da una discoteca.

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Da restare frastornati. Infine gustavi il perfetto allineamento di 8 tatami e 2 ring  che lavoravano a pieno regime in contemporanea per ore e ore. Ammiravi i corpi degli atleti giovanissimi che sul ring si scambiavano tecniche di una potenza incredibile, colpi di calcio e pugno potenti da far invidia a quelli di atleti seniores. Sulle superfici lisce, vedevi giovanissimi tirare colpi saettanti di calcio, tirati con una facilità, una naturalezza e un’agilità spaventose, incredibili. Per il profano,  quel circo a 10 piste, era difficile da seguire, magari  proprio per  l’eccessivo numero di aree di gara. Ma per gli occhi di un addetto ai lavori, quella era la visione di una macchina organizzativa pazzesca, che girava come un orologio svizzero, senza pause e perdite di tempo. Insomma, un bel vedere.

 

Oggi la kickboxing che conta, quella vera, ossia quella ufficiale, è nella Wako. La qualità che viene espressa dai suoi migliori atleti  è certamente la migliore al mondo e chi vuole veramente sentirsi   un atleta competitivo a  certi livelli, solo in questi tipi di torneo trova soddisfazione, gloria   e vanto.

 

Ebbene oggi, al termine di questi Mondiali   che sono stati esaltanti per certi aspetti, ma altrettanto duri e stressanti per altri  (mi sento infatti come fossi uscito da un centrifuga), posso dire di essere un presidente orgoglioso  di aver portato a termine un campionato del mondo (grazie soprattutto anche allo straordinario lavoro di Gianni Di Bernardo e Roberto Montuoro)  che resterà memorabile per chi lo ha vissuto. Memorabile per la location. Riuscire a portare  in Italia 2000 persone provenienti da 49 nazioni e dai 5 continenti non è stato facile, soprattutto alla luce della pubblicità negativa che per mesi ha inondato le televisioni e i giornali di tutto il mondo.

 

Ciò nonostante, Napoli e il suo circondario hanno avuto un’attrattiva sui nostri associati che è stata ancora più forte  di ogni altra cosa. Il Villaggio Stella Maris che ha ospitato la maggior parte delle delegazioni, ha avuto il pregio di riuscire a mettere a stretto contatto di gomito giovani e giovanissimi di ogni continente in un modo che solo la vicinanza può. Era bellissimo vederli girare per il villaggio nel tempo libero,  vedere come in maniera del tutto spontanea essi si univano, gareggiavano in balli degni di break dancers, si cercavano, socializzavano, si divertivano.

 

Memorabile per il gruppo di lavoro che si è  formato in questa occasione. La famiglia Montuoro tutta, con a capo il solidissimo papà Ciro, merita una menzione particolare  per l’impegno profuso. Staccare dai ritmi e dalle occupazioni di tutti i giorni (cosa che hanno fatto anche molti dei collaboratori di Di Bernardo e Montuoro)  per  mettersi totalmente a disposizione per la perfetta riuscita di questa impresa, è veramente cosa  insolita.

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Memorabile per lo spirito che ha permeato l’enorme squadra degli azzurrini, composta da ben 102 atleti, coi loro tecnici. Devo francamente dire che Roberto Montuoro stesso, insieme a Luisa Lico , con l’appoggio “esterno” di Gianfranco Rizzi e Giorgio Lico  nel semi contact, di Federico Milani nel light contact  – coadiuvato dai  vari tecnici di società che hanno voluto seguire i loro atleti, unitamente  a Giorgio Iannelli   che è stato il D.T. per il K1 e che ha dato una mano negli sport del ring in generale, hanno svolto un lavoro enorme sia allenando e selezionando i tanti giovani, sia motivandoli come mai prima. E i risultati si sono visti.

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Nel semi contact in particolare, la squadra azzurra è arrivata seconda dietro all’incredibile Ungheria per la differenza di una sola medaglia: 33 per gli ungheresi, 32 per gli italiani! Vive in Ungheria Istvan Kiraly che in pochi anni ha raggruppato intorno a sé un movimento davvero eccezionale in questa disciplina che anche nei seniores si è affermato come il migliore attualmente, detronizzando proprio gli italiani che invece avevano dominato   per quasi un  decennio.

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Ungheria e Italia  l’hanno fatta da mattatori, lasciando ben lontano la terza classificata, la  comunque sorprendente Croazia,   ferma a 20 medaglie e lasciando staccatissimi Gran Bretagna (quarti) e gli Americani (quinti) fermi  a poco più di 10 medaglie. Un successo, il secondo posto, comunque  invidiabile e che ha sancito una positiva rivalità con i magiari che certamente motiverà gli azzurri ancora di più in futuro.

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Parlare dei nostri azzurri sarebbe troppo lungo e comunque quasi impossibile per il bottino portato a casa. Ma al solito sono rimasto colpito da qualcuno in particolare: i figli del maestro Marco Lanzillao di Roma (Società Anco Marzio). Lanzillao ha due femmine (Martina e Veronica)    e un maschio (Gabriele)  e hanno portato a casa per 2 ori e 1 argento in questa edizione. Ritengo che sia un record famigliare  difficilmente superabile!Ci si è avvicinato solo Giorgio Lico di Vibo Valentia che è andato a segno in questi Mondiali con sua figlia Cinzia che ha vinto l’oro e con due sue allieve, le sorelle Cavallaro (Giulia e Roberta) , che hanno vinto entrambe l’oro!

 

Negli sport da ring e nel light contact  avevamo pochi atleti  in verità e pertanto i risultati  non sono  certamente paragonabili a quelli del semi contact. Tuttavia le prestazioni di alcuni azzurrini è stata davvero eccezionale, anche perché di fronte si trovavano  quasi sempre i fortissimi atleti russi, che effettivamente   sul ring sono di un altro pianeta. E’ il caso di Paolo Muraca, un allievo di Massimo Caramiello di Napoli, che nei  71 chili di K1 Rules è arrivato terzo perché battuto dal russo Alexandar Drobinin. Sulle ragioni della supremazia russa negli sport da ring ne abbiamo già parlato a lungo in altre occasioni. Ma per ribadirle velocemente, ricordiamo che la Russia ha altre leggi medico-sportive  rispetto alle nostre, per esempio, che consentono ai loro atleti di avvicinarsi al ring in giovanissima età.

 

Da noi possono salire sul ring a 16 anni, in altre parole, mentre in Russia già a 12 sono a fare boxe e sport da ring. Chiaro che quando si trovano di fronte i nostri sedicenni coi loro, c’è un abisso di esperienza di mezzo! Ovviamente c’è anche da tirare in ballo  i diversi tipi di società, i diversi contesti socio-economici in cui viviamo e da ultimo…, il numero di praticanti. La Federazione russa conta oggi 450 mila tesserati. La nostra, savate, muay thai e shoot boxe incluse, circa 18.000. Per darvi un’altra idea dei diversi numeri, dirò anche che la delegazione russa ai nostri mondiali (212 persone)  è stata   superiore  anche a quella italiana, ai padroni di casa, che è stata di 168. Il che è tutto dire.

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Se Gianni Di Bernardo e Roberto Montuoro sono stati i pilastri del comitato organizzatore di questi Mondiali (ai quali va il plauso più sincero  di tutti noi), devo dire che sono stato piacevolmente colpito dalla disponibilità e dalla simpatia contagiosa di Aldo Elefante, fondatore dell’azienda che si è chiamata Elefantino Sport e che oggi è la Barrus, l’azienda  italiana  che in pratica  si è messa a disposizione supportando  i Mondiali con materiali, materassine, ring e premiazioni.

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Mi ha colpito di Aldo Elefante , ex  maestro  di taekwondo ma innamorato di tutte le arti marziali,  che era sempre presente   alle gare  ed è stato con noi al Maschio Angioino al ricevimento degli Assessori Falbo  (Assessore allo Sport della Provincia) e Ponticelli (Assessore sport Comune di Napoli), un commento che è come una summa, un’estrema sintesi di questi Mondiali e che solo certe espressioni napoletane sanno rappresentare. Richiesto di un commento appunto circa questo evento, ha detto con quella sua inflessione napoletana : “ Sono stati  ‘na bellezza!”.

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