CI
GIUNGE UNA GENTILE RICHIESTA DI PUBBLICAZIONE DI UN GRADITO ARTICOLO, DA
UN NOSTRO LETTORE DI FORLI’. NON SOLO PROCEDIAMO IMMEDIATAMENTE ALLA SUA
PUBBLICAZIONE… MA PERFETTAMENTE IN ACCORDO CON QUANTO DA LUI ESPRESSO,
DESIDERIAMO COMPLIMENTARCI CON LUI PER LA SUA PREPARAZIONE ED INCORAGGIARLO A
RIPETERE L’ESPERIENZA, INVIANDOCI ALTRI ARTICOLI DI COSI’ PREGEVOLE FATTURA
E SOPRATTUTTO… CONTENUTI!
IL VALORE EDUCATIVO NEGLI SPORT DA
COMBATTIMENTO
Di: Fabio Palella (tratto dal suo sito personale:
www.kickboxingforli.it)
Mi trovavo ultimamente, proprio a Sportilia…
per il consueto Stage Nazionale della FIKB,
ed ho seguito con vero interesse, le sessioni dei passaggi di grado per le
cinture nere ed istruttori, tenute e dirette dalle Commissioni Federali d’Esame.
Tra le tante domande di ordine tecnico e di arbitraggio, mi ha colpito una
domanda posta da uno degli esaminatori (il M° Roberto
Fragale). Questa era una domanda diversa da quelle solitamente fatte in
queste occasioni e che riguarda un aspetto, a mio avviso, molto importante del
nostro sport, quello più profondo è più umano, cioè: “Qual’ è secondo
te, e se esiste naturalmente, il valore educativo della kick boxing e per quale
motivo (se si ritiene che esista) tutti gli sport da combattimento
(contrariamente a quello che comunemente registriamo purtroppo, si pensi) non
siano da considerarsi certo "violenti"… ma educativi! (in realtà
due domande, ma in perfetta relazione tra di loro!). Questa domanda… mi ha
fatto pensare e riflettere ed infine, una domanda me la sono posta anch’io :
“come avrei risposto io, ad una domanda simile, se postami in una analoga
circostanza?” Sul fatto della violenza non è poi così facile rispondere.
Proverò a dare una mia personale interpretazione.

Intanto il vocabolario recita che: la
VIOLENZA è il delitto commesso da chi con la forza o con la minaccia, costringe
qualcuno a fare qualcosa o gli impedisce di fare qualcosa. Quindi, due persone
che si battono su un ring consapevolmente, seguendo delle regole prestabilite e
che si impegnano entrambi a rispettare, non stanno compiendo un atto di
violenza, ma stanno semplicemente misurandosi in una competizione sportiva.
Esattamente come due squadre di calcio o due giocatori di tennis.
Un calcio o un pugno, non sono altro che un gesto atletico. Qualcuno
potrebbe obiettare : "ok ma un pugno in faccia fa male, crea dei danni
fisici..." Questa, credo sia una verità a metà. Intanto, possiamo
dire che qualunque sport a livello professionistico, in cui il fisico è
spinto al massimo, un pò come una macchina da competizione, è comunque
soggetto a danni fisici, ed è un rischio che lo sportivo “agonista” conosce
ed è pronto ad accettare. Poi c'è da aggiungere che un atleta preparato, oltre
ad avere una diversa "soglia del dolore" sa incassare un pugno e
sa incassare un calcio, quindi se tutto funziona bene, il match è
equilibrato e il combattente si batte nella giusta categoria in base alla
propria preparazione, e i danni sono perciò ridotti al minimo.
L'importante è che il contatto in palestra o fuori dalla palestra, sia sempre
equilibrato rispetto al livello di preparazione. Facendo l'esempio con il calcio
(foot ball… il nostro sport nazionale) fa più male a mio avviso, un
ingresso violento di un difensore sugli stinchi di un attaccante, che un low
kick in un match di kick boxing… un colpo che si è comunque preparati e
condizionati, a ricevere... Senza voler criticare il calcio come sport in se
stesso....ma trovo molto più violento e diseducativo vedere un giocatore che
inveisce contro l'arbitro o che sputa in campo contro un altro giocatore.
Questi personaggi pubblici, dovrebbero rendersi conto dell'esempio che danno
alla gente (per meglio dire.. alle masse) e le stesse sociètà sportive e
federazioni, dovrebbero a mio avviso, imporre un modello di comportamento più
corretto ai propri giocatori. Non ci si può poi stupire infatti, se ci troviamo
ad assistere a degli episodi di violenza tra tifosi, se i primi a dare il
cattivo esempio sono proprio i loro beniamini. Quella è vera violenza… e la
gente si fa male davvero! Ma torniamo al concetto di educazione e
violenza.
L'uomo come ogni altro animale ha sempre avuto bisogno di lottare. In
antichità saper lottare voleva dire sopravvivere. Quindi, possiamo facilmente
arguire, che esiste dentro ogni individuo questa forma di energia latente, che
può esplodere in atti violenti quando viene troppo incoraggiata o al contrario,
troppo repressa (i due opposti infatti, coincidono quasi sempre, negli effetti
patologici), o semplicemente motivata o incanalata male. Con gli sport da
combattimento, a mio avviso e se ben insegnati da persone mature e competenti,
impariamo a conoscere ed a controllare questa energia interiore, non
reprimendola o accumulandola, ma incanalandola e indirizzandola, verso un lavoro
atletico sano e costruttivo. Si potrebbe parlare più che di “non
violenza”… di violenza controllata. Chi è consapevole della propria forza,
sa controllarla, e se è un individuo maturo e giustamente educato e indirizzato
(per questo il ruolo dell'istruttore è importante e fondamentale) riesce ad non
abusarne. Chi fa questo tipo di attività infatti è, a mio avviso e di solito,
molto mite e tranquillo nella vita di tutti i giorni. Si potrebbe dire
semplicemente che questo individuo "sfoga" in palestra la propria
intima parte violenta, ma restando all’interno di precise ed invalicabili “regole”che,
non solo “educano”, ma “limitano” anche i danni fisici… ma soprattutto…
psichici! Ed è proprio e solo all'interno di queste precise “regole”, che
riesce ad essere aggressivo si, ma comunque giusto, rispettoso e continuamente
cosciente di se stesso. Certo… molto dipende da chi ci insegna... Chi pratica
questo sport da combattimento con passione e maturità, ha ben chiaro il
concetto di "non - violenza" che questo intrinsecamente esprime, un
concetto non facile da spiegare a chi non è, per così dire, del
"mestiere", a chi guarda il nostro mondo da lontano o molto
superficialmente ed in modo estremamente sommario… riuscendo quindi a vedere
solo due che " se menano". Il praticante è spesso (ma questo è solo
uno dei possibili modelli) una persona che ha intrapreso soprattutto una sfida
con se stesso, che ha deciso di superare i propri limiti interiori, le proprie
insicurezze e paure… di crescere quindi. Non dovrebbe forse servire anche e
soprattutto a questo lo sport?
 
E così, il ring non diventa altro che l'immagine stessa della nostra vita.
La capacità di affrontare faccia a faccia l'avversario sul ring o sul quadrato,
di controllare l'emozione, di far fronte ad un match che si fa difficile, di
restare in piedi, sopportando dolore e fatica, di saper reagire alla
sconfitta… non con rassegnazione ma con autocritica, cercando prima i motivi
del fallimento, e poi trovando il coraggio di superare i propri limiti e
riprovando a vincere. Divenire quindi dei “guerrieri” in senso lato e più
ampio del termine! Credo personalmente che questi siano tutti aspetti che non
possono far altro… che renderci migliori, più competitivi e sereni, anche e
soprattutto nella vita quotidiana. Certo, non tutti vengono in palestra
per diventare degli agonisti... C'è chi viene in palestra semplicemente per
tenersi in forma, per fare uno sport completo e divertente. Scoprire che
ci si può divertire facendo a calci e pugni e senza farsi male… sorprende
spesso chi si avvicina a questo sport, e così anche l'amatore si può
avvicinare a queste attività senza timori. Naturalmente grazie anche alle tante
protezioni di equipaggiamento ideate dalle molte ditte specializzate che nel
tempo sono sorte attorno alle nostre discipline… ma soprattutto grazie al
fatto e se… il proprio istruttore è una persona competente,
professionale e matura! Certo che se un ragazzo appena arriva in palestra
lo riempio di cazzotti, questo scappa via. Ma io credo personalmente che, se
durante una seduta di combattimento… chi è più esperto si sa regolare sul
nuovo arrivato ed inesperto, controllando la propria energia e la
"violenza" dei colpi… allora credo proprio che in certo qual
modo potremmo dire che questo lo stia “educando”! Contrariamente penso
invece, che se glie le suona di santa ragione, senza alcun ritegno, per sentirsi
potente e forte… allora e in questo caso… credo proprio che quest’ultimo,
stia compiendo una vera e propria “violenza” nei suoi confronti. Spesso noto
ed osservo che molti ragazzi mollano subito, perchè il proprio istruttore (o
distruttore sarebbe meglio chiamarlo) ha esagerato durante una ripresa di guanti
o perchè è stato buttato su un ring troppo presto o ha fatto un match non
equilibrato! Credo quindi con altrettanta convinzione, che un istruttore
dovrebbe a maggior ragione, sapersi regolare con gli allievi e dovrebbe
inoltre saper scegliere bene gli incontri da far disputare ai propri
allievi...

Concludendo in questa mia ricerca e riflessione…
posso quindi dire che:
“Il limite tra violenza e sport, credo stia
nell'equilibrio, nel rispetto di se, degl'altri e delle regole. Ed ancora… che
lo sport possa diventare violenza, quando il business, lo spettacolo, o il mero
risultato… diventano più importanti dello sport stesso e della salute
dell'individuo!

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