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Si è svolto nei giorni scorsi, presso il Circolo della Stampa a Milano, un incontro tra alcuni dei personaggi più noti nel mondo delle arti marziali e sport da combattimento che ne hanno fatto la storia in Italia, cui è stato invitato anche il dott. Ennio Falsoni e che ci racconta cosa è stato detto.

Risotto alla milanese

Di: dott. Ennio Falsoni
(dal sito ufficiale F.I.KB.)

Davvero un bel teatrino, quello organizzato qualche settimana fa al Circolo della Stampa di Milano da Carlo Di Blasi .

Nella bella sala conferenze del Circolo della Stampa, prestigioso edificio in centro a Milano, sono arrivati in tanti, chi dice 100, chi dice 200 persone. I volti?, quelli di sempre, quelli del popolo della “Pasqua del Budo” per intenderci che io avevo conosciuto molti anni addietro: dai judoka dei miei tempi Alfredo e Beppe Vismara, a Walter Lorini e Mario Pasotti del Kung fu, da Giovanni Filippini dell’Aikido, a Roberto Vismara del Quankido,da Italo Manusardi della Savate ad esponenti e atleti di più giovani generazioni marzialiste che io non avevo mai conosciuto personalmente. Sul palco, al tavolo d’onore, insieme all’organizzatore, l’assessore allo sport del Comune di Milano Aldo Brandirali, l’assessore allo sport della regione Lombardia Pier Gianni Prosperini, il giornalista di Italia 1 Guido Meda, nelle vesti di moderatore, Franco Falcinelli, presidente di FPI (ma da quando la boxe è diventata “arte marziale”?) e infine loro, i proprietari delle due riviste specializzate del settore, Samurai e Budo International, rispettivamente Spartaco Bertoletti ed Emilio Appiana.

Appena entrato nella sala, mi sono subito chiesto ma che diavolo ci facevano loro due a stretto contatto di gomito? Vuoi vedere che si stanno mettendo insieme, vista la crisi della carta stampata?

Invece, niente di tutto questo. I due non hanno rapporti, anzi sono concorrenti. Ma lì c’erano entrambi, perché in fondo il tema della serata era : “Milano, capitale (italiana) delle arti marziali”, e loro operano in questa città da sempre.

Dunque, c’era tensione nell’aria, c’era soprattutto però curiosità: dove voleva parare quella riunione? Perché era stata organizzata? Con quali finalità?.

Avevo saputo di questa iniziativa, da Spartaco Bertoletti che tempo addietro mi aveva fatto pervenire un invito, ma senza specificare che l’organizzatore vero non era lui. Chissà poi perché…

Di fatto, alle quattro del pomeriggio dello stesso giorno ricevo una telefonata dal Carletto nazionale (che non sentivo da due anni), che mi invitava ad essere tra i relatori della serata (“Occorre dare a Cesare quello che è di Cesare” – mi ha detto con tono poco convinto-). “Dovresti parlare dei tempi del karate milanese che tu hai vissuto” – mi ha chiesto allora Carlo ed ho ovviamente acconsentito, anche se la cosa non mi entusiasmava. Mi incuriosiva però rivedere la gente dell’ambiente, persone che dopo le varie Pasque del Budo (19 di seguito), non vedevo più o avevo perso di vista.

Ma ad onor del vero sul primo invito, tra i relatori c’erano i nomi di Cesare Barioli e di Ezio Gamba, e quindi ho immaginato che la serata vertesse anche sul passato. Mi piaceva l’idea di essere coi vecchi amici. Ma appena arrivato al Circolo della Stampa, ho subito notato che loro non erano in quella sala.

La riunione inizia un po’ in ritardo perché manca l’assessore Brandirali. Nel frattempo i saluti tra i vecchi esponenti delle arti marziali sono sinceri ma anche un po’ di prammatica: ci si rivede dopo tanto tempo e non si può fare altro che riandare ai vecchi tempi. Purtroppo il tempo è inesorabile: passa per tutti, e lo si vede.

Finalmente l’assessore arriva, e si comincia.

Carlo Di Blasi esordisce dicendo che ha scoperto che i marzialisti sono tanti in Italia, quasi un milione, - toh che bella scoperta-, ma che siamo tutti divisi in mille rivoli – altra bella scoperta. Siamo un grande potenziale , ma non sfruttato. Un lampo mi squarcia la mente: che voglia provarci lui?, e mi sorge subito il dubbio.

Passa poi la parola a Guido Meda che è il moderatore della serata e questi subito la dà ai due assessori, Brandirali e Prosperini.

Oltre ai saluti di rito, Brandirali parla della disponibilità del suo assessorato alle lodevoli iniziative marziali: fatevi conoscere che vi aiuteremo, dice in pratica. Addirittura ipotizza la creazione di un centro marziale meneghino, aperto a tutti. In genere i politici, specie in campagna elettorale, spendono parole del genere per ingraziarsi i possibili elettori. Ma Brandirali non si ricandida alle prossime politiche , e quasi si incazza quando qualcuno soltanto ventila l’ipotesi con ironia.

Pier Gianni Prosperini , assessore regionale, sportivo praticante e sanguigno politico, simpatico e alla mano, è andato invece giù piatto: “Guai a voi se non mi votate, che cacchio!- ha detto tra il serio e il faceto”. Poi è partito in quarta contro le giovani generazioni di “fighette”, pappemolli e smidollati che non praticano le arti marziali come si dovrebbero. Infine ha parlato di una sua iniziativa a livello Regione Lombardia atta a “ formare i maestri”di Arti Marziali …, che francamente mi ha lasciato del tutto allibito.

Mi sono girato verso il presidente del comitato regionale lombardo FPI e gli ho chiesto: ma voi lascereste che vostri maestri venissero formati da un gruppo di persone scelte dall’assessore?

Il volto di Francesco Scaramuccia è stato più eloquente di ogni risposta, e ho lasciato perdere.

La palla è passato poi a Spartaco, il quale dice immediatamente una cosa che avevo pensato appena entrato nella sala: “Mi pare di essere tornato indietro nel tempo, quando io e Falsoni organizzavamo le Pasque del Budo. Stesse facce, stesse divisioni…”. Brevemente torna appunto al tempo delle manifestazioni milanesi e al ruolo che il suo Samurai ha avuto nello sviluppo delle Arti Marziali italiane.

Stanno per darmi la parola, quando il vice-presidente dell’UISP Viola fa un intervento assolutamente contrario all’ipotesi di Prosperini: mai, dico mai, acconsentirò che altri si sostituiscano nella formazione dei “nostri” docenti. Noi abbiamo gli uomini e le risorse per portare avanti la nostra formazione, ha ribadito e giustamente il Viola.

Insomma, mi pareva di essere in piena bagarre: altro che talk show. Stava diventando un casino.

Finché mi si invita al palco per il mio intervento.

Da come si erano messe le cose, era del tutto logico che del passato non gliene fregava più niente a nessuno. Del resto, ma chi non conosce Hiroshi Shirai a Milano? Chi non ricorda i pionieristici tempi del karate milanese, fatto di botte a mani nude, di sangue che scorreva sui parquet, di belle manifestazioni al Palalido con migliaia di spettatori. Avrei dovuto ricordare un film in bianco e nero, palestre piccole e umide,di tanta passione, di un tempo che non c’è più. Obiettivamente inserire il passato in quel punto della serata non aveva senso.

Così ho chiesto agli organizzatori di soprassedere sulla parte storica (visto che si stava facendo anche tardi), e di concentrarci invece sulle ragioni, sul perché le arti marziali, pur così praticate, siano invece snobbate dai media in genere. In fondo, che cos’è cambiato nel nostro mondo dai tempi delle Pasque del Budo? Davvero poco, e comunque trovo che sia peggiorata la situazione.

Ma la ragione è molto semplice, ed è tutta racchiusa nella frase che lo stesso Di Blasi ha detto all’inizio: un milione di praticanti, ma sparsi in mille rivoli. Se un milione di dollari lo divido per un milione di persone non è più niente, o quasi. Antica legge capitalista.

Qui sta la debolezza delle arti marziali: la loro storica divisione.

Quando avevamo migliaia di spettatori al Palalido e la Gazzetta dello Sport allora ci dedicava mezze pagine, esisteva, oltre al Karate, solo il Judo a quei tempi. Poi è arrivato il taekwondo, quindi il kung fu, e via via tutte le altre discipline, e ciascuna che a sua volta si è divisa e divisa in tante diverse organizzazioni.

Per ristabilire credibilità all’ambiente, bisognerebbe ricomporre almeno le divisioni e quindi cercare la strada dell’ufficialità, quella del CONI, che io ho perseguito per questi motivi. Quindi io ho fatto le mie scelte. Ma gli altri?

Franco Falcinelli mi dà in fondo ragione: certo che il riconoscimento CONI darebbe più forza, più valore aggiunto, dice, e si dice stupito dai numeri che gli sport marziali mettono insieme.

Direi che potrei fermarmi qui. Il resto è stato tutto un bla bla, interventi certamente validi, ma che di fatto non hanno dato alcuna indicazione da come uscire dal ghetto (mediatico) in cui le arti marziali si sono cacciate. Dunque, per concludere: tra pochi giorni ci sarà Oktagon e tra pochi giorni si voterà per un nuovo governo. 2 + 2 fa sempre 4. Carletto è bravo a profittare sempre delle buone occasioni. Di risotto alla milanese, quella sera, ne avevo abbastanza. Volevo andare a casa.


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