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ECCOVI ALCUNE GENERALI CONSIDERAZIONI SUL DOPING, FORSE CONSIDERATO, SICURAMENTE A RAGIONE, COME IL “CANCRO” DELLO SPORT MODERNO… MA CREDIAMO NON TUTTI SAPPIANO CHE QUESTO E’ NATO FORSE, PROPRIO ASSIEME AD ESSO, O SICURAMENTE SUBITO DOPO E PER OVVI MOTIVI. MA FORSE, CREDIAMO SICURAMENTE CHE ESISTESSE ANCORA PRIMA DELLA SUA NASCITA E SCOPERTA. CE NE PARLA IL NOSTRO COLLABORATORE DOTT. FRANCESCO PELLEGRINO, IN QUESTO SUO BREVE E GENERALE ARTICOLO.

 “ IL DOPING ”

Di: Dott. Francesco Pellegrino

Già gli antichi atleti di Olimpia, ricorrevano a pozioni e composti a base di decotti e di erbe, prima delle competi­zioni. Come pure erano drogati i cavalli, nelle corse delle quadrighe.

La prima traccia della parola “doping”… risale ai colonizzatori inglesi, che la usarono in Africa per indicare l’impiego di un forte liquore stimolante, il "dop" appunto,  da parte di una tribù dell’Africa sudorientale, nelle cerimonie religiose.

Essa fu poi ripresa alla fine dell’Ottocento negli ippodromi inglesi, in riferimento a una sostanza usata per drogare i cavalli e costituita principalmente da tabacco e narcotici.

Al giorno d’oggi il verbo “to dope” sta ad indicare la somministrazione di sostanze eccitanti o stupefacenti. Ed ancora… con il termine “doping” si intende, nel linguaggio sportivo, l’assunzione di sostanze estranee all’organismo o fisiologiche, per aumentare le prestazioni dell’organismo stesso.

È anche noto che gli abitanti delle Ande peruviane, che vivevano su altipiani di 4000 metri di altezza, fossero soliti ma­sticare foglie di “coca” per sopportare la fatica massacrante del loro lavoro.

Antiche tribù di pellerossa del New Mexi­co cercavano “resistenza e coraggio”… negli effetti di un fungo secco, dotato di poteri allucinogeni, dovuti a una sostanza nota oggi come “mescalina”.

Oggi, con il notevole sviluppo della far­macologia, avvenuto dopo il secondo conflitto mondiale, la gamma di sostanze usate come “droga sportiva” è assai più varia e sofisticata, sia perché la macchi­na umana è maggiormente conosciuta, sia per il continuo tentativo di trovare “droghe” capaci di eludere i controlli e le conseguenti “giuste” squalifiche. La loro lista è dunque assai lunga, essendo compren­siva anche delle sostanze usate per alte­rare l’urina, in modo da impedire alle analisi anti-doping, di riscontrare la pre­senza delle sostanze cercate. Ma il loro uso, pur essendo purtroppo molto frequente nelle competizioni ad alto livello, può portare a danni irreversibili e finanche alla morte.

Le sostanze più usate rientrano in due categorie:

1)- quella degli stimolanti

2)- quella degli anabolizzanti

Gli stimolanti  vengono utilizzati nel corso delle gare, perché migliorano i riflessi, inducono sensazioni di benessere e di forza, mi­gliorano l’umore, aumentano lo stato di vigilanza e soprattutto spostano “artificial­mente" la soglia della fatica, cancellandone i sintomi… ma non annullandone gli effetti dannosi sull’organismo!

Gli anabolizzanti inducono un note­vole incremento della massa muscolare, stimolando la sintesi delle proteine. Ven­gono assunti nel periodo di allenamento per cui, se sospesi per tempo, sono più difficilmente rilevabili ai controlli sommari. Gli agenti anabolizzanti, costituiti principalmente dagli steroidi, sono rivolti a migliorare la “potenza” attraverso un incremento della massa muscolare. Vengono usati anche dai culturisti per incrementare le masse muscolari non a fini agonistici, ma per adeguare l’aspetto del proprio corpo ad un “modello” che viene dannosamente considerato “ideale”. Gli anabolizzanti non hanno azione stimolante o eccitante, ma certamente l’aumento della massa muscolare non è naturale; ciò non toglie che le prestazioni così aumentate artificial­mente, pregiudichino l’etica agonistica. Si possono considerare quindi, come un “doping fisiologico”.

Oltre a queste due classi di sostanze, molte altre vengono usate in modo scoordinato e spesso privo di qualsiasi logica fisiologica. Tra queste vi sono sostanze eccitanti, come:

la cocaina, la cui azione è comunque di breve durata (circa un’ora per il dimezzamento della sua concentrazione nel sangue);

la caffeina, la teobromina e la teofillina, spesso usata per drogare i purosangue nelle corse dei cavalli;

i betabloccanti, che rallentano il battito cardiaco e sono utili ai tiratori d’arco o al piattello poiché riducono le oscillazioni che le pulsazioni cardiache trasmettono all’arma;

i diuretici, usati dai pugili per perdere peso rapidamente o per accelerare l’espulsione di sostanze proibite;

la morfina e gli oppiacei, che si sono diffusi solitamente tra i pugili per alleviare e sopportare meglio il dolore.

L’uso di tutte queste sostanze, è comunque facilmente riscontrabile attraverso l’esame delle urine degli atleti. Per questo motivo il doping, negli anni Ottanta, ha rivolto la sua attenzione verso sostanze la cui presenza sia difficile da rilevare, sia nel sangue che nelle urine, essendo uguali a quelle naturali e quindi naturalmente presenti nell’organismo umano. Tali sostanze sono ormoni naturali come:

il testosterone,

il cortisone,

l’ormone della crescita,

l’eritropoietina, che stimola la produzione di globuli rossi, au­mentando di conseguenza la capacità di trasportare l’ossigeno, ma che è molto perico­losa… in quanto l’eccessivo aumento di globuli rossi rende il sangue troppo vi­scoso, favorendo ed inducendo quindi, le trombosi.

Tenendo ben presente che l’uso di tutte queste sostanze non nuoce solo all’etica sportiva ma anche e soprattutto alla salute dell’individuo che ne facesse uso…. sia chiaro che la maggiore o minore resa atletica di un soggetto, va messa sempre in relazione con la sua preparazione psico-biologica, con l’allenamento e con l’alimentazione; che deve essere attentamente calibrata.


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