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LA PAURA DI ESSERE SOLIL’uomo è un animale sociale, disse un grande ... Forse è per questo che tendiamo a stare insieme ad altri ... Ma cosa significa stare insieme ad altri? ... Forse la vicinanza fisica? ... Quella visiva? ... Vicinanza di idee? ... Di pensieri? ... Rabbrividisco al pensiero di un insieme di persone che stanno vicine e pensano allo stesso modo, anche se è ciò che piano piano sta accadendo alla nostra società. Alcuni più di altri, più che pensarla allo stesso modo ... sembrano “non pensare”, allo stesso modo! O meglio ... per la stessa ragione. Penso che l’uomo sia un animale comunicante ... emittente e ricevente messaggi al pari di tutti gli altri animali , ma la differenza sta nel fatto di aver “bisogno” di comunicare e di ricevere informazioni, l’interazione ..! La vita è interazione tra esseri. A riprova della validità di quanto affermato potrebbe esserci il fatto che anche quando siamo soli non smettiamo mai di comunicare con noi stessi attraverso il pensiero. Ma difficilmente in queste occasioni siamo appagati completamente dalla comunicazione, forse per mancanza di dialettica ... la pensiamo quasi sempre allo tesso modo di noi stessi, del nostro “io”, e quando così non è troviamo sempre accordi onorevoli!. Quando discutiamo con altri c’è la dialettica, non la pensano mai esattamente come noi. Frequentemente, con alcune riserve troviamo anche degli accordi, un po’ cediamo noi, un po’ cede l’altro, nel tentativo di comprendere le ragioni dell’interlocutore, nel cercare di vederla anche dal suo punto di vista e quando non troviamo nessun tipo di accordo, quando siamo incapaci di comprendere l’altro punto di vista, quando il suo modo di vedere danneggia la nostra immagine, ci minaccia, ci allontaniamo da questo pericolo. Se la dialettica con l’altro ci disturba, ci modifica l’umore, ci infastidisce la mente ... la cura c’è. Per il nostro benessere ci chiudiamo in noi stessi, la salvezza psichica, ci ritroviamo, riprendiamo fiato, forza e convinzione per la nostra ideologia. Noi non ci tradiamo mai! Questo pensiamo! Può accadere però che introiettando talmente tanto le norme comportamentali della società ... che quando queste diventano apertamente ostili con le nostre pulsioni e con gli atti che queste ci fanno compiere, con i desideri che queste ci fanno nascere, da essere in aperto conflitto con noi stessi, vergognandoci di noi, nascondendoci a noi, inventandoci delle scuse mentendoci, combattendo contro noi stessi con la volontà di volerci distruggere, annientarci. Ma non possiamo pensare di distruggere una parte di noi senza far soffrire anche l’altra, poichè fanno parte di un unico insieme. Non si può distruggere il male senza far scomparire anche il bene, l’esistenza dell’uno dipende da quella dell’altro, hanno significato solo se esistono entrambi. Poi chi può dire in assoluto qual’è il male e qual'è il bene, è tutto relativo, una sola cosa è sicura, sono due opposti, e per questo legati insieme. Quando questi conflitti sono così forti dentro di noi accade l’inverosimile ..! Il contrario del significato che diamo alla frase: “la pura di essere soli” che solitamente significa che abbiamo paura di non stare insieme ad altri con i quali condividere l’esperienza della vita, nel caso in cui non ci basti condividerla con noi stessi. Accade quindi che la frase “la pura di essere soli” significhi che abbiamo paura di parlare, “comunicare” con noi stessi, per paura ... di noi. La paura del nostro “io” interiore, che non è come il nostro “esteriore” vorrebbe che fosse, per non esser in conflitto con se stessi. Ecco allora che ricerchiamo la compagnia di altri che ci distolgano da “noi”. Questo non risolve certamente il problema, lo allontana solo fino alla prossima volta che ci troveremo soli, faccia a faccia con noi stessi. Per questo potremmo vivere nel terrore tutta la vita. Buffo, che a volta abbiamo bisogno di rimanere soli per trovarci, e a volte dobbiamo stare assieme ad altri per fuggire da noi. Sicuramente in questa seconda ipotesi non staremo certo bene in compagnia degli altri, solo meno male! Non si può fuggire da se stessi , come dall’ombra interna a noi che si proietta dal nostro inconscio. Ma noi allora che cosa siamo? Il nostro inconscio o il nostro conscio? C’è differenza tra i due? Se è vero che il nostro conscio è la somma dell’inconscio più la razionalità oggettiva delle nostre azioni e pensieri, è anche vero che continuamente il nostro inconscio è stato costruito attraverso pensieri, considerazioni, reazioni che l’esperienza di vita (quindi il conscio) ci fornisce continuamente e che adattiamo alle nostre pulsioni innate. Quindi in noi ci sono delle pulsioni istintive all’inizio, che attraverso considerazioni razionali del momento formano e costituiscono l’inconscio. Il conscio si può adattare continuamente e quindi modificare a seconda della situazione a noi più favorevole, un po’ più di tempo occorre per modificare l’inconscio, poichè bisogna introiettare , far proprie considerazioni e valori soggettivi. Quello che non si può mai modificare sono le nostre pulsioni istintive, proprio perchè istintive, quindi innate in noi. Sembrerebbe che non siamo veramente, quindi, nè il conscio, nè l’inconscio., ma in ultima analisi solo le pulsioni istintive sulle quali poi costruiamo tutto il resto, a seconda dell’ambiente in cui viviamo, adattandoci a questo, per ricevere approvazione dagli altri, e anche da noi quindi. Quando le pulsioni sono così forti e prepotenti da vincere sul nostro io nasce il conflitto., biasimiamo noi stessi, la persona che abbiamo costruito và contro quello che siamo, quello che noi siamo combatte contro ciò che pensiamo di essere o che vorremmo essere, lo scontro è forte e può lasciare sul campo molti feriti, ... di sicuro noi! Ma le perdite da entrambe le parti non convincono ad interrompere le ostilità; anzi ognuno considerando le perdite della parte opposta incentiva l’opera.. Tra i due litiganti il terzo gode! Se le pulsioni si scontrano e si annientano con il conscio, chi vince è l’inconscio, che le distrugge entrambe, distruggendo noi stessi. Per l’inconscio è l’unico mezzo per porre fine alle ostilità; la distruzione completa anche di se stesso ... pur di arrivare al successo ... Il tutto per non aver voluto accettare l’esistenza e la pacifica convivenza tra le pulsioni e la razionalità, o comunque tra due delle tre entità. Il confine poi tra le tre, come detto prima, è molto labile, non definito e per niente ben marcato, anzi la considerazione di una, non preclude mai una delle altre. Ma la possibilità di razionalizzare la situazione, pianificare gli interventi, accettare la convivenza delle altre entità, è una prerogativa che spetta solo al conscio. Solo lui con una introspezione, può farci ritrovare e mettere ordine tra le tre entità ; e questo non è facile se non siamo abituati a farlo. Sembra una contraddizione, ma molti non conoscono se stessi, o si rifiutano di riconoscersi in quello che, volenti o no, sono! Da questo sembrerebbe che il conscio sia la parte più forte, potenzialmente, e debba mettere a posto le altre due, dandogli la giusta collocazione in una scala di valori. Una delle due può avere più forza delle altre, tra le quali ce ne sarà una più debole o meno importante, solo il conscio ha la potenzialità, di riconoscerlo, di accettarlo , riequilibrando così la convivenza pacifica. Ma non c’è una parte più importante ... solo una più dinamica. Le pulsioni sono statiche, sempre le stesse, immodificabili, l’inconscio ha scarse possibilità di movimento, soprattutto il suo movimento è lento e subordinato alla direzione del conscio, che invece ha ampie possibilità di movimento, adattamento, ma soprattutto velocità di spostamento in tutte le direzioni ed altezza della nostra persona. Può pertanto prendere contatto con le altre due e mediare, ma solo se le accetta non volendole sopraffare o costringere in alcun modo; o scatenerà prima o dopo un conflitto tra queste ... Fà in modo che la razionalità accetti prima, e medi dopo, tra pulsioni e l’inconscio ... e troverai la via d’uscita, che può essere in qualsiasi direzione, o in più direzioni, ma mai sbagliata soggettivamente, se è veramente quello che vuoi. |