ECCOVI UNA VISIONE GENERALE DELL’ARBITRAGGIO ITALIANO NEGLI
SPORT DA RING, ESPOSTOCI DA ALTI ED AUTOREVOLI ESPONENTI DEL MONDO DELLA BOXE E
DELLA KICK BOXING. ROBERTO FRAGALE (Presidente C.A.N. fikb) CI ESPONE IL SUO
PUNTO DI VISTA, COMMENTANDO E PRENDENDO SPUNTO DALLE RISPOSTE DI MASSIMO
BARROVECCHIO (uno dei migliori professionisti tra gli arbitri italiani di
pugilato).
L’ARBITRAGGIO ITALIANO
Di: Luigi Merlini (spunto tratto da: da
boxeingweb)
Vista
la completa disponibilità mostrataci dal nostro
Roberto Fragale (la nostra figura più
autorevole dell’arbitraggio italiano e non solo) a rispondere e commentare per
noi articoli apparsi su altri organi di informazione del web in merito al
settore arbitrale, mi sono permesso di inviargli via e.mail anche questo
articolo sulla situazione dell’arbitraggio nella federboxe apparso su
boxeringweb, chiedendogli un suo personale commento e magari esponendo anche la
situazione nel nostro comparto sportivo. Come immaginavo mi giunge velocemente
quanto richiestogli e supportandolo con altre foto di repertorio… Eccovi
pubblicato il risultato.
Boxeringweb:Massimo Barrovecchio
è innanzitutto figlio d’arte. Una famiglia di arbitri che abita da quasi un
secolo negli alti piani della boxe internazionale. Una stirpe nobile a cui il
pugilato italiano deve molto. La “dinastia nasce dal nonno sin dalla metà degli
anni venti , poi, al padre Nello a cui sono legati ricordi inestinguibili datati
1962 quando sul ring di Milano diresse il secondo Loi- Perkins , un match tra i
più struggenti. Del nostro boxino. L’ultima performance di un campione
ineguagliabile. I Barrovecchio quindi testimoni di molte storie che hanno
accompagnato il nascere del pugilato italiano fino al nuovo millennio. E se
Rolando è stato l’ultimo italiano nel 1995 ad arbitrare un mondiale Wbc ecco
Massimo 11 anni dopo a marcare una nuova presenza che porta il suo palmares
personale a 4 mondiali arbitrati , 15 intercontinentali, una trentina di
europei. E’ attualmente il numero uno del nostro mondo professionistico
arbitrale, oltre che a membro della Commissione della FPI ed a lui ci rivolgiamo
per allargare la nostra inchiesta sulle realtà dell’arbitraggio italiano.
A Barrovecchio chiediamo riflessioni sul mondo arbitrale italiano dei
professionisti che ci sembra zavorrato nei propositi e nelle idee.
Boxeringweb: Perché gli arbitri non
frequentano più le palestre? (Non allenano il loro fisico, non allenano la loro
professionalità?
Massimo
Barrovecchio: Una risposta, comunque, che è lo specchio della mia sola
opinione personale. Gli arbitri professionisti frequentano poco o pochissimo le
palestre probabilmente perché non lo ritengono più necessario. Allenano poco il
loro fisico probabilmente perché non esistono strutture a loro riservate e
nessuno chiede a loro di farlo in termini tangibili. E’ anche vero , purtroppo
che hanno perduto la via della palestra di pugilato dove esercitare l’occhio e
conoscenza dei pugili. Ovviamente non sono d’accordo con questo comportamento ma
devo anche dire che gli arbitri di oggi, purtroppo, non hanno modelli
comportamentali a cui rifarsi. Per ottenere la possibilità di arbitrare ai miei
tempi (fine anni 70) il corso durava sei mesi, oggi, lo dico con amarezza, il
corso di un arbitro dura una settimana. A difesa dei miei colleghi però posso
dire che sono costretti ad autoinformarsi a cercare da soli dei modelli a cui
ispirarsi che ai miei tempi avevamo costantemente sotto agli occhi e che ci
erano messi a disposizione in ogni occasione possibile. Sulla forma fisica
invece non ho scusanti. Troppi arbitri con rotondità evidenti, troppi arbitri in
debito di ossigeno dopo un po’ di riprese e questo non deve succedere. Tutti
possono trovare il momento di curare la propria forma fisica, autonomamente
anche se , lo ripeto, strutture non ci sono. Io appena ho un momento libero mi
alleno.
Roberto Fragale: Per quanto riguarda la frequentazione
delle palestre da parte degli arbitri di kick boxing… potrei dire che per alcuni
versi, noi abbiamo il problema forse opposto. Intendo dire cioè, che i nostri
arbitri di kick boxing frequentano forse troppo le palestre e spesso ne sono
parte integrante, quando non addirittura inseriti nei quadri dirigenziali, dando
così adito ad eventuali sospetti di partigianeria. Sebbene i nostri ultimi
statuti e regolamenti, mi pare adesso recitino che gli Ufficiali Federali non
dovrebbero avere legami stretti con le società sportive, queste ormai vecchie ed
obsolete consuetudini mostrano di resistere, anche se devo dire che lentamente
sembra che nei migliori e più correttamente professionali di questi, si
stiano
definitivamente e finalmente sciogliendo. Sarebbe auspicabile credo, come più
volte ho fatto presente alla nostra presidenza, che gli arbitri formassero una
vera e propria sezione a se stante e completamente distaccata dalle società
sportive della Federazione. Ritengo personalmente sia auspicabile addirittura
una sezione autonoma e indipendente. Questo non è semplice, significherebbe al
momento, rivoluzionare tutto il settore, ma devo riconoscere che le timide
riforme, ma continuamente in atto, credo vadano proprio in questa precisa
direzione. Credo personalmente perciò, che arriveremo presto e senz’altro a
questo pieno risultato. Per quanto riguarda il fisico dei nostri arbitri, devo
dire, sebbene non manchino le eccezioni, che noi stiamo sicuramente meglio,
rispetto a come ci dicono gli amici del pugilato. Ma abbiamo forse anche noi dei
casi in cui un amichevole richiamo all’estetica della forma fisica, sia pur non
coercitivo o vincolante, credo personalmente che non sarebbe affatto totalmente
condannabile. Nella maggioranza, i nostri arbitri hanno un occhio abile per le
tecniche correttamente eseguite, soprattutto nel Semi Contact (dove la
maggioranza sono ex praticanti) anche se pure qui, non mancano certo alcune
sparute eccezioni. Devo dire che i problemi maggiori nella qualità uniforme (se
proprio ne vogliamo cercare e trovare) forse si registrano nel Light Contact,
dove è estremamente difficile valutare l’intenzionalità e l’intensità delle
tecniche. Meno problemi forse si registrano nelle valutazioni dei combattimenti
nelle discipline a contatto pieno come il Full Contact e la Low Kick, ma ancora
abbiamo pochissimi arbitri “regolarmente” abilitati alla direzione e giudizio
della Thai/Kick Boxing e soprattutto della Muay Thai… per non parlare dei
comparti delle Disco Forms ed Aero/Kick Boxing. Per quanto riguarda invece, i
modelli comportamentali a cui rifarsi per i nostri Ufficiali Federali, non posso
certo dire che questi gli manchino…anzi forse sono persino troppi ed è forse
questo che crea il minimo di caos che si potrebbe registrare, volendone
ricercare meticolosamente gli eventuali difetti. Non credo il problema sia la
durata del corso arbitrale, in quanto penso fermamente che nessuno (qualunque
sia la durata del corso) sia veramente pronto ad arbitrare in maniera
ineccepibile alla fine del suo corso di formazione, per quanto questo possa
essere stato fatto egregiamente. Nella mia esperienza personale comunque… posso
dire che ho avuto occasione di ospitare un corso arbitrale della
FPI presso la mia ex scuola di
Pisa, circa tre anni fà… e questo è durato esattamente 6 mesi. Devo dire per
altro, anche con una discreta qualità!
La
qualità del corso è sempre molto importante, perché ne da la prima preparazione
teorica, ma soprattutto la prima impostazione, l’imprinting, che gli rimarrà
sempre autonomamente introiettata…è comunque poi l’esperienza successiva che
credo ne consolidi fermamente le attitudini e le capacità di ognuno. Molto
importante è quindi il seguito e come viene eseguita la sua successiva
formazione sul campo. Solitamente registro che i più umili… diventano i
migliori. È quindi importantissimo che vengano seguiti e trattati con la stessa
seria passione e meticolosità che viene loro richiesta e pretesa. Per quanto
riguarda l’informazione invece, credo che i nostri arbitri ne abbiano a
sufficienza, durante i breafing prima di ogni competizione a campionato, dove
ognuno è chiamato a presenziare e soprattutto durante lo stage di aggiornamento
annuale che la Federazione allestisce per tutti i suoi quadri tecnici, non
escluso quello degli Ufficiali Federali. Anche se tuttavia, devo sinceramente
dire che non si registra una massiccia e completa partecipazione a questi ultimi
ed importanti appuntamenti nazionali. Non registriamo tuttavia troppi arbitri
con rotondità evidenti, che non siano capaci di affrontare un certo numero di
riprese senza andare addirittura in debito di ossigeno, come ci dicono i nostri
colleghi che accade nel pugilato e francamente non capisco come questo possa
avvenire. Per quanto riguarda le strutture per far allenare gli arbitri, non
penso proprio sia la Federazione a doversene farne carico, in quanto sarebbe
impossibile, visto che questi sono dislocati su tutto il territorio nazionale.
Credo quindi che ognuno dovrebbe sentire intimamente come un proprio dovere,
quello di pensare anche alla propria forma fisica. Tuttavia, volendo ricercare e
trovare una possibile soluzione alla cosa, la Federazione potrebbe invitare
tutte le sue società iscritte ad ospitare gratuitamente gli arbitri federali
(auspicandosi che accada) per i loro allenamenti. In questo modo, gli insegnanti
e gli atleti sarebbero continuamente aggiornati sulle consuetudini arbitrali,
regolamenti ecc… il che non guasterebbe affatto ed eviterebbe inoltre
eventuali, fallaci e stupide contestazioni. Credo personalmente infatti, che se
gli Ufficiali Federali hanno l’obbligo morale di essere in forma e con l’occhio
allenato agli atleti, questi ed i loro insegnanti dovrebbero conoscere
perfettamente i regolamenti di gara! Devo però dire che da noi la cosa è molto
più complessa rispetto al pugilato, in quanto il numero delle nostre differenti
discipline da combattimento (ognuna con un regolamento a se stante) è abbastanza
elevato.
Boxeringweb: Un autorevole
collega ha definito l’area arbitrale professionistica un “cimitero degli
elefanti. Cosa si può fare per crescere per migliorare una categoria
“addormentata” ed elitaria che ormai da anni, non riesce a promuovere un minimo
di proselitismo?
Massimo
Barrovecchio: E’ vero purtroppo che se un arbitro non ha qualità di un
certo spessore viene dirottato verso la sfera professionistica. A questa
mancanza di basi peculiari o tecniche si può rimediare con una notevole attività
di contatto e di aggiornamento che attualmente è molto debole. Purtroppo anche
in questa branchia del pugilato la ” politica “ del potere, le gelosie le
invidie la fanno da padrone. Non c’è la squadra!! Gli aggiornamenti non si fanno
e la cultura ovviamente ne risente. Io faccio parte della commissione
giustamente voluta dai vertici FPI ma quest’anno è stata messo in piedi solo un
aggiornamento nella regione Lazio. Dobbiamo incontrarci, consultarci, puntare
sull’informazione didattica. Un rimedio che parte da un solo principio valido .
informare, informare, informare. Non siamo però una categoria elitaria.. diciamo
che viviamo in un lungo sonno. Sul proselitismo purtroppo non ho scusanti . Non
ci promoviamo, non contattiamo i giovani e questo è un grave anello mancante per
la nostra crescita. A tutto ciò si può porre rimedio stimolando le vocazioni, le
motivazioni, attraverso forse un criterio di meritocrazia più organico. C’è
molto da fare. E, se vogliamo tornare all’efficienza bisogna cominciare subito a
“rimboccarsi le maniche” con………. umiltà.
A buon intenditor
Roberto
Fragale: Fortunatamente da noi, credo che solo i migliori Ufficiali Federali
vengono solitamente utilizzati per la direzione ed il giudizio degli incontri
professionistici, pur esistendo le eccezioni, naturalmente. Queste purtroppo
sono dovute e legate alle maggiori spese da sostenere a causa degli spostamenti
di questi…ma dobbiamo anche dire che da noi non esiste una divisione così netta
come nella boxe, tra professionismo e dilettantismo. Dobbiamo inoltre dire che
da noi fortunatamente, sono frequenti le volte che nella stessa giornata ci sono
più riunioni (professionistiche e dilettantistiche) in diverse località del
Paese e questo rende difficile avere i migliori arbitri e giudici in ogni luogo…
ma nello stesso tempo abbiamo anche molte occasioni per la pratica dei più
promettenti degli altri. Nel nostro ambiente, credo che la politica, le gelosie
e le invidie, pur non negandone certo una debole esistenza, non siano così forti
come nella boxe (in cui ci dicono e leggo invece, che la fanno da padrone) e se
forse non esiste una unica e precisa squadra, è pur vero che esistono diverse
squadre e che ognuna per proprio conto ed entro certi limiti, tenta di fare il
miglior lavoro possibile, guidata ognuna nella stragrande maggioranza da un
esponente della Commissione Nazionale di Arbitraggio e quindi collegate e
comunicanti tra loro, tramite i sistematici aggiornamenti di cui ho parlato
sopra. Inoltre, alcune di queste squadre fanno degli aggiornamenti territoriali
per l’informazione didattica. Trovo personalmente che neanche noi siamo una
categoria definibile in qualche modo come elitaria. Per quanto riguarda il
proselitismo… credo invece che la cosa principale da fare, sia lavorare
dignitosamente ed indefessamente, ognuno al suo meglio, malgrado i piccoli o
grandi problemi che possiamo incontrare e dando così contemporaneamente, dignità
alla categoria stessa. Ma soprattutto, dovremmo contemporaneamente evitare che
alcuni tecnici possano continuare o cominciare ad addossare sistematicamente la
colpa agli Ufficiali Federali (arbitri o giudici, Commissari di Riunione o
generalmente alla politica…) delle sconfitte dei propri atleti, magari ed in
molti casi, per non evidenziare e distrarre eventualmente dalle proprie. Mi
sembra infatti difficile, che in una società sportiva che sberleffi
sistematicamente gli Ufficiali Federali, possa nascere per chiunque ne faccia al
momento parte, il desiderio di appartenere alla suddetta categoria. Anche per
noi c’è molto da fare, per mantenere e magari migliorare la nostra efficienza,
continuiamo quindi a mantenere le maniche rimboccate e lavorare con umiltà.
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