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Mixed Martial Arts

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DOPO LA CONQUISTA DEL TERZO TITOLO MONDIALE, NELL’ARCO DI SOLI TRE MESI, DA PARTE DI UNO DEI SUOI ALLIEVI RECENTEMENTE TORNATO ALLA RIBALTA DELLE CRONACHE, ABBIAMO PENSATO BENE DI INSERIRE UNA INTERVISTA CON IL M° MASSIMO RIZZOLI. QUESTO PER PRESENTARLO A QUANTI NON AVESSERO ANCORA AVUTO MODO DI CONOSCERLO, MA ANCHE PER CHI VOLESSE SAPERNE DI PIU’ SUL SUO CONTO. RINGRAZIAMO IL WEBMAGAZINE www.fightordie.it PER LA GENTILE CONCESSIONE E VOLONTA’ COLLABORATIVA, DISINTERESSATAMENTE MOSTRATA.

INTERVISTA A MASSIMO RIZZOLI

Di: Gian Paolo Doretti

Ho avuto modo di sentire Massimo per congratularmi della conquista della 3° corona di Thai - a Belgrado - di Daniele "Pedro" Petroni, alfiere della scuderia Balistic/Rendoki Dojo. Massimo, protagonista di alcuni dei migliori match della Resa dei Conti, è un fighter vero, verace e limpido, che ha dato molto alla kick-boxing e dove ha ricevuto molto. Cogliamo quindi l'occasione per conoscerlo meglio e saperne di più sul Rendoki Dojo.

GPD = Gian Paolo Doretti  MR = Massimo Rizzoli

GPD: Ciao Massimo e ben trovato su FOD

MR: Ciao Gian Paolo, grazie. Il piacere di "parlare" sul tuo sito è tutto mio.

GPD: Innanzitutto, complimenti per questo titolo a Daniele….e complimenti anche a te per il lavoro svolto, poiché un campione non nasce senza preparatori…

MR: Certo. Un campione ha bisogno di un allenatore che sia capace di fargli sviluppare i suoi desideri, le sue tendenze e le sue potenzialità. Evitando proiezioni di desideri personali. Ma soprattutto un campione ha bisogno di una scuola, solida, con compagni d'allenamento che credano e sviluppino il desiderio comune di diventare "tutti" grandi campioni. Qualcuno ci arriva e qualcuno no, qualcuno prima e qualcuno dopo, ma tutti sulla stessa strada e nella stessa direzione. Anche se Pedro merita una menzione speciale. Combattere è nella sua genetica, è nato campione.

GPD: Massimo, i tuoi dati personali (data di nascità, città, altezza, peso e i più importanti titoli conquistati)

MR: sono nato il 22 Dicembre del 1965. Per l'altezza ed il peso si fa presto, 167 cm x 65 kg (sai, noi giganti…), per il curriculum è un po' lunghina, ma vedo di sintetizzare. Nella kick jitsu ho vinto qualche campionato italiano tra i 12 e i 16 anni. Nel semicontact sono arrivato secondo due volte agli italiani, ma ho abbandonato questa disciplina a 15 anni. Nel full sono stato campione italiano per tre anni, poi ho vinto le selezioni e sono entrato in nazionale. Medaglia d'oro ai giochi del mediterraneo, medaglia d'oro ai campionati del mondo (tre match di cui il primo con Michael Khur campione del mondo uscente), poi campione d'Europa pro in Francia (per un soffio) e campione del mondo pro (rivincita con lo stesso francese, ma stavolta ho stravinto). Nella kick, campione del mondo pro in tre categorie di peso, piuma, superpiuma e leggeri con tredici difese. Ho fatto un match per riunificare le sigle con "l'altro" campione del mondo che rispetto molto Marco Costaguta, WAKOpro-WKA-WPKC ed ho vinto (ma la WKA , l'ho saputo qualche giorno dopo il match, non ha omologato titolo ). Nella Thai ho fatto i campionati del mondo a Bangkok IAMTF (sono uscito contro l'atleta thai), ho vinto il titolo mondiale pro in thai kick (non chiedermi del mio avversario perché ho vinto velocemente per ko di pugno). Nella Shoot Boxe ho vinto il mondiale pro, ho vinto due volte il Golden Dragon nei pro classe A ed un anno sono stato premiato dalla commissione come miglior atleta del torneo (era la federazione opposta, quindi niente raccomandazioni..eh..eh..). Ho disputato tre incontri di valetudo, due vinti ed uno pareggiato. Nel frattempo ho partecipato ad alcune gare tra lottatterra, brazilian jj e submission. Ho vinto gli italiani una volta di lottatterra e un paio di secondi posti nella submission.

GPD: Parlaci del Rendoki Dojo, l'Accademia dove tu insegni. Come nasce, chi è il fondatore…


(difesa del mondiale contro Nuno "Luky Luke" Neves, campione di Boxe, Kick e Thai)

MR: nasce da un progetto della scuola madre, l'Akiyama di Patrizio, mio fratello. Aprire scuole in società per renderle successivamente indipendenti. E così è stato. Dal "Salice", in società con Patrizio e Massimiliano Leone, ho aperto il Rendoki che è la scuola che ho fondato. Abbiamo cambiato tre sedi, crescendo ogni volta. Oggi vediamo un sogno realizzato. 450mq di tatami da ju jitsu diviso in due sale con trentadue sacchi e infinite coppie di paou e focus, un ring a quattro corde di 5,50 x 5,50, una sala pesi completa di circa 180 mq, spogliatoi grandi e tutto nuovo e ben arredato. Abbiamo fatto il salto di qualità sotto l'aspetto della struttura conservando la voglia da tana delle tigri. Un paradiso per amatori e agonisti di questi sport popolato da campioni ed insegnanti di prima qualità (perdona il promo, ma ce lo meritiamo). La chiamiamo scuola perché per noi è il posto dove, attraverso il ring e gli allenamenti che portano ad esso, si valorizza ed apprezza la vita quotidiana e si forma il carattere e la personalità per starci bene dentro. Puoi avere mille titoli, ma essere un insoddisfatto. Per noi è più importante vivere bene.

GPD: Uno degli scopi dell'Accademia è quello di dare una preparazione multi-disciplinare ai praticanti?

MR: dobbiamo distinguere. Gli amatori fanno sport. Questi sport, ma sport. Abbiamo i corsi pieni di praticanti che si "divertono" con la semplice ora tre volte a settimana e per questi "soci" deve essere così. I soli corsi femminili coordinati da Elena Bugli hanno intorno alle cinquanta presenze. Forse qualcuno di loro successivamente penserà all'agonismo e la filosofia cambierà. Anche perché passeranno sotto le grinfie mie personali. Per i fighters e gli aspiranti tali vale il principio della libera scelta. Si avvicinano ad una specialità, probabilmente perché è quella che conoscono di più, ma dopo, quasi automaticamente iniziano a praticare tutte le altre e fanno gare in tutte le discipline. Chiaramente sono loro a decidere la priorità di gara, ma io "spingo" nella direzione del combattente completo e nel vero senso della parola. È chiaro che ci vuole tempo, ma credo che debbano essere in grado di colpire come di atterrare, di effettuare il "ground and pound" come di finalizzare. Comunque, per i combattenti di classe A e gli insegnanti è obbligatoria la frequenza del corso di Ju Jitsu. Questo corso è orientato verso la shoot, il valetudo e il combattimento da strada (che è diverso da quelli con regolamenti..). voglio che gli atleti che indossano i nostri colori non si trovino in difficoltà con "specialisti" di ogni tipo.

GPD: Rimanendo in tema MMA….come ti sei avvicinato, o interessato, alla pratica del Vale Tudo e ai suoi molteplici aspetti? Voglio dire, solo nei primi anni '90 si cominciò a parlare del Vale Tudo. Come affrontasti questa incredibile "visione" dei primi tornei UFC?

MR: Nel 1980 mio fratello Patrizio presentò all'interno di una manifestazione organizzata da Roberto Fragale di Pisa un combattimento mai svolto fino ad allora. Il regolamento era semplicissimo, si colpiva sempre e si lottava colpendo. La chiamò Kick Jitsu. In palestra abbiamo sempre fatto allenamenti indirizzati al combattimento totale e quando vedemmo il primo UFC fu un mix di felicità e delusione. Puoi capire il perché. Onore ai brasiliani per aver finalmente aperto il mondo del valetudo. Personalmente, come combattente mi è sempre piaciuto, ma spostandomi sugli spalti ho avuto dubbi sin dall'inizio sulla riuscita di pubblico. Non eravamo abituati a vedere due uomini che si pestavano a terra, ma oggi si inizia a vedere un discreto interesse.

GPD: Prima ancora di partecipare ai Vale Tudo in "terra nostra", ti cimentasti nella Kick-Jitsu, è vero? Credi che possa essere una esperienza valida per formare atleti per poi lanciarli verso una ring o una gabbia?

MR: In Italia non esisteva nessuno che volesse fare estreme fight e la Kick Jitsu era l'unica soluzione. Ho effettuato diversi incontri da ragazzo. Poi mi sono dedicato alla kick boxing sul ring, ma in palestra non ho mai smesso di praticare il nostro Ju Jitsu. Ed ho fatto bene, perché appena ne ho avuta la possibilità mi sono infilato nel valetudo. Vorrei però ricordare che la Kick Jitsu Full altro non era che l'attuale Shoot Boxe. Si differenzia dal valetudo perché una volta giunti a terra non si può più colpire. Esisteva anche una versione light. Io non credo nelle discipline light perché le ritengo pericolose, ma la nuova versione della Shoot light mi sembra buona. Alla fine del match non si assegna vittoria, ma solo parità. Ho notato che gli atleti perdono la carica aggressiva e trasformano in un buon "debutto" tecnico l'incontro. Da questo alla Shoot Boxe e poi al Valetudo credo che sia una scala percorribile dagli interessati.

GPD: Quanti match hai sostenuto di Vale Tudo e con quali risultati?

MR: tre incontri. Il primo ad Oktagon Millenium contro Francesco Lepore della scuola di Davide Ferretti. I giornali pomparono la cosa come una sfida lanciata da Davide alla nostra scuola ed io arrivai veramente determinato a quel match. Non capivo perchè una persona che neanche conoscevo facesse pronostici in totale naturalezza e questo mi irritava molto. Mi sentivo una grande responsabilità, ma ne ero onorato. Credo che in molti mi vedessero "finalizzato" in breve tempo, ma invece dominai il match e vinsi prima del limite. Dopo, parlando con Davide, scoprii che loro non avevano nessuna responsabilità nella campagna di "tensione" svolta dai giornali e da allora siamo in ottimi rapporti, anzi approfitto per salutarlo. Nel secondo match ho sostituito ad una settimana dall'incontro un mio allievo che si infortunò. Contro un ragazzo giovanissimo di Brescia che veniva dal Wing Chun. Vinsi in poco tempo, ma senza infierire assolutamente e il suo maestro mi fece i complimenti. Nel terzo match ho incontrato Edmar Jacobina, del team di Fabricio Nascimento. Anche in quel caso dissero che avrei rifiutato la "lotta" per stare in piedi e colpire, ma io come uno sciocco raccolsi la sfida. Mi allenai molto con Roberto Galardi, il miglior lottatore che l'Italia abbia conosciuto, per mettere il match sulla lotta. E così feci. Pensa che a metà incontro mi rialzai e iniziai a calciare Edmar che era a terra, ma dopo pochissimo mi infilai di nuovo nella sua guardia. Jacobina è veramente molto forte al suolo, ma credo di aver dimostrato che anch'io me la cavo discretamente. Il match finì pari, a mio parere giustamente e sia io che Edmar accettammo il verdetto con tranquillità, facendo le classiche foto post match. Dopo nacque una polemica, ma io preferisco mantenere in buoni rapporti che ho con Jacobina, che adesso conosco e rispetto come grande atleta.

GPD: Come gestisti l'emozione di tali match? Scaramanzia, un forte senso del dovere, un richiamo troppo forte, volontà nel fare esperienze nuove….

MR: Prevalentemente è sempre stata la voglia di fare esperienze nuove nel mondo del combattimento. Il senso del dovere è una delle ragioni che mi spingono ad allenarmi al meglio e a preparare il match al 100%. La scaramanzia non mi interessa. L'ho abbandonata agli esordi. La preparazione mentale è invece un fondamento della preparazione. Credo che ad un certo punto un combattente debba cercare le vere ragioni di quello che sta facendo. Se tali ragioni sono troppo influenzate da agenti esterni vuol dire che c'è ancora da lavorare. Riguardo al gestire l'emozione adotto un sistema. Lascio che le emozioni, paura inclusa, procedano libere, senza frenarle ne controllarle. Compiono un cerchio che ritorna alla tranquillità. Solo allora sento di poterle "gestire".

GPD: Cosa ne pensi del Vale Tudo in Italia? E dicci se secondo te sarà una pratica possibile oppure se punteresti più su altre discipline.

MR: Al momento, in Italia, vedo Alessio Sakara, che però credo viva e si alleni all'80% in Brasile. Ha fatto una scelta di vita molto difficile ed impegnativa e si merita la considerazione che sta avendo dal circuito UFC. Dopo di lui si scende molto. Però ci sono altri atleti che vorrei vedere o rivedere. Ne parleremo in seguito. Riguardo il "puntare", ti ripeto che dovremmo credere di più nella Shoot come sport e finalizzare il valetudo a main event di galà e a specializzazione di atleti predisposti. Occorre dare alla maggioranza della gente che vede e pratica, uno "sport" effettivamente "vedibile" e praticabile da tutti. Il valetudo sta molto più vicino alla sopravvivenza. Inoltre oggi ci sono diversi "modelli" di valetudo. Quello con i soli pugni a terra, quello senza le ginocchia eccetera. Noi abbiamo un regolamento un po' al limite, ma spesso dobbiamo adattarlo diminuendo le possibilità di colpire. Allora dico io, o facciamo la Shoot oppure il valetudo. Ovviamente è la mia opinione.

GPD: La "Resa Dei Conti" è uno degli appuntamenti fissi per ogni fan e praticante di MMA in Italia. Credo siamo arrivati alla nona edizione! Possiamo intuire (ma solo intuire) le difficoltà nell'organizzare eventi simili…ma vogliamo conoscere invece le soddisfazioni ed i risultati che un simile evento produce.

MR: Intuire le difficoltà non è complicato. Soldi. Gli sponsor scarseggiano ed organizzare, invece, diventa sempre più costoso. In questo momento poi, è veramente un dramma. La resa dei conti è un grande evento e che piaccia o no è un vero evento di MMA. La soddisfazione è grande nel veder questo evento considerato un grande evento. Pensa che adesso ci sono molto atleti che ci inviano curriculum da tutto il mondo per poter partecipare. Nell'ultima edizione a Lucca il pubblico ha partecipato con enorme entusiasmo. E faremo sempre meglio.

GPD: Ci puoi anticipare qualcosa sulla prossima edizione? State progettando altri eventi?

MR: Appena avremo la data certa dal promoter lucchese inizieremo a lavorare sul Match Making. Vorremmo proporre la rivincita tra Nascimento e Florentin, che finì per sconfitta del brasiliano in ghigliottina. Poi sono usciti altri nomi dal Galles e dalla Russia, ma per il momento non posso anticiparti altro

GPD: Grazie anche a tuo fratello (Patrizio Rizzoli) avevi gia' scoperto le potenzialità del Jiu Jitsu, anche se quello tradizionale giapponese. Cosa ne pensi della versione "Gracie"? Hai avuto modo di praticare il BJJ?

MR: Ho iniziato a praticare JJ a 10 anni. Mio fratello ha subito cercato un JJ che fosse reale ed applicabile oltre che un ottima ginnastica psico/motoria. Il nostro JJ, che si chiama "Octopus", non ha ormai più niente a che vedere col tradizionale se non per la parte delle tecniche pure. Ho fatto stage di BJJ con diversi insegnanti italiani e brasiliani e mi sono allenato con alcuni rappresentanti del BJJ in Italia. L'ultimo stage è stato con Roger Gracie a Torino. Mi sposto fuori dall'Italia per andare ad allenarmi con quelli che ritengo i migliori nelle diverse specialità. Credo che il BJJ sia nel combattimento a terra col gi quello più efficace al momento e lo dimostra il fatto che i suoi rappresentanti vincono anche nella submission nei tornei più importanti, tipo Abu Dhabi. C'è una cosa che dobbiamo sicuramente alla famiglia Gracie e cioè di aver fatto conoscere il nome Ju Jitsu a tutto il mondo. Nel valetudo occorre però, secondo me, un Ju Jitsu più completo e lo dimostrano i nomi che vediamo dominare in questo campo. Il sapere lottare al suolo è solo una parte del combattimento. Importantissima, ma comunque una parte. Inizialmente i Gracie hanno dominato finalizzando a destra e a manca, ma oggi i fighters di questa meravigliosa specialità sanno fare tutto e diventa ancora più bello tutto il mondo che orbita intorno ad essa. Dall'allenamento al combattimento.

GPD: Ci sono anche altre discipline che potrebbero fregiarsi dell'appellativo MMA (mixed martial arts): la Kick-Jitsu e la Shoot-Boxing. E' così? Parlaci di questi movimenti, forse non ancora così in luce in Italia.

MR: Sono profondamente convinto che la Shoot Boxe dovrebbe essere spinta molto di più adesso. Nel futuro del ring Shoot e Valetudo dovranno coesistere, proprio perché ci sono moltissimi praticanti di BJJ, di Lottalibera e simili che hanno bisogno di una disciplina che non richieda, almeno nell'immediato, la durezza del valetudo. Stiamo concludendo un accordo per portare in Italia il primo campionato del mondo di Shoot Boxe della World Shoot Boxe Federation. Sarà affiancato alla coppa del mondo di Kick, Thai e Submission wrestling. Un grande evento al quale sarai invitato.

GPD: Ritorniamo a te: sei stato un gran fighter, che ha dato molto e vinto molto…oggi chi è Massimo Rizzoli? Un ex-fighter, un tecnico, un preparatore….?

MR: La percentuale maggiore la dedico all'insegnamento e alla promozione dei combattenti del Rendoki. Sono anche tecnico federale del settore Kick e direttore tecnico della nazionale. Questo mi impegna in diverse trasferte e in tre collegiali l'anno. Riguardo il "fighter" c'è una proposta per La Resa dei Conti. Vedremo. Combattere mi piace. Basta che siano specialità da ring o da gabbia. Adesso però ho la fortuna di avere diversi "gioiellini" in palestra da allenare e promuovere e anche questo mi piace molto. Inoltre faccio corsi di specializzazione per atleti, insegnanti e amatori che vengono da tutta l'Italia per allenarsi al Rendoki e con me.

GPD: Da alcuni anni il K1, torneo/competizione con speciali regole per i pesi massimi, hanno avuto un'ascesa straordinaria soprattutto in Giappone, dove le borse per i vincitori fanno veramente girare la testa. Cosa ne pensi di questo movimento? Te gusta?

MR: mi fa piacere che almeno la categoria dei pesi massimi abbia uno sbocco importante. Il K-1 è "il" torneo e sta prendendo possesso della scena quasi al 100%. Ci sono decine di televisioni coinvolte, sponsor enormi e cifre che ai fighters della Thai Kick Boxing fanno letteralmente girare la testa. Come tutte le cose, da una parte me gusta, ma da un'altra me gusta un po' meno. Atleti che si "bombardano" per crescere di peso, altri che si piegano a contratti che avrebbero fatto rabbrividire un operaio durante la grande crisi americana e circuiti fasulli che illudono molti grandi atleti. Aumentare la grandezza della piscina in cui nuoti aumenta proporzionalmente gli squali che la popolano. Inoltre se il sogno si risolve nei soldi e nella fama perderai il gusto del percorso e se non raggiungerai il "botto" finale ti sentirai un fallito. Ovviamente questa è la mia opinione e per ovviare a questo basta non perdere di vista le passione per il mondo del ring.. Dall'altra parte c'è il Giappone, con le fasi qualificative e borse importanti. E se arrivi al Tokyo Dome realizzi sicuramente un bel sogno.

GPD: Petroni (Daniele Petroni) è una grande conferma! Gia' campione pro di kick e thai (aho, dimme se sbaglio) parteciperà alla 3° Torneo K-1 Rules Supermassimi Italiani a Bolzano (vedi sezione NEWS di FOD). Alla serata saranno presenti nomi prestigiosi ed occhi che potrebbero catturare le gesta italiane per un futuro davvero internazionale. Con quale preparazione sta affrontando il futuro match Daniele?

MR: Daniele è rientrato più forte e determinato che mai. Ha già disputato sei match nei massimi e li ha stravinti. Sfrutta benissimo i suoi 100 kili. Si sta allenando più duro che mai, effettuerà la parte centrale della preparazione al Sytdiotong camp in Thailandia per concludere le ultime quattro settimane qui con me. È deciso a fare una grande battaglia proprio perché Franz Haller, il promoter dell'evento mi ha garantito la presenza tra gli altri di Simon Rutz, che organizza la fase europea del K-1 ad Amsterdam e Igor Jusko, altro grande promoter russo ukraino. Gli avversari faranno altrettanto, quindi ne vedremo delle belle.

GPD: Quanto c'è di tuo nella preparazione e nella mentalità di questo atleta?

MR: bè, nella preparazione ovviamente c'è la quasi totalità. Io gli preparo le tabelle di allenamento nei minimi particolari e lo alleno personalmente nella parte tecnica. Per la mentalità , ti garantisco che Pedro ha una personalità ed un carattere che non hanno bisogno di influenze. Già da un bel po' di tempo si allena nella submission e nel valetudo perché vuole combattere anche in questa specialità e impara ad una velocità incredibile. Desidera diventare fortissimo, più di quanto non lo sia adesso e fa tutto quello che è necessario a tal fine e per lui è un gran divertimento. Devo solo controllare il suo spirito bollente. Intendiamoci, sempre con intelligenza, ma se passa il limite è un problema. È una persona buona e proprio per questo se ha o gli dai una buona ragione per diventare cattivo si getta nella guerra con una freddezza che a volte mi spaventano. Ultimamente abbiamo evitato di seguire i suoi consigli, per risolvere una questione che riguardava la scuola, che sono passati dal "fregarsene" al radunare il gruppo e…. alla fine abbiamo convenuto che non conviene fare pubblicità gratuita agli altri, neanche con prove di forza. Tutto con assemblee, ma convincere Pedro non è stato facile. Daniele ha un attaccamento alla scuola fuori dal comune, credo per quanto gli ha dato, ma ti garantisco che con le sue guerre e con la sola presenza ha dato al Rendoki una linfa vitale. Ma questa domanda la girerai a lui quando lo intervisterai.

GPD: Il tuo pronostico?

MR: Per il risultato non faccio pronostici. Però ti pronostico che per chi lo affronterà saranno i nove minuti più duri della sua vita.

GPD: Quali sono i prossimi atleti che porteranno la bandiera del Rendoki che avranno la loro "scena"? Su quali stai puntando?

MR: A parte Pedro, c'è Simone Cangialosi che è rientrato da 4 mesi (distorsione al ginocchio) e combatterà nel valetudo alla "RDC 9". Poi c'è Mirko Fantozzi che rientrato dopo 6 anni di inattività ha perso ai punti nel valetudo (prima esperienza) alla "RDC 8", ha recentemente vinto un incontro pro di kick, ed è campione d'Italia. Leonardo Bertini che ha vinto gli italiani di kick a Pisa, Stefano Gronchi che è arrivato secondo nella submission (al primo torneo ha vinto la semifinale, ma si è sparato la finale con Alessio Di Liberti..) a Carrara e ha conquistato l'argento agli italiani di thai. Iurj Brilli, bronzo agli italiani di kick. Inoltre un altro grande rientro, Alessio Pastifieri, che parteciperà agli italiani di Muay Thai. Questo negli ultimi tre mesi. Ci sono altri atleti che rientrano alla prossima gara o che debutteranno a Marzo. Chi nel valetudo chi nella shoot e chi in kick o thai. La scuola ha un vivaio di 19 atleti tra i quali tre ragazze, oltre a quelli sopraccitati, pronti a partire. Sono tutti praticanti di "tutto", ma ovviamente la precedenza va alle discipline complete. I prossimi appuntamenti saranno il K-1 Italia di Bolzano con Pedro, le selezioni per formare la nazionale di Muay Thai che andrà in Thailandia ai mondiali di marzo con Fantozzi, Gronchi e Pastifieri, la Resa Dei Conti 9 nel VT e nella Shoot con Cangialosi, Fantozzi, Gronchi e Masi, a Marzo andremo a Lisbona per il K-1 World Max, sono in trattativa per Mirko Fantozzi, e dove dovrebbe combattere anche Daniele Petroni contro Humberto Evora. Parlo al condizionale perché Evora combatterà il 19 gennaio nel K-1 Marsiglia e tutto dipende da questo match. Poi ci sono gli italiani Kick e Thai dove esordiranno Alessando Ceccarini, Ernesto Marchese, Francesco Odello, Giacomo Zammitti, Mirko Mosti e Matteo Cerrai (forse altri, incluse le ragazze, ma vedremo..). gli italiani di Lottatterra e submission dove sicuramente esordiranno cinque atleti di cui due ragazze, gli assoluti di kick e Thai, per chi si sarà qualificato, infine la coppa del Mondo di Shoot, Thai, Kick e submission wrestlling. Queste sono le date di cui siamo già a conoscenza, ma se ne aggiungeranno altre.
Voglio fare a questi ragazzi, esperti e novizi, i miei complimenti, perché arrivare in fondo alle "mie" preparazioni non è facile e perché è grazie a loro che lo spirito di scuola è così forte.

GPD: Oggi un po' tutti usiamo internet. Se non entriamo nel ring, almeno entriamo nelle web-zine o nei forum. Il net è diventato il nostro giornale quotidiano. Che rapporto hai con questo strumento? Credi nell'informazione via rete?

MR: Ammetto che con l'elettronica me la cavo peggio che col ring…ehmmmm, però ci credo. Credo che la "rete" sia la vera rivoluzione. Nel bene e nel male. Si arriva a contatto con facilità e si sviluppa il "personale" con molta facilità. Ovviamente non bisogna abusarne, perché potremmo finire per vivere le cose sul monitor allontanandoci dalla realtà. Inoltre, come tu stesso hai scritto, dobbiamo sempre e comunque assumerci le responsabilità di come usiamo internet. Però resto dell'idea che sia una grande cosa. Notizie in tempo reale, aggiornamenti perfetti e poca possibilità di "rubare" perché la verità arriva a velocità supersonica. Questo grazie a chi come te ci passa ore ed ore, magari per pura passione. E non faccio il rufiano. Mai. L'informazione che arriva da internet è importante. Poi pensa alla libertà di inventarti un sito e sbizzarrirti su di esso. Magari censurando le repliche alle offese e alle menzogne……

GPD: E' stato un piacere intervistarti…e spero di sentirti di nuovo ed avere sempre più notizie del tuo team.

MR: Il piacere è stato mio. Ti faccio le congratulazioni per il sito e le notizie non mancheranno, sta tranquillo.


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