(ovvero
dell’arte di comporre belle forme)
SONO
MOLTI I GIOCHI DA TAVOLO CHE UTILIZZIAMO PER RILASSARCI, PER PROVARE LE NOSTRE
CAPACITA’ E ABILITA’ DI CONCENTRAZIONE O PIU’ SEMPLICEMENTE, PER
TRASCORRERE MOMENTI CONVIVIALI E DIVERTENTI IN COMPAGNIA DI AMICI.
SOLITAMENTE SI GIOCA OPPONENDO LA NOSTRA, CON L’ALTRUI PERSONALITA’
RAZIOCINANTE. ECCONE INVECE UNO CHE FORSE, PUO’ METTERE ALLA PROVA E
CONFRONTO ANCHE LE NOSTRE CAPACITA’ PIU’ CREATIVE E “UMANISTICHE” IN
GENERALE. IL “GO” E’ UN GIOCO DI ANTICHISSIME ORIGINI CINESI E MOLTO
DIFFUSO IN TUTTO L’ORIENTE… ECCOVENE LA SPIEGAZIONE, SEGUITA DA UNA
INTERVISTA AL SIG. Giancarlo Angeloni, CHE SI ADOPERA PER LA SUA DIFFUSIONE
ANCHE NEL NOSTRO PAESE.
Di: ALESSANDRO
FIUMETTI (da Capitasport)
Due
giocatori si fronteggiano seduti davanti ad una tavola di legno sulla quale è
disegnato un reticolato. In silenzio, i due posizionano a turno pedine bianche e
nere sulle intersezioni, disegnando geometrie atte a delimitare territori fino a
quando non si ritengono definiti i reciproci territori. I due allora dichiarano
conclusa la partita, si stringono la mano ringraziandosi reciprocamente per la
partita… e quindi contano i punti. Questa è una comune rappresentazione di
quanto accade durante una partita di go, un gioco nato in Cina, forse
addirittura 4000 anni fa (dove è conosciuto con il nome di wei qi) e che vanta
diversi milioni di appassionati anche in Giappone e Corea e che ormai da diversi
anni è sbarcato anche in America e nel Vecchio Continente.
Abituati alla seriosità
degli scacchi, o al contrario, alla scherzosa dinamicità della dama, guardando
due giocatori di go si ha l’impressione di essere approdati su un altro
pianeta. Non c’è tensione, i movimenti sono rilassati e tranquilli, la
concentrazione non ostacola il sorriso. Sembra quasi che i goisti, più che
fronteggiarsi, giochino insieme.
Non c’è da stupirsi:
questa è la natura del go. E’ un gioco dove vince il più bravo, non il più
fortunato: e vince conquistando quanto più territorio possibile, circoscrivendo
sulla tavola da gioco (goban) quante più intersezioni libere possibili
utilizzando le pedine (pietre) del proprio colore. In realtà… e potete
crederci, il fine del go è il miglioramento dello spirito: e, come spesso
avviene nelle cose orientali, ciò accade solo quando ci si muove in armonia con
il mondo che ci circonda (rappresentato, nel nostro caso, dall’altro
giocatore).
Non a caso, il go in Asia è
sì uno svago, ma è pure uno strumento di educazione per i più piccoli,
nonché un’arte complementare (come ad esempio la calligrafia) per lo sviluppo
dei moderni samurai. Per approfondire questo splendido argomento e per darvi la
possibilità di conoscere dove praticare il go a Bologna, siamo andati ad
incontrare Giancarlo Angeloni, referente del Tortellino Go Club, un circolo
gustoso almeno quanto il suo sito Internet (www.tortellinogoclub.org,
anche in giapponese). |
D. Quando e come si è formato il vostro gruppo?
R. Il nucleo fondamentale del nostro gruppo è
nato nel 2000 in occasione del Ludex, una manifestazione per amanti del gioco da
tavolo, durante il quale ho avuto l’occasione di incontrare per la prima volta
un certo numero di persone interessate al go, ed animate da una grande passione
per lo studio di questo gioco secolare. Con il passare dei mesi, abbiamo creato
dei contatti con altri gruppi già attivi anche al di fuori di Bologna, in
particolare a Parma, Reggio e Castelfranco Emilia, dove abbiamo avuto la fortuna
di conoscere altri grandi appassionati con i quali abbiamo condiviso molte ore
di gioco, e con i quali siamo tuttora in contatto. Il passo successivo è stato
la fondazione, tra il serio ed il faceto, di un club denominato Tortellino Go
Club che in qualche modo unisca i diversi gruppi di gioco attorno alla via
Emilia, all’interno del quale oggi svolgiamo la nostra attività e che puoi
trovare anche su Internet. Per quanto riguarda i numeri di Bologna, il nostro
gruppo è in crescita e conta ormai oltre una ventina di appassionati che
svolgono attività all’interno delle due sedi bolognesi di Casteldebole e
Rastignano. Naturalmente, bisogna considerare che il go, al pari degli scacchi o
di altri giochi di intelletto, rappresenta una attività riflessiva e di
sviluppo interiore, ed è quindi normale, anzi direi auspicabile, che alla
quantità venga preferita la qualità dei giocatori. Va da sé che anche
grazie ad Internet, alla diffusione dei manga (i fumetti giapponesi), ed anche
alla pratica in tante palestre delle arti marziali, il go sia comunque
conosciuto da un numero sempre crescente di persone, giorno dopo giorno.Nel 2002
abbiamo organizzato il Campionato Italiano, intitolato a Gianluigi Tabellini, un
pioniere del go a Bologna recentemente scomparso, e alla data di oggi ci
presentiamo come un libero gruppo di appassionati che promuove la conoscenza e
la diffusione del gioco.
D.
Quali sono i caratteri del tipico giocatore di go?
R. E’ difficile dirlo, in quanto come non
esistono esseri umani identici, così ogni giocatore di go esprime attraverso il
gioco la sua personalità, e quindi si differenzia. Possiamo comunque
tranquillamente affermare che, per le caratteristiche del gioco, dove non si
vince uccidendo il nemico, ma delimitando spazi in una sorta di sfida armonica
con l’avversario, il cui antagonismo si oppone al mio… ma,
contemporaneamente, permette al mio di svilupparsi, il profilo del giocatore -
tipo di go, è quello di una persona tranquilla che vuole divertirsi insieme
agli altri, sviluppando le proprie capacità, all’interno di un ambiente
amichevole ed accogliente. Non è necessariamente un matematico: a differenza
degli scacchi, nel go si incontra una strana commistione tra razionalità,
spirito ed estetica delle forme. La scuola giapponese, ad esempio, tende ad
insegnare a disegnare “belle forme” sulla tavola, mentre al contrario la
scuola coreana si preoccupa di valutare le mosse e le contromosse, come negli
scacchi. Umanisti contro Matematici quindi...
D. Come si individua il livello di un giocatore di go?
R. Esistono diversi gradi di bravura kyu e dan
(come nel karate e arti marziali giapponesi in genere, dove distinguono i gradi
degli allievi principianti ed iniziati… da quello degli esperti. n.d.r.) che
si esprimono attraverso un handicap, ossia un numero di pietre che vengono
preposizionate sulla tavola per equilibrare lo svantaggio dato dal confronto con
un avversario più forte.
D.
Che cosa cerca chi si avvicina al go per la prima volta?
R. Personalmente io ho ricercato (e trovato) il
puro divertimento: in generale si ricerca il confronto, la meditazione e per
alcuni… addirittura la perfezione.
D. Quali sono i vostri prossimi appuntamenti
agonistici?
R. Abbiamo appena chiuso il “Torneo di go”,
che si è tenuto a Bologna il 27 e 28 marzo scorso con una buona partecipazione
di giocatori provenienti da tutta Italia. Attualmente stiamo organizzando la
Coppa Italia, che ha carattere di torneo itinerante e che porta quindi tutte le
squadre di goisti a giocare sia in casa che in trasferta: gli incontri bolognesi
si terranno presso il Centro Sportivo Biancolelli, in occasione del “Ludex”
nei giorni 8 e 9 maggio 2004 (sito www.ludex.it),
e, in quella sede, avrà luogo anche un mini torneo, denominato ”Felsineo”,
a scopo divulgativo.
D. Per la tua esperienza, Bologna è interessata
al go, oppure no?
R. In generale sì, anche se c’è ancora molto,
molto da fare.
D. Dimmi qualcosa di goistico........
R.
Non è importante la pietra che giochi, ma lo spazio che circoscrivi (principio
del territorio); ma soprattutto, è importante “fare lavorare insieme le
pietre”, giocandole secondo una geometria che ne accresca il più
possibile il valore (principio di influenza).
E’ probabilmente a causa di questi due principi, non facilmente traducibili in
un algoritmo informatico, che non esistono ancora programmi che riescano a tener
testa ad un giocatore professionista.
Per saperne di più:
TORTELLINO GO CLUB
Giancarlo Angeloni
www.tortellinogoclub.org
giank@tortellinogoclub.org
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