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(ovvero dell’arte di comporre belle forme)

04_CesareSONO MOLTI I GIOCHI DA TAVOLO CHE UTILIZZIAMO PER RILASSARCI, PER PROVARE LE NOSTRE CAPACITA’ E ABILITA’ DI CONCENTRAZIONE  O PIU’ SEMPLICEMENTE, PER TRASCORRERE MOMENTI CONVIVIALI E DIVERTENTI IN COMPAGNIA DI AMICI.  SOLITAMENTE SI GIOCA OPPONENDO LA NOSTRA, CON L’ALTRUI PERSONALITA’ RAZIOCINANTE. ECCONE INVECE  UNO CHE FORSE, PUO’ METTERE ALLA PROVA E CONFRONTO ANCHE LE NOSTRE CAPACITA’ PIU’ CREATIVE E “UMANISTICHE” IN GENERALE.  IL “GO” E’ UN GIOCO DI ANTICHISSIME ORIGINI CINESI E MOLTO DIFFUSO IN TUTTO L’ORIENTE… ECCOVENE LA SPIEGAZIONE, SEGUITA DA UNA INTERVISTA AL SIG. Giancarlo Angeloni, CHE SI ADOPERA PER LA SUA DIFFUSIONE ANCHE NEL NOSTRO PAESE.

Di: ALESSANDRO FIUMETTI (da Capitasport)

Due giocatori si fronteggiano seduti davanti ad una tavola di legno sulla quale è disegnato un reticolato. In silenzio, i due posizionano a turno pedine bianche e nere sulle intersezioni, disegnando geometrie atte a delimitare territori fino a quando non si ritengono definiti i reciproci territori. I due allora dichiarano conclusa la partita, si stringono la mano ringraziandosi reciprocamente per la partita… e quindi contano i punti. Questa è una comune rappresentazione di quanto accade durante una partita di go, un gioco nato in Cina, forse addirittura 4000 anni fa (dove è conosciuto con il nome di wei qi) e che vanta diversi milioni di appassionati anche in Giappone e Corea e che ormai da diversi anni è sbarcato anche in America e nel Vecchio Continente.

Abituati alla seriosità degli scacchi, o al contrario, alla scherzosa dinamicità della dama, guardando due giocatori di go si ha l’impressione di essere approdati su un altro pianeta. Non c’è tensione, i movimenti sono rilassati e tranquilli, la concentrazione non ostacola il sorriso. Sembra quasi che i goisti, più che fronteggiarsi, giochino insieme.

    

Non c’è da stupirsi: questa è la natura del go. E’ un gioco dove vince il più bravo, non il più fortunato: e vince conquistando quanto più territorio possibile, circoscrivendo sulla tavola da gioco (goban) quante più intersezioni libere possibili utilizzando le pedine (pietre) del proprio colore. In realtà… e potete crederci, il fine del go è il miglioramento dello spirito: e, come spesso avviene nelle cose orientali, ciò accade solo quando ci si muove in armonia con il mondo che ci circonda (rappresentato, nel nostro caso, dall’altro giocatore).

    

Non a caso, il go in Asia è sì uno svago, ma è pure uno strumento di educazione per i più piccoli, nonché un’arte complementare (come ad esempio la calligrafia) per lo sviluppo dei moderni samurai. Per approfondire questo splendido argomento e per darvi la possibilità di conoscere dove praticare il go a Bologna, siamo andati ad incontrare Giancarlo Angeloni, referente del Tortellino Go Club, un circolo gustoso almeno quanto il suo sito Internet (www.tortellinogoclub.org, anche in giapponese).

D. Quando e come si è formato il vostro gruppo?

R. Il nucleo fondamentale del nostro gruppo è nato nel 2000 in occasione del Ludex, una manifestazione per amanti del gioco da tavolo, durante il quale ho avuto l’occasione di incontrare per la prima volta un certo numero di persone interessate al go, ed animate da una grande passione per lo studio di questo gioco secolare. Con il passare dei mesi, abbiamo creato dei contatti con altri gruppi già attivi anche al di fuori di Bologna, in particolare a Parma, Reggio e Castelfranco Emilia, dove abbiamo avuto la fortuna di conoscere altri grandi appassionati con i quali abbiamo condiviso molte ore di gioco, e con i quali siamo tuttora in contatto. Il passo successivo è stato la fondazione, tra il serio ed il faceto, di un club denominato Tortellino Go Club che in qualche modo unisca i diversi gruppi di gioco attorno alla via Emilia, all’interno del quale oggi svolgiamo la nostra attività e che puoi trovare anche su Internet. Per quanto riguarda i numeri di Bologna, il nostro gruppo è in crescita e conta ormai oltre una ventina di appassionati che svolgono attività all’interno delle due sedi bolognesi di Casteldebole e Rastignano. Naturalmente, bisogna considerare che il go, al pari degli scacchi o di altri giochi di intelletto, rappresenta una attività riflessiva e di sviluppo interiore, ed è quindi normale, anzi direi auspicabile, che alla quantità venga preferita la qualità dei giocatori.  Va da sé che anche grazie ad Internet, alla diffusione dei manga (i fumetti giapponesi), ed anche alla pratica in tante palestre delle arti marziali, il go sia comunque conosciuto da un numero sempre crescente di persone, giorno dopo giorno.Nel 2002 abbiamo organizzato il Campionato Italiano, intitolato a Gianluigi Tabellini, un pioniere del go a Bologna recentemente scomparso, e alla data di oggi ci presentiamo come un libero gruppo di appassionati che promuove la conoscenza e la diffusione del gioco.

IM000798D. Quali sono i caratteri del tipico giocatore di go?

R. E’ difficile dirlo, in quanto come non esistono esseri umani identici, così ogni giocatore di go esprime attraverso il gioco la sua personalità, e quindi si differenzia. Possiamo comunque tranquillamente affermare che, per le caratteristiche del gioco, dove non si vince uccidendo il nemico, ma delimitando spazi in una sorta di sfida armonica con l’avversario, il cui antagonismo si oppone al mio… ma, contemporaneamente, permette al mio di svilupparsi, il profilo del giocatore - tipo di go, è quello di una persona tranquilla che vuole divertirsi insieme agli altri, sviluppando le proprie capacità, all’interno di un ambiente amichevole ed accogliente. Non è necessariamente un matematico: a differenza degli scacchi, nel go si incontra una strana commistione tra razionalità, spirito ed estetica delle forme. La scuola giapponese, ad esempio, tende ad insegnare a disegnare “belle forme” sulla tavola, mentre al contrario la scuola coreana si preoccupa di valutare le mosse e le contromosse, come negli scacchi. Umanisti contro Matematici quindi...


D. Come si individua il livello di un giocatore di go?

R. Esistono diversi gradi di bravura kyu e dan (come nel karate e arti marziali giapponesi in genere, dove distinguono i gradi degli allievi principianti ed iniziati… da quello degli esperti. n.d.r.) che si esprimono attraverso un handicap, ossia un numero di pietre che vengono preposizionate sulla tavola per equilibrare lo svantaggio dato dal confronto con un avversario più forte.

FOTO0001D. Che cosa cerca chi si avvicina al go per la prima volta?

R. Personalmente io ho ricercato (e trovato) il puro divertimento: in generale si ricerca il confronto, la meditazione e per alcuni… addirittura la perfezione.

D. Quali sono i vostri prossimi appuntamenti agonistici?

R. Abbiamo appena chiuso il “Torneo di go”, che si è tenuto a Bologna il 27 e 28 marzo scorso con una buona partecipazione di giocatori provenienti da tutta Italia. Attualmente stiamo organizzando la Coppa Italia, che ha carattere di torneo itinerante e che porta quindi tutte le squadre di goisti a giocare sia in casa che in trasferta: gli incontri bolognesi si terranno presso il Centro Sportivo Biancolelli, in occasione del “Ludex” nei giorni 8 e 9 maggio 2004 (sito www.ludex.it), e, in quella sede, avrà luogo anche un mini torneo, denominato ”Felsineo”, a scopo divulgativo.

D. Per la tua esperienza, Bologna è interessata al go, oppure no?

R. In generale sì, anche se c’è ancora molto, molto da fare.

D. Dimmi qualcosa di goistico........

02_FaustoR. Non è importante la pietra che giochi, ma lo spazio che circoscrivi (principio del territorio); ma soprattutto, è importante “fare lavorare insieme le pietre”, giocandole secondo una geometria che ne accresca il più possibile il valore (principio di influenza).
E’ probabilmente a causa di questi due principi, non facilmente traducibili in un algoritmo informatico, che non esistono ancora programmi che riescano a tener testa ad un giocatore professionista.


Per saperne di più:

TORTELLINO GO CLUB
Giancarlo Angeloni
www.tortellinogoclub.org
giank@tortellinogoclub.org


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